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                              LA VITTORIA STRATEGICASbarco nel Sud
 (Capitolo 5º)
 
                              
                              
                              Fidel Castro Ruz 
                              
                              Martedì 10 giugno avvenne  finalmente lo sbarco 
                              nemico sulla costa sud della Sierra, che noi 
                              stavamo aspettando da molto prima dell’inizio 
                              effettivo dell’offensiva, e con lui, l’apertura 
                              del Terzo  Fronte di combattimento, che si trovava 
                              nel settore sud del nostro territorio. 
                              
                              Compiere quella missione toccò al Battaglione 18, 
                              al comando del comandante José Quevedo Pérez. 
                              Questo battaglione era stato creato agli effetti 
                              dell’offensiva, a partire da una compagnía mista 
                              composta dagli uomini  della caserma  Maestre 
                              dell’Esercito, situata nella base di San Ambrosio, 
                              a L’Avana, e dal personale della Scuola dei 
                              Cadetti. La compagnia aveva sofferto un importante 
                              sconfitta nel mese di febbraio, in occasione del 
                              Combattimento di Pino del Agua, e il comandante 
                              Quevedo era stato nominato suo capo nei primi 
                              giorni  di marzo. 
                              
                              Nelle settimane precedenti  l’inizio della prima 
                              fase dell’offensiva, il numero degli uomini era 
                              cresciuto sino a creare le compagnie denominate 
                              G-4 e Scuola dei Cadetti, e si era  agreggata una 
                              nuova compagnia  -la 103- con personale del 
                              Reggimiento 10 della Fantería, che aveva la sua 
                              base a San Antonio de los Baños. 
                              
                              Per questa operazione, il Battaglione 18 contava 
                              con un gruppo completo di 315 uomini, e inoltre di 
                              una sezione di mortai e del personale sanitario. 
                              Disponeva di un mortaio da 81 millimetri, un altro 
                              da 60, un bazooka da 3,5 pulgadas, due fucili 
                              automatici Browning, una subamitragliatrice  
                              Thompson, fucili semiautomátici Garand, carabine 
                              San Cristóbal e fucili  Springfield. Le armi erano 
                               provviste di munizioni  relativamente abbondanti 
                              per la campagna che dovevano compiere, ed i 
                              soldati disponevano  di rifornimenti per un mese 
                              di operazioni nella montagna. 
                              
                              Il battaglione  si mobilitò il 9 giugno, e circa 
                              alle 4:00 del pomeriggio partì in camion per 
                              Santiago di Cuba. Come parte del convoglio, oltre 
                              agli uomini e alle armi, c’erano  due jeeps e 
                              altrettante coppie  di muli raccolte nella zona di 
                              Contramaestre. Prima del partenza  si unirono alle 
                              truppe in qualità di guide, cinque conoscitori 
                              della zona della Sierra, dove andava ad operare 
                              l’unità. 
                              
                              Quella stessa notte giunsero a  Santiago di Cuba 
                              la fregata Máximo Gómez ed un’altra imbarcazione. 
                              
                              Dopo aver navigato tutta la notte, le due 
                              imbarcazioni giunsero  nelle ore della mattina di 
                              fronte al luogo conosciuto come Las Cuevas, ai 
                              piedi del massiccio  del Turquino. 
                              
                              Lo sbarco cominciò immediatamente ed ebbe 
                              difficoltà per le  condizioni del mare mosso e de 
                              forti ondate, caratteristiche  di questa parte 
                              della costa. 
                              
                              La spiaggia di Las Cuevas, in realtà non è una 
                              spiagga, ma una riva  di grandi pietre  rotonde. 
                              Gli uomini giungevano alla costa in piccole barche 
                              a remi, mentre i muli, spavenatati e nervosi, li 
                              tirarono nell’acqua  a spintoni. 
                              
                              Mesaggio del capitano Ramón Paz al Comandante 
                              Fidel Castro, nel quale lo informa dello sbarco 
                              nemico a Las Cuevas sulle  decisioni adottate; 
                              sollecita munizioni 30.06 e aspetta i suoi ordini, 
                              10  giugno del 1958. 
                              
                              Salvo le esplorazioni  e i tiri di pulizia  che 
                              accompagnavano abitualmente un’operazione di quel 
                              genere, lo sbarco avvenne senza  incidenze 
                              combattive. A Las Cuevas non c’erano combattenti 
                              ribelli. Di fatto, era uno dei  pochissimi luoghi 
                              con condizioni relative per lo sbarco che non era 
                              stato coperto da noi, prodotto della mancanza di 
                              forze di cui  disponevamo in questo settore. 
                              
                              Devo dire che la  mia prima reazione nel ricevere 
                              le informazioni iniziali sullo sbarco fu di 
                              sospetto. In un messaggio  inviato a Paz il giorno 
                              seguente, scrissi che, se era sicura  la notizia: 
                              
                              [...] indicherà indubbiamente che [le forze 
                              nemiche] conoscevano  la posizione delle nostre 
                              truppe [...]. 
                              
                              Io stavo aspettando d’avere alcuni uomini più 
                              armati per custodire quest’ultimo punto [Las 
                              Cuevas] che era quello che ci mancava. 
                              
                              Disgraziatamente, nella documentazione presa al 
                              nemico non esistono riferimenti  alle ragioni che 
                               determinarono la selezione di Las Cuevas per lo 
                              sbarco. Senza dubbi, le spiagge di Ocujal o di La 
                              Plata, per dire  solo due punti, avevano migliori 
                              condizioni naturali e per questa  ragione, erano i 
                              punti meglio  fortificati da noi, dove avevamo  
                              destinato una maggior quantità dei combattenti  
                              ribelli in attesa dello sbarco. Senza dubbio la 
                              decisione di scegliere Las Cuevas - felice per il 
                              comando nemico- permise che lo sbarco del giorno 
                              10 avvenisse senza nessuna resistenza. Non era un 
                              azzardo fare la congettura che se fosse stata 
                              posta a Las Cuevas, anche una sola pattugia 
                              ribelle, lo sbarco, nelle difficili condizioni in 
                              cui avvenne, sarebbe stato praticamente 
                              impossibile e nel peggiore dei casi sarebbe 
                              avvenuto con non poche perdite dell’Esercito.
                               
