“Ci sei o non ci sei?”
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Articolo del compagno Fidel che
contiene la conversazione telefonica tra il leader
storico della Rivoluzione Cubana e il Presidente
della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo
Chávez Frías . 14/ 04/ 2002 - Ore 7.01.
Allora ho parlato un poco con Baduel... avevamo
l’enorme preoccupazione di dov’eri tu e di fare
pressioni prima che, nella loro disperazione,
facessero qualsiasi cosa, capisci?
Allora lui mi fece parlare con quel generale,
quello che era là.
Pres. Chávez - García Montoya.
Com. in Capo Fidel Castro - Montoya. E allora
anche lui ha chiesto a loro nome di fare una
dichiarazione pubblica, allora e parlando con me,
lì. Io ho preparato per registrare la
conversazione e gli ho detto che parlasse: pam! E
ha cominciato un discorso indirizzato all’opinione
pubblica mondiale e tutto.
Immediatamente lo abbiamo passato alla televisione
e abbiamo consegnato a tutte le stazioni, qui, il
discorso che fatto lui.
Figurati!, Tu non sapevi quello che stava
succedendo qui , no?
Pres. Chávez - No, io non sapevo niente di tutto
questo.
Chiaro, io intuivo la reazione popolare e
militare, e mi preoccupava perchè poteva aver
generato una guerra civile, ma risulta che…
Com. in Capo Fidel Castro - No, Baduel e l’altro
avevano una posizione molto chiara - e li ho
elogiati - ed erano indecisi se sollevarsi o
meno. Io allora ho detto loro: non conviene che ci
sia un combattimenti. Ho dato la mia opinione, ma
loro avevano già pensato proprio quello.

E allora si che ho parlato...
Pres. Chávez - Credo che abbiano dato un ultimátum
a questa gente di qui, di Caracas, per farmi
apparire, seno i paracadutisti avrebbero invaso
Caracas.
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, ma il problema è
che quello che hanno applicato il generale e
Baduel – tutti e due – è stata la tattica di non
muoversi, ed hanno fatto appello a tutte unità.
Poi hanno parlato in quel messaggio che hanno
fatto, e che noi abbiamo trasmesso in ogni luogo.
Pres. Chávez - Sì, questo si è trasformato… loro
hanno trasformato il Comando dei Paracadutisti nel
Comando della Resistenza. Allora hanno chiamato le
unità generali, i comandanti, e mi hanno detto che
avevano un quadro alla parete. Poi un ragazzo dei
miei, di quelli, un tenente, prendeva nota e un
generale chiamava e chiamava: guardate con chi
state, defilatevi... È che siamo indecisi, e
così cominciavano a parlare loro, a dire loro, e
se li sono guadagnati poco a poco. Si sono
guadagnati tutti gli ufficiali, spiegando una e
un’altra volta che io non avevo rinunciato, che
questa era una grande menzogna, che questo era un
tradimento, che stavano preparando il paese di
nuovo per le FEDECÁMARAS, gli imprenditori, gli
Adecos, i Copeianos - quegli stessi che avevano
fatto il giorno prima una festa proprio lì...
Com. in Capo Fidel Castro - Sì
Pres. Chávez - Sono venuti qui al Palazzo e hanno
fatto delle feste...
Com. in Capo Fidel Castro - Sí, sí, sì e li hanno
pescati lì!
(Ride) Li hanno pescati lì dentro i ministri.
Pres. Chávez - *Qui ci sono alcuni detenuti, ma a
quel tale presidente e a tutto il...
Il negro Churio… Ti ricordi di Churio?
Com. in Capo Fidel Castro - Sì.
Pres. Chávez - Churio, il Maggiore, questo ragazzo,
è il capo dei comandi, è il capo dei miei comandi.
Loro erano in cantina e allora… meno male che non
lo hanno fatto perchè loro quando stavano facendo
giurare il presunto presidente volevano prenderlo
come ostaggio, mettere un gruppo di ostaggi là nel
salone grande.
