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								Il The New York Times chiede la 
								fine del blocco contro Cuba in un nuovo 
								Editoriale  
								 
								
								In un nuovo editoriale pubblicato in inglese e 
								in spagnolo, -il terzo in meno di un mese-, il 
								quotidiano  The New York Times  esige 
								l’eliminazione del blocco contro Cuba, perchè lo 
								considera una politica fallita.  
								
								Questo  editoriale, intitolato “I cambi 
								elettorali rispetto a Cuba”,  uscito ieri 
								domenica 26 nell’edizione cartacea, ma 
								anticipato in quella digitale sabato 25, si 
								somma agli altri due di pochi giorni fa: “Tempo 
								di far finire l’embargo di Cuba”, del 12 
								ottobre, e l’impressionante contributo di Cuba 
								nella lotta contro l’Ebola del 20 ottobre, nel 
								quale si chiede  al Presidente Barack Obama 
								d’eliminare le sanzioni contro l’Isola. 
								 
								
								Il Times assicura che in un passato non lontano 
								qualsiasi candidato politico credibile, facendo 
								la campagna elettorale in Florida per le 
								elezioni statali o nazionali, doveva 
								obbligatoriamente recitare denunce contro il 
								governo di Cuba e proclamare la sua fede, 
								sostenendo che l’embargo avrebbe finalmente 
								tolto i Castro dal potere, e  aggiunge che per 
								generazioni, per i cubano americani,  un gruppo 
								che precedentemente era altamente monolitico 
								all’ora di votare, l’embargo rappresentò un 
								simbolo di sfida, più di credo che  di politica.
								 
								
								Questo è cambiato drasticamente negli ultimi 
								anni, assicura il NYT, e i più recenti membri 
								della diaspora hanno espresso la volontà di 
								voler fomentare stretti vincoli con l’Isola.
								 
								
								Cuba è sempre un tema politico importante in 
								Florida e sino a un certo punto a  livello 
								nazionale. Ma il tema è divenuto molto più 
								complesso.  
								
								L’editoriale aggiunge che questa evoluzione ha 
								permesso a un crescente numero di politici noti 
								di chiamare l’embargo “una politica fallita” e  
								argomentare che far finire l’epoca di inimicizia 
								con Cuba rappresenta la miglior opportunità per 
								fomentare un futuro più prospero con l’Isola.
								 
								
								Molti industriali cubano americani che 
								difendevano l’embargo nel passato, sono divenuti 
								partitari dello stabilimento di nuovi vincoli 
								con l’Isola.  
								
								La lobby pro embargo oggi raccoglie una frazione 
								dei fondi che raccoglieva negli anni scorsi. Il 
								presidente Obama riceve attualmente più 
								corrispondenza da legislatori che sono a favore 
								di una ripresa delle relazioni, che da quelli 
								che vogliono mantenere le sanzioni.      
								
								Nell’Editoriale, la pubblicazione riconosce che 
								nella Casa Bianca gli assessori del presidente 
								stanno considerando quanti progressi possono 
								ottenere ampliando i vincoli con Cuba, 
								un’aspirazione che Obama sente da molto tempo.
								 
								
								“Il presidente si è pronunciato a favore 
								dell’abolizione dell’embargo quando era 
								candidato al Senato, nel 2004, anche se poi 
								ritrattò durate la campagna presidenziale, 
								dicendo nel 2008 che le sanzioni permettevano a 
								Washington di esercitare pressioni sul governo 
								cubano”, dice il Times. 
								
								Obama assicura che qualsiasi giro significativo 
								in politica estera rispetto a Cuba sarebbe 
								rischioso, e che la reazione di coloro che si 
								oppongono alla normalizzazione della relazione 
								sarebbe tollerabile, anche nella comunità cubano 
								americana,  se si considerano le opportunità  
								che un’espansione del commercio, delle 
								comunicazioni e delle relazioni interpersonali 
								rappresenterebbe per le imprese nordamericana e  
								cubane nell’Isola.  
								
								Il giornale ricorda che  Charlie Crist, ex  
								governatore della Florida, candidato 
								presidenziale, di recente ha detto che era 
								disposto a viaggiare a Cuba durante la campagna.
								 
								
								“Ha abbandonato l’idea dicendo che la sua agenda 
								era troppo piena,  ma senza dubbi Crist ha detto 
								enfaticamente che l’embargo è una politica 
								obsoleta e che dev’essere abbandonata.  
								 
								
								Hillary Rodham Clinton ha scritto nella su 
								autobiografia pubblicata di recente, e lo ha 
								ribadito in un’intervista, che oggi lei è favore 
								della fine dell’embargo, chiamandolo “una 
								strategia fallita”.  
								
								In Florida, i congressisti hanno espresso 
								posizioni rispetto a Cuba che in un’altra epoca 
								avrebbero rappresