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                              La vittoria 
                              strategica 
                              Il combattimento di Meriño
 (Capitolo 13)
 
 Fidel Castro 
                              Ruz
 
                              
                               Così come avevo previsto, il giorno successivo 
                              all’occupazione di San Lorenzo, mentre le forze 
                              del Battaglione 17 permanevano nel casolare 
                              deserto, le Compagnie 91 e 93 del Battaglione 19 
                              continuavano la loro avanzata verso Meriño. 
                              Salirono a El Tabaco verso la collina di Caraquita 
                              e si imbatterono in un’imboscata ribelle della 
                              squadra del tenente Ciro del Río, della truppa del 
                              Che. Dopo un breve scontro, le guardie 
                              oltrepassarono la cima e scesero sino al villaggio 
                              di Meriño, dove le poche capanne erano deserte. 
                              Il 6 
                              luglio ricevetti la conferma dell’entrata delle 
                              guardie a Meriño, attraverso una nota di Celia che 
                              diceva:  
                              “Il 
                              Che ha chiamato Fajardo per dirgli che a Meriño si 
                              sono accampate 250 guardie, ma non hanno preso il 
                              Roble. Digli se deve ritirare le forze da Vegas  
                              portarle là  in difesa. Lui aspetta. Tra 10 minuti 
                              chiama”. 
                              Il 
                              Che stava provando la linea telefonica da poco 
                              stabilita fino a Minas de Frío. In quel momento, 
                              Celia si trovava a La Plata e ricevette questa 
                              chiamata di Piti Fajardo dal negozietto della 
                              Maestra. Io ero andato via da La Plata all’alba e 
                              mi trovavo in cammino, già molto vicino al 
                              negozietto e a  Compié, con l’intenzione di 
                              continuare fino a Minas de Frío. Al messaggio di 
                              Celia risposi immediatamente: “Che non ritiri le 
                              forze da Vegas. Io manderò rinforzi per prendere 
                              il Roble. Che portino al Roble la bomba da 50 
                              chili (100 libbre”. 
                              
                              Ricevendo quel messaggio decisi di cambiare la mia 
                              direzione, e invece di continuare fino a Minas de 
                              Frío mi diressi al Roble di Meriño con gli uomini 
                              che mi accompagnavano: il plotone di Andrés Cuevas 
                              ed una squadra della truppa di Camilo, agli ordini 
                              di Felipe Cordumy. All’arrivo al Roble, misi nelle 
                              rispettive posizioni Cuevas e Cordumy. La mia idea 
                              era che se le guardie avessero continuato ad 
                              avanzare dal Meriño al Roble, che era il movimento 
                              più prevedibile, si sarebbero imbattute 
                              nell’imboscata di Cuevas. Mentre Cordumy, che le 
                              avrebbe lasciate passare, avrebbe tagliato loro la 
                              ritirata, appoggiato dalla squadra di Ciro del 
                              Río, che era rimasto sull’altro lato della cima 
                              del Meriño. 
                              
                              All’arrivo al Roble inviai anche un messaggio 
                              urgente a Lalo Sardiñas per mandarlo, senza 
                              perdere tempo, con il suo plotone a Minas de Frío. 
                              La mia intenzione era mandarlo all’altopiano di 
                              Meriño per chiudere completamente la ritirata 
                              delle guardie. In quel momento, Lalo stava nella 
                              zona di Pueblo Nuevo come parte 
                              dell’accerchiamento di contenimento organizzato 
                              contro la truppa di Sánchez Mosquera a Santo 
                              Domingo. La presenza di Lalo avrebbe contribuito 
                              alla realizzazione del piano concepito per 
                              catturare la truppa che aveva avuto l’audacia 
                              d’entrare a Meriño e, nello stesso tempo, avrebbe 
                              impedito l’arrivo di qualsiasi tipo di rinforzo 
                              inviato dal comando nemico, da San Lorenzo. 
                              Cuevas, da parte sua, a cui dopo il suo 
                              posizionamento nel Roble si unì Jaime Vega con 
                              parte dei suoi uomini, avrebbe assicurato che tale 
                              truppa non potesse avanzare più in là del Roble 
                              unendosi al Battaglione 18 che stava salendo dal 
                              sud, nel caso in cui quella fosse l’intenzione del 
                              comando nemico. 
                              A 
                              Camilo, che era rimasto al fronte del dispositivo 
                              di contenimento a Santo Domingo, mandai con lo 
                              stesso messaggero la seguente nota: 
                              
                              “Questa Colonna di guardie è in una vera trappola. 
                              Ci serve qualche truppa in più per impedire 
                              l’arrivo di rinforzi. Ma non voglio indebolire 
                              quella posizione (quella di Santo Domingo); per 
                              questo, dopo averlo pensato molto bene, ho deciso 
                              di muovere da lì l’unica truppa che non è in 
                              posizione difensiva, ma d’attacco, quella di Lalo.
                               