                              
                              Por una coincidenza singolare, il 9  giugno, lo 
                              stesso giorno in cui si mobilitò il Battaglione 18 
                              da Maffo, li scrivevo dalla Sierra  un messagio al 
                              capo di questa truppa.  Una sorella del 
                              combattente Ribelles Orlando Pantoja, Olo, che 
                              viveva vicino a Contramaestre, era andata in quei 
                              giorni sulle alture per una missione. Per quella 
                              via avevo saputo che il capo della truppa 
                              accantonata  a Maffo era José Quevedo, che era 
                              stato un mio compagno di studi nell’Università de 
                              L’Avana, e con il quale avevo stabilito allora 
                              relazioni relativamente cordiali, prima del colpo 
                              di Stato di Batista. Decisi di scrivergli, così 
                              come  dissi nella lettera (documento p. 435): “(…) 
                              senza pensarlo, senza dirti nè chiederti niente, 
                              ma  solo per salutarti ed augurarti molto 
                              sinceramente buona fortuna”. 
                              
                              In realtà, con la lettera feci più che salutarlo: 
                              
                              Era difficile immaginare quando lei ed io ci 
                              vedevamo nell’Università, che un  giorno  staremmo 
                              combattendo uno contro l’altro, anche se forse non 
                              proviamo sentimenti diversi rispetto alla Patria, 
                              la cui sola idea, ne sono certo è venerata da lei 
                              come da me.  
                              
                              Così cominciava la lettera e proseguiva con 
                              un’amara valutazione della condotta criminale 
                              dell’esercito nemico e di tanti capi che, a 
                              differenza di Quevedo, avevano trasformato 
                              l’ufficio militare  in un’occupazione da 
                              macellaio. Ricordando quegli anni scrissi all’ex 
                              compagno di studi: 
                              
                              Non avevo allora, come non ho oggi, nonostante le 
                              dolorose circostanze che hanno situato le Forze 
                              Armate a lato della più nefasta politica che la 
                              nostra storia ricorda, sentimenti di odio contro i 
                              militari.  Ho giudicato con parole dure 
                              l’attuazione di molti e in generale dell’esercito, 
                              ma mai le mie mani e quelle dei miei compagni si 
                              sono macchiate con il sangue, nè si sono avvilite 
                              nel maltrattamento di un militare prigioniero 
                              [...]. 
                              
                              E concludevo con questo appello indiretto ai  
                              sentimenti d’onore e onestà del capo  militare: 
                              
                              Nemmeno lo spirito di corpo, che è il sostegno 
                              dell’unione, il sentimento che sfruttano coloro 
                              che hanno porto l’esercito a questa guerra assurda 
                              e insensata, esiste realmente, perchè il più 
                              degno, il più onorevole dei militari, per semplici 
                              sospetti può essere detenuto, umiliato, picchiato 
                              e gettato nelle celle delle galere come un volgare 
                              delinquente, cosa che non tollererebbe nessun 
                              esercito con vero spirito di corpo nelle persone 
                              dei suoi ufficiali.  
                              
                              Non era difficile indovinare l’intenzione che si 
                              occultava in qusta lettera. Come Quevedo, 
                              nell’Esercito della tirannia c’erano altro 
                              ufficiali  non coinvolti nei crimini e negli  
                              abusi, potenzialmente scontenti con l’obbrobrio 
                              che era divenuta la carriera dell armi in Cuba e 
                              che per questa via potevano pensare di ribellarsi 
                              di fronte alla situazione.  Il richiamo sottile e 
                              indiretto alla coscienza e al senso dell’onore 
                              militare della vecchia scuola, poteva seminare in 
                              un individuo con i precedenti di Quevedo – dopo 
                              venni a sapere che era stato coinvolto  nella 
                              cospirazione militare contro Batista abortita 
                              nell’aprile del 1956- la prima semente della 
                              Questione. 
                              
                              Per ovvie ragioni la lettera non riuscì a giungere 
                              al suo destino. Il mio seguente contatto con 
                              questo ufficiale sarebbe avvenuto  in circostanze 
                              ben distinte. 
                              
                              Le prime notizie non confermate dello sbarco 
                              nemico mi giunsero  al tramonto dello stesso 
                              giorno, il 10. Le mie disposizioni iniziali 
                              furono  mandare a cercare nella zona di Las 
                              Mercedes il plotone di Andrés Cuevas, e chiedere  
                              al Che il rapido invio di sette uomini di Minas de 
                              Frío, cinque di loro armati con fucili Garand. 
                              
                              “Ora dobbiamo  prestare alla costa il massimo 
                              dell’attenzione”, scrissi all’alba di mercoledì 
                              11, in un messaggio a Orlando Lara, che per  
                              quella data era salito dal piano con una parte dei 
                              suoi uomini con la missione di occupare posizioni 
                              nel cammino da Las Mercedes a  Vegas de Jibacoa. 
                              
                              Dopo lo sbarco a Las Cuevas, divenne  evidente il 
                              piano nemico d’avanzare nel cuore del territorio 
                              ribelle da  tree direzioni  principali. 
                              
                              A nordovest, da  Las Mercedes e Arroyón, 
                              
                              verso  las Vegas de Jibacoa, e forse  Providencia; 
                              a  nordest, dalla  zona di Buey Arriba verso la 
                              cima della  Maestra, sino al momento 
                              –apparentemente- in direzione  di Santana e La 
                              Jeringa; e a  Sud, da  Las Cuevas verso Palma 
                              Mocha e le alture di La Plata.  
                              
                              Tuttavia  a quella data non era ancora chiara la 
                              direzione del colpo  principale nel settore 
                              nordovest, anche se si presumeva che sarebbe 
                              stato  indirizzato verso San Lorenzo o las Vegas 
                              de Jibacoa,  non si era ancora prodotto il cambio 
                              di traiettoria della penetrazione del Battaglione 
                              11, che avanzava da  Minas de Bueycito. 
                              
                              A partire dallo sbarco del Battaglione  18 a Las 
                              Cuevas, la difesa della zona del fiume La Plata 
                              acquistò un’importanza prioritaria perchè, delle  
                              tre minacce, era quella che implicava il maggior 
                              rischio. L’accesso al territorio ribelle centrale 
                              era più fattibile  dal  sud, ed inoltre, 
                              un’avanzata da quella  direzione avrebbe posto in 
                              pericolo  immediato il campo aereo alla bocca del 
                              Manacas. 
                              
                              “[...]  dobbiamo 
                              cercare di difendere Alfa [la pista degli aerei] 
                              con tutto  quello che possiamo ed evitare che 
                              penetrino dal  mare”, scrissi al Che nella notte 
                              del 10 giugno. Nello stesso messaggio, gli chiesi 
                              i sette uomini di rinforzo: “La conca a  La Plata 
                              è il punto che dobbiamo tenere più lungamente  ”. 
                              
                              Non avevo il  minimo  dubbio che, a quell’altezza, 
                              con lo sbarco  del Battaglione 18 a  Sud, unito 
                              alle  informazioni ricevute da Ramiro sul  
                              reinizio delle azioni violente nella zona di Minas 
                              de Bueycito, indicavano che il nemico si disponeva 
                              a lanciare la seconda fase della  sua offensiva, 
                              ossia, la penetrazione a fondo nel cuore  ribelle. 
                              