Com. in Capo Fidel Castro - (Ride)
Pres. Chávez - Questo è per scrivere un libro,
Fidel.
Com. in Capo Fidel Castro - No, no, si può fare un
libro.
Pres. Chávez - Un libro per la storia, vedi,
perchè… Tu che hai più anni di me in questo. Io
non ricordo un esempio simile...
Com. in Capo Fidel Castro - No, non c’è niente di
simile, non c’è niente, niente...nulla di simile
Pres. Chávez - Io non ci potevo credere. Vedi ,
Fidel, io quella notte era là, mi trovavo là con i
ragazzi della baia di Turiamo - perchè là fa molto
caldo - e allora io ho detto, bene, lasciatemi
andare un pochino là... io non scappo da qui, e mi
sono messo a parlare con loro.
Ah! E questa è una cosa che mi è servita molto
Fidel!, parlare con i soldati, sentire le loro
lamentele, dei sergenti... che si lamentano molto
dei capi che hanno avuto in questi anni con il mio
governo, che li dimenticano - cazzo!- che hanno
problemi economici, hanno installazioni molto
vecchie, che mancano le risorse per
l’addestramento, per il mantenimento delle armi...
allora hanno cominciato a raccontarmi tutte queste
cose, no? Ed è stata una lezione.
Io non posso dimenticare questi ragazzi e contare
solo sugli alti ufficiali e su quello che ti
dicono. Ci si deve mettere in basso e ascoltare
loro e i loro problemi. È stata una notte molto
bella, tanto che io ho detto loro: guardate, se
riescono a condannarmi e a degradarmi, io chiederò
che mi condannino, mi degradino e mi mettano come
soldato semplice a servire qui in questa unità.
Resterò qui con voi come soldato semplice - perchè
mi sentivo molto bene lì - io che sono davvero
un soldato come te, un tipo qualsiasi.
Vengono questi ragazzi e preparano un caffè e poi
mi hanno lasciato solo. Si sono messi là un poco
più lontani. Io sono restato a pensare e mi sono
messo a guardare il cielo e allora ho detto : “No
io sono sicuro che questa semina di tanti anni nel
popolo, queste organizzazioni popolari che stiano
sostenendo, organizzando, mandando avanti, i
circoli bolivariani, i partiti il MBR, il PPT, il
MAS, il PCV, tutta questa gente, questa gente non
può restare quieta, perchè se questa gente non fa
niente, cazzo!, è che non merita questa protezione,
non merita tuttavia una Rivoluzione!
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, ma li stavano
ingannando, confondendoli diabolicamente,
sconcertandoli con la campagna che hanno fatto...
Pres. Chávez - Sì, sì Certo. E inoltre mi avevano
tagliato il canale dello Stato e uno dei traditori
militari ha preso il mio canale là nella stazione
ed io non potevo comunicare. con il popolo
Com. in Capo Fidel Castro - No, ti hanno lasciato
incomunicato.
Pres. Chávez - Questo mi indica che io devo
installare nel Palazzo un apparecchio trasmittente
con un generatore, qui, proprio qui nel Palazzo!
Sono cose di cui mi rendo contro adesso, farò....
Certo sono sempre qui come ti ho detto, stupefatto,
e sto ancora valutando questa cosa, questo uragano
e questo contro-uragano... è stato tutto così
rapido che non ci potevo credere, ma tuttavia sono
qui ...
Com. in Capo Fidel Castro - È che gia ieri,
venerdì, la mattina, c’era un fiume di gente là al
Palazzo ed hanno anche circondato il Forte Tiuna.
C’erano più di 100.000 persone.

Pres. Chávez - Tutto, tutto questo. Hanno fatto
catene umane e bloccato le strade in quasi tutto
il paese... bloccato le strade, ma senza violenza.
Stanotte ci sono stati dei saccheggi qui a
Caracas, ma già...
Com.
in Capo Fidel Castro - Sono stati molti, o no?
Perchè tutto il mondo ne stava parlando …voglio
dire la stessa gente tua, per televisione, parlava
e parlava contro questo e dopo tu hai parlato ed è
stato davvero molto buono il tuo discorso,
eccellente!