                              
                              (...) Con Lalo qui, credo che potremmo fare 
                              qualcosa di buono”. 
                              In 
                              quel momento non ci vedevamo ancora obbligati a 
                              realizzare veri giochi di destrezza per 
                              distribuire e ridistribuire le scarse forze sulle 
                              quali contavamo, in accordo con la maggior 
                              minaccia concreta che affrontavamo in ogni 
                              congiuntura. In quel momento, la presenza nemica a 
                              Santo Domingo, nonostante la sua vicinanza alla 
                              zona de La Plata, aveva smesso d’essere un 
                              pericolo imminente dopo il colpo, più psicologico 
                              che materiale, ricevuto giorni prima nella prima 
                              Battaglia di Santo Domingo. Adesso la priorità era 
                              la possibile cattura della truppa arrivata a 
                              Meriño. 
                              
                              D’accordo con il Che, mandai a cercare, vicino a 
                              Minas de Frío, anche Raúl Castro Mercader ed i 
                              suoi uomini, che, come si ricorderà, si stavano 
                              posizionando a Polo Nord, vicino a Minas. Questo 
                              gruppo si mantenne là come riserva. 
                              
                              Quando arrivò, dopo aver marciato dall’altopiano 
                              di Meriño, Lalo mi informò, a mezzogiorno del 6 
                              luglio, che dopo l’ispezione del luogo previsto 
                              per tendere l’imboscata, considerava che la 
                              posizione non era delle più idonee, anche se poi 
                              avrebbe esplorato anche più in basso. 
                              Come 
                              risposta a quel messaggio, mandai a Lalo un 
                              rinforzo di uomini per coprire un altro probabile 
                              accesso vicino alla sua posizione, con le seguenti 
                              istruzioni: 
                              “Ti 
                              mando gli uomini che sono rimasti. Mettili 
                              nell’altro punto che ti ho indicato, con un capo 
                              coraggioso che controlli quel cammino e che 
                              attacchi anche con la retroguardia qualsiasi 
                              gruppo nemico che cerchi di uscire da Meriño, dal 
                              cammino dove tu ti trovi. 
                              Lalo 
                              situò immediatamente il rinforzo inviato, un 
                              totale di 12 uomini, in un altura del picco 
                              Caraquitas, e coprì l’altro lato del cammino di 
                              Limones. Al fronte di questo gruppo designò Néstor 
                              Labrada. 
                              In 
                              quello stesso giorno arrivò Braulio Curuneaux a 
                              Meriño con la sua mitragliatrice 50, che avevo 
                              fatto ricercare il giorno prima da Naranjo. Senza 
                              perdere tempo Curuneaux occupò una posizione nel 
                              settore est dell’accerchiamento, sul pendio della 
                              collina della Magdalena, assieme al Che e una 
                              parte dei suoi uomini, inclusa la squadra di Hugo 
                              del Río, che controllava l’accesso a Minas de 
                              Frío. 
                              
                              All’alba del 7 ricevetti un messaggio del Che con 
                              un’informazione confusa di Cuevas, nella quale 
                              diceva che le guardie stavano salendo per il 
                              Roble. Questo mi obbligò a ripianificare tutta 
                              l’operazione prevista contro la truppa nemica a 
                              Meriño. La cosa migliore è trascrivere il 
                              messaggio che inviai al Che alle 11:50 di quella 
                              mattina, perché mi sembra che illustri nel modo 
                              più chiaro possibile la straordinaria flessibilità 
                              della nostra pianificazione tattica: 
                              “Se 
                              Cuevas dice che le guardie salivano per il Roble, 
                              può significare che vengono dalla spiaggia verso 
                              l’alto, e che non abbiano nulla a che vedere con i 
                              movimenti a Meriño. 
                              Se è 
                              così, lui deve girare i suoi cannoni verso l’altro 
                              lato, mentre decidiamo qualche altra manovra. Se 
                              questo fosse rigorosamente vero, il nostro piano 
                              potrebbe essere di separare una piccola pattuglia 
                              che si posizionasse in un buon luogo a un 
                              chilometro o due più in basso rispetto a Cuevas, 
                              per vedere se, quando quella fa contatto con il 
                              nemico, quelli di Meriño avanzano verso il basso e 
                              cadono nella trappola. 
                              