                              Come parte delle disposizioni di rafforzamento 
                              generale della difesa del territorio attorno a La 
                              Plata, fu l’11 giugno,  il giorno siguiente allo 
                              sbarco, quando inviai a Camilo l’ordine di 
                              ritornare alla Sierra con  40 uomini tra i meglio 
                              armati e i più agguerriti della sua truppa  nel 
                              piano. 
                              
                              Per quel che riguardaba il fronte sud, per via 
                              delle notizie sullo  sbarco del Battaglione 18 a 
                              Las Cuevas, mi impressionai, ed ero quasi 
                              convinto  che il nemico sarebbe sbarcato 
                               possibilmente anche a ovest di La Plata, a El 
                              Macho, El Macío o chissà, anche a La 
                              
                              Magdalena, e sarebbe avanzato  in maniera 
                              simultanea da Est  e da Ovest per i cammini della 
                              costa verso il fiume  La Plata. Una volta uniti 
                              alla foce, avrebbero inziato l’avanzata risalendo 
                              il fiume. 
                              
                              Quindi nella prima valutazione  della situazione 
                              tattica che realizzai  dopo lo sbarco nemico a Las 
                              Cuevas, non figuravano in un primo piano, in quel 
                              preciso momento, altre varianti di azioni  del 
                              nemico, come potevano essere tra  alcune che vale 
                              la pena menzionare,  la possibilità di uno sbarco 
                              diretto alla foce  del La Plata, la penetrazione  
                              da  El Macho o El Macío - nel caso di uno sbarco 
                              in qualcuno  di questi  punti - in direzione della 
                              zona di Caracas, l’avanzata per il fiume  Palma 
                              Mocha o lo sbarco a La Magdalena e  l’avanzata per 
                              questo fiume verso El Coco e El Roble, e da lì a 
                              Minas de Frío o sino a Cahuara, e da lì a Jigüe. 
                              Comunque, queste contingenze, anche se abbastanza 
                              remote, andavano previste  in qualche  momento 
                              dei  piani difensivi. 
                              
                              Andava consideratao inoltre che per quel che 
                              riguardava specificatamente il fronte sud, la 
                              situazione divenne molto fluida nel corso dei 
                              giorni successivi allo sbarco nemico, e con lei si 
                              sviluppava anche in maniera molto dinamica il 
                              nostro piano difensivo.  
                              
                              Mantenersi costantemente al tanto degli 
                              avvenimenti e sempre  a un passo davanti  a loro, 
                              in quella  suprema flessibilità operativa si 
                              fondava  una delle chiavi tattiche più importanti 
                              del successo dell’Esercito Ribelle. Questa prima 
                              fase della campagna nel fronte sud della 
                              offensiva, sino all’arrivo di Quevedo a Jigüe, 
                              constituiva forse uno degli esempi più 
                              significativi.  
                              
                              Quello che segue a continuazione è un tentativo di 
                              ricostruzione della vertiginosa marcia degli 
                              avvenimenti durante quelle  prime giornate di 
                              lotta nel Sud. 
                              
                              In un menssaggio  a Pedro Miret, che si trovava al 
                              fronte della forza ribelle trincerata  alla foce 
                              del fiume La Plata, la mattina dell’11 di giugno, 
                              il  giorno seguente lo sbarco del Battaglione  
                              18,  trasmisi le istruzioni  per la difesa di 
                              quel  settore: 
                              
                              “La prima resistenza va fatta sulla costa ed ai 
                              fianchi, il più lontano  possibile nei  luoghi più 
                              strategici dei  cammini che vengono dal Macho e da 
                              Palma Mocha. Quando avranno dovuto ripiegare verso 
                              il fiume  [La Plata], resistere allora sopra il 
                              fiume e sino al campo  [d’aviazione], metro a 
                              metro. Distruggere l’aereo se non potremo fare 
                              nulla  per salvarlo e inutilizzare il trattore 
                               togliendoli e nascondendo alcuni pezzi 
                              essenziali. Dopo  la resistenza va fatta nella 
                              zona sotto il fiume  sino a Jigüe. È molto 
                              importante che paghino con molte vite ogni 
                              chilometro di avanzata verso di noi. Costruire 
                              molte trincee dove si pensa che dovremo 
                              resistere.” 
                              
                              Come si può apprezzare, queste istruzioni 
                              raccoglievano il senso essenziale del nostro piano 
                              generale, cioè, la resistenza scaglionata  e 
                              tenace al 
                              
                              nemico, per rendere difficile e ritardare la sua 
                              avanzata  il  maggior tempo possibile e 
                              
                              logorarlo in  maniera incessante ed inesorabile. 
                              Non si trattava  di fermarlo in un primo momento, 
                              difficilmente lo avremmo logorato con i 
                              combattenti ribelli  concentrati nella costa. 
                              
                              Va osservata la menzione a Jigüe come ultimo punto 
                              previsto implicitamente nella ritirata ribelle  e 
                              quindi nella penetrazione nemica. Di fatto, già in 
                              quel  momento io avevo  previsto quel luogo come 
                              il possibile scenario della battaglia decisiva in 
                              questo settore. Non si trattava di un sogno o 
                              d’una ispirazione. Era il risultato di un’intima 
                              conoscenza del terreno e della dedizione allo 
                              studio e all’analisi dei modi di attuare 
                               dell’Esercito, quello che mi spingeva a 
                              prevedere, in generale  con bastante esattezza, 
                              quello che sarebbe successo. Da quel gioco di 
                              scacchi di battaglioni che si muovevano, 
                              appoggiati dall’aviazione militare e dalla marina, 
                              potevano uscire tutte le varianti, e quei due 
                              fattori che furono essenziali nell’elaborazione 
                              del idee che condussero alla sconfitta nemica.
                               
                              
                              E in un messaggio immediatamente succesivo, 
                              insistevo nuovamente: “  Devi resistere davvero e 
                              non lasciarli giungere al Jigüe nè a Purialón se è 
                              possibile. 
                              
                              Questo  cammino è formidabile per combatere”. 
                              
                              Con lo sbarco a Las Cuevas non aveva già più 
                              senso  la difesa di Ocujal e la permanenaza là del 
                              plotone ribelle di Ramón Paz. Il giorno dopo lo 
                              sbarco ordenai a Paz di ripiegare  verso il fiume 
                              Palma Mocha, all’altezza della casa del 
                              collaboratore contadino Emilio Cabrera, a El 
                              Jubal, che era dove iniziava uno dei cammini che 
                              partivano da Las Cuevas e quindi una delle 
                               possibili  vie di penetrazione del nemico. 
                              
