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                              La vittoria strategica Il nemico giunge a las Vegas
 (Capitolo 6º)
 
                              
                              
                              Fidel Castro Ruz 
                              
                              Il 10 giugno, lo stesso  giorno in cui sbarcò il 
                              Battaglione 18 sulla costa sud, presi una serie de 
                              decisioni per cambiare il dispositivo della difesa 
                              ribelle nella direzione di Vegas de Jibacoa, che 
                              cominciava a profilarsi come il siguente obiettivo 
                              nemico nel settore nordoccidentale. 
                              
                              I soldati  comandati da Horacio Rodríguez 
                              ricevettero l’ordine di concentrarsi in due 
                              gruppi: uno  di loro doveva coprire il cammino di 
                              La Herradura che saliva lungo il fiume –dove 
                              Cuevas aveva  sostenuto la poco  precisa 
                              scaramuccia del giorno 9 -  e l’altro, più 
                              numeroso, avrebbe avuto la missione d’impedire 
                              l’avanzata delle  guardie per il cammino dei 
                              camion che andava da Las Mercedes verso las Vegas, 
                              attravesando Los Isleños e El Mango. Come appoggio 
                              di questo secondo gruppo, nella sua retroguardia, 
                              nella zona di Los Isleños, si sarebbe piazzata la 
                              dozzina  di uomini  che componeva la squadra di 
                              Orlando Lara, che il 3  giugno erano arrivati a 
                               Vegas dal piano, e si mantenevano sino ad allora 
                              in condizioni di riserva. 
                              
                               Cuevas, 
                              da parte sua, in vista della minaccia verificata  
                              nel settore meridionale con lo  sbarco nemico, 
                              ricevette l’ordine di trasferirsi  il giorno 
                              seguente a Mompié, luogo dove stavo io in quel 
                              momento. La mia intenzione, come abbiamo visto 
                              nel  capitolo precedente, era affidargli la 
                              missione di rafforzare le linee ribelli sulla  
                              costa, in vista della nuova e pericolosa  minaccia 
                              esitente con lo sbarco nemico. 
                              
                              In  quanto alle altre parti di quel  settore, gli 
                              uomini di Raúl Castro Mercader e Angelito Verdecia 
                              sarebebro rimasti nelle loro posizioni sul cammino 
                              per  San Lorenzo, e il Che si sarebbe mantenuto da 
                              Minas de Frío al corrente della situazione nella 
                              zona più occidentale del fronte, difesa  dai 
                              gruppi  ribelli appartenenti alla Colonna 7 di 
                              Crescencio Pérez. Durante le ultime settimane non 
                              si era fermato il lavoro di preparazione delle 
                              trincee e delle altre difese in tutto il settore, 
                              missione  che era stata affidata  a Huber Matos e 
                               ad Arturo Aguilera. 
                              
                              Durante la mattina dell’11  giugno, le guardie di 
                              Las Mercedes tentarono di migliorare le loro 
                              posizioni; occuparono  la parte alta  di Las 
                              Caobas, elevazione che domina il cammino dei 
                              carri, che va dall’insediamento  verso Vegas, e 
                              avanzarono nuovamente per il cammino a ferro di 
                              cavallo  del fiume. 
                              
                              Stavolta, senza dubbio, Cuevas, che si manteneva 
                              sempre  in quella  posizione dato che non aveva 
                              ancora ricevuto l’ordine di trasferirsi verso 
                               Mompié, aveva avuto il tempo di preparare bene la 
                              sua posizione.  Ci fu un intenso combattimento che 
                              si prolungò sotto un acquazzone torrenziale, dalle 
                              8.00 di mattina sino alle 22.00 passate. Il nemico 
                              fu respinto e sofferse un numero indeterminato, ma 
                              considerevole, di morti e feriti.  Nel comunicato 
                              di Radio Rebelde su quell’azione, che fu 
                              denominata  Combattimento del Potrero de Jibacoa, 
                              si menzionava il dato che le nostre ridotte, ma 
                              agguerrite forze, avevano usato solo 350 
                              pallottole. Nonostante questo, il giorno dopo 
                              ordinai a  Horacio che registrasse con una parte 
                              dei suoi uomini il luogo dov’era avvenuto il 
                              combattimento per cercare di recuperare le 
                              munizioni usate che le guardie potevano aver 
                              perduto nella loro ritirata.  
                              
                              Sembra che l’effetto del colpo ricevuto in quel 
                              combattimento immobilizzò il nemico accampato a 
                              Las Mercedes, perchè nei giorni seguenti  non 
                              fecero nessun nuovo tentativo, nemmeno  
                              approssimativo o d’esplorazione. La situazione 
                              operativa nel settore si modificò radicalmente con 
                              l’arrivo, tra il 13 e il 14 giugno, di una forte 
                              truppa nemica nella  zona di Arroyón. Le prime 
                              notizie al rispetto le ricevetti il giorno  14, 
                              come sempre, per la via di Horacio Rodríguez, che  
                              manteneva aperto un costante ed efficiente canale 
                              d’informazione  con me, attraverso comunicati 
                              scritti che m’inviava  varie volte  al giorno  con 
                              messaggeri  ribelli.  Si trattava, come sapemmo 
                              dopo, di una nuova unità completa da 
                              combattimento, il Battaglione  19,  guidato dal 
                              comandante Antonio Suárez Fowler, composto da tre 
                              compagnie  di fantería –le numero 91, 92 e 93- e 
                              una squadra di mortai, un totale di circa 400 
                              uomini.  
                              
                               L’arrivo 
                              di questa  unità ad Arroyón terminò 
                              definitivamente di confermarmi che il passo 
                              successivo  del nemico in questo settore sarebbe 
                              stata l’avanzata in direzione Vegas de Jibacoa, 
                              con l’intenzione di occupare questo luogo 
                              strategico. In una mappa si può  provare  con 
                              relativa facilità che l’unica direzione 
                              ragionevolmente  praticabile per una truppa nemica 
                              stazionata ad Arroyón, e interessata nel penetrare 
                              all’interno  del territorio ribelle della 
                              montagna, era quella di Vegas di Jibacoa. 
                              