                              (...)Cerca di capire cosa voleva dire Cuevas”. 
                              In 
                              definitiva, quel presunto movimento nemico verso 
                              il sud non esisteva. Tuttavia, si vede che nelle 
                              nostre previsioni figurò sempre il contatto tra la 
                              truppa arrivata a Meriño con il Battaglione 18 o 
                              qualche altra forza nemica proveniente dalla 
                              costa. Era il movimento più logico dal punto di 
                              vista del comando nemico, perché con lui, il 
                              nostro territorio nel settore più occidentale, 
                              sarebbe rimasto diviso, e tutte le nostre forze ad 
                              ovest del fiume la Plata, separate e svincolate 
                              dalle altre. 
                              A 
                              quell’altezza, il mio maggior desiderio non era 
                              che si producesse l’arrivo di un rinforzo 
                              proveniente da San Lorenzo, ma che la truppa di 
                              Meriño cercasse di continuare ad avanzare verso il 
                              Roble, nel cui caso l’imboscata preparata tra le 
                              forze di Cuevas e quelle di Lalo sarebbe stata 
                              fatale. Se fosse stato necessario, si sarebbero 
                              anche potute impiegare le forze di Raúl Castro  
                              Mercader e una squadra di sei uomini della truppa 
                              di Camilo, agli ordini di Oreste Guerra, che 
                              mantenevo con me a Minas de Frío, sempre come 
                              riserva. 
                              Ma 
                              non si verificò nessuna delle due cose. Alle 6:10 
                              della mattina del 7 luglio, il Che mi avvisò che 
                              le guardie di Meriño stavano preparando i loro 
                              muli, evidentemente con l’intenzione di muoversi, 
                              però mi avvertì del fatto che “non si sa ancora la 
                              direzione”. Un’ora e mezza più tardi mi comunicò: 
                              
                              “Hanno già preparato tutti i muli e hanno tolto i 
                              posti di controllo dal lato dell’altura di 
                              Meriño.   
                              
                              Apparentemente aspettano qualcosa dall’aviazione. 
                              Ho già avvisato Cuevas. Se si muovono in qualche 
                              direzione lo avviso. Il cammino che sembra più 
                              probabile è quello di Roble, però sono ancora 
                              sparsi nelle case. Bisogna considerare il cammino 
                              che sale a Minas (de Frío). Io avviserò Ciro (del 
                              Río) quando avanzeranno per qualsiasi parte”. 
                              Come 
                              si vede, fino a quella mattina il Che era 
                              d’accordo con la mia valutazione che la direzione 
                              più probabile delle guardie di Meriño sarebbe 
                              stata verso Roble. Però nella mia testa era già 
                              sorta l’alternativa di fissare il quel momento la 
                              truppa di Meriño semplicemente come ritirata, di 
                              ritorno verso San Lorenzo. 
                              La 
                              tiepida condotta del comando nemico per 
                              assicurarsi il contatto di questa truppa con 
                              un’altra proveniente dal Sud, ed il fatto sicuro 
                              che ordinare alle guardie di Meriño d’avanzare 
                              senza appoggio fino a Roble avrebbe significato 
                              farli penetrare ancora di più all’interno del 
                              nostro territorio, con la prospettiva sicura di 
                              cadere in una trappola, mi fecero considerare come 
                              probabile la variante della ritirata. 
                              A 
                              testimonianza di quello ci fu il successivo 
                              messaggio che inviai a Lalo alle 7:25 della 
                              mattina di quello stesso giorno, dal mio posto di 
                              comando a Minas de Frío, dopo aver ricevuto la 
                              prima comunicazione del Che: 
                              “Le 
                              guardie hanno preparato tutti i muli. Hanno già 
                              tolto il posto di controllo dell’Altopiano del 
                              Meriño, sembra che si stiano già muovendo verso il 
                              Roble. Devi stare attento. In qualsiasi direzione 
                              si muovano dobbiamo cercare di distruggerli. Se 
                              cercano di avviarsi verso San Lorenzo, prendeteli 
                              tra te e i 12 (di Néstor Labrada), che da qui  
                              occuperemo l’accampamento e li attaccheremo nella 
                              retroguardia. 
                              Se 
                              avanzano verso il Roble o Las Minas, la tua 
                              missione è di non permettere che  ricevano 
                              rinforzi”. 
                              Nel 
                              messaggio al Che, delle 9:15 della mattina, dissi: 
                              “Ho 
                              già avvisato Lalo con le istruzioni per ogni 
                              situazione. Farò esplorare i cammini che vengono 
                              da San Lorenzo e Las Vegas e ho Raúl (Castro 
                              Mercader) e i 6 di Camilo (quelli di Orestes 
                              Guerra) pronti per muoversi dove sia necessario, 
                              se non ce ne fosse bisogno qui. Ho ordinato di 
                              situare sull’Altopiano di Mompié i 7 uomini che 
                              rimanevano di Camilo a la Plata ed anche Guillermo 
                              può essere utilizzato, se le circostanze lo 
                              richiedono”. 
                              La 
                              priorità concessa da me a questa operazione a 
                              Meriño si deduce dal fatto che io ero disposto a 
                              muovere verso quel luogo anche Guillermo García ed 
                              i suoi uomini, che in quel momento erano nella 
                              zona di La Plata. 
                              Alle 
                              5:00 del pomeriggio inviai un altro messaggio a 
                              Lalo, nel quale, per sgombrare ogni dubbio, 
                              ribadii la sua missione e quella della squadra di 
                              Labrada. 
                              