                              Inviate le istruzioni già citate a Pedro Miret per 
                              la difesa del fiume La Plata, mi dedicai  allora 
                               a organizzare le prime misure difensive nella 
                              zona tra il Turquino e Palma Mocha. Istruii anche  
                              Paz di ordinare alla squadra di Vivino Teruel, 
                              quella che sino a quel momento  controllava la 
                              foce  del fiume  Palma Mocha, di ritirarsi di 
                              quasi un chilometro nella parte alta del fiume  e 
                              che preparasse una prima linea difensiva in attesa 
                              di nuove istruzioni. Ugualmente, Paz doveva 
                              inviare una squadra della sua truppa “[...]  più 
                              avanti possibile sul cammino della casa di Emilio 
                              [Cabrera] a las Cuevas, e che stessero all’erta di 
                              qualsiasi  movimento nemico per quel  cammino e 
                              opporre la prima resistenza”. 
                              
                              Inoltre  indicai anche ad Almeida che lui, con 
                              alcuni  degli uomini portati da lui dal Terzo 
                              Fronte, si ubicassero nelle alture del Palma 
                              Mocha, tra questo fiume e il La Plata, come una 
                              specie di riserva disposta a muoversi dove fosse 
                              necessario. 
                              
                              Già in quei  momenti, la nostra preoccupazione 
                              principale non era che il nemico occupasse Ocujal 
                              o Las Cuevas, o qualsiasi altro  punto della 
                              costa, salvo la foce  del fiume La Plata. Così  lo 
                              feci sapere a Paz in un esteso messaggio che gli 
                              inviai al mezzogiorno dell’11  giugno, nel quale 
                              dicevo qual’era il nostro  obiettivo essenziale 
                              alla luce della situazione tattica creata dopo lo 
                              sbarco: 
                              
                              “Adesso  quello che dobbiamo impedire è che [il 
                              nemico] avanzi verso l’alto”. 
                              
                              In quello stesso messaggio  analizzai i corsi più 
                              probabili d’azione della truppa che era  sbarcata, 
                              partendo dalla premessa che il loro primo 
                              movimento sarebbe l’occupazione di Ocujal e della 
                              spiaggia di Palma Mocha per assecurare i suoi due 
                              fianchi. Da lì in avanti, le tre varianti 
                              principali erano: l’avanzata da  Las Cuevas verso 
                              il corso superiore del fiume  Palma Mocha per il 
                              cammino che sale a El Jubal, l’avanzata verso lo 
                              stesso punto lungo il cammino che segue il corso 
                              del fiume  dalla foce, e l’avazata verso  La Plata 
                              per il cammino della costa. Nel primo caso, si 
                              scontreranno con la squadra avanzata della truppa 
                              di Paz; nel secondo, con quella di Teruel; e nel 
                              terzo, con quella che Miret avrà piazzato nel 
                              cammino della costa, il più vicino possible al 
                              fiume  Palma Mocha, in accordo con le istruzioni 
                              che io gli avevo inviato. 
                              
                              In quell’ultimo caso, la squadra di Teruel doveva 
                              attaccare la forza nemica dalla  retroguardia. 
                              
                              In questa pianificazione iniziale, il grosso degli 
                              uomini di Paz sarebbe restato come una riserva che 
                              doveva manovrare in accordo con le circostanze. 
                              Doveva prevedere anche la contingenza  che uno dei 
                              due cammini  - quello della collina  o quello del 
                              fiume – fosse  dominato dal nemico; in tal caso, 
                              l’ala ribelle che avrebbe preso contatto avrebbe 
                              dovuto ripiegare sino alla casa di Cabrera, un 
                              punto che doveva  funzionare come asse nella  
                              pianificazione della contingenza. “[...] lì  
                              comincia un altro  piano”, annunciai a Paz ed in 
                              effetti io lo stavo elaborando sulla base  del 
                              nuovo spiegamento di quelle stesse  forze nei 
                              distinti accessi alla cima  della Maestra, nella 
                              zona di Palma Mocha. 
                              
                              E, finalmente, como posisbilità più remota: “Loro, 
                              le guardie, possono averla vinta a risalire il 
                              Turquino, ma se lo faranno, noi li sistemeremo in 
                              modo tale che non possano più  rifarlo”. In questa 
                              improbabile variante quello che poteva precedere 
                              oltre a rafforzare le posisioni della squadra 
                              avanzata di Paz, sarebbe stato chiudere con un 
                              altra forza la salita al  pico Turquino verso le 
                              alture del Joaquín ed, eventualmente, verso il 
                              corso superiore del fiume Yara e la cima della 
                              Maestra a est del La Plata. 
                              
                              In realtà,  inviando questo messaggio  io 
                              supponevo che Paz aveva già ripiegato da  Ocujal 
                              verso il fiume  Palma Mocha, compiendo  le 
                              istruzioni  che aveva nel caso  in cui lo sbarco 
                              nemico avvenisse in qualsiasi altro punto a ovest 
                              di Ocujal. Senza dubbio, Paz aveva deciso di 
                              aspettare la mia risposta alla comunicazione 
                              inviata sullo sbarco  e si era  limitato a 
                              rafforzare il grupo che, al comando di Fernando 
                              Chávez, custodiva la spiaggia di Bella Pluma e il 
                              cammino della costa, tra Las Cuevas e Ocujal.
                              
                              
                              Teruel, in cambio, osservando lo 
                              
                              sbarco nemico dalla sua  posizione alla foce del 
                              fiume Palma Mocha, eseguì nella mattina del giorno 
                              11 il repiegamento della sua squadra al di sopra 
                              del fiume, non  solamente per un chilometro come 
                              io avevo  istruito, ma sino  alla stessa casa di 
                              Emilio Cabrera. 
                              
                              Esisteva  un cammino che rimontava, 
                              approssimatamente da Sud a Nord, tutto il 
                              
                              corso del fiume Palma Mocha, dalla foce sino  alla 
                              casa di Emilio Cabrera. Questo era quello  che 
                              aveva seguito la nostra piccola  forza ribelle 
                              dopo il primo combattimento vittorioso  alla foce 
                              del fiume La Plata, il 17 gennaio del 1957. Tutti 
                              questi erano,  è quasi inutili dirlo, cammini o 
                              sentieri di montagna nei quali  si poteva 
                               transitare solo a piedi e, in alcune porzioni, su 
                              un mulo o a cavallo. La zona, inoltre, era  
                              coperta dalla vegetazione vergine e impenetrabile 
                              della Sierra, dove sapevano camminare solamente i 
                              contadini e i ribelli. 
                              
