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                              LA VITTORIA STRATEGICA Pressioni da Minas de Bueycito
 (Capitolo 4º)
 
                              
                              
                              Fidel Castro Ruz 
                              
                              L’11º Battaglione dell’Esercito della tirannia, 
                               comandato dal tenente colonnello Ángel Sánchez 
                              Mosquera, occupava il villaggio di Minas de 
                              Bueycito, nel settore nordorientale del territorio 
                              ribelle, da molto tempo prima del 25  maggio, data 
                              dell’inizio effettivo della prima fase 
                              dell’offensiva nemica. In quel luogo  il capo del 
                              battaglione aveva accumulato un sanguinoso foglio  
                              di servizio con la  sua feroce repressione contro 
                              la popolazione della zona. 
                              
                              Nelle  settimane immediatamente precedenti 
                              l’inizio della grande operazione, il nemico 
                              realizzò incursioni all’interno della montagna, 
                              che provocarono diverse scaramucce ed incontri con 
                              le forze ribelli che operavano nella zona, 
                              composte, fondamentalmente, dagli uomini agli 
                              ordeni del capitano Guillermo García, con il 
                              rinforzo sollecitato alla Colonna 3 di Juan 
                              Almeida, e dal personale della Colonna 4, già in 
                              quel momento agli ordini  del comandante Ramiro 
                              Valdés, dopo il trasferimento del Che a Minas de 
                              Frío. 
                              
                              Le due ultime  azioni, prima dell’inizio ufficiale 
                              dell’offensiva, avvennero esattamente venerdì 23  
                              e sabato 24 maggio, i due giorni precedenti 
                              l’inizio della stessa e non diedero maggiori 
                              conseguenze. Nella prima azione i ribelli e le 
                              guardie si spararono a vicenda a Montero, e nella 
                              seconda nei dintorni di San Miguel,  due località 
                              molto vicine  a Minas de Bueycito. Nei due casi, 
                              Ramiro informò che il nemico aveva avuto diversi 
                              feriti ed una guardia morta. 
                              
                              Il 28, quando era già cominiciata realmente 
                              l’offensiva con l’avanzata verso Las Mercedes e la 
                              sua occupazione, mi giunsero a la La Plata notizie 
                              di Ramiro su due altri incontri stavolta a Los 
                              Doctores e di nuovo a Montero.  
                              
                              Considerando  gli spostamenti delle principali 
                              unità nemiche in preparazione dell’offensiva, non 
                              c’erano dubbi che corrispondeva all’11º 
                              Battaglione un ruolo importante.  La posizione che 
                              occupava era, assieme al villaggio di Estrada 
                              Palma, uno dei punti  di partenza più logici per 
                              qualsiasi movimento verso l’interno del nostro 
                              territorio verso il  Nord. Da  Minas de Bueycito, 
                              la cosa più probabile era che il nemico eseguisse 
                               il suo tentativo  di penetrazione in direzione 
                              del corso  superiore del fiume Buey, e occupasse 
                              succesivamente i villaggi di La Otilia, San 
                              Miguel, El Macío e La Estrella. 
                              
                              All’altezza di quest’ultimo luogo, ci si potevano 
                              aspettare tre varianti tattiche: una  sarebbe la 
                              continuazione della loro avanzata nella stessa 
                              direzione generale verso  Sud, con l’intenzione di 
                              superare i quartieri di Platanito, Caña Brava e La 
                              Habanera, e raggiungere la cima della Maestra 
                              nella zona di Santana de Buey; la seconda poteva 
                              essere la deviazione della rotta  verso  sudovest, 
                              a la ricerca della cima  di El Descanso, 
                              laciandosi indietro  i quartieri di Banco Abajo e 
                              Banco Arriba; la terza,  continuare sino a Caña 
                              Brava e deviare, allora la rotta  verso sudovest, 
                              in direzione della sorgente del torrente di 
                              California. In qualsiasi  di queste tre opzioni, 
                              il nemico,  se avesse realizzato il suo obiettivo, 
                              sarebbe restato in posizione favorevole  per 
                              proseguire la sua penetrazione tra le alture, 
                              verso le zone di La Jeringa o San Francisco, nel 
                              corso 
                              
                              superiore del fiume Yara, considerando che le due 
                              ultime varianti avrebbero avvicinato l’11º 
                              Battaglione verso Oveste al suo obiettivo finale: 
                              Radio Rebelde e il Quartiere Generale  del Primo 
                              Fronte. Il  nostro apprezzamento prima dell’inizio 
                              delle operazioni, era che il nemico avrebbe 
                              cercato di  seguire una di queste rotte. 
                              
                              La prima azione importante  in questo settore 
                              avvenne giovedì 29  maggio. Quel giorno l’11º 
                              Battaglione  cominciò la su avanzata definitiva 
                              verso l’interno del  territorio ribelle dalla sua 
                              base d’operazioni a Minas de Bueycito. Circa a 
                              mezzogiorno, dopo aver passato La Otilia, la forte 
                              ed abbastanza esperta truppa nemica si scontrò con 
                              l’imboscata tesa da Guillermo García, all’altezza 
                              di El Macío, e  si scatenò  un furioso 
                              combattimento. La colonna principale delle guardie 
                              fue obbligata a detenere la sua avanzata, ed i  
                              nostri combattenti riuscirono a respingere i vari 
                              tentativi del capo nemico di fiancheggiare  le 
                              posizioni ribelli per giungere alla loro 
                              retroguardia. Durante l’intenso bombardamento dei 
                              mortai che ordinò  Sánchez Mosquera per cercare di 
                              allontanare  gli uomini di Guillermo, il 
                              combattente Manuel Díaz fu ferito abbastanza 
                              gravemente. 
                              