                              “Tutto va bene. Io mi aspetto che da un momento a 
                              un altro le guardie si muoveranno. Se vengano da 
                              quella parte, fai in modo di bloccare 
                              l’avanguardia e di respingerli. Gli altri 12 
                              devono quindi prendere il cammino di Meriño e 
                              imboscarsi lì nel caso in cui quelli che vi stanno 
                              dentro cerchino di attaccarti. Quei 12 devono 
                              avere un capo valoroso e che sappia quello che 
                              deve fare se restano isolati dall’altro lato; 
                              salire a Caracas e scendere verso Roble, fino a 
                              raggiungere gli altri di nuovo. 
                              
                              All’imbrunire, ordinai di inviare un mortaio alla 
                              posizione di Cuevas, per rinforzare la via più 
                              probabile d’avanzata del nemico in direzione del 
                              Roble. 
                              Il 
                              caso è che la mattina dell’8 luglio, le guardie di 
                              Meriño intrapresero la loro ritirata verso il 
                              Tabaco e San Lorenzo. In realtà, il capo del 
                              gruppo stazionato a Meriño, il capitano Martínez 
                              Torres, aveva ricevuto dal suo superiore la 
                              missione d’avanzare fino a Roble e poi salire a 
                              Cahuara per unirsi al Battaglione 18 a Jigüe, 
                              cioè, la manovra che avevamo previsto. Tuttavia, 
                              con il pretesto che alle sue due compagnie,  la 91 
                              e la 93 del Battaglione 19, erano finite le 
                              provviste - avevano cercato di comunicare con 
                              l’aereo di connessione, ma  non c’erano riusciti - 
                               decise di tornare a San Lorenzo per rifornirsi. 
                              Sembrava che questo capo nemico  fosse 
                              preoccupato, a ragione, della prospettiva di 
                              cadere in una trappola se seguiva le istruzioni 
                              del suo comando superiore. 
                              Dopo 
                              una faticosa ascesa fino alla cima, alle 8:45 
                              della mattina, l’avanguardia nemica si scontrò con 
                              l’imboscata tesa dal plotone di Lalo Sardiñas ed 
                              iniziò il combattimento. Alcuni minuti dopo, i 12 
                              uomini della squadra agli ordini di Néstor 
                              Labrada, situata in una cima dall’altro lato del 
                              cammino, cominciarono a sparare sul fianco 
                              sinistro del nemico. Di fronte al nutrito fuoco 
                              incrociato che ricevettero, i soldati cercarono 
                              solo di proteggersi nei buchi che l’erosione aveva 
                              formato nello stesso terreno. Nonostante 
                              l’appoggio dell’aviazione, che dalle 9:30 della 
                              mattina mitragliava i dintorni, la truppa nemica 
                              si vide obbligata a retrocedere verso le trincee 
                              aperte intorno al villaggio di Meriño. 
                              A 
                              mezzogiorno, Curuneaux, dalla posizione che 
                              occupava sul pendio della collina della Magdalena, 
                              mi chiese istruzioni. In quel momento non gli 
                              potevo dare ordini precisi, senza conoscere con 
                              certezza la traiettoria che seguiva il nemico, né 
                              il piano del Che con i suoi uomini. Come 
                              conseguenza, lo orientai:  
                              