                              In quanto al settore più occidentale della costa, 
                              io in realtà avevo poche speranze che i piccoli 
                              gruppi ribelli dislocati a El Macho e El Macío 
                              -formati principalmente da uomini che non avevano 
                              mai combattuto, proveniente dalla Colonna 7 di 
                              Crescencio Pérez, costituita nella  sua 
                              maggioranza da contadini della zona- potessero 
                              offrire una resistenza 
                              
                              efficace  a qualsiasi tentativo di sbarco del 
                              nemico in questi luoghi. 
                              
                              D’altra  parte, nel mio schema tattico, non 
                              appariva tanto importante la difesa di quei  due 
                              punti della costa come quella del cammino 
                              d’accesso da  Ovest verso La Plata, dove si 
                              ubicavano Radio Rebelde e il Quartiere Generale. 
                              
                              Considerando anche  la possibilità di un secondo 
                              sbarco a La Magdalena, tra La Plata e El Macho, 
                              quei  gruppi sarebebro restati in quel caso nella 
                              retroguardia nemica e la loro funzione si sarebbe 
                              limitata a coprire l’accesso al fiume di El Macío 
                              o nelle alture di El Macho verso la  zona di 
                              Caracas. Ma, tra le varianti di manovra del 
                              nemico, questa era la più improbabile a mio 
                              giudizio, dato che quella  rotta lo avrebbe 
                              allontanato dal centro fondamentale del territorio 
                              ribelle. Anche così, comunicai al Che, il giorno 
                              12, d’inviare istruzioni a Crescencio, 
                              responsabile immediato del settore più 
                              occidentale, nel senso che fortificasse  il 
                              cammino da El Macío a El Ají, Arroyones e San 
                              Lorenzo. 
                              
                              Sulla base di tutte quelle considerazioni decisi, 
                              il  giorno 11, di ritirare da El Macho la squadra 
                              di sei uomini al comando del tenente Ciro del Río, 
                              inviato lì alcuni giorni prima, e metterla agli 
                              ordini di Pedro Miret, nel cammino costiero da La 
                              Magdalena a La Plata. Vedremo più avanti che una 
                              parte addizionale  degli uomini della Colonna 7 fu 
                              destinata a coprire altre posizioni importanti. 
                              
                              In definitiva, la mia aspirazione era organizzare 
                              con le scarse risorse a mia diposizione 
                               
                              
                              una difesa  sufficientemente strutturata del fiume 
                              La Plata, che ritardasse tutto il tempo possibile  
                              il dominio nemico lungo il fiume. 
                              
                              “Ho  un piano che mi sembra buono per difendere la 
                              conca del La Plata perlomeno per tre mesi, in modo 
                              che sia  un punto sicuro dove  ricevere armi”, 
                              scrissi al Che in un messaggio il giorno dopo lo 
                              sbarco. E a Miret disi di nuovo in un terzo 
                              messaggio dello stesso giorno 11: 
                              
                              “Difenderemo La Plata tenacemente sui due fianchi 
                              e dal mare”. 
                              
                              In realtà ancora mi domando perchè gli strateghi 
                              nemici  non realizzarono uno sbarco d’appoggio a 
                              Ovest, dato che la presenza delle loro forze nella 
                              zona di El Macho ci avrebbe  obbligato a 
                              disperdere ulteriormente le nostre limitate 
                              risorse difensive nel fronte sud, dandogli  
                              possibilità maggiori d’una penetrazione più rapida 
                              dentro il territorio ribelle. 
                              
                              Cuevas giunse con la sua squadra a Mompié, 
                              dov’era  situato momentaneamente il mio Quartiere 
                              Generale, alle 22.00, nella notte dello stesso 
                              giorno 11.  Giungeva dopo un combattimento di più 
                              di cinque ore  quella stessa mattina a Las 
                              Mercedes, e una camminata infernale soto la 
                              pioggia, tra il fango, attraverso i fiumi 
                              cresciuti. “Questa gente di Cuevas è formidabile”, 
                              scrissi  in un messaggio a Pedro Miret il giorno 
                              dopo. “Ieri  hanno combattuto  contro l’esercito a 
                              las Mercedes, dalle  8.00 alle 1. 
                              
                              30, obbligandolo a retrocedere. 
                              
                              Alle 22.00, di notte e sotto la pioggia erano già 
                              qui obbedendo ai miei ordini”. Con questa 
                              prodezza, Cuevas dimostrò ancora una volta 
                              d’essere uno dei capi ribelli più efficienti, 
                              capace di realizzare con gli uomini al suo comando 
                              i compiti piu difficili ed eroici. 
                              
                              Quella notte la stanchissima truppa di 15 uomini 
                              mangiò quello che Celia aveva preparato  e riposò, 
                              mentre il suo capo  m’informava  degli  ultimi 
                              avvenimenti nella zona di Las Mercedes, e 
                              ascoltava  le mie dettagliate istruzioni  sulla 
                              sua cruciale missione. La mattina seguente, poco 
                              dopo l’alba, erano già  in cammino verso la loro  
                              nuova posizione, all’altro lato della Maestra, 
                              accompagnati dalla squadra sollecitata al Che, al 
                              fronte della quale c’era  il tenente Hugo del Río, 
                              fratello  di Ciro. 
                              
                              Con Cuevas inviai nuove disposizioni per i 
                              capitani ribelli della costa. Il plotone di 
                              rinforzo doveva situarsi alla foce  del fiume 
                              Palma Mocha, sul margine che guardava  La Plata, 
                              in una posizione tale da dominare la riva del 
                              mare, contro qualsiasi tentativo di sbarco, e la 
                              piana della foce, nel caso in cui il nemico 
                              entrasse via terra da  Las Cuevas. Questa forza 
                              disponeva di una mitragliatrice con tripode 
                              calibro 30,  maneggiata da  Primitivo Pérez. 
                              
                              L’ubicazione di  Cuevas in quel luogo rispondeva 
                              al preventivo tattico secondo il quale l’obiettivo 
                              principale del nemico, sbarcato a Sud, era il 
                              dominio della conca de La Plata e che, per il 
                              nemico, come primo passo elementare, avrebbe 
                              dovuto occupare la foce del fiume Palma Mocha, sia 
                              via terra o via mare. E dato che, per fortuna, 
                              avevo una forte conoscenza del terreno,  sapevo 
                              che quel luogo era propizio  per una buona 
                              imboscata, in qualsiasi dei due casi. Lo sbocco 
                              del Palma Mocha era già stato scenario, 
                              nell’agosto del 1957, per uno dei più violenti 
                              combattimenti sostenuti  durante il primo anno di 
                              guerra. 
                              