                              A El Macío si continuò a  combattere in modo 
                               intermittente per i tre giorni seguenti.  
                              Nonostante la pressione  costante di Sánchez 
                              Mosquera, che disponeva  di più di 300 uomini ben 
                              armati ed equipaggiati, ed i  suoi abili tentativi 
                              d’infiltrarsi ai  fianchi delle  nostre forze, la 
                              rapida mobilità delle  squadre ribelli, la tenace 
                              determinazione dei 
                              
                              loro integranti di compliere le istruzioni di non 
                              cedere sino all’ultimo sforzo, e la capacità 
                              dimostrata da Guillermo per situare un’imboscata 
                              dopo l’altra approfittando al massimo i vantaggi 
                              del terreno, permisero di riuscire a disgregare e 
                              ritardare l’avanzata nemica. 
                              
                              In una di quelle  innumerevoli  azioni, il 
                              messaggero ribelle Misaíl Machado fu sorpreso il 2 
                              giugno e morì combattendo contro una pattuglia di 
                              guardie. Fu il primo morto tra le nostre forze 
                              durante lo sviluppo dell’offensiva nemica. 
                              
                              Fu solo l’8 giugno che  Sánchez Mosquera, 
                              rifornito  di pallottolle e munizioni, riuscì ad 
                              avanzare verso i dintorni di La Estrella. In 10 
                              giorni, il poderoso 11º Battaglione, che contava 
                              sui  soldati veterani tra quelli che avevano 
                              combattuto  contro di noi nelle  montagne, non era 
                              riuscito  nemmeno a penetrare di dieci chilometri  
                              nel territorio ribelle, e questo  dice molto sulla 
                              tenacia e l’efficacia della resistenza opposta 
                              dai  nostri combattenti in questo settore e le 
                              adeguate misure  di protezione. Già allora, senza 
                              dubbio, Ramiro mi aveva informato che contava solo 
                              con la metà delle riserve delle munizioni che gli 
                              avevo inviato in previsione di quelle azioni.
                               
                              
                              I nostri uomini  combatterono di nuovo con 
                              coraggio ed efficacia a La Estrella dal giorno  8 
                              sino al seguente, ma non  fu possibile impedire, 
                              in definitiva, che il nemico occupasse il luogo. 
                              Lì, Sánchez Mosquera stabilì l’accampamento, forse 
                              per riposare dopo le dure giornate di logorio 
                              vissute dalle sue guardie dall’uscita da Minas de 
                              Bueycito, o forse chissà per rivalutare i suoi  
                              piani immediati. Questa possibilità aveva il suo 
                              peso alla luce di quello che accadde nei giorni 
                              seguenti.  
                              
                              L’arrivo delle forze nemiche a La Estrella era 
                              parte delle nostre previsioni. Sino a quel 
                              momento, l’11º Battagione  stava seguendo la rotta 
                              del fiume Buey in una delle sue direzioni 
                              previste, che lo avrebbe portato alla cima della 
                              Maestra attraverso la zona di Santana. L’unico 
                              problema immediato pianificato in questo settore, 
                              era quindi l’eccessivo uso di pallottole da parte 
                              dei nostri combattenti, che avrebbe potuto 
                              indebolire la resistenza ribelle, di fronte ad un 
                              ulteriore avanzata delle guardie. 
                              
                              Ramiro insisteva sul  tema nuovamente, in un 
                              messaggio che ricevetti  per telefono il giorno  
                              11. Immediatamente gli risposi in termini molto 
                              duri: 
                              
                              “Non pensate di ricevere una sola pallottola. 
                               Dovete arrangiarvi con quelle che avete o pagare 
                              ben cara la mancanza di testa e di senso comune. 
                              Gli uomini devono sparare sulle guardie e 
                              ammazzarle a bruciapelo, non spaventarle con il 
                              rumore. Non possono sprecare  in due ore le 
                              pallottole che devono durare un mese.  I tipi che 
                               [...] tirano 500 pallottole con una 
                              mitragliatrice  in pochi minuti e poi si vantano 
                              di questo, sono degni d’essere fucilati. Non sono 
                              disposto a permettere che la Riv [Rivoluzione] sia 
                              sgominata per colpa dei cretini”. 
                              
                              “Invierò facoltà eccezionali ai Comt. [comandanti] 
                              ed ai Capt. [capitani] per procedere drasticamente 
                              contro ogni azione   [di] vigliaccheria e 
                              stupidità. 
                              
                              Ti invierò istruzioni  dettagliate mentre si 
                              sviluppano gli avvenimenti. Molta  intelligenza, è 
                              quello che manca maggiormente in questi momenti”. 
                              
                              “[...] Noi abbiamo saputo sostenere la Rev 
                              [Rivoluzione] e farla risorgere con 20  pallottole 
                              per fucile, a Palma Mocha abbiamo ammazzato 5 
                              soldati soldati senza sprecare piu di 280 
                              proiettili ed eravamo dei novellini”. 
                              
                              A mio giudizio, era necessario ancora una volta il 
                              tono di questa risposta, per far sì che i  nostri 
                              combattenti avessero piena coscienza della 
                              necessità di risparmiare  al massimo le nostre ben 
                              scarse risorse. Ma, d’altra parte, si doveva 
                              riconoscere che i difensori di quel settore 
                              stavano facendo uno sforzo  sovrumano di fronte 
                              alla pressione possibilmente più intensa, di cui 
                              era capace il nemico nei distinti fronti della sua 
                              offensiva. Per questa ragione, il giorno dopo, in 
                              un messaggio che inviai  al Che in cui gli 
                              raccontavo gli avvenimenti accaduti nel settore 
                              nordest,  aggiunsi: 
                              
                              “Mandami anche  500 proiettili 30.06 da inviare a 
                              Ramirito, anche se lo farò con il maggior ritardo 
                              possibile, perchè è la sola forma per non restare 
                              senza una pallottola. Ieri gli ho risposto che non 
                              pensassero di ricevere nemmeno una sola ulteriore 
                              pallottola.  
                              
                              Continuo a  pensare che questo [è] il punto più 
                              debole della nostra strategia. 
                              
                              Va ben valutato cosa significava che, a 
                              quell’altezza della battaglia, la risposta 
                              concreta che potevo dare alla richiesta di 
                               risorse di Ramiro, per sostenere la resistenza in 
                              tutto un settore era un tagliente rifiuto, mentre 
                              facevo la silenziosa gestione dell’irrisoria 
                              quantità di 500 proiettili. Così stavamo 
                              resistendo, contro tutti i  pronostici, e , la 
                              cosa più importante, così eravamo convinti di 
                              vincere. 
                              
                              In definitiva riusci ad inviare a Ramiro, i giorno 
                              13, un piccolo rinforzo di 400 pallottole  per 
                              fucili 30.06. Nel messaggio che gli inviai con il 
                              rinforzo,  insistetti di nuovo su questo critico 
                              tema, e gli trasferii anche questa fiducia nella 
                              vittoria: 
                              
                              “Devi  risparmiare (le pallottole)  come questione 
                              di vita o di morte. Sto aspettando grandi aiuti 
                              dall’estero in questo stesso mese. Sono sicuro 
                              che  potremo resistire se se portiamo avanti  il 
                              piano corretto di lotta. 
                              
                              Necessitiamo tre mesi per ricevere i rinforzi 
                               sufficienti con cui lanciarci all’offensiva 
                              quando il nemico sarà virtualmente stanco”. 
                              
                              Certamente, io confidavo sempre nelle possibilità 
                              di ricevere rifornimenti dall’estero, ma ero 
                              convinto che anche se non fosse avvenuto  - e non 
                              fu così? -  i piani di difesa che avevamo 
                              elaborato ci avrebbero permesso di resistere con i 
                              nostri stessi mezzi e con quello che avremmo 
                              strappato al nemico, sino al momento in cui 
                              l’offensiva si sarebbe disgregata e fermata. 
                              Allora l’iniziativa sarebbe passata nelle nostre 
                              mani.  
                              
                              Quella fiducia assoluta si rifletteva nell’ordine 
                              che inviai  a mezzogiorno dell’11 Giugno al 
                              comandante Camilo Cienfuegos, che, come si 
                              ricorderà, stava operando da circa due mesi nelle 
                              vallate  del Cauto perchè si spostasse  
                              urgentemente con il meglio della sua colonna a 
                              rinforzare  la Sierra attacata. Diceva così il 
                              testo completo di quel messaggio: 
                              
                              “Dopo uno studio dettagliato della situazione e 
                              l’analisi dei piani nostri e del nemico, ho deciso 
                               d’inviarti con carattere urgente questo 
                              messaggio. 
                              
                              Ti necessito qui con tutte  le armi buone [di] cui 
                              puoi disporre. Si va a sferrare nella Sierra una 
                              battaglia  della maggior trascendenza. Loro vanno 
                              a concentrare contro tutto questo il grosso delle 
                              loro forze, cercando di dare un colpo decisivo. Il 
                              numero che loro  possono concentrare qui non 
                              importa per i risultati finali, e per questo è 
                              importante che noi si  disponga del minimo 
                              necessario per approfittare al massimo gli 
                              straordinari vantaggi di questo scenario, dove 
                              sappiamo che si sferrerà la battaglia. Questo 
                              minimo si completa con te. 
                              
                              Il tuo spostamento  da lí e sino qui,  a parte il 
                              coraggio che  implica in questi istanti, ha il 
                              vantaggio che in pochi giorni potrai situarti  di 
                              nuovo in questa zona, quando le ragioni di 
                              strategia generale lo  richiederanno. Il nemico 
                              inoltre ha tracciato già i suoi  piani contando 
                              con te là, e noi facciamo in modo che debbano 
                              sferrare la loro battaglia  con te qui. Con 
                              l’obiettivo  d’approfittare al massimo  i vantaggi 
                              della tua presenza qui, devi lasciare una 
                              pattuglia di fucilieri  a operare nella zona, 
                              perchè confonda il nemico  e realizzare tu il 
                              trasferimento, senza che nessuno sappia e/o 
                              indovini la tua direzione.  
                              
                              Dirigiti verso la zona di Santo Domingo. Questo 
                              messaggio penso d’inviarlo anche per un’altra via, 
                              per assicurare che ti arrivi. Sono assolutamente 
                              sicuro del successo dei nostri piani.  
                              
                                
                              
                              Un forte abbraccio”. 
                              
                                
                              
                              In realtà gli agguerriti uomini che gli chiedevo 
                              erano circa 40.  
                              
                              In un messaggio addizionale annesso al precedente, 
                              commentavo a Camilo: 
                              
                              “L’indizio che la lotta forte comincerà da un 
                              momento all’altro me lo dà il fatto che dopo aver 
                              concentrato  grandi nuclei al fronte della Sierra, 
                              da dove non hanno potuto  avanzare,  hanno 
                              realizzato ieri il primo sbarco  sulla costa, a 
                              Las Cuevas, stando a notizie e rapporti  che, 
                              anche se non confermati con esattezza, sembrano 
                              decisamente sicuri. 
                              
                              Da un momento all’altro si devono scontrare  con i 
                              nostri uomini. 
                              
                              E come secondo indizio addizionale, per non 
                              allarmare indebitamente Camilo,  gli mandavo 
                              questa informazione sui nostri piani e condizioni, 
                              come una conferma assoluta  della nostra 
                              confidenza: 
                              
                              “Questo movimento che ti comunico è relazionato 
                              con tutto un piano e una serie di circostanze: la 
                              protezione dei punti dove devono giungere le armi 
                              (alcune delle  quali già sono qui ),  un piano 
                              minuzioso di resistenza all’offensiva e della 
                              controffensiva immediatamente successiva. 
                              
                              Abbiamo trasformato la Sierra in una vera  
                              fortezza piena  di tunnels e trincee. L’impianto  
                              radio è trasformato  in un baluardo  della breccia 
                              rivoluzionaria. Abbiamo installato una  rete 
                              telefonica e molte cose sono migliorate 
                              straordinariamente. Ti faccio questi  chiarimenti  
                              perchè tu non riceva la falsa impressione che 
                              siamo in una situazione difficile. Credo vicina la 
                              Vittoria”. 
                              