                              “(...) Se tu vedi che le guardie cercano di 
                              forzare l’incrocio verso San Lorenzo, attaccando 
                              Lalo, e tu le avvisti dalla cima, spara su di loro 
                              a discrezione per intimidirle o disperderle”. 
                              Di 
                              fronte alla loro incapacità di superare le 
                              posizioni ribelli, il capitano Martínez Torres 
                              chiese un nuovo appoggio dall’aviazione per 
                              tentare una volta in più l’avanzata verso il 
                              cammino di San Lorenzo. Attorno alle 12:20, due 
                              B-26 e un caccia F-47 cominciarono a mitragliare 
                              nei dintorni per due ore e mezzo. Dopo l’attacco 
                              aereo, le compagnie nemiche tentarono una nuova 
                              avanzata sulle posizioni ribelli, ma furono di 
                              nuovo respinte  dagli uomini di Lalo e di Labrada. 
                              La squadra di Ciro del Río, appoggiata dalla 
                              mitragliatrice 50 di Curuneaux, cominciò ad 
                              avanzare per collocarsi in posizione di 
                              combattimento contro le guardie, sul fianco 
                              destro. 
                              Alle 
                              12:50 del pomeriggio, il Che mi inviò un messaggio 
                              nel quale mi informava: 
                              “Ho 
                              l’impressione che tutte le guardie si siano 
                              sparpagliate per l’altro lato della montagna. Ho 
                              cercato di stabilire un contatto con Lalo, ma  il 
                              mio messaggero non è tornato. Ciro del Río sta 
                              avanzando verso la vetta”. 
                              Alle 
                              13.55, nel primo pomeriggio, il Che mi inviò un 
                              altro rapporto sempre con dati poco precisi 
                              sull’azione: 
                              “Le 
                              guardie stanno sulla punta del vetta, ma sembra 
                              che Lalo si sia ritirato e si sono già avviate 
                               verso l’imboccatura del cammino per San Lorenzo. 
                              Queste sono congetture; di preciso non so niente. 
                              I messaggeri non hanno raggiunto Lalo. Da qui (500 
                              metri ) si vedono passare una dopo l’altra verso 
                              San Lorenzo”. 
                              Non 
                              fu che alle 14:00 del pomeriggio che ricevetti, 
                               grazie ad un messaggio di Lalo, la prima 
                              informazione concreta sullo sviluppo delle azioni: 
                              
                              “Abbiamo avuto un o scontro con quelli del Meriño. 
                              Abbiamo visto 2 morti loro, ma  io credo che siano 
                              stati otto; questa imboscata, da questo lato è 
                              molto corta, ma ho lanciato 12 granate e otto 
                              “petardi” a un gruppo che stava in una fossa, da 
                              dove gridavano: “Non lasciate i feriti, scappate, 
                              ci stanno circondando”, e uno diceva: “Avanza per 
                              il sentiero” e l’altro diceva “Avanza tu”. 
                               