                              Seguendo le mie nuove istruzioni, la squadra di 
                              Teruel si sarebbe mantenuta nella parte del fiume, 
                              specificatamente “[...] circa cinquanta metri al 
                              di là  del punto dove il cammino che viene da las 
                              Cuevas si unisce a quello di Palma Mocha”. 
                              Interpretando rigorosamente questo orientamento, 
                              Teruel doveva sistemarsi al di là  di dove la 
                              parte destra  del cammino si snodava verso il 
                              fiume; dei due primi, quello situato al di sopra 
                              dell’acqua. Finalmente, cinque uomini  avrebbero 
                              occupato  posizioni su questo stesso cammino, 
                              sulla cima del margine sinistro del fiume, con il 
                              fine d’impedire l’arrivo di rinforzi da Las Cuevas 
                              alla truppa che si sarebbe scontrata  con la 
                              squadra ribelle al fiume. 
                              
                              Una mostra del grado di dettagli che prendevano le 
                              nostre previsoni in quei giorni, si trova nell’ 
                              istruzione  siguente, contenuta  nel messaggio: 
                              
                              “Questi uomini non devono situarsi tra il cammino 
                              e il mare, ma sulla parte alta del cammino”. Cioè, 
                               avevamo previsto  la possibilità che se si 
                              situavano dall’altro  lato, avrebbero potuto 
                              restare bloccati nel momento del combattimento tra 
                              la retroguardia della colonna nemica e il mare.
                               
                              
                              Paz, intanto, essendo l’ufficiale più anziano e  
                              come dimostrazione della fiducia che avevo 
                              depositato in lui, avrebbe assunto la 
                              responsabilità generale di quelle posizioni, e si 
                              sarebbe mantenuto  con la magior parte delle sue 
                              truppe nella casa di Emilio Cabrera per moversi 
                              secondo le circostanze. 
                              
                              La mitragliatrice calibro 50 manovrata da Albio 
                              Ochoa e 
                              
                              Fidel Vargas, una delle due trasferite dalla Costa 
                              Rica con l’aereo che aveva portato anche Miret, si 
                              sarebbe sommata a Teruel per attaccare dalla 
                              retroguardia quando si sarebbero scontrati  a Las 
                              Cuevas, nel caso in cui la truppa nemica fosse 
                              scesa verso la foce del fiume. 
                              
                              Con queste disposizioni era  preparata quella che 
                              io consideravo una trappola  perfetta: 
                              
                              “Situati così  il più conveniente per noi è se [le 
                              guardie] vengano via terra, dove potrebbe 
                              succedere qualcosa di più grande che all’Oro o al 
                              Pozón, perchè io vi asicuro che se entrano lì non 
                              possono uscire. Se vengono per mare, saranno 
                              ugualmente respinti anche se non fose molto grande 
                              la trappola”. 
                              
                              I riferimenti in questo  documento alludono 
                              all’imboscata a Oro de Guisa contro il rinforzo, 
                              durante il Combattimento di Pino del Agua, nel 
                              febbraio del 1958, e al Combattimento del Pozón 
                              nell’aprile, azioni molto favorevoli  per noi. 
                              
                              Le istruzioni  a Paz e a Pedrito furono 
                              completate  con strette  avvertenze sul 
                              nascondiglio delle posizioni, evitando che  
                              filtrassero le loro ubicazioni, per indiscrezione 
                              di qualche abitante della zona  al nemico; la 
                              preparazione  delle trincee  fortificazioni 
                              adeguate per resistire, includendo  il 
                              bombardamento navale e aereo; e la necessità di 
                              risparmiare al massimo le risorse. 
                              
                              Finalmente, l’ultima raccomandazione  a Pedro 
                              Miret: “Pedro devi tenere sempre per lo meno due 
                              uomini  armati di fronte alla pista,  per il caso 
                              in cui tentassero una discesa di truppe  in 
                              elicottero”. 
                              
                              In quei mesi si era parlato dell’acquisto di 
                              elicotteri realizzato da Batista, e ricordo che 
                              per un certo periodo ci preoccupammo  di uno 
                              sbarco con questi mezi aerei. 
                              
                              Senza dubbio, apparentemente, questo non fu mai 
                              considerata un’opzione dai pianificatori militari 
                              della tirannia.  
                              
                               L’esame delle disposizioni tattiche, e la  mia 
                              valutazione della situazione operativa, li 
                              realizzai con questa comunicazione inviata al Che, 
                              che tenevo sempre  informato  dettagliatamente 
                              sulla marcia degli avvenimenti: 
                              
                              “I soldati sono realmente in una cattiva posizione 
                              perchè devono muoversi. Di fronte 
                              all’impossibilità di fermarli nelle due 
                              direzioni,  prepareremo una trappola a  Palma 
                              Mocha, che offre eccezionali vantaggi e nello 
                              stesso tempo protegge  La Plata da un’avanzata 
                              nemica da questo lato. Dobbiamo considerare 
                              perduto  Ocujal, perchè non ci sono uomini 
                               sufficienti per difenderlo.  Inoltre dobbiamo 
                              scontare El Macho, dove sbarcheranno quando 
                              vorranno. [...]” 
                              
                              “Così, mentre il Turquino ci serve d’appoggio a 
                              sinistra, impediremo che avanzino verso la Maestra 
                              da Las Cuevas e verso La Plata dalla riva del 
                              mare. Quest’ultima si può difendere  
                               efficacemente dal  mare e dai  cammini della 
                              costa.  Sono sicuro da lì si dirige il piano 
                              dell’Esercito.” 
                              
                              Quasi alla fine di questo  stesso messaggio, 
                              sicuramente, aggiunsi con una certa freddezza : 
                              “Si tratta di una vera marea di soldati che ci 
                              viene addosso”. Ed era la verità, ma io ero 
                              assolutamente convinto che potevamo contenere e 
                              respingere  quella marea. In quei  giorni avevo 
                              espresso la stessa idea in una nota scritta per 
                              Radio Rebelde : 
                              
                              “È una vera marea di soldati quella che  ha 
                              lanciato la dittatura contro di noi. Sarà anche un 
                              mare di sangue quello che spargeranno sui cammini  
                              della Sierra Maestra, mentre tenteranno 
                              d’avanzare, se avranno sufficiente coraggio nella 
                              causa vergognosa  che stanno difendendo”. 
                              
                              Nei giorni  immediatamente successivi  allo sbarco 
                               del Battaglione  18 a Las Cuevas, trascorsi senza 
                              incidenti,  la truppa nemica si dedicò a stabilire 
                              il suo accampamento e realizzare alcune incursioni 
                              d’esplorazione lungo i  due cammini che partivano  
                              da quel  luogo,  quello della costa, in direzione  
                              El Dian e Bella Pluma e quello dell’altura, verso 
                              il fiume  Palma Mocha. In nessuna  di quelle  
                              prime esplorazioni ci furono contatti  tra le  
                              nostre forze e quelle  del nemico. 
                              