                              Qualsiasi altra direzione  supponeva il tentativo 
                              di raggiungere l’ imponente massiccio de La 
                              Llorosa, che chiude  in maniera completa il 
                              panorama verso  sudest; ossia fare il giro di 
                              questa montagna  verso  Est per entrare a 
                              Providencia, cosa che mancava di ogni senso 
                              comune. 
                              
                              Da lì che al ricevere le informazioni di Horacio 
                              il giorno 14, giunsi  alla conclusione che 
                              l’arrivo delle forze nemiche ad Arroyón 
                              significava che l’offensiva in direzione di Vegas 
                              era imminente, e che sarebbe avvenuta 
                              probabilmente  senza soluzione  di continuità.
                               
                              
                              Non sapevo  in quel momento che il Battaglione 19 
                              stava prendendo  Arroyón come base avanzata, e che 
                              il loro  seguente passo avrebbe ritardato ancora 
                              alcuni giorni, aspettando la data stabilita dalla 
                              pianificazione nemica come “Giorno-D”, cioè il  
                              giorno in cui avrebbero sferrato la seconda fase 
                              dell’offensiva da tre direzioni principali 
                              d’attacco. Quel giorno sarebbe stato il 19 giugno, 
                              cinque giorni dopo.  
                              
                              Sulla  base di quei dati, avvisai quella notte 
                              dell’imminenza del combattimento i due capitani 
                              che avevano la responsabilità d’impedire 
                              l’avanzata nemica in quella  direzione. A Lara, in 
                              particolare, ordinai che  avanzasse dalle sue 
                              posizioni nella retroguardia delle  linee  ribelli 
                              e si trasferisse alle posizioni di Horacio. In 
                              quello stesso messaggio acclusi un insieme  di 
                              raccomandazioni di carattere tattico, considerando 
                              che tutta l’esperienza combattiva di Lara era 
                              stata nelle piane del Cauto, dove si formò come 
                              guerrigliero e poteva non conoscere alcune 
                              particolarità della nostra lotta sulla  montagna: 
                              
                              Se [le guardie] continuano ad avanzare, lasciatele 
                              avvicinare bene, fate esplodere prima le mine  per 
                               sorprenderli meno protetti e poi aprite il fuoco. 
                              
                              È possibile che prima l’aviazione  percorra il 
                              cammino sparando. Proteggetevi bene nelle trincee 
                              senza dare segnali di vita per poter sorprendere  
                              le truppe. Non sparate anche se loro arrivano 
                              sparando lungo il cammino, sino a quando  non 
                              staranno a tiro sicuro. Usa tu uno dei Garand. 
                              
                              Nel mio messaggio  annunciavo anche a Lara i miei 
                              criteri sulla situazione creata nel settore: “È 
                              molto probabile che domani  si muovano  verso qui 
                              dato che non possono fare altre cose ”. E 
                              concludevo con le sole parole di stimolo possibili 
                              in quelle circostanze tanto complesse: ”Buona 
                              fortuna  a tutti”.  Ciò nonostanate,  partendo 
                              ancora una volta dal  principio di prevenire tutte 
                              le varianti possibili dell’azione  del nemico, in 
                              quello stesso giorno disposi l’invio di una 
                              piccola squadra di otto uomini per il  cammino che 
                              saliva  verso La Llorosa, nel punto conosciuto 
                              nella zona come la collina di El Espejo. La  
                              squadra era composta da quattro combattenti del 
                              plotone di Eddy Suñol, piazzato all’entrata di 
                              Providencia, due di Lara ed altri due inviati 
                              dalla scuola delle reclute. 
                              
                              Il giorno dopo, domenica 15  giugno  - era il 
                              giorno del Papà - sembrarono confermate le mie 
                              previsioni, perchè il nemico avanzò da Arroyón per 
                              il cammino di  Vegas. La gente di Horacio scambiò 
                              alcuni tiri e le guardie si ritirarono nuovamente. 
                              Ancora una volta  l’atteggiamento dei nostri 
                              combattenti mi lasciò insoddisfatto, per cui  
                              sparai un altro forte rimprovero a Horacio: 
                              
                              Voglio che mi spieghi perchè non avete lasciato 
                              avvicinare i soldati; come giustifichi la 
                              necessità d’aver aperto il fuoco ad una distanza 
                              tale da non poter colpire nessuno, scoprendo la 
                              posizione ed esponendola al bombardamento, senza 
                              la minor possibilità di sorprenderli una prossima 
                              volta. Necessito sapere che ragione avevi per 
                              questo, perchè secondo me non è stata la tattica 
                              corretta e non si aggiusta alle istruzioni che ho 
                              mandato con Lara. 
                              
                              Non mi hanno detto  quante pallottole hanno usato, 
                              come se fosse un dato che non interessa per 
                              niente;  tantomeno mi hanno detto che,  nonostante 
                              io te lo abbia chiesto  espressamente per scritto, 
                              se avete registrato  o no il campo dove hanno 
                              combattutto i soldati con Cuevas e se avete,  o 
                              no, trovato munizioni. 
                              
                              Ci sono cose che uno non si spiega bene nel vostro 
                              comportamento. Non ammazzate mai  un [...] 
                              soldato, non prendete loro mai un fucile, sparate 
                              qundo non dovete farlo e non lo fate quando dovete 
                              sparare [...];  sciupate le pallottole e scoprite 
                              le vostre posizioni. Questa non è la forma di fare 
                              la guerra. Perchè volete 
                              le mine?  Adesso 
                              stanno bombardando un’altra volta ed è la 
                              conseguenza dei fatti di ieri; un rischio che non 
                              compensa i risultati di una scaramuccia. 
                              
                              Vediamo se c’è qualcosa di buono. 
                              