                              È 
                              durato circa un’ora e mezza, è cominciato alle 
                              9:30, l’aviazione non ha fatto nulla. Stanno 
                              cercando d’avanzare di nuovo, e l’imboscata di San 
                              Lorenzo non l’ho mossa per niente”. 
                              Il 
                              dato apportato da Lalo in quel messaggio circa la 
                              sua imboscata “che è molto corta” è risultato 
                              chiave in quello che avvenne in definitiva. Già in 
                              quel momento, io avevo preso alcune disposizioni 
                              urgenti per rinforzare la posizione di Lalo e 
                              frustrare il proposito delle guardie di andare 
                              verso San Lorenzo. Alle 14.15 del pomeriggio, 
                              informai il Che in un messaggio: 
                              “Ho 
                              mandato Raúl Castro (Mercader) con 8 uomini per 
                              rinforzare Lalo. I 7 uomini che restavano a Camilo 
                              della sua colonna a la Plata stanno per arrivare 
                              qui. Guillermo è situato sull’altopiano del Mompié 
                              con il suo plotone, per portarlo qui se le 
                              circostanze lo richiederanno. 
                              Se 
                              le guardie non sono andate via, questa notte 
                              manderò 40 uomini a scavare trincee nella collina 
                              dove si trova Lalo e lo manderò come rinforzi 
                              quelli di Camilo che stanno arrivando (tutti con 
                              automatiche e un fucile mitragliatore). Manderò 
                              anche la bomba da 50 chili (100 libbre) che è 
                              qui”. 
                              Nel 
                              frattempo, il plotone di Andrés Cuevas, rafforzato 
                              con gli uomini di Jaime Vega, e il Che con parte 
                              della sua truppa, avanzavano per attaccare la 
                              retroguardia delle compagnie nemiche. 
                              Poco 
                              dopo, alle 15.20 del pomeriggio, inviai un 
                              messaggio a Lalo Sardiñas nel quale lo informavo: 
                              
                              “Tra  pochi minuti verranno  lì con un fucile 
                              mitragliatore e altri sei uomini con armi 
                              automatiche. Nella notte manderò una bomba da 50 
                              chili  (cento libbre), per metterla sul cammino di 
                              San Lorenzo. Manderò anche altri uomini per 
                              scavare trincee. Se si resiste bene lì, li 
                              sbaragliamo e li facciamo arrendere. 
                              
                              (...)Cuevas, Vega, Che, Ciro e una squadra di 
                              Camilo stanno avanzando per Meriño. Mi congratulo 
                              con voi tutti. 
                              P.S. 
                              Ho mandato a Fonso (Alfonso Zayas) che sparerà 
                              contro di loro dal cammino di Minas a San 
                              Lorenzo”. 
                              In 
                              effetti, la squadra agli ordini di Alfonso Zaya, 
                              con un Garand e 10 fucili, era partita per il 
                              cammino di Minas de Frío fino alle vicinanze 
                              dell’accampamento nemico a San Lorenzo, e aveva 
                              sparato alcuni colpi con il proposito di provocare 
                              l’uscita della truppa lì stazionata per 
                              perseguitare la pattuglia ribelle, o per aiutare 
                              le compagnie accerchiate a Meriño. 
                              
                              Rapidamente, Zayas prese di nuovo la vetta e si 
                              diresse velocemente alla ricerca di un’altura 
                              propizia, vicino il cammino di Meriño per 
                              preparare un’imboscata.  Me lo fece sapere in un 
                              messaggio che m’inviò alle 14.10 del pomeriggio. 
                              Ma all’arrivo ad un sentiero che andava in linea 
                              retta da San Lorenzo al luogo nel quale si 
                              trovavano appostate le forze di Lalo Sardiñas, 
                              Zayas decise prima di tutto di stabilire un 
                              contatto con i suoi compagni. Allora Raúl Castro 
                              Mercader, che era arrivato con la squadra di 
                              rinforzo, gli indicò che doveva rimanere a 
                              controllare quel sentiero ancora spoglio, per 
                              coprire la retroguardia ribelle in quel punto. 
                              Le 
                              guardie di Meriño cercarono quel pomeriggio di 
                              forzare per la terza volta l’uscita verso il 
                              cammino di San Lorenzo, e furono di nuove 
                              respinte. Ancora una volta furono obbligate a 
                              retrocedere sotto l’attacco continuo dalla 
                              retroguardia delle forze del Che, Cuevas e Jaime 
                              Vega, appoggiate dalla mitragliatrice 50 di 
                              Curuneaux. In questa ultima fase, i soldati 
                              abbandonarono alcuni dei loro muli. 
                              Alle 
                              16.05 del pomeriggio, il Che mi informò: “Sono a 
                              300 metri dalle guardie, sotto di loro. Ho 7 muli 
                              che non abbiamo lasciato andare via, ma avremmo 
                              bisogno di un piccolo aiuto da qualsiasi 
                              direzione, preferibilmente dalla retroguardia, per 
                              prenderli”. 
                              