                              Le guardie  giunsero anche ad occupare 
                              temporaneamente l’insediamento  di Bella Pluma, 
                              osservate da vicino dalla pattuglia ribelle 
                               comandata da Fernando Chávez, ma non 
                              realizzarono  nessun tentativo d’avanzata, in 
                              direzione di Ocujal, dove si trovava il plotone di 
                              Ramón Paz. 
                              
                              Giovedì  12 giugno, nello stesso giorno in cui 
                              Andrés Cuevas andò a Mompié per occupare la sua 
                              posizione alla foce del Palma Mocha, un plotone 
                              della Compagnia della Scuola dei Cadetti del 
                              battaglione nemico entrò in questo luogo, e si 
                              ritirò dopo aver  bruciato  le due o tre case di 
                              contadini che incontrarono lungo il fiume. 
                              
                              Fu solo il giorno seguente che le distinte forze 
                              ribelli nella zona cominciarono ad occupare le 
                              posizioni disposte con le mie nuove indicazioni. 
                              La piccola  truppa  di Cuevas, dopo aver 
                              realizzato durante tutta la giornata del 12 una 
                              marcia forzata attraverso  Mayajigüe, Camaroncito 
                              e El Naranjal, salì al tramonto sulle alture di La 
                              Caridad e si dipose sull’altro. Quella notte si 
                              accamparono e prepararono  la cena nella casa di 
                              Graciliano Hierrezuelo, a La Caridad, e Cuevas 
                              inviò un messaggero a Ocujal per trasmettere  a 
                              Paz le mie istruzioni. 
                              
                              Il giorno seguiente, le truppe ribelli lasciarono 
                              i loro zaini nella casa e scesero  verso il fiume 
                              Palma Mocha, quindi seguirono il corso d’acqua per 
                              occupare la loro posizione alla foce. Nella  casa 
                              de Hierrezuelo, a La Caridad, restarono tre 
                              combattenti, uno di loro  incaricato  di cucinare 
                              per la truppa, e gli altri due  responsabili della 
                              custodia della cucina e degli zaini. Il resto 
                              degli uomini, inludendo quelli della 
                              mitragliatrice calibro 30 maneggiata da Primitivo 
                              Pérez, fu ubicato da Cuevas, in accordo con le mie 
                              istruzioni,  alla falda sassosa che chiudeva e 
                              dominava  da  Ovest la piccola pianura  della 
                              foce  del fiume Palma Mocha. 
                              
                              Ricevendo le nuove  istruzioni, Paz trasferì il 
                               suo personale lo stesso  giorno 13. Dato che il 
                              cammino della costa era ostruito dal nemico, gli 
                              restò solo la possibilità di tagliare attraverso 
                              il monte, alle falde del  Turquino. Salirono Lungo 
                              il torrente  di Ocujal, cercò al’incrocio delle 
                              alture di El Dian, passò dal casa di Fernando 
                              Martínez – dove si  aggregarono alla truppa queste 
                              contadino e suo figlio  Albioy  - e discese da un 
                              lato dell’ altura de La Esmajagua verso il fiume 
                              Palma Mocha. Appena giunti distribuì gli uomini in 
                              imboscate lungo il corso del fiume, 
                              approssimatamente un chilometro al disopra di El 
                              Colmenar. 
                              
                              Decise d’inviare la mitragliatrice  50 
                              
                              alla posizione di Cuevas, per cui Albio Ochoa, 
                              Fidel Vargas e gli altri combattenti che 
                              s’incaricavano dell’arma, si trasferirono  alla 
                              foce. Anche i loro zaini restarono con quelli 
                              delle truppa di  Cuevas a La Caridad, e segnalo 
                              questo dettaglio  per quello che avvenne  alcuni 
                              giorni dopo. 
                              
                              La squadra di rinforzo inviata assieme a Cuevas, 
                              al comando di Hugo del Río, occupò le posizioni 
                              con il personale di Paz al fiume. Quella di 
                               Teruel, che si era ritirata al di sopra del 
                              fiume, fu ubicata da Paz a un lato del cammino da 
                              Las Cuevas a El Colmenar, in accordo con il piano 
                              di lasciar  passare il nemico e impedire poi la 
                              sua ritirata o l’arrivo  di rinforzi. 
                              
                              La posizione sul cammino da Las Cuevas alla casa 
                              di Emilio Cabrera fu rinforzata con una squadra 
                              comandata da Roberto Elías, e si situarono 
                              postazioni avanzate nel cammino vicino di Las 
                              Cuevas. Con questa disposizione  fu quindi 
                              eseguito il piano per la grande trappola che 
                              avevamo preparato  al nemico a Palma Mocha; piano 
                              al quale Paz aveva fatto alcune modifiche minori 
                              molto sensate. 
                              
                              Dalla partenza  del capitano Cuevas da Mompié, non 
                              ricevetti più notizie chiare della situazione nel 
                              settore di Palma Mocha sino al pomeriggio  del 
                              giorno 15, e questo mi provocò una certa 
                              inquietudine di fronte all’incertezza che le 
                              posizioni che avevo  ordinato di coprire, non 
                              fossero occupate già prima del movimento che 
                              sicuramente avrebbero iniziato ben presto le 
                              guardie e si perdesse come conseguenza la 
                              possbilità di dare loro un forte colpo o almeno 
                              fermare l’avanzata verso  La Plata. 
                              
                              Nella  mattina del giorno 15 ricevetti  un primo 
                              messaggio di Cuevas, un poco confuso, nel quale 
                              non mi chiariva  se aveva preso contatto con Paz e 
                              se questi aveva eseguito le mie istruzioni. Per 
                              questo gli risposi: 
                              
                              “Non mi piace come stanno le cose lì. Tu non mi 
                              dai spiegazioni chiare. Paz non è ancora arrivato 
                              e voi non vi siete occupati di verificare quel che 
                              succede, se ha ricevuto o meno il mio messaggio. 
                              
                              Già allora, senza dubbi,  Paz da due giorni aveva 
                              eseguito i miei ordini ed  il giorno prima  mi 
                              aveva inviato due messaggi che io non avevo ancora 
                              ricevuto. In uno dei messaggi  mi spiegava 
                              dettagliatamente  tutte le sue disposizioni, e 
                              nell’altro m’informava che in quello stesso 
                              giorno   - sabato 14 giugno - una compagnia nemica 
                              era entrata a El Colmenar, a meno di un chilometro 
                              dalla sua posizione, aveva sparato alcuni colpi, 
                              bruciato  la casa del contadino Alberto Peña, e si 
                              era ritirata di nuovo verso  Las Cuevas. La 
                              sparatoria, in realtà, fu sentita a La Plata da 
                              Pedro Miret, che il giorno prima aveva inviato il 
                              messaggero Luis Felipe Cruz Castillo, conosciuto 
                              come  Juan Pescao,  uno dei nostri più efficaci 
                              legami, a Palma Mocha, per mantenere i contatti 
                               con Cuevas e Paz. 
                              
