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								C’è censura in Occidente ? 
								
								Marzio Castagnedi 
								
								Se ponete la domanda a certi  egregi opinionisti 
								di grandi giornali e canali Tv italiani, costoro 
								risponderebbero con decisa sicumera che no. Vi 
								risponderebbero che  l'Occidente è patria di 
								ogni libertà e che la censura è tipica di 
								dittature e regimi autoritari.  
								
								Invece no, hanno torto  perchè la censura 
								l'Occidente l'ha usata e la usa anche se spesso 
								in maniera mascherata, parziale, subdola o 
								subliminale. E non per questo  meno vera ed 
								effettiva. Del resto l'Impero Occidentale non 
								possiede solo molte armi di distruzione di massa 
								ma anche molte di "distrazione" di massa. E' un 
								grande Barnum , l'Occidente, un grande circo 
								dove ogni giorno succede di tutto. Le notizie, i 
								fatti veri o presunti, le opinioni incrociate e 
								stratificate si affollano agli occhi e orecchie 
								della vasta opinione pubblica. Tutto molto 
								affollato, stratificato  nel gran circo 
								mediatico. Quindi un grande intrico dove 
								orientarsi non è facile. E questa sovrabbondanza 
								di informazioni o pseudo tali dovrebbe garantire 
								che "non esiste censura". Proponiamo qui i casi  
								concreti e realmente accaduti di tre film, tre 
								opere cinematografiche diverse fra loro e nel 
								tempo che sono state sicuramente censurate.
								 
								
								Il primo film è "La battaglia di Algeri" che 
								diede notorietà e gloria internazionale a Gillo 
								Pontecorvo grande regista da pochi anni 
								scomparso. Nel 1966 Pontecorvo girò interamente 
								nella capitale algerina il film che raccontava 
								con realistica durezza la liberazione 
								dell'Algeria dal colonialismo francese avvenuta 
								pochi anni prima. Film dal taglio 
								documentaristico in bianco e nero, l'opera 
								presentava tra i protagonisti  Alì  Lapointe un 
								giovane attivista indipendentista e il 
								colonnello Mathieu spietato comandante dei parà 
								francesi occupanti  e ben sostenuti dall' Oas, 
								organizzazione di estrema destra colonialista 
								che faceva sentire il suo peso. Tra scene e 
								sequenze sanguinose di lotta e di battaglia  il 
								film si conclude con la popolazione algerina 
								festante nei giorni della vittoria. La Battaglia 
								di Algeri valse a Pontecorvo il Leone d'oro alla 
								Mostra del cinema di Venezia e venne proiettato 
								in tutto il mondo. Tranne un posto, però. In 
								quale paese il film fu proibito, vietato ( e 
								cioè censurato) ? In Francia,ovviamente. La 
								Battaglia di Algeri nel grande paese transalpino 
								fu proibito per  40anni. Quando fu infine 
								(brevemente) proiettato ci furono disordini, 
								proteste,  inchiostri e vernici lanciati sullo 
								schermo, poi in Francia il film cadde nel 
								dimenticatoio più assoluto.  
								
								Secondo film, secondo caso ancor più spinoso: 
								riguarda l'Italia. Realizzato nel 1979 il film è 
								intitolato "Il leone del deserto" ed è dedicato 
								a Omar Muktar eroe nazionale libico che si 
								oppose strenuamente al colonialismo italiano in 
								Libia. Omar combattè con le scarse forze dei 
								patrioti libici gli occupanti fascisti sin dal 
								1929 e per tutto il decennio seguente. 
								Interpretato dal grande attore Anthony Quin,  il 
								cast è particolarmente ricco con l'inglese 
								Oliver Reed, l'americano Rod Staiger e molti 
								noti attori italiani. Il risultato della lunga 
								lotta furono deportazioni in massa di pastori e 
								allevatori, distruzione di greggi e villaggi, 
								una grande zona di detenzione recintata nel 
								deserto con decine di chilometri di filo 
								spinato, e l'uccisione  di circa 90mila 
								resistenti libici. In diverse scene si possono 
								vedere gli assalti di squadre di camice nere 
								portare distruzione e morte nei villaggi arabi. 
								Mandante supremo il maresciallo Graziani già 
								macellaio in Etiopia nel 1936 quando l'Italia 
								usò addirittura i gas ( iprite, fosgene) contro 
								i patrioti africani. "Il leone del deserto" 
								venne formalmente vietato in Italia da una 
								direttiva dell'immancabile Giulio Andreotti nel 
								1982 con la motivazione di grave e infamante 
								ingiuria alle forze armate italiane . Proiezioni 
								semiclandestine vennero bloccate dalla Digos a 
								festival a Rimini e Trento.  
								
								Il "Leone del deserto" dedicato all'eroe della 
								resistenza libica Omar Muktar fu poi finalmente 
								proiettato dalla rete tv privata Sky solo nel 
								2009. ( Personalmente capitò di vederlo anni fa 
								anche alla televisione cubana).  
								
								Come si vede, quando la denuncia si fa calda (e 
								indifendibile ) l'Occidente censura. Eccome .
								 
								
								Terzo film, terzo caso, cinema americano, altro 
								avvenimento storico scomodo possibilmente da 
								nascondere. Il film è del 1990 e si intitola 
								"Benvenuti in paradiso", autore il noto regista 
								Alan Parker, protagonista una star del cinema 
								hollywoodiano, Dennis Quaid, ambiente  
								California zona Sierra Nevada, 370 chilometri a 
								nord-est dalla metropoli Los Angeles. Periodo 
								anni 1941-1945. Luogo specifico l'enorme campo 
								di Manzanal. Attenzione: campo di 
								concentramento! Per chi? Per oltre 110mila 
								cittadini americani quasi tutti nati negli Stati 
								Uniti, ma di origine giapponese e lì incarcerati 
								causa l'attacco a Pearl Harbour  -il  famoso 
								attacco "di sorpresa" dell'aviazione giapponese 
								- ma dove però le cinque grandi portaerei 
								statunitensi, che avrebbero poi dato la vittoria 
								nel Pacifico agli americani, erano state portate 
								con largo anticipo  900 miglia al largo della 
								grande base navale Usa. Vedi, alle volte, la 
								felice combinazione.  "Benvenuti in paradiso" 
								racconta in particolare la triste storia di 
								Jack, sindacalista scomodo, e Lily  ragazza 
								nippo-statunitense con una piccola figlia avuta 
								da lui. Internate  per mesi e anni nel campo di 
								concentramento di Manzanal.Fu una delle pagine 
								nere  della "democrazia" americana . Il film non 
								fu proibito, ma certo contrastato e avversato. 
								Arrivò con qualche frettolosa distribuzione 
								all'estero e fu proiettato con scarsi risultati  
								anche in Italia.  
								
								Del film non si ebbe più alcuna notizia, del 
								tema-problema dell'internamento preventivo di 
								oltre centomila cittadini statunitensi non si è 
								mai parlano in nessun luogo. Mai visto in 25 
								anni un articolo di stampa, una apparizione nei 
								vari canali "storici" delle tv.   
								
								Alla fine del 1945, una commissione governativa 
								americana dichiarò " incostituzionale" l'intera 
								operazione  Manzanal con  quella prigionia di 
								massa nel grande campo di concentramento in 
								California.   
								
								“A volte funziona così la grande democrazia 
								liberale, baby”. 
								
								  
								
								  
								
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