                              Stando così le cose, si dovevano prevedere tre 
                              possibilità: la prima, che continuassero ad 
                              insistere ancora una volta nel forzare il cammino 
                              verso San Lorenzo; l’altra, che cercassero di 
                              prendere il cammino di El Tabaco e la terza, che 
                              il nemico inviasse rinforzi da San Lorenzo. Con 
                              queste varianti in mente, alle 17.00 trasmisi il 
                              seguente messaggio a Lalo Sardiñas: 
                              
                              “Vado a prendere contatto con il Che e Cuevas e a 
                              vedere se posso rafforzare il cammino d El Tabaco. 
                              
                              Preparate una buona difesa di trincee nel cammino 
                              che viene da San Lorenzo e mettete due bombe. 
                              Puoi 
                              mettere venti uomini e il tripode verso San 
                              Lorenzo e il resto verso Meriño. Controlla anche 
                              la tua retroguardia sulla cima dove ti trovi, con 
                              qualche posto di controllo. 
                              
                              Fonso prese possesso di una vetta vicino al 
                              cammino che sale a Meriño, per sparare su 
                              qualsiasi rinforzo che venisse da San Lorenzo. 
                              Se 
                              non sono ancora scappati da qualche parte, si deve 
                              impedire domani, in ogni modo, che arrivino dei 
                              rinforzi. 
                              
                              Riempi tutto di buchi”. 
                              E a 
                              Celia, che si trovava a Mompié, indicai: 
                              
                              “Vado a  mettermi in contatto con il Che e Cuevas. 
                              
                              Che Laferté s’incarichi di mandare prima di notte 
                              gli uomini per scavare le trincee. Guillermo deve 
                              rimanere lì”. 
                              
                              L’indicazione era che l’ex tenente dell’Esercito 
                              della tirannia Evelio Laferté, che era rimasto con 
                              noi dopo la sua cattura in febbraio, nel secondo 
                              Combattimento di Pino del Agua e che ora era 
                              responsabile  della scuola delle reclute a Minas 
                              de Frío,  ne inviasse un gruppo per scavare le 
                              trincee per estendere la linea di Lalo. 
                              
                              Le guardie tentarono per la quarta volta di 
                              forzare il cammino di San Lorenzo, e furono 
                              respinte ancora  una volta dalle forze ribelli. Il 
                              combattimento si prolungò sino alle  18.30  e il 
                              nemico fu obbligato nuovamente a retrocedere. 
                              
                              Durante lo sviluppo di quel quarto combattimento 
                               andai da Minas de Frío a contattare il Che e 
                              Cuevas. Ma nel cammino incontrai  alcune squadre 
                              ribelli in ritirata,  apparentemente por un 
                              malinteso di qualche ordine.  
                              
                              Diedi nuove istruzioni e scambiai impressioni con 
                              Lalo, poi inviai un messaggio al Che alle 19.45: 
                              
                              “Giungo qui dal  cammino da la Mina a Meriño e  
                              incontro una grande confusione. C’è qui la squadra 
                              di Ciro che andava in retirata, dicendo 
                              
                               che c’erano guardie a Meriño, che secondo me 
                               erano Cuevas e compagnia. 
                              
                              La 30 andava ugualmente in ritirata a quanto mi 
                              dicono, per ordine tuo. Mi stupisce un poco che tu 
                              abbia dato questo ordine, restando lì. 
                              
                              Ho appena parlato con Lalo, una mezzora fa. La 
                              cosa lì va molto bene,  ma temo che i 12 che 
                              stavano proteggendo  il cammino di 
                              
                               Limones e che  stamattina avevano sparato contro 
                              le guardie,  vedendosi  
                              
                              tutto il giorno  senza contatto, si ritirino verso 
                              Caracas. 
                              
                              Tutto questo va sistemato. 
                              
                              A me sembra che noi due ci dobbiamo vedere, perchè 
                              le migliori  posizioni sono e possono stare in 
                              nostro potere. Il rinforzo  può solamente 
                               
                              
                              venire da San Lorenzo e io ti assicuro che  non 
                              giungerà. 
                              
                              Io lascerei alcuni uomini qui in basso e 
                              concentrerei le forze lungo il cammino che viene 
                              da    
                              
                              Limones, perchè questo punto e la posizione di 
                              Lalo, sono in questi momenti, l’essenziale, dato 
                              che le guardie  non andranno in basso in nessuna 
                              maniera. 
                              
                              I  muli solamente possono camminare per questi 
                              sentieri”. 
                              