                              In realtà, si era trattato di  una finta 
                               realizzata dalla Compañía 93, per ordine del capo 
                              del Battaglione 19, con il proposito di 
                              controllare  se avrebbero incontrato resistenza 
                              nel momento della monovra reale. Quel  giorno 15 
                              ed il seguiente, l’aviazione fu particularmente 
                              attiva sulle  posizioni ribelli, sferrando i 
                              bombardamenti ed i mitragliamenti più  intensi e 
                              prolungati che  avevamo subito sino a quel momento 
                              in tutta la guerra. Era il segnale inequivocabile, 
                              non solo che  le posizioni ribelli erano state 
                              localizzate ma anche che il tentativo di avanzata 
                              verso  Vegas era molto vicino. Vista la povera  
                              attuazione di Horacio presi la decisione, nello 
                              stesso  giorno dell’esplorazione nemica, di 
                              collocare  Lara in una posizione più avanzata; per 
                              fortuna che fu con lui  
                              
                              che si scontrarono le  guardie nella loro 
                              avanzata  da Arroyón. Cumpiendo il mio ordine, 
                              Lara cominciò immediatamente a scavare trincee 
                              alle falde de La Llorosa, di fronte  al cammino de 
                              Arroyón, collocandosi in questo modo, di fatto,  
                              davanti e a  destra delle  posizioni di Horacio. 
                              
                              Il 17 giugno  la truppa nemica accampata ad 
                              Arroyón realizzò una nuova esplorazione in 
                              profondità  e si scontrò immediatamente con gli 
                              uomini di Lara. 
                              
                              A pochi minuti dall’inizio  dell’azione, l’impatto 
                              diretto di un proiettile di bazooka nella trincea 
                              dove combatteva  Orlando Lara,  ferì gravemente il 
                              capitano ribelle. In principio si pensò che fosse 
                              stato un colpo di mortaio  caduto esattamente 
                              dentro la trincea, ma se fosse stato così, non si 
                              sarabbero trovate più tracce nè di Lara, nè dei 
                              suoi compagni. Trasferito velocemente a Vegas, 
                              ricevette le prime cure in quel luogo e quindi fu 
                              inviato a La Habanita. 
                              
                              Dopo le ferite e il trasferimento di Lara, 
                              corrispose a Horacio incaricarsi  della 
                              situazione. Nel rapporto che m’inviò ore dopo,  
                              spiegò che erano stati usati pochi colpi - una 
                              media di 8 o 10 a combattente e che ci furono 
                              almeno quattro colpiti tra le guardie, che si 
                              ritirarono. Inoltre aggiunse:  
                              
                              [...] non abbiamo potuto farli avvicinare troppo, 
                              perchè stavano piazzando una mitragliaterice 30 e 
                              2 mortai,  e abbiamo dovuto sparare da una 
                              distanza di duecento metri perchè i colpi cadevano 
                              sulla nostra posizione. Dal principio abbiamo 
                              dovuto ritirarci rapidamente  dal luogo; avevano 
                              localizzato completamente la posizione. 
                               
                              
                              Horacio aveva disposto la ritirata della linea 
                              ribelle a circa 300 metri, per cui la nuova 
                              posizione era, aprossimatamente, a 600 metri più 
                              indietro dell’incrocio  del cammino di Arroyón con 
                               quello che veniva da Las Mercedes. Resposi alla 
                              sua informazione dicendogli che stavolta non avevo 
                              nulla da obiettare sulla sua attuazione, 
                              considerando le sue spiegazioni, e lo avvisai 
                              nuovamente: 
                              
                              “Fortifica bene la linea che hai adesso. I soldati 
                              crederanno che stai  sempre dove stavi ieri. 
                              Procura di non scoprire la tua posizione sino a 
                              che non sarà indispensabile”. 
                              
                              “Quello che mi soddisfa di più è che stai 
                              controllando con tanta cura l’uso delle 
                              pallottole”  
                              
                              “ Sono sicuro che lottando con intelligenza non 
                              potranno mai prendere Vegas, ed è necessario 
                              resistere per ricevere rinforzi di armi e 
                              prenderli stanchi qui dentro.”  
                              
                              Il Che, senza  dubbio, non considerava  necessaria 
                              la ritirata di Horacio. L’inopportuna ferita di 
                              Lara ci privava della sua presenza in quel 
                              delicato settore, nel momento cruciale che si 
                              avvicinava, per cui la situazione non smetteva 
                              d’essere  preoccupante. 
                              
                              Il giorno dopo tutti aspettavamo l’inizio del vero 
                              tentativo di penetrazione nemica in direzione di 
                               Vegas, ma la giornata fu di relativa calma nel 
                              settore. Ad Arroyón, la forza  accantonata 
                              continuava a ricevere  rinforzi, tra i quali, una 
                              squadra di piccoli carri armati, camions e 
                              bulldozer. Era evidente che il nemico contava su 
                              informazioni abbastanza precise sui preparativi 
                              ribelli lungo il cammino di Vegas, incluidendo i 
                              fosi aperti per cercare  d’impedire il passaggio 
                              dei veicoli motorizzati. 
                              
                              L’alto comando nemico aveva  fissato inizialmente 
                              la data del 18 giugno come giorno dell’inizio, su 
                              tutti i fronti, della seconda fase dell’offensiva. 
                              Ma l’arrivo del Battaglione  11 del tenente 
                              colonnello Sánchez Mosquera al suo punto avanzado 
                              di El Cacao si era dilatato più del previsto e, 
                              come vedremo nel capitolo seguente, non fu che 
                              sino a quello stesso giorno che raggiunse quel 
                              luogo da dove si poteva lanciare all’assalto di 
                              Santo Domingo, senza dubbio, il cuore  ribelle nel 
                              pendio a nord della Maestra. 
                              