                              Sino a quel momento, salvo le forze proprie delle 
                              Colonne 1, 4 e della truppa di  Crescencio, 
                              quest’ultima con davvero poche armi da guerra, 
                              cioè le tre che integravano quello che oggi è 
                              chiamato  Primo Fronte della Sierra Maestra, 
                              l’unico rinforzo ricavato da altri fronti  ribelli 
                              per resistere l’offensiva contro questo nucleo 
                              centrale, era  stato, come si è già detto,  il 
                              grupoo dei combattenti giunti con  Almeida dalla 
                              zona del Terzo Fronte. L’incorporazione di Camilo 
                              e dei  suoi uomini  obbediva a due considerazioni 
                              principali.  
                              
                              In primo luogo, contare con l’iniezione che 
                              avrebbe apportato questo valoroso  e competente 
                              capo con la sua davvero piccola, ma agguerrita e 
                              combattiva truppa,  cosa necessaria alla luce dei 
                              fatti più recenti: affrontare la doppia offensiva 
                              nemica dal Nord e l’apertura di un nuovo settore 
                              nel Sud, dopo lo sbarco del Battaglione  18, il 
                              10  giugno, a Las Cuevas, al quale ci riferiremo 
                              in un capitolo successivo.  Le nostre forze con 
                              armi da guerra erano a mala pena  200 uomini.
                               
                              
                              In secondo luogo, ma con grande significato, 
                               contare con Camilo e con il  Che per la difesa 
                              dei tre settori nei quali, evidentemente, se 
                              sarebbe divisa  l’azione, a  giudicare dai 
                              movimenti realizzati dalle truppe della tirannia. 
                              
                              Non era decisamente facile la missione affidata a 
                              Camilo. Si tratava nientemeno di spezzare 
                              l’assedio nemico della Sierra e, una volta dentro 
                              la montagna, eludere i diversi gruppi  di guardie 
                              che stavano già operando lì,  per giungere nello 
                              stesso cuore  ribelle, e 
                              
                              farlo nel minor tempo possibile. Ma io non avevo 
                              dubbi che lo avrebbe fatto. Il giorno dopo, in un 
                              nuovo messaggio nel quale gli confermavo  l’ordine 
                              come una prevenzione addizionale, nel caso in cui 
                              i due messaggeri precedenti fossero stati 
                              intercettati, gli raccomandavo ancora  una volta 
                              di realizzare il movimento il più segretamente 
                               possibile, perchè nessuno conoscesse la sua 
                              rotta, e che prendesse tutte le precauzioni 
                              necessarie all’ora di passare le linee nemiche. 
                              Camilo, come ci  si aspettava  da lui, realizzò 
                              con successo la  missione, e solo due settimane 
                              dopo l’invio del primo messaggio si trovava già 
                              con 40 dei suoi migliori combattenti nella zona di 
                              La Plata. 
                              
                              Mentre tutti queli avvenimenti si svolgevano nella 
                              zona del fiume  Buey, nei  primi giorni di giugno 
                              cominciai a ricevere alcune confuse informazioni 
                              su  presunti movimenti di truppe nemiche  da 
                              Estrada Palma e il Cerro, in direzione del fiume 
                              Naguas ed, eventualmente, a Santo Domingo. 
                              
                              La prima 
                              
                              comunicazione in questo senso 
                              fu di Horacio 
                              
                              Rodríguez, il giorno 2,  ratificata tre  giorni 
                              dopo, a partire da commenti ascoltati tra gli 
                              abitanti del Cerro. 
                              
                              Ovviamente, l’affidabilità  di queste informazioni 
                              non era molto grande, ma si trattava, nonostante 
                              tutto, di una possibilità che non potevo 
                              tralasciare di considerare. Nella  nostra 
                              valutazione – precedente l’inizio dell’ offensiva 
                              – tra le vie d’accesso al cuore del nostro 
                              territorio, possibili per il nemico, figurava tra 
                              quelle che si dovevano considerare, la 
                              penetrazione verso Santo Domingo dal  Nord o a 
                              nordovest. 
                              
                              Nel caso della prima direzione menzionata, era la 
                              via da Canabacoa a Los Lirios o ad un altro punto 
                              sul fiume Naguas, e da là, attraversando la cima 
                              El Cacao, verso il villaggio con questo nome, 
                              separato da Santo Domingo solo dall’altura di La 
                              Manteca. Nel caso della seconda di queste 
                              direzioni, le varianti erano più numerose: da 
                               Estrada Palma al fiume Naguas, e per il corso di 
                              questo al punto deciso per attraversare la cima 
                               di El Cacao; da Estrada Palma a Providencia, e 
                              per il corso del fiume Providencia sino a Palma 
                              Criolla e allo stesso villaggio El Cacao; o da 
                               Cerro Pelado a Providencia, attraversando Los 
                              Corrales per proseguire per lo stesso mismo 
                              percorso precedente. Ovviamente, una forza nemica 
                              posizionata a Providencia, poteva utilizzare 
                              anche  la via del fiume Yara, che era la rotta più 
                              prevedibile. 
                              
                              L’ubicazione della squadra di Eddy Suñol a 
                              Providencia e del plotone di Lalo Sardiñas  a Los 
                              Lirios rispondeva precisamente a questi possibili 
                              percorsi d’azione del nemico. Nel caso di Lalo, se 
                              si fosse prodotta  una penetrazione nemica nella 
                              zona di Naguas da un punto situato alla sua 
                              retroguardia, il suo dovere era fare  una mezza 
                              curva dalla sua posizione e partire se fosse stato 
                              necessario  per tendere  imboscate a quelle 
                              truppe.  
                              
                              Le notizie non furono confermate. 
                              