                              In realtà  la squadra di 12 uomini che proteggeva 
                              il cammino di Limones, al comando di Néstor 
                              Labrada, si era ritirata sulla cima di Caracas, 
                              assieme ai sette  uomini della colonna di Camilo. 
                              Il rinforzo aspettato  dalla truppa nemica 
                              stazionata a San Lorenzo non uscì in nessun 
                              momento in aiuto dei compagni accerchiati . 
                              
                              In vista della difficile  situazione in cui 
                              s’incontravano le compagnie  nemiche  accerchiate 
                              a Meriño, la guida di questa truppa, un contadino  
                              della 
                              
                              zona chiamato Armando Rabí, disse al capitano 
                              Martínez Torres, che come 
                              
                              unica possibilità di rompere l’accerchiamento, 
                              dovevano scendere  verso la vallata di El 
                              
                              Tabaco dai  faraglioni, dall’altro lato della 
                              parte più meridionale della 
                              
                              cima. Approfittando dell’oscurità della notte e 
                              del fatto che la linea 
                              
                              ribelle di Lalo non giungeva in questa parte della 
                              cima, la truppa nemica intraprese accuratamente  
                              la fuga in quella direzione, lasciando indietro il 
                              resto 
                              
                              del gruppo dei  muli. 
                              
                              Fu solamente a mezzanotte, dopo l’arrivo di 
                               Cuevas nell’accampamento nemico già deserto che 
                              ricevetti la conferma della fuga della truppa. 
                              
                              Alle 23.45 inviai un messaggio a Lalo: 
                              
                              “Le guardie si sono disperse per tutto  El Tabaco 
                              apparentemente. Hanno abbandonato sette muli con 
                              alcuna mercanzie, pentole e zaini. 
                              
                              Non si sa dove hanno portato gli altri. 
                               
                              
                              I tuoi 12 ( uomini) secondo le notizie, si sono 
                              uniti ai sette di Camilo che sono andati sulla 
                              cima di Caracas e stavano lungo  il cammino di 
                              Limones. 
                              
                              La mattina, verso le  4. 30, fai alzare la gente e 
                              con la prima luce manda ad esplorare la cima sino 
                              al cammino di Limones, prendi la cima con gli 
                              uomini,  e stai attento a qualche guardia sperduta 
                              rimasta lì e registrate bene tutto, cercando armi, 
                              munizioni, zaini e altro.  
                              
                              In un’ora potete terminare. Lascia appostati sei 
                              uomini, che guardino il cammino sino alle 12 del 
                              giorno, e tu trasferisciti presto a la Mina con 
                              gli altri uomini a riposare .  
                              
                              I muli che prendemmo non portavano munizioni: 
                              investigai per vedere cos’era successo agli altri  
                              Portai le mine.  
                              
                              Anche se il combattimento di Meriño non 
                              rappresentò un apporto importante da un punto di 
                              vista materiale in armi, munizioni e cose varie, 
                              significò a sua volta un’altra vittoria delle 
                              nostre forze in quel settore, che contenne per un 
                              tempo i piani dell’offensiva nemica. 
                              
                              I vari tentativi delle guardie di forzare le linee 
                              ribelli furono tutti respinti. 
                              
                              Il nemico perse almeno otto uomini ed ebbe un 
                              numero indeterminato di feriti, mentre le truppe 
                              ribelli non soffersero una sola perdita. Anche se 
                              il grosso delle due compagnie del Battaglione 19 
                              riuscì a scappare dall’accerchiamento  teso loro, 
                              i nemici persero tutte le loro appartenenze e si 
                              trovarono  in condizioni tanto difficili che 
                              furono poi appena utilizzati con efficacia di 
                              nuovo durante il resto della campagna.  
                              
                              Ma la cosa più importante fu che il tentativo di 
                              penetrazione del nemico nella profondità del 
                              nostro territorio fu respinto. Le guardie furono 
                              scacciate da  Meriño, e impedimmo loro, per il 
                              momento, di realizzare il piano di vincolare 
                              queste truppe a quelle del Battaglione 18, che 
                              avanzava dal sud.  
                              
                              Ora  era il momento di liquidare esattamente 
                              un’altra minaccia. Il giorno dopo mi trasferii a 
                               Mompié e da lì a Jigüe. Non c’era la possibilità 
                              di un minuto di riposo.
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