                              Il giorno 18, quindi, tutto era finalmente 
                              disposto dal punto di vista del nemico. Oltre alla 
                              posizione  favorevole della forza  giunta quel 
                              giorno  a El Cacao dal settore meridionale, il 
                              battaglione –sbarcato pochi giorni prima – aveva 
                              ricevuto l’ordine  di cominciare a moversi in 
                              quella stessa giornata  verso l’interno della 
                              montagna, sino a  situarsi in un punto avanzato, 
                              da dove poteva anche lanciarsi all’assalto del 
                              ridotto ribelle. 
                              
                              Nel settore nordoccidentale, due battaglioni  
                              completi e rinforzati -il 17 a Las Mercedes ed il 
                              19 in Arroyón-  erano  ugualmente in condizione di 
                              tentare l’attacco. 
                              
                              Alla luce di quello che accadde nei giorni 
                              successivi in quel settore, è bene fermarsi per 
                              ricapitolare la situazione operativa. 
                              
                              La prima cosa che va considerata è che, in quel  
                              momento decisivo dell’offensiva nemica, con serie 
                              minacce poste in non meno di tre direzioni 
                              distinte, e pericoli  di minor importanza in 
                              altri  settori del vasto fronte che dovevamo 
                              difendere ad ogni costo,  contavamo  per questo, 
                              nella direzione centrale e nordoccidentale, su 
                              poco più di 200 uomini debitamente armati. 
                              
                              Una delle mie occupazioni più costanti, durante 
                              tutti quei giorni prima dell’inizio della seconda 
                              fase dell’offensiva nemica, fu  muovere quei 
                              pugni  di combattenti che disponevamo nelle 
                              distinte posizioni che lo necessitavano 
                              maggiormente, in accordo con l’urgenza e la 
                              gravità del pericolo concreto presente in ogni 
                               caso. 
                              
                              E per quello che riguardava specificatamente  il 
                              settore di  Vegas, dopo lo sbarco nemico nel Sud, 
                              non mi era restato altro rimedio che muovere per 
                              questa zona  la combattiva squadra di Andrés 
                              Cuevas porchè indubbiamente  la possibilità di 
                              penetrazione nemica nel nostro territorio da 
                               quella direzione, significava una minaccia  molto 
                              più immediata e pericolosa. Dalle scarse  forze 
                              che difendevano dal fianco nordorientale l’accesso 
                              alla cima della Maestra nella zona di La Plata, 
                              non avevo  modo di prendere uomini di rinforzo e, 
                              al contrario, quello che urgeva era rafforzare la 
                              difesa in quella direzione. Camilo, tuttavia in 
                              cammino dal piano del fiume Cauto, era destinato a 
                              questa zona precisamente per l’eccezionale 
                              significato che aveva il fatto di mantenerla  ad 
                              ogni costo.  
                              
                              D’altra  parte,  nonostante la mia impressione 
                              sempre più chiara che nel settore  nordoccidentale 
                              il nemico avrebbe concentrato il suo colpo 
                               principale in direzione di  Vegas de Jibacoa, non 
                              si poteva in nessuna maniera non considerare la 
                              presenza del Battaglione  17 a Las Mercedes, con 
                              la possibilità ben concreta che potesse tentare 
                               un assalto simultaneo in direzione  San Lorenzo. 
                              Per tanto, era impensabile indebolire le nostre 
                              linee difensive in quella direzione. Come si 
                              ricorderà, il cammino di San Lorenzo era  difeso a 
                              partire dalla collina di El Gurugú dalle squadre 
                              di Raúl Castro Mercader e Angelito Verdecia. Altri 
                              piccoli gruppi erano stati collocati  nella  zona 
                              di Gabiro e sul cammino di Purgatorio. Alcune 
                              decine di uomini  dovevano  mantenere quelle 
                              posizioni nel caso di un attacco nemico in 
                              direzione di San Lorenzo, od anche di Minas de 
                              Frío. Non era ragionevole muovere  uomini di 
                              questa zona per rafforzare le linee di Horacio in 
                               direzione de  Vegas, per quanto necessitati 
                              fossero –com’era realmente- di un’iniezione 
                              addizionale. In quanto ai  gruppi di combattenti 
                              della colonna di Crescencio Pérez, la 7, che erano 
                              stati  distribuiti in un buon numero di posizioni 
                              lungo  la porzione più occidentale del fronte, 
                              andavano presi in considerazione vari fattori: 
                              Crescencio era un vecchio combattente  contadino , 
                              ed una  parte della sua colonna era integrata da 
                              vicini della zona, che la conoscevano molto bene; 
                              aveva pochi uomini con armi da guerra, tra i 
                              quali  erano inclusi i meglio armati di cui 
                              disponevamo  per lottare contra l’ offensiva, 
                              alcuni molto validi, come suo figlio Ignacio, che 
                              morì più tardi a Jiguaní, quasi al finale della 
                               guerra. 
                              
                              Sul fronte occidentale, dall’altro lato, erano 
                              stazionate unità nemiche  importanti - i 
                              Battaglioni 12, 13 e 16- che potevano benissimo  
                              partecipare  all’operazione multiple che 
                              ovviamente s’avicinava, e tentare di raggiungere  
                              la cima della Maestra dalla zona de La Habanita; 
                              e, per ultimo, non era possibile indebolire le  
                              sue posizioni per  rafforzare quelle  di Horacio, 
                              che quindi  avrebebe dovuto difendere l’accesso a 
                              Vegas con gli uomini che aveva a disposizione  in 
                              quel momento. 
                              
                              La chiave era reliazzare la resistenza  con 
                              tenacia e intelligenza, in un terreno, sino ad un 
                              certo punto  favorevole al nemico, nella misura in 
                              cui gli permetteva di  avanzare in maniera 
                              spiegata e di utilizzare  mezzi meccanizzati ed 
                              anche  artiglieria  da campagna, al meno nei primi 
                              momenti della sua avanzata. 
                              
                              I punti fondamentali da difendere erano un poco 
                              più a est, verso dove di dirigeva, secondo il mio 
                              criterio, il colpo principale del nemico, e, per 
                              essere preciso, concentrare lì il grosso delle sue 
                              forze. 
                              