                              In definitiva, tutti quei  rumori risultarono 
                              infondati. Una seconda truppa  seguì poi i  passi 
                              del Battaglione 11, e lo fece nella  stessa 
                              direzione. Il 12 giugno, la possibilità di un 
                              tentativo di penetrazione da Providencia e lungo 
                              il fiume  Yara, verso Casa de Piedra e Santo 
                              Domingo, o in qualsiasi delle altre direzioni 
                              successivamente  previste, mi indusse a 
                              considerare l’invio di istruzioni  a Suñol, perchè 
                              ripiegasse verso il cammino  di Gamboa per 
                              proteggere l’accesso per questa via a El Naranjo e 
                              a Santo Domingo. Lo stesso Suñol,  mi aveva fatto 
                              sapere il suo criterio, cioè che  quella truppa 
                              forse non avrebbe raggiunto Providencia, perchè il 
                              fiume era profondo  e  non era facile il passaggio 
                              dei trasporti, ma che avrebbe tentato di 
                              fiancheggiare quella posizione per  penetrare 
                              direttamente al Salto, dietro le linee ribelli, 
                              attraverso la cima de La Llorosa verso La Plata. 
                              
                              Il comunicato  militare, elaborato per Radio 
                              Rebelde il 12 giugno, diceva quando segue sulla  
                              situazione nel settor nordest della battaglia: 
                              
                              “Nell’altro lato della Sierra al nord della 
                              stessa, nella  zona di Bueycito, il nemico ha 
                              lanciato le sue forze all’offensiva tentando 
                              d’avanzare verso la Sierra. Dopo due giorni  
                              d’intensi combattimenti è stata paralizzata 
                               l’avanzata delle forze nemiche che sono riuscite 
                              solo a penetrare di tre chilometri in territorio 
                              ribelle, con un alto prezzo di vite”. 
                              
                              In quello stesso comunicato si reiterava quello 
                              che era divenuto quasi un motivo costante nelle 
                              informazioni che la nostra emittente offriva : 
                              
                              “L’Esercito Ribelle sta combattendo gagliardamente 
                              contro forze infinitamente  superiori in numero ed 
                              armi, che però non potranno vincere la tenace ed 
                              eroica resistenza che in tutte le forme e 
                              tattiche  di lotta immaginabile  stanno offrendo 
                              ed offriranno sempre più intensamente le nostre 
                              forze”. 
                              
                              Non c’era realmente nulla di nuovo da  informare. 
                              
                              Dopo alcune ore di relativa  inattività a La 
                              Estrella, il capo del Battaglione  11 aveva  
                              ordinato, il giorno  10, al grosso delle sue 
                              forzas, di reiniziare l’avanzata  nella stessa 
                              direzione precedente  del corso superiore del 
                              fiume Buey.  
                              
                              Durante le due giornate seguenti, le guardie erano 
                              riuscite a raggiungere i quartieri  di Caña Brava 
                              e Platanito  - dove aveva funzionato uno dei 
                              nostri ospedali da campo diretto dal dottor Sergio 
                              del Valle, già evacuato -  E quelli erano i tre 
                              chilometri a cui si riferiva il comunicato di 
                              Radio Rebelde, guadagnati a sangue e fuoco di 
                              fronte alla costante resistenza dei  combattenti 
                              di Guillermo García e delle squadre della Columna 
                              4. Sino a quel momento, pertanto, sembrava che il 
                              piano nemico si manteneva seguendo la varianti 
                              prevista di raggiungere la cima della Maestra 
                              nella zona di Santana. 
                              
                              Senza dubbio, dal giorno 10, Sánchez Mosquera 
                              aveva  iniziato delle esplorazioni lungo il fiume 
                              Palmarito, affluente del Buey all’altezza di La 
                              Estrella, con l’intenzione di provare una via 
                              alternativa in direzione dei quartieri di Banco 
                              Abajo e Banco Arriba ed, eventualmente, della cima 
                              di El Descanso. Ugualmente, il giorno  12, dopo 
                              aver occupato Caña Brava, inviò una parte delle 
                              sue forza lungo il fiume  California, un altro 
                              affluente del Buey all’altezza di questo luogo, 
                              con l’ intenzione di provare quest’altra  rotta 
                              alternativa che lo avrebbe condotto alla cima di 
                              California. 
                              
                              Tuttavia il 12 giugno,  i nostri capitani nella  
                              zona continuavano a considerare che il colpo 
                              principale del nemico sarebbe proseguito lungo il 
                              fiume Buey, in direzione  La Habanera e la cima 
                              della Maestra a Santana. 
                              
                              Le informazioni che ricevetti quel giorno da 
                              Ramiro raccontavano l’occupazione di Caña Brava, e 
                              ratificavano che quella continuava ad essere  la 
                              direzione dell’avanzata  principale. Lalo 
                              Sardiñas, senza dubbio,  m’informò in quello 
                              stesso giorno dalla sua posizione a Los Lirios de 
                              Naguas, che le guardie stavano entrando a Banco 
                              Abajo, ma non avevano ancora elementi per poter 
                              determinare se erano avvenuti cambi nella 
                              direzione principale. 
                              
                              Fu solo il giorno dopo che la nuova situazione 
                              cominciò  a chiarirsi. 
                              
                              Nel pomeriggio del 13 giugno, un’avanzata delle 
                              forze di Sánchez Mosquera giunse a El Descanso e 
                              si accampò quella  notte attorno alla casa di 
                              Hipólito Vázquez, collaboratore contadino della 
                              nostra colonna. In quel momento, la Forza Ribelle 
                              più vicina  era il plotone di Lalo Sardiñas, che 
                              era sempre imboscato a Los Lirios, a tre ore di 
                              cammino da El Descanso. Fu lo stesso  Lalo che 
                              m’inviò la prima notizia di quel  movimento, il 
                              giorno seguente, di mattina.  
                              
                              L’arrivo  delle truppe nemiche in quel luogo 
                               introdusse un elemento nuovo nella situazione 
                              tattica. In un primo momento non fu possibile 
                              determinare se si trattava di un movimento di 
                              diversione o dell’invio da parte del capo del 
                              Battagione  11 di una piccola forza alla ricerca 
                              di rifornimenti  a Estrada Palma per la via del 
                              fiume Naguas, o se, al contrario, si trattava di 
                              un cambio nella direzione  del colpo principale 
                              nel tentativo di penetrazione dal nordest. Il 
                              fatto era che quel movimento aperse una serie di 
                              varianti nuove a  quelle che  avevamo, per dare un 
                              risposta alle scarse forze di cui disponevamo in 
                              quel momento. 
                              