Pres. Chávez - Tu lo hai sentito?
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, come no!
Pres. Chávez - Lì c’era…
Com. in Capo Fidel Castro - C’eri tu, equo e ben
riflessivo. È sembrato eccellente a tutti noi che
stavamo lì... hai parlato per un’ora circa.
Pres. Chávez - Sì più o meno. Corretto. Allora
dopo che è terminata la catena, sono uscito sul
balcone del popolo. La gente era concentrata fuori
e non se ne volevano andare sino a che io non mi
fossi fatto vedere.
Com. in Capo Fidel Castro - Ah! E sei riuscito a
salutare?
Pres. Chávez - Certo! Sono uscito sul balcone
dopo l’allocuzione e sono stato lì con loro.
Com. in Capo Fidel Castro - Ah! Io credevo che
tutto era finito e allora...
Pres. Chávez - No, no. Io sono uscito sul balcone
Quel che è avvenuto è che...
Com. in Capo Fidel Castro - E anche questo si è
visto per televisione?
Pres. Chávez - Non sono sicuro, Fidel. Forse sì.
Non sono sicuro. Vedevo delle telecamere là in
basso, ma non so se stavano trasmettendo. È stato
tutto molto rapido in verità, molto veloce... Io
ho passato lì alcuni minuti, perchè...
Com. in Capo Fidel Castro - No, se queste persone
stavano lì, ah! dalla mattina, quella agente era
lì!
Pres. Chávez - Tutto il giorno. Io indicavo loro
di andare a dormire e non...
Com. in Capo Fidel Castro - Senti hanno assediato
il Forte Tiuna. Erano loro, una folla immensa
enorme!
Pres. Chávez - Sì, è stato lì che un prete che
era venuto lì e che era un cappellano, mi ha detto
che c’erano almeno 50.000 persone bloccando e che
i militari non potevano uscire dal Forte Tiuna.
E allora è lì che quando cominciano - fissati
nella cosa - quando arriva un elicottero là a
Turiamo. Già i ragazzi stavano preparando
l’operazione, ma io avevo dei dubbi, no? e ho
chiesto, ma qui non c’è un telefono con cui io
possa parlare con Baduel? No qui non ci sono linee
telefoniche, mi hanno detto.
Allora cosi non possiamo andare via di qui senza
una pianificazione. Con lui è difficile perchè ci
potrebbe essere un incontro nel cammino e allora
si armerebbe una battaglia, un combattimento.
Ma noi stavamo pensando, io stavo pensandolo sul
serio, perchè erano vicino a Maracay e io conosco
tanto Maracay e i paracadutisti. Io la conosco...
e anche loro, certo.
Com. in Capo Fidel Castro - Allora quei due,
Montoya e Baduel, hanno agito con molta
intelligenza, sono stasi intelligenti. Molta
intelligenza politica.
Pres. Chávez - Loro sono molto intelligenti, tra i
più brillanti amici. Uomini fermi, d’intelligenza
... e quindi, bene, hanno brillato come leaders
militari e politici con questa azione perchè loro
hanno trasformato Maracy nella seconda ... ma tu
sai che questa è la principale piazza del paese,
perchè inoltre il generale della base aerea dove
ci sono gli aerei da combattimento F-16 aveva
preso la base ed è leale alla Rivoluzione.
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, avevano
l’aviazione, avevano tutto... i carrai armati,
gli aerei, la fanteria.
Pres. Chávez - Ah! E i carri armati di Valencia,
dove c’è il Generale Rangel, che è stato il capo
della Casa Militare e io l’ho visitata una decina
di giorni fa solamente... sono stato là con loro.
Guarda, i ragazzi mi raccontavano adesso una cosa
impressionante, Fidel!
Si dirige a suo figlio: “Hugo trovami…
Qui c’è Huguito, ti manda saluti e presto verrà
lì.
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, sì, ho già parlato
con lui.
Pres. Chávez - Viene a studiare. Hai già parlato
con lui.
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, sì, e gli ho
chiesto quando verrà.