                              La mattina di giovedì  19 giugno, in movimento 
                              coordinato con l’avanzata del Battaglione 11 di 
                              Sánchez Mosquera verso Santo Domingo nel settore 
                              nordorientale, e la penetrazione del Battaglione 
                              18 di Quevedo verso La Caridad nel settore sud, i 
                              Battaglioni  17 e 19 intrapresero l’offensiva in 
                              direzione di Vegas de Jibacoa, sul fianco sinistro 
                              della nostra linea, ognuno dalle sue rispettive 
                              basi a Las Mercedes e Arroyón. In totale 
                              parteciparono all’operazione verso Vegas più di 
                              500 soldati nemici, appoggiati da vari T-37, per 
                              l’aviazione e due batterie di mortai. 
                              
                              Le guardie raggiunsero con relativa facilità il 
                              punto in cui  si incontravano i due cammini, e a 
                              partire da lì unirono le loro forze e cominciarono 
                               ad avanzare in un fronte, relativamente aperto, 
                              di circa 500 metri in totale, ai due  lati del 
                              cammino verso  Vegas. Il bombardamento dei mortai  
                              sulle  posizioni ribelli  era incessante. 
                              
                              Dopo una sparatoria di alcuni minuti contro il 
                              nemico, gli uomini di Horacio  ricevettero l’ 
                              ordine di ritirata e ripiegarono verso quello che 
                              avrebe dovuto essere una seconda linea difensiva  
                              dietro  Los Isleños e all’inizio della collina El 
                              Mango. In quel  luogo le condizioni per sostenere 
                              la spinta del  nemico erano molto più favorevoli, 
                              dato che  il terreno si  stringeva tra la ripida 
                              falda della collina  La Llorosa e il burrone  del 
                              fiume  Jibacoa, a sinistra  delle posizioni  
                              ribelli. Le guardie erano obbligate a chiudere il 
                              loro fronte d’avanzata e circoscriverlo 
                              praticamente a pochi metri, ai due lati del 
                              cammino,  facilitando la resistenza ribelle. Era 
                              certo che in questo luogo esistevano le 
                              possibilità di sostenere la linea almeno per 
                              diverse ore e provocare perdite al nemico con una 
                              preparazione adeguata del terreno e la 
                              collocazione  delle mine sul cammino per contenere 
                              l’avanzata dei carri armati  T-37, i nostri 
                              combattenti avrebbero potuto cambiare, in una 
                              certa misura, il corso degli avvenimenti quel 
                              giorno, se fossero stati disposti a sostenere una 
                              vera resistenza. 
                              
                              Quella seconda posizione fu  sostenuta dai 
                              combattenti ribeli per poco tempo.  La ritirata 
                              ordinata da Horacio si prolungò, di fatto, quasi 
                              senza soluzione  di continuità, molto al di là 
                              della collina El Mango. 
                              
                              Già nel rapporto che ricevetti dalla  linea di 
                              combattimento, poco dopo mezzogiorno, Horacio 
                              m’informava di quel che era accaduto e della sua 
                              ritirata. 
                              
                              Con un messaggio che m’inviò il Che alle 14:10 
                              ebbi la conferma che nel ripiegare, Horacio aveva 
                              lasciato libera tutta la zona di El Mango e si era 
                              collocato dall’altra parte  del fiume, nella 
                              salita alla collina  El Desayuno. Questo 
                              significava che il nemico poteva andare oltre, 
                              senza impedimento alcuno, precisamente nella zona 
                              dove la resistenza fosse stata più efficace. 
                              
                              In quello stesso messaggio del mezzogiorno di  
                              giovedì 19, il Che mi informò di alcune 
                              disposizioni adottate nel settore, in vista del 
                              ripiego della linea ribelle sino alla collina  El 
                              Desayuno, tra le quali l’occupazione  della cima  
                              di  Vegas, con alcuni combattenti  della scuola di 
                              Minas de Frío. Quella notte  mi comunicò che era 
                              sceso alla casa  di José Isaac, collaboratore 
                              contadino che viveva a Purgatorio, a metà del 
                              cammino tra Vegas e Minas de Frío, e mi domandò  
                              cosa doveva fare  nel caso in cui Vegas cadesse, 
                              il giorno dopo, nelle mani del nemico, come, a suo 
                              giudizio, era assai probabile. Il Che aveva  
                              concepito il piano, un tanto rischioso  nelle 
                              condizioni esistenti, di attaccare le guardie 
                              dalla retroguardia  con parte dei ribelli che 
                              coprivano la  direzione di San Lorenzo e con 
                              alcuni uomini disponibili che  Crescencio aveva a 
                              La Habanita. 
                              
                              Quando seppi quello che era avvenuto durante la 
                              giornata, anch’io avevo tratto la conclusione che 
                              la caduta di Vegas era inevitabile. In altre 
                              circostanze, la decisione possibile da prendere 
                              era rafforzare in quella stessa notte le nuove 
                              posizioni ribelli sulla collina El Desayuno e 
                              preparare rapidamente una linea di difesa 
                              sufficientemente solida  per contenere il giorno 
                              seguiente il proseguimento  dell’avanzata nemica 
                              in direzione di  Vegas. Non sarebbe stata  la 
                              prima nè l’ultima volta durante la guerra che una 
                              situazione diffícile si  capovolgesse in una 
                              notte. Ma considerando quello che stava succedendo 
                              in quella stessa giornata negli altri due fronti 
                              di combattimento, era assolutamente impossibile 
                              destinare  uomini di altri settori per cercare di  
                              rafforzare la linea ribelle nell’accesso a Vegas. 
                              
                              Quindi, la nostra risposta alla situazione creata 
                              nella notte del 19 in questo settore si doveva 
                              adeguare alla premessa che il giorno  siguente il 
                              nemico avrebbe occupato  Vegas de Jibacoa. 
                              Accettato questo fatto, la prima cosa che si 
                              doveva  garantire era che le guardie non potessero 
                              fare un altro passo avanti. 
                              