                              Dopo quella incursione delle  guardie, Paz decise 
                              con molti  buon senso di trasferire la sua 
                              imboscata più in basso. La nuova posizione che 
                              occupò era assai vicino a El Colmenar, a poche 
                              decine di metri dal proseguimento del cammino che 
                              proveniva da Las Cuevas. 
                              
                              L’arrivo nel pomeriggio  del 15 del mesaggio  di 
                              Paz, nel quale mi spiegava  quello che aveva 
                              fatto, risolse tutte le mie preoccupazioni dei 
                              giorni precedenti su questo settore. In quello 
                              stesso pomeriggio gli inviai una risposta: 
                              
                              “Mi rallegra moltissimo sapere che sei già 
                              arrivato  a Palma Mocha. 
                              
                              Ho l’impressione 
                              che lì otterremo una delle prime vittorie”. 
                               
                              
                              “Vanno molto bene le disposizioni e la mappa è 
                              molto chiara. La sola cosa che non spieghi  è il 
                              punto esatti in cui sarà situato Teruel.  Ricorda 
                              che qualsiasi delle nostre forze destinate a 
                              frenare i rinforzi nemici deve stare 
                              preferibilmente  situata in un punto alto 
                              strategico verso il punto da dove  deve venire il 
                              rinforzo, con difese convenientemente preparate in 
                              luoghi nascosti dove si prenderà posizione nel 
                              momento preciso. Nel  caso preciso del cammino che 
                              viene da Las Cuevas,  ed anche in quello vicino al 
                              mare o quello più in alto,  dato che si suppone 
                              che da lì dovrà giungere  la truppa che lasceremo 
                              entrare sino a che cadrà nell’imboscata, le difese 
                              non si possono disporre  lungo il cammino, ma a un 
                              lato, che dev’essere ovviamente il più alto.
                               
                              
                              “Nel cammino che viene da las Cuevas, per la casa 
                              di Emilio, sì che dobbiamo mettere le difese  
                              sistemate lungo la strada, per non lasciarli 
                              passare”. 
                              
                              “[nel] Caso di combattimento a la Playa, la cosa 
                              più probabile è che il rinforzo cerchi di giungere 
                              dal cammino che va alla casetta dove ho dormito 
                              l’ultima volta che ci siamo visti;  ma anche 
                              considerando questo, la cosa più logica e 
                              probabile quando inizierà il combattimento, devi 
                              staccare una – pur piccola – avanzata di due 
                              uomini per lo meno, sul cammino più alto (quello 
                              che  si snoda vicino a dove tu sei situato), 
                              perchè avanzi il più possibile verso  Cuevas e 
                              spari a qualsiasi truppa che cerchi d’avanzare lì, 
                              e per ritardare il più possibile la sua avanzata. 
                              
                              “Anche se la squadra situata nel cammino da Las 
                              Cuevas a Emilio, è di  gente rapida e  buona, 
                              quando si vedrà che si sta combattendo sulla 
                              spiaggia  di Palma Mocha, si potrà anticiparsi sul 
                              cammino, approssimarsi alle postazioni e sparare,  
                              perchè la guarnigione creda che la stanno 
                              attaccando e vacilli nell’invio dei rinforzi. 
                              [...] 
                              
                              “Non tralasciare di dare istruzioni molto precise 
                              a Teruel, perchè  sappia quello che deve fare in 
                              qualsiasi circostanza di pericolo che gli taglino 
                              la ritirata, e soprattutto che sia convinto  che 
                              qui nella Sierra è impossibile raggirare qualcuno 
                              e che è sempre possibile scappare se si combatte 
                              bene. 
                              
                              Con queste disposizioni e con le misure prese da 
                              Paz, la trappola  che avevamo preparato era 
                              disposta nei suoi minori dettagli. A partire da 
                              quel  momento, ebbi la più assoluta certezza che 
                              la truppa nemica che era sbarcata a Las Cuevas si 
                              doveva aspettare  un vero disastro, quando avesse 
                              deciso di muoversi.  Questa convinzione era 
                              rafforzata dalla grande fiducia che depositavo in 
                              Paz, nella sua intelligenza e nel suo spirito di 
                              combattente. Non a caso gli dissi in un messaggio, 
                              il giorno 16: 
                              
                              “Stai  agendo molto bene. Continua ad usare la 
                              testa e vedrai  che contrattempo gli daremo per 
                              cominciare. In questa guerra che stiamo 
                              combatiendo la perizia è il fattore decisivo”. 
                              
                              Riassumendo, il piano consisteva in quel che 
                              segue: se il nemico si muoveva per uno qualsiasi 
                              dei due cammini inferiori, la squadra  di Teruel 
                              lo avrebbe lasciato passare.  Giungendo al fiume 
                               poteva avanzare in due direzioni. Se andava verso 
                              l’alto cadeva nella forte imboscata di Paz e se 
                              scendeva, giungendo alla foce, cadeva 
                              nell’imboscata di Cuevas, mentre Paz lo bloccava 
                              alla retroguardia. La missione di Teruel era  
                              impedire la ritirata dell’avversario verso Las 
                              Cuevas e fermare i possibili rinforzi che 
                              avrebbero potuto inviare da là.  Se il nemico si 
                              muoveva per il cammino superiore, in direzione 
                              della casa di Emilio Cabrera, si scontrava con la 
                              squadra di Elías, e Paz doveva allora agire a 
                              discrezione, rinforzando quella posizione e 
                              bloccando  la ritirata delle  guardie. 
                              
                              Sulla spiaggia di La Plata, intanto, Pedro Miret 
                              manteneva la sua posizione per impedire qualsiasi 
                              tentativo di sbarco, e la squadra di Ciro del Río 
                              copriva  el cammino della costa verso La Plata da  
                              ovest, nel caso di un tentativo di penetrazione in 
                              quella direzione.  
                              
                              A El Macho e El Macío, le forze ribelli della 
                              Colonna 7, comandata dal tenente Raúl Podio, un 
                              magnifico ufficiale, dovevano resistere nel caso 
                              di uno sbarco e ripiegare lungo il fiume Macío. In 
                              questa forma, sembravano previste tutte  le 
                              varianti e protetti tutti gli  accessi dal  Sud.
                               
                              
                              ( Continuerà - Traduzione Gioia Minuti).
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