                              Le due entrate principali che potevano  condurre 
                              direttamente alla zona di Santo Domingo erano 
                              state coperte dal  principio di maggio, quando si 
                              eseguirono  le prime disposizioni di difesa di 
                              fronte all’imminenza dell’offensiva. Eddy Suñol 
                              aveva  mantenuto occupate le posizioni a 
                              Providencia dalle  quali si dominava a vista 
                              tutto  il piano sino a  Estrada Palma, e si poteva 
                              esercitare una prima resistenza effettiva nel caso 
                              in cui il nemico tentasse  di penetrare dal 
                              cammino che seguiva tutto il fiume  Yara da Cerro 
                              Pelado.  
                              
                              L’altra entrata era stata vigilata da  Los Lirios 
                              dal personale di Lalo Sardiñas, poco numeroso e 
                              male armato. Tra Providencia e Santo Domingo, 
                              proteggendo un accesso vitale alla cima della 
                              Maestra per El Cristo, El Toro e Gamboa, dov’era  
                              situata la piccola truppa al comando di Félix 
                              Duque. Nella stessa Santo Domingo, nei dintorni 
                              della casa del collaboratore contadino  Lucas 
                              Castillo, era accampata da un certo tempo  la 
                              squadra al comando di Paco Cabrera Pupo, che 
                              avrebbe agito  come rinforzo in qualsiasi 
                              direzione nella quale la minaccia fosse stata più 
                              evidente.  
                              
                              Questo era tutto il personale - appena 50 uomini 
                              in totale, molti  insufficientemente armati e con 
                              scarsi proiettili -  di cui disponevamo per 
                              affrontare la minaccia che incombeva così vicino 
                              al cuore del nostro territorio. 
                              
                              Supponendo che la truppa che era giunta  a El 
                              Descanso il 13  giugno avrebbe realizzato una 
                              missione combattiva, poteva continuare ad avanzare 
                              verso Los Lirios o prendere il cammino di Loma 
                              Azul per cadere eventualmente a La Jeringa. 
                              
                              Una volta là, poteva scendere  lungo il fiume Yara 
                              verso  Pueblo Nuevo e Santo Domingo, o scalare 
                              direttamente la cima de la Maestra e uscire dalla 
                              retroguardia delle  linee ribelli all’altezza di 
                              Agualrevés. Una terza rotta di quella forza poteva 
                              essere  quella  di proseguire la marcia 
                              attravesando La Sierrita sino a  El Cacao, per 
                              salire poi in alto, cosa che le avrebbe permesso  
                              poi di ricadere direttamente su Santo Domingo. A 
                              tutte quelle  allarmanti possibilità andava 
                              aggiunto il fatto che i movimenti della truppa di 
                               El Descanso potevano essere in comunicazione con 
                              il resto delle forze del Battaglione  11, che sino 
                              a  quel momento sembravano seguire la direzione 
                              originale del loro colpo principale. 
                              
                              Dalla posizione che occupava a Los Lirios, la sola 
                              cosa che poteva fare Lalo Sardiñas era cercare 
                              d’impedire il passaggio del nemico per la prima 
                              delle rotte citate. All’alba del  giorno 14, Lalo 
                              inviò una relazione  urgente a Paco Cabrera Pupo 
                              perchè la trasmettesse a me, mentre, con acuta 
                              percezione della situazione tattica, gli 
                              raccomandava di trasferirsi a El Cacao per 
                              intercettare il nemigo nel caso in cui tentasse la 
                              terza variante. Paco mi trasferì il rapporto di 
                              Lalo, ma dato che aveva  istruzioni precise di 
                              rimanere a Santo Domingo, non si sarebbe mosso 
                              sino a quando non avesse ricevuto un mio ordine 
                              
                              La mia  risposta no si fece sperare. Prevedendo la 
                              posibilità che  la truppa nemiga prendesse il 
                              cammino della Loma Azul verso La Jeringa, che era 
                              una delle  varianti analizzate al suo momento da 
                              me, ordinai a Lalo che rimanesse a Los Lirios e 
                              che, nel caso in cui il nemico seguisse il cammino 
                              di Loma Azul, cercasse  di superarlo e 
                              intercettarlo prima che potesse giungere nelle 
                              alture di La Jeringa. Ancora una volta i nostri 
                              piani di contingenza si dovevano basare nella 
                               superiore mobilità delle forze ribelli, dato che 
                              non c’erano uomini sufficienti per coprire tutti i 
                              possibili accessi. "Noi risentiamo della mancanza 
                              di una riserva minima", scrissi al Che in un 
                              messaggio  che gli inviai alle 14.00 del 
                              pomeriggio del giorno 14, per informarlo su questa 
                              nuova situazione. 
                              
                              Non mi prese molto tempo valutare le implicazioni 
                              di quel movimento nemico e precisare tutti i 
                              possibili corsi d’azione che si aprivano. In 
                              quanto alla difesa della via verso El Cacao, il 
                              pericolo  era meno immediato e ci sarebbe stato il 
                              tempo – alcune ore ancora?-  per prendere le 
                              misure necessarie.
                              
                              
                              Nella  situazione tattica in cui si sviluppava  la 
                              difesa di La Plata, quello che importava era 
                              l’immediato. È rivelatore della nostra messa a 
                              fuoco pragmatica quello che dissi  al Che in 
                              quello stesso  messaggio, riferendomi al pericolo 
                               che rappresentava la truppa giunta  a El 
                              Descanso: 
                              
                              "Vedrò che fare  se avanzano da questa parte". Ma 
                              quello di cui poteva essere sicuro uno qualsiasi 
                              era che, anche in quella difficile congiuntura, 
                              non avevamo perduto nè l’ottimismo,  nè la 
                              fiducia.  
                              
                               "La situazione si era complicata un pò”. Era 
                              tutto quello che ammettevo, riferendomi a quel 
                              settore.  
                              