                              Vegas de Jibacoa, in definitiva, si prestava per 
                              effettuare lì il contenimento del nemico. Il luogo 
                              era una di quelle valli di montagna  lungo un 
                              fiume, in questo caso il Jibacoa, circondato da 
                              tutte le parti da alture e cime che,  se 
                              riuscivamo ad occuparle con le nostre forze, 
                              potevano trasformarsi in un avera trappola per 
                              topi per le guardie. È evidente che  la prima 
                              misura presa dal Che  era quindi pienamente 
                              indovinata.   
                              
                              In ultima istanza, quello che accadde quel giorno 
                              a  Santo Domingo e sul cammino di  Vegas, e quello 
                              che sembrava  potesse accadere a Sud, figurava 
                              dentro i nostri calcoli come una delle varianti, 
                               era la possibile penetrazione del nemico nel 
                              cuore del territorio ribelle e la conseguente 
                              concentrazione delle nostre forze in anelli 
                              difensivi sempre più stretti , con l’intenzione di 
                              proteggere sino al finale la zona di La Plata ed i 
                              suoi obiettivi cruciali: l’emittente, l’ospedale  
                              e le installazioni logistiche create  in questo 
                              luogo. E se, al finale non eravamo capaci di 
                              difenderla, disperdere le nostre forze in gruppi 
                              più piccoli, in condizione di cominciare di nuovo 
                              la guerra di movimento dei primi tempi. 
                               
                              
                              In linea con questa  strategia decisi quella 
                              stessa notte di orientare il Che a muovere gli 
                              uomini della colonna di Crescencio verso la cima 
                              della Maestra,  più vicino a La Habanita, 
                              includendo i gruppi stazionati a El Macho e El 
                              Macío, a ovest del settore centrale dell’offensiva 
                              nemica verso  Sud, con il proposito raggrupparli  
                              per creare linee di difesa più unite. 
                              
                              Nel caso specifico che Vegas fosse occupata dal 
                              nemico il giorno seguente, gli uomini incaricati 
                              della difesa del suo accesso dovevano essere 
                              distribuiti per tutti i punti che  permettevano di 
                              contenere l’ulteriore avanzata di quelle  truppe, 
                              in direzione della cima  della Maestra e l’altura 
                              di Mompié, ed in particolare la zona conosciuta 
                              come Minas del Infierno, la via naturale d’accesso 
                              a Mompié da Vegas. 
                              
                              Nel messaggio che gli inviai con queste 
                              istruzioni,  insistevo ancora una volta con il Che 
                              sul concetto di base del piano: 
                              
                              Sino a che resta  una speranza de mantenere il 
                              territorio di la Plata, non dobbiamo variare la 
                              strategia. 
                              
                              Il problema essenziale è che non abbiamo uomini 
                              sufficienti per difendere una zona tanto amplia. 
                              Dobbiamo tentare la difesa riconcentrandoci prima  
                              de lanciarci di nuovo nelle azioni  irregolari. 
                              
                              All’alba di venerdì  20 giugno, le guardie, in 
                              effetto, iniziarono nuovamente l’avanzata  in 
                              direzione di Vegas. Dopo una debole e breve 
                              resistenza, i combattenti ribelli  cominciarono a 
                              ritirarsi dalla collina El Desayuno. A mezzogiorno 
                              nella ritirata avevano già superato  le ultime 
                              case di Vegas e si erano fermati nella salita 
                              verso Minas del Infierno. In questo  modo 
                               lasciarono il cammino libero per  il nemico, la 
                              cui avanguardia entrò a Vegas nelle prime ore del 
                              pomeriggio senza quasi sparare un colpo.  
                               
                              
                              Era più che eloquente il tono del messaggio che 
                              ricevetti dal  Che in quel pomeriggio: 
                              
                              Oggi come poche volte nel  trascorso di questa 
                              rivoluzione, ho ricevuto un colpo tanto disperante 
                              come questo. 
                              
                              Facemmo  sforzi per  coprire Horacio sul fianco 
                              sinistro, con due fucili e 4 granate, la mia 
                              presenza personale (e Miguel), per coprire tutta 
                              la collina che stava alla sinistra  di Horacio. 
                              Tranquilizzato perchè non spararono nemmeno  un 
                              tiro nel pomeriggio e facendo piani per riscattare 
                              anche le  bombe che, secondo alcune versioni erano 
                              sepellite, quando riesco ad articolare una linea 
                              di difesa e mi dispongo a scendere a Vegas, mi 
                              giunge  una nota di Sorí che mi annuncia che già 
                              non c’è un essere vivente  in questo luogo e che 
                              Horacio si ritirava verso  Antonio el gallego 
                              [Antonio Morcate, vicino di Minas del Infierno] 
                              con la sua gente. 
                              
                              Il Che concludeva il suo messaggio con questo 
                              tocco d’ironia, così caratteristico in lui: 
                              
                              Devo dirti che in questi  due giorni non abbiamo 
                              sparato un colpo. Il tuo ordine di risparmiare  
                              munizioni e stato seguito al massimo. 
                              
                              L’informazione che io avevo ricevuto da Vegas 
                              giustificava pienamente questa valutazione del 
                              Che. Prima di  ricevere il suo messaggio a La 
                              Plata, dove rimasi quei due giorni informato 
                               degli avvenimento che sviluppavano 
                              simultaneamente nei  tre settori della battaglia,  
                              avevo mandato una breve nota a Celia, che stava 
                              sempre a Mompié attuando come vincolo,  nella 
                              quale dopo la comunicazione che le notizie da 
                              Vegas erano vergognose e deludenti, le indicavo 
                              quanto segue: 
                              
                              Comunica al Che, come ordine mio, d’investigare 
                              quello che era accaduto, disarmare  tutti coloro 
                              che erano stati protagonisti d’azioni di 
                              vigliaccheria, ed inviare ragazzi della scuola ad 
                              utilizzare quei  fucili.  
                              