Pres. Chávez - Sembra che diventerà un ingegnere.
Com. in Capo Fidel Castro - (Ride) Io ho parlato
con lui e con Rosa.
Pres. Chávez - Guarda qui c’è Rosita, ti manda un
bacio. E Hugo dice che il piano segue in piedi. Mi
ha detto così.
Com. in Capo Fidel Castro - Sì.
Pres. Chávez - Lui fa molti piani, ma il problema
è che quasi nessuno funziona. (Ridono)
Com. in Capo Fidel Castro - Ma mi pare
entusiasmato. Con quest’ultimo sembra entusiasmato.
Pres. Chávez - Questo sembra che funzionerà.
Allora…ascolta. Ma è che ci sono i dettagli dei
ragazzi qui…
Com. in Capo Fidel Castro - Raccontami! Mi
dispero di sentire il tuo racconto!
Racconta!
Pres. Chávez - È che sono racconti per scrivere
non so quanti libri.
Guarda uno dei ragazzi mi ha detto adesso che loro
sono stati all’Accademia Militare No? e stavano
sempre lì, i cadetti ... accade che io due
settimane fa ho tenuto una conferenza al Quinto
Anno, l’ultimo anno prima del diploma di
Sottotenente, no?
E, bene, io parlo molto con loro e racconto cose a
questi ragazzini. Uno li forma... E sono giunti
là e i cadetti stavano prendendo la Scuola
Militare, chico e l’Alfiere Maggiore aveva la
chiave di tutte le armerie ma ha detto: Io non
consegno niente!
Com. in Capo Fidel Castro - Non avevano armi (Ride)
Erano senza armi.
Pres. Chávez - No, le avevano nell’armeria e lui
aveva tutte le chiavi... Se per caso si dovevano
prendere.
Allora hanno occupato la Scuola Militare, preso
l’edificio del Comando dell’Esercito, e quei
generali allora – me li immagino - facendo le
corse e non trovando dove mettersi. I ragazzi li
cercavano chico! Tutti sono prigionieri. Una
lezione d’onore chico che a me mi...!
Com. in Capo Fidel Castro - Quando è stato questo?
Pres. Chávez - Oggi dopo mezzogiorno.
Com. in Capo Fidel Castro - Ah! Oggi a mezzogiorno.
Ah, sì!
Pres. Chávez - Sì, e hanno portato là – e là lo
tengono – questo tipo del presidente di
transizione, preigioniero nel Fuerte Tiuna. I
ragazzi! Con questi pochi generali.
Com. in Capo Fidel Castro - E questa scuola è
vicina al Forte Tiuna?
Pres. Chávez - Si trova dentro al Forte. Là dove
siamo stati il giorno della nomina, là in quel
cortile grande. Quella è la Scuola Militare. Lì
tengono prigionieri al lato, vicino a lì, nel
Forte, il tizio presidente e i suoi ministri.
Com. in Capo Fidel Castro - Mussolini, è un
Mussolini. (Ridono) Perchè quando
ha parlato, io l’ho visto quando ha preso il
potere, sembrava Mussolini.
Pres. Chávez - Hanno stabilito un decreto per
eliminare l’Assemblea, eliminare il Ministero di
Giustizia, eliminare i…
Com. in Capo Fidel Castro - Senti, ma che
barbarità! Loro hanno aiutato sai! Loro hanno
aiutato perchè hanno fatto una scemenza immensa!
Pres. Chávez - Sì, no, loro hanno fatto i comici E
inoltre tenendomi prigioniero senza aver
rinunciato. Figurati! Rompendo con tutto. Quale
democrazia? Dicevano che era per riscattare la
democrazia.
In questo modo chi è che gli crede? Anche gli
Stati Uniti hanno dovuto rettificare oggi.

Oggi nel pomeriggio hanno emesso un comunicato
rettificando i fatti.
Ma, fissati bene, per terminare di raccontarti.
Mi vengono cercare a Turiamo,
viene un elicottero. “Guardi —mi dice un
Ammiraglio, guardi Presidente…” Quando
mi ha detto “Presidente”, io gli ho detto “Ay,
paparino!”