                              In definitiva, il movimento nemico no mi prese di 
                              sopresa.  Lo stesso giorno 14, prima di ricevere 
                              le notizie inviate da Lalo, avevo scritto  a 
                              Orlando Lara che ci dovevamo aspettare  dall’ 
                              Esercito che cercasse una forma per fiancheggiare 
                              le entrate prevedibili per il ridotto ribelle 
                              della Maestra, a Nord, che erano  Vegas de Jibacoa 
                              e Santo Domingo. In quello stesso giorno avevo  
                              ordinato a Suñol che coprisse  con alcuni dei  
                              suoi uomini, rafforrzati da quelli  Lara, il 
                              cammino che andava da Arroyón all’ alto di La 
                              Llorosa, per evitare che per quella via il nemico 
                              potesse giungere a El Toro. 
                              
                              Come parte delle  misure  di riposizionamento 
                              strategico e tattico prese dopo lo sbarco del 
                              Battaglione 18 a Las Cuevas – che riferiremo nel 
                              capitolo seguente - il 14  giugno inviai alcune 
                              istruzioni  al comandante Ramiro Valdés, capo 
                              della Colonna 4 dopo il trasferimento del Che a 
                              Minas de Frío. Alle  7:00 di mattina  di quel 
                              giorno, quando mi sedetti a  scrivere un lungo 
                              documento di 18 pagine per Ramiro, nella casa del 
                              Santaclaregno a La Plata, non avevo ancora 
                              ricevuto la notizia che la colonna di Sánchez 
                              Mosquera, che esercitava pressioni dalla fine di 
                              maggio, precisamente nel  settore di Ramiro, aveva 
                              cambiato  la direzione della  sua penetrazione e, 
                              apparentemente, ripiegando verso  La Estrella era 
                              giunta  a El Descanso. La supposizione tattica  
                              che usciva da quelle  istruzioni era quindi che la 
                              forza nemica avrebbe continuato ad avanzare nella 
                              stessa direzione che seguiva, con l’intenzione di 
                              occupare la cima de la Maestra dalla zona di 
                              Santana. 
                              
                              Partendo da quella supposizione, orientai Ramiro a 
                              situare una squadra lungo il cammino che portava a 
                              El Hombrito, un’altra nell’alto di Escudero e due 
                              all’entrata del fiume La Mula  - tre possibili 
                              accessi dal  Nord  e dal Sud alla Maestra, a est 
                              di Santana e del pico Turquino -  e che 
                              concentrasse  il resto del personale, cioè il  
                              grosso,  nella difesa del cammino che andava da 
                              Minas de Bueycito a Santana, che sembrava essere 
                              la rotta  principale che tentava di seguire 
                              Sánchez Mosquera. L’idea della manovra era 
                              ritardare l’avanzata del nemico e "[...] fargli 
                              pagare il più caro possibile la penetrazione". In 
                              altre parole, quello che stavo  prevedendo era la 
                              probabilità che non si poteva contenere, in 
                              definitiva, l’avanzata del Battaglione  11 sino 
                              alla cima della Maestra, considerando l’intensità 
                              del colpo, e le forze relativamente scarse che 
                              potevamo opporre. Il proposito della difesa, 
                              quindi, continuava ad essere  il logorio del 
                              nemico  per cercare di stancarlo, ed in 
                              conseguenza, provocare la perdida del suo impulso 
                              offensivo. 
                              
                              Rimproverai  a Ramiro, nel mio messaggio,  l’aver  
                              permesso che si commettessero due dei  peccati 
                              cardinali del nostro decalogo guerrigliero: la 
                              mancanza di preparazione di difese adeguate e lo 
                              spreco di pallottole. 
                              
                              “Considero che  nonostante  la mia insistenza voi 
                              avete tralasciato  il problema delle   trincee e 
                              delle difese,  e non ci sarebbe niente di strano, 
                              perchè  io ho  dovuto  battagliare  molto perche 
                              gli uomini aprissero veri buchi e prepassero 
                              trincee efficaci,  protette contro tutto, e non 
                              piccole fosse ridicole, come fa tendenzialmente la 
                              gran  maggioranza”.   
                              
                              Per questo cammino da las Minas a Santana, ben 
                              fortificato, nè Mosquera nè nessun altro  poteva 
                              avanzare  senza dissanguare al massimo le sue 
                              truppe. 
                              
                              E in relazione ai proiettili: 
                              
                              “Mi pare che la nostra gente  non sta combattendo 
                              lì il nemigo con intelligenza. A giudicare dai 
                              proiettili che si sprecano, ci dovrebbero essere 
                              almeno cento guardie morte, dato che stando noi 
                              alla difesa e loro all’avanzata, si potrebbero 
                              colpire molti nemici da posizioni ben preparate e 
                              combinate.  
                              
                              Ti sembrerà forse  che ti lesino i proiettili.  
                               Comprenderai che non posso far scarseggiare le 
                              nostre già ridotte  riserve per un solo punto, 
                              quando sono cosciente del tempo minimo che 
                              dobbiamo resistere organizzati e del tempo di 
                              ognuna delle tappe successive che si 
                              presenteranno. Realmente ho l’impressione che,  
                              anche se con coraggio, i nostri uomini non stanno 
                              combattendo in questo punto con perizia”. 
                               
                              
                              Quest’ultimo punto, come sempre, era cruciale, 
                              perchè non esistevano reserve di proiettili che   
                              sarebebro terminati presto e nemmeno adeguati  
                              rinforzi di uomini. 
                              
                              In quello stesso documento esposi ampliamente 
                              molti dei concetti strategici che pensavo 
                              d’applicare di fronte all’offensiva nemica, che si 
                              stava avvicinando già al suo momento più critico: 
                              
                              “[...] 
                              