                              Inviarmi detenuto il responsabile della  perdita 
                              del detonatore, cavo e bomba e di qualsiasi altra 
                              atrocità del genere, e comunicare ad Horacio 
                              l’ordine di resistere metro per metro sul 
                              terreno di Vegas, con gli uomini che ha. 
                               
                              
                              A quell’ora io ignoravo che già non era più 
                              possibile offrire resistenza alcuna, perchè Vegas 
                              era stata virtualmente abbandonata al nemico anche 
                              se ero già convinto che le guardie avrebero 
                              realizzato il loro obiettivo. 
                              
                              Per questo chiesi  a Celia nello stesso  messaggio 
                              che ordinasse ad Aguilerita di cominciare  a 
                              fortificare con buone trincee Minas del Infierno 
                              ed il cammino che saliva da lì verso la cima de 
                               la Maestra, che, come ho già detto, era la rotta 
                              più probabile del nemico nel caso in cui avesse 
                              deciso di proseguire la sua penetrazione.  
                               
                              
                              Nello stesso  amaro messaggio che il Che mi aveva  
                              inviato nel pomeriggio di quel giorno, 
                              considerando il virtuale abbandono da parte delle 
                              nostre forze a Vegas de Jibacoa, mi chiedeva 
                              istruzioni  precise su cosa fare nei  casi della 
                              scuola di Minas de Frío, le posizioni di Raúl 
                              Castro Mercader e Angelito Verdecia lungo il 
                              cammino di San Lorenzo; quelle  di Alfonso Zayas 
                              nella zona di El Jíbaro e quelle degli uomini di 
                              Crescencio Pérez. E aggiungeva, con una sicura 
                              valutazione della situazione nel suo insieme, nel 
                              settore: 
                              
                              Ora va considerata la quantità  di cammini da 
                              difendere. Io non ho armi per  farlo se qualcuno 
                              tra questa gente non mi aiuta. Prenderò nuovamente 
                              dai chiostri i fucili da caccia e  vedremo. [...] 
                              io rimarrò in casa di José Isaac sino a ricevere 
                               contestazioni e ordini espliciti, e se alle 5 di 
                              mattina [del 21] non li avrò  ricevuti, farò 
                              quello che crederò conveniente, secondo le 
                              circostanze. 
                              
                              Quando ricevetti  il messaggio del Che,  chiesi  
                              inizialmente per telefono a Celia che, rispondendo 
                              alla sua richiesta d’istruzioni, gli comunicasse 
                              le seguenti decisioni: primo, trasferire gli 
                              uomini di Raúl Castro Mercader e de Angelito 
                              Verdecia verso Minas del Infierno e l’uscita da 
                              Mompié perchè s’incaricassero della difesa di 
                              quell’accesso; secondo, subordinare a costoro  il 
                              personale di Horacio e quello che era di Lara; 
                              terzo, coprire con personale della Colonna 7 le 
                              posizioni che stavano occupando quei due capitani 
                              nel cammino di San Lorenzo; quarto, informarlo che 
                              io sarei sceso alle nuove linee difensive per 
                              ridistribuire le armi della gente di Horacio e di 
                              Lara tra un rinforzo di 10 buone reclute della 
                              scuola, che il Che doveva inviare in questo 
                               luogo, più altri cinque uomini del plotone di 
                              Jaime Vega che avrei portato con me sin là. Vega 
                              si sarebbe incorporato pochi giorni prima con noi, 
                              con un gruppo di combattenti della provincia di 
                              Camagüey. 
                              
                              In definitiva, come ho già  spiegato prima, la mia 
                              intenzione era sempre stata che il Che 
                              s’incaricasse, se le circostanze lo esigevano, 
                              della difesa del settore più occidentale del 
                              nostro fronte. Glielo feci sapere espressamente 
                              quella stessa  notte in un secondo messaggio  nel 
                              quale gli indicavo che si occupasse della difesa 
                              de la Maestra da  Purgatorio e sino a  Mompié, 
                              includendo  Minas de Frío. Devo dire  che durante 
                              tutte le settimane di preparazione della difesa 
                              del nostro territorio, in previsione 
                              dell’offensiva nemica, e durante il suo sviluppo 
                              sino a quel momento, il Che aveva agito di fatto 
                              come secondo capo  del fronte. 
                              
                              Negli  archivi si conservano decine di messaggi 
                              scambiati tra di noi, nei quali da parte mia, non 
                              solo gli davo indicazioni su cosa fare  nel 
                              settore a suo carico, ma anche, lo mantenevo 
                              informato degli avvenimenti negli altri settori e 
                              lui, da parte sua, m’informava delle   misure che 
                              prendeva e del compimento delle mie istruzioni; 
                              inoltre mi faceva  proposte e mi dava notizie su 
                              quel che avveniva.   
                              
                              La decisione  presa  in relazione al trasferimento 
                              verso Minas del Infierno e Mompié dei gruppi  di 
                              Raúl Castro Mercader e Angelito Verdecia, fu 
                              rivista quasi immediatamente per via 
                              dell’evoluzione degli avvenimenti a partire dal 21 
                              giugno.   
                              
                              Quel giorno Horacio aveva chiesto l’invio di Luis 
                              Crespo perchè lo aiutasse nel comando dei suoi 
                              uomini, dato che aveva una gamba in cattive 
                              condizioni e non si poteva  muovere. In un 
                              messaggio a Celia cercò di spiegare quel che era 
                              accaduto e disse che il suo atteggiamento non era 
                              dovuto  a vigliaccheria nè a mancanza di 
                              decisioni, e dichiarava che aveva dato ai suoi 
                              uomini l’ordine di non ritirarsi sino a che in 
                              ogni imboscata si fossero causate  almeno due o 
                              tre perdite al nemico. Quest’ultima cosa era un 
                              indizio che a quell’altezza, ancora, Horacio non 
                              aveva inteso l’essenza della nostra condotta di 
                              fronte all’offensiva sferrata dalle guardie, che 
                              non era altro se non resistere ad ogni costo.
                               