“Guardi Presidente, che mi hanno mandato a
custodirla, e inoltre dobbiamo andare alla Orchila…la
Orchila è al nord, tu sei stato nella Orchila; sei
passato di là…
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, io sono stato là.
A quanta chilometri è?
Pres. Chávez - Da Turiamo sono…
Com. in Capo Fidel Castro - No, dalla costa, dalla
costa.
Pres. Chávez - Si trova a circa 100 chilometri.
Allora io gli dico : “Va bene Ammiraglio ma
perchè lei è venuto a cercarmi qui ? I sto già
abituandomi con questi soldati qui, sono
prigioniero qui, non si preoccupi per me.”
- “No, è che là sta meglio. È perchè lei stia
nella Casa Presidenziale. Gli ho detto “No chico,
non ne ho bisogno, io mi sento bene qui.
—“No, guardi, è che vogliono parlare con lei”.
Io, sondando, perchè quello era un segno di
debolezza, sicuro. E io sondandolo, no?, per
vedere sino a dove... .allora gli dico : “Ma di
cosa vogliono parlare con me? Se già quando
dovevamo parlare, non hanno voluto parlare, io ho
fatto una serie di condizioni, di proposte.”
—“No, no, è che loro lo vogliono… adesso sì,
perchè gia la cosa è più chiara, e vogliono che
lei vada a Cuba”. Allora io gli dico: “Guarda…”
Com. in Capo Fidel Castro - Sí, non hanno voluto
accettarlo quella notte, ¿eh?
Pres. Chávez - Già questo è quel che ho detto io:
Gli ho detto: “Guarda, io non posso comunicare,
non so niente di quello che sta succedendo. Ho
diversi compagni prigionieri – perchè sapevo che
avevano arrestato il ministro degli interni
Rodríguez Chacín, lo avevano ammanettato e
arrestato a casa sua , il governatore Blanco de
la Cruz lo hanno arrestato nella sede del governo;
il deputato Tareck, lo hanno preso pur essendo lui
un deputato e allora io gli ho detto - guarda non
ci sono condizioni perchè io prenda una decisione...
io non posso uscire dal paese in nessuna maniera,
lasciando la mia gente prigioniera, io non ho
comunicazioni con nessuno...
Com. in Capo Fidel Castro - Ma che ora era?
Pres. Chávez - Saranno state... questo è stato
oggi, ossi ieri, sabato, verso le due del
pomeriggio.
Com. in Capo Fidel Castro - Continua.
Pres. Chávez - Allora io gli ho detto comunque:
“Guarda, io posso andare, ma chiama là e digli, a
chi ti ha mandato .- un ammiraglio che era stato
nominato Ministro della Difesa e che adesso è
detenuto - digli all’ammiraglio che io vado senza
condizioni. Io non...”
No, è che vogliono che lei firmi la rinuncia e se
lei la firma la mandiamo a Cuba.
Gli ho detto :” No così io non posso firmare la
rinuncia e non posso uscire dal paese, ma capisco
che là abbiamo un telefono e possiamo comunicare.
Così, quel che mi interessa è che si vada là per
avere alcune informazioni. E digli che si muovano
loro là e laggiù converseremo per sentire quello
che pianificano, e abbiamo fatto così.
Allora, un altro dettaglio carino: quando io mi
sto vestendo, entra un soldato giovane, un
caporale. Entra nella stanzetta dove stavo io. Io
lo guardo e mi dice : Veda mio Comandante, io sono
il caporale Rodríguez, io sono di Sabaneta.” Un
ragazzo di Sabaneta che era lì con me, del mio
stesso paese! E gli dico “Ragazzo e che cosa fai
tu qui?” - Io sono della famiglia Rodríguez,
parente di suo zio Antonio Chávez – che era anche
lui Rodríguez.