                              in questo momento, sto pensando accuratamente alle 
                              settimane ed ai mesi che verranno. Questa 
                              offensiva sarà la più lunga di tutte, perchè è  l’ 
                              ultima di tutte. Dopo il fallimento di questo 
                              sforzo, Batista sarà perduto irrimediabilemente e 
                              lui lo sa, per cui getterà via il resto. Questa è 
                              quindi la battaglia decisiva che si sta sferrando 
                              precisamente nel territorio più conosciuto da 
                              noi”.  
                              
                              E poi precisavo: 
                              
                              “Io sto dirigiendo tutti i miei sforzi per 
                              trasformare  questa offensiva in un disastro per 
                              la Dittatura, prendendo una serie di misure 
                              destinate a garantire: prima, la resistenza 
                              organizzata per un lungo tempo; seconda, 
                              dissanguare e stancare l’esercito e terza, la 
                              congiunzione di elementi e armi sufficienti per 
                              sferrare l’offensiva appena loro cominceranno a 
                              vacillare. Sto preparando una per una le aree di 
                              difesa successiva. 
                              
                              Sono sicuro che faremo pagare al nemico un prezzo 
                              altissimo. A quest’ora  è evidente che sono molto 
                              in ritardo nei loro piani  e presumo anche che ci 
                              sarà molto da lottare, e dati gli sforzi che 
                              dovranno fare per guadagnare terreno, non so sino 
                              a quando durerà a loro l’entusiasmo. 
                              
                              La questione è rendere sempre più forte la 
                              resistenza e questo  sarà così, nella misura in 
                              cui le loro linee si allungheranno e noi 
                              ripiegheremo verso i luoghi più strategici”. 
                              
                              L’ idea strategica era organizzare una difesa 
                              scaglionata, sempre più ferma mentre si 
                              concentravano le linee difensive, e sempre più 
                              costosa per il nemico, che aveva tre fattori a 
                              sfavore: l’estensione progressiva delle sue linee 
                              di rifornimento  in un terreno decisamente 
                              sfavoravole per  il nemico, dato che non era in  
                              condizioni di garantire la sicurezza  della sua 
                              retroguardia, ed era esposto all’attacco costante 
                              ai suoi convogli di rifornimenti; la necessità di 
                              sviluppare le  sue operazioni più importanti in un 
                              territorio familiare ai  ribelli, che conoscevamo  
                              palmo a palmo e nel quale avevamo  preparato le 
                              nostre difese più elaborate, e finalmente, 
                              l’impossibilità morale e materiale che il nemico 
                              presupponeva – i fatti mi hanno poi dato la 
                              ragione -   per sostenere per un tempo 
                              relativamente prolungato una campagna che gli  
                              costava tanto sforzo e logoramento. 
                              
                              Come parte della strategia di concentrazione 
                               delle forze e prevedendo la possibilità che il 
                              nemico raggiungesse  la Maestra, ordinai, come 
                              
                              conseguenza, a Ramiro di trasferire l’accampamento 
                              principale della Colinna 4 di La Mesa ad 
                              Agualrevés, a ovest di Santana, nella stessa 
                               Maestra. 
                              
                              Il trasferimento includeva  tutte le 
                              installazioni, laboratori, viveri e animali.
                               
                              
                              In questo modo, anche nel caso che il nemico 
                              avesse raggiunto  la Maestra da Santana, le forze 
                              e le risorse  di questo settore ribelle non 
                              sarebbero rimaste isolate dalla Columna 1 negli 
                              accessi  a La Plata, ma  integrate in un sistema 
                              unico e organico di difesa che avrebbe compreso, 
                              tuttavia  in quel momento, territori importanti a 
                              est del Turquino. 
                              
                              Con lusso di dettagli, istruii Ramiro sulle 
                              posizioni in cui doveva spiegare le  sue forze nel 
                              caso in cui le guardie avessero raggiunto  la 
                              Maestra. Vale la pena segnalare qui che io non 
                              concedevo alcuna possibilità d’avanzata al nemico, 
                              al di là di Santana: 
                              
                              “Una volta situate ad Agualrevés e così  disposte 
                               le forze termina la retrocessione. Con il 
                              Turquino a un fianco, la Maestra in un altro, noi  
                              proteggendoci da questo lato, era assolutamente 
                              impossibile che nessun esercito avanzasse da lì”. 
                              
                              In questa forma, restava decisamente sicuro nel 
                              settore orientale l’obiettivo strategico 
                              fondamentale di tutta quella tappa, spiegato nel 
                              messaggio per Ramiro nei  punti seguenti: 
                              
                              1º - Proteggere e mantenere il territorio di base 
                              per rifornirci lì di armi e munizioni via aria, 
                              cosa abbastanza avanzata. 
                              
                              2º - Mantenere l’impianto della radio 
                              trasmittente,  che è diventato  un fattore di 
                              prima importanza. 
                              
                              3º - Resistere organizzatamente i tre mesi che 
                               considero indispensabili per poterci lanciare 
                              all’offensiva con abbondanti uomini e risorse. 
                              
                              4º Offrire una resistenza sempre maggiore al 
                              nemico mentre noi ci concentriamo e occupiamo i 
                              punti più  strategici. 
                              
                              5º - Disporre di un territorio di base dove 
                              funzionino l’Organizzazione, gli ospedali, le 
                              officine, eccetera. 
                              
                              Questa difesa organizzata e sempre più  
                              concentrata del "territorio basico" attorno a La 
                              Plata, in attesa del momento di passare alla 
                              controffensiva, prevista dal principio come asse 
                              della nostra pianificazione strategica, di fronte 
                              all’offensiva nemica, acquistava allora un 
                              significato davvero maggiore, partendo dallo 
                              sviluppo dei fatti sino a quel momento. 
                               
                              
                              In realtà, il 14 giugno, data in cui scrissi  quel 
                              lungo  messaggio, mancavano  meno di 15 giorni al 
                              termine dell’impulso offensivo dell’Esercito della 
                              tirannia e dall’inizio di una seconda tappa che si 
                              sarebbe caratterizzata per il contenimento di 
                              quell’offensiva e la preparazione delle condizioni 
                              per la controffensiva ribelle.  
                              
                              Continua. (Traduzione Gioia Minuti).
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