                              
                              Per quello, il giorno dopo, comunicai ad Horacio 
                              la sua sostituzione con Crespo, al comando del 
                              personale di Minas del Infierno. Sino a quel 
                              momento, il capitano Luis Crespo era stato 
                              incaricato della fabbrica di mine stabilita a El 
                              Naranjo, a poca distanza da Santo Domingo. Questa 
                              installazione avevamo dovuto smantellarla ed 
                              evacuarla in vista dell’occupazione  del luogo da 
                              parte del battaglione di Sánchez Mosquera. 
                              
                              È bene chiarire  che Horacio Rodríguez dimostrò 
                              poi le sue  condizioni di combattente e capo 
                              guerrigliero. Fu precisamente la sua audacia la 
                              causa della sua morte a Manzanillo, il giorno dopo 
                              il trionfo rivoluzionario, quando si disponeva a 
                              catturare vari sbirri della tirannia che sino a  
                              quel momento erano riusciti a sfuggire 
                              all’arresto. Ma la sua azione a Vegas de Jibacoa 
                              fu realmente sfortunata. 
                              
                              Quello stesso  22 di giugno  si ritirarono da  
                              Vegas de Jibacoa, di ritorno a Las Mercedes, 
                              quelle forze del Battaglione 17 che avevano 
                              partecipato alla cattura di questa  posizione, nel 
                              pieno della montagna e dentro il nostro 
                              territorio. Restarono lì le tre compagnie del 
                              Battaglione 19, che  stabilirono il loro 
                              accampamento nella  parte bassa della valle e 
                              nelle alture più modeste e vicine al fiume. 
                              
                              La relativamente facile occupazione di las Vegas 
                              de Jibacoa fu un rovescio significativo per i 
                              nostri piani  di contenimento e indietreggiamento 
                              dell’offensiva nemica. Nel  primo ordine, si 
                              trattava di un luogo che era stato una base 
                              importante d’ operazioni per noi. Lì io avevo 
                              stabilito in varie occasioni, il Quartier 
                              Generale. Da quel luogo  Celia operò per molte 
                              settimane nel suo attivo e vitale lavoro di 
                              sostegno  generale  dello sforzo guerrigliero. 
                              Contavamo inoltre, sulla collaborazione  unanime 
                              di tutti gli abitanti  contadini. Lì effettuammo, 
                              nello stesso giorno dell’inizio dell’offensiva 
                              nella zona di Las Mercedes, la prima assemblea 
                              contadina nella Sierra Maestra. Vegas de Jibacoa 
                              era un luogo, sino a un certo punto, simbolico 
                              della nostra lotta. 
                              
                              In secondo ordine, non si poteva  disconoscere il 
                              significato strategico di questa posizione  per la 
                              sua ubicazione al piede della Maestra, nel centro 
                              stesso del settore nordoccidentale della zona 
                              d’operazioni della Colnna 1. La possibilità 
                              d’accesso a  Vegas di mezzi meccanizzati per il 
                              cammino dei carri di Las Mercedes, avrebbe 
                              permesso al nemico di mantenere un appoggio 
                              logistico facile per la truppa  stazionata lì, che 
                              a sua volta s’incontrava, teoricamente, in 
                              condizioni d’intraprendere azioni  offensive 
                              ulteriori in varie direzioni lungo i cammini  che 
                              partivano dalla valle  verso diversi punti della 
                              cima  della Maestra, tra i quali, luoghi  tanto 
                              vitali come Minas de Frío e Mompié. 
                              
                              Però, forse, il significato  maggiore 
                              dell’occupazione di Vegas de Jibacoa fu il suo 
                              impatto morale nel comando e nelle truppe nemiche. 
                              La scarsa resistenza incontrata nella difesa di un 
                              luogo tanto strategico, e la rapida realizzazione  
                              dell’obiettivo voluto, servirono, con effetto 
                              favorevole, nell’operazione d’occupazione di Santo 
                              Domingo, per contrarrestare nel nemico l’effetto 
                              del rovescio che avevamo subito lo stesso  giorno 
                              20 da parte del Battaglione  18 nel settore 
                              meridionale, e per creare l’illusione che la 
                              battaglia contro l’Esercito Ribelle si poteva  
                              vincere con relativa facilità. Anche se, come 
                              dimostrarono i fatti  successivi,  quel  fattore 
                              creava anche un’ingannevole  sensazione di fiducia 
                              che poteva portare il nemico a commetere errori 
                              d’apprezzamento  o attuazione, con conseguenze 
                              potenzialmente pericolose  per i   suoi propositi; 
                              non era meno certo che dopo i risultati a Santo 
                              Domingo e a  Vegas de Jibacoa il morale del nemico 
                              sperimentò  un rialzo momentaneo, che si poteva 
                              tradurre in una maggior iniziativa ed una condotta 
                              più aggressiva  da parte sua. 
                              
                              Tutti questi  elementi andavano considerati nella  
                              nostra valutazione della situazione  operativa 
                              generale dopo il 20  giugno, e delle misure che 
                              dovevamo adottare. Con il nemico a Santo Domingo, 
                              al piede della cima  della Maestra a La Plata, e 
                              risalendo lungo il fiume La Plata, andando verso 
                              questo luogo, la presenza delle guardie a Vegas 
                              passava in realtà ad un secondo piano nelle 
                              priorità. 
                              
                              La tattica da seguire in quel caso  era far si che 
                              non avanzassero di un altro passo, ossia, 
                              contenerli e, per riuscirci, utilizzare le forze 
                              strettamente necessarie. Il momento in cui 
                              procedere contro di loro sarebbe giunto dopo, come 
                              in effetti giunse.  
                              
                              (Continuerà /Traduzione Gioia Minuti)
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