Pres. Chávez - “Carajo” E che cosa fai tu qui
ragazzo? Erano anni che non lo vedevo e lui è
entrato lì di nascosto perchè non aveva il
permesso di entrare nella mia cella, no? Aveva
approfittato che io avevo chiesto un caffè ed era
entrato con quello che lo portava, con il cuoco...
Allora
midice: Senta mio Comandante, lei ha rinunciato? E
io gli ho risposto: No, e non rinuncerò, e allora
si è messo sull’attenti e ha salutato e mi ha
detto: “Allora lei è il mio presidente Non rinunci!”
E mi dice “La facciamo andare via da questo posto
e allora io gli ho detto – Bene OK . mi restano
due minuti qui e ti chiederò un favore. -Quello
che lei desidera. - Scriverò un foglio, una nota
perchè tu ( si dirige ad un’ altra persona: “Buon
giorno, Pedro, saluta. Saluta i tuoi genitori,
Pedro. Ok.”) sono qui con Pedro il ragazzo di mia
figlia Rosa - di nuovo parla con Pedro... Vada,
vada a riposare Pedro”.
Com. in Capo Fidel Castro - ¡Ah, sì, sì! (Ride)
Pres. Chávez - Allora lui ha portato con sè i
ragazzi e li ha lasciati là...
Com. in Capo Fidel Castro - Sí, erano là in casa
sua.
Pres. Chávez - Erano là, protetti.
Com. in Capo Fidel Castro - Il giovedì di notte e
dopo andarono là dove sta Reyes.
Pres. Chávez - Sì, stavano là. Allora il ragazzo…
Io scrivo rapidamente lì, e lui mi dice: “Guardi,
io non posso stare più qui neanche un minuto.
Scriva quello che deve scrivere, e mi lasci il
foglietto nella spazzatura, una cesta di carta, un
cestino, mi lasci il foglietto là sotto che io lo
cerco” (Il Comandante ride). Pensa bene a questa
cosa! Allora io scrivo un comunicato a mano,
preciso: “Al popolo venezuelano a chi possa
interessare.”
Com. in Capo Fidel Castro – Sì questo, è stato
trasmesso dalla televisione!
Pres. Chávez - Bene, ragazzo allora io lascio…
Com. in Capo Fidel Castro – Che non ho rinunciato
e per sempre …
Pres. Chávez - “Non ho rinunciato, per sempre!” e
ho firmato la pagina. Allora, io lascio questa nel
cestino della carta e mi vengono a cercare, prendo
le mie cose e me ne vado. Bene io non ho saputo
mai più niente di quel foglio. Io avevo detto:
Bene, c’è questo ragazzo,speriamo che possa fare
qualcosa, però li non c’è nemmeno il fax …”

Questa è una zona poco ospitale ragazzo, questo è
un comando della Marina, lontano dai comandi dove
addestrano e si tirano coi paracadute. Lì non c’è
telefono, nè arriva la televisione e non c’è fax,
nè niente. Alcune baracche messe lì in montagna,
una montagna e una baia montagnosa... Risulta
che quando io arrivo lì, quello aveva percorso il
mondo, chico!
Quel foglietto il ragazzo lo aveva preso e io non
so come ha fatto per andarsene da quella montagna,
e due ore dopo stava mandando fax a destra e a
sinistra - ridono - come una mitragliatrice e qui
tutto il mondo tiene il fax in mano come...
Lo tengono e ne ho dovuto firmare non so quanti e
oltre che la mia prima firma ho messo una seconda
firma a tutta la gente che mi ha chiesto di farlo.
Com. in Capo Fidel Castro - Che cosa!
Pres. Chávez - E quel fax, mi dicono che ha
percorso il mondo. Però tu pensa che capacità di
risposta, eh!
Com. in Capo Fidel Castro - Sì, sì.
Pres. Chávez - Una cosa impressionante! Adesso
giungo a la Orchila, Fidel, un volo in elicottero
più o meno di un’ora, e dopo andrò alla
Commissione.
Com. in Capo Fidel Castro - Ma chi erano quelli
che sono venuti lì? Chi erano?
Pres. Chávez - Il Cardinale della Chiesa Cattolica,
uno che è stato tra i firmatari di questo decreto
napoleonico-mussoliniano ridicolo che hanno
firmato. Loro pretendevano con quel decreto
provocatore di cancellare d’un colpo una lotta di
anni e soprattutto la Costituente, e volevano
eliminare le 48 leggi abilitanti con una sola
riga, e che la Repubblica non si chiamasse più
Bolivariana, e che non si vendesse più petrolio a
Cuba!
Com. in Capo Fidel Castro – Questo è una storia da
raccontare.
Pres. Chávez - Uno schifo… Questo è per la storia
ragazzo mio! Questa oligarchia insensata,
imbecille e ignorante, non si rende conto. Loro
credono alle loro stesse menzogne tanto le
ripetono e terminano disprezzando la realtà.
Allora vengono...
Com. in Capo Fidel Castro – E chi c’era con il
Vescovo?
Pres. Chávez - È arrivato anche questo Cardinale;
un generale, che però è anche un Prefetto
militare, che non ha alcuna autorità o comando...
Com. in Capo Fidel Castro - Del Forte Tiuna?
Pres. Chávez - Dell’Esercito, sì, del Forte Tiuna.
E un colonnello, che è uno di quelli che ha
stimolato la cospirazione, che è avvocato, inviato,
perchè è molto amico dei generali, loro compagno.
Bene, allora ci sediamo a conversare. Portavano
la rinuncia pronta.
Com. in Capo Fidel Castro – E che cosa hanno
proposto?
Pres. Chávez - Ecco, che io firmassi la rinuncia —immaginati—
con una data precedente, con una piccola epigrafe,
come un decreto presidenziale. Bene, “nel giorno
di oggi…”
Com. in Capo Fidel Castro – Anche se nemmeno
quello li poteva ormai salvare... loro erano già
sconfitti a quell’ora.
Pres. Chávez - Sì, vedi, stavano già facendo un
sforzo enorme. Ma mi stavano montando una trappola
per mandarmi via dal paese. Perchè mi hanno detto:
“No, lì c’è l’aereo pronto. E, bene, te ne vai a
Cuba, allora.” Io gli ho risposto: “No, io così
non posso, senza informazioni affidabili su quello
che sta succedendo qui nel paese, io non firmerò
la rinuncia – non ho previsto di rinunciare - e
tanto meno me ne andrò dal paese.
Cercatemi un telefono per parlare con i Presidente
Castro, per coordinare con la mia famiglia. Come
potete pensare che io me ne vado dal paese e
lascio i miei figli, mia moglie lì abbandonati, e
i miei compagni in prigione?
—“No, no, è che li liberiamo tutti, non ci sono
prigionieri.”
—“Io voglio parlare con loro. Io voglio parlare
con Diosdado, voglio parlare per telefono con
Bernal, voglio parlare con Rodríguez Chacín. Solo
se voi mi permettete di usare un telefono per
parlare con loro, che mi dicano, che mi diano
informazioni affidabili, io potrò pensare in
qualche attività. fino ad allora io non mi muovo
di qui. E se continuate a tenermi prigioniero mi
dovete portare di nuovo a Turiamo. Io non voglio
essere prigioniero in una casa lussuosa. No,
portatemi alla mia prigione…”
Com. in Capo Fidel Castro – Ma loro avevano un
aereo lì, credo che lo avevano già un aereo.
Pres. Chávez - Lì avevano già un aereo, Fidel.
Inoltre io ho mandato a investigare quanto segue,
perchè José Vicente mi ha detto che c’era un
aereo nordamericano a la Orchila.
Com. in Capo Fidel Castro - Credo che avessero
parlato, avevano dovuto parlare con Shapiro là.
Investiga bene sino a dove potrai, perchè c’era
anche l’idea di portarti negli Stati Unit. Correva
anche questa voce.
Pres. Chávez - Bene, è così perchè là sulla pista
io ho visto l’aereo con le sigle... Chiaro, un
aereo privato, ma con le sigle nordamericane.
Com. in Capo Fidel Castro - Era nordamericano.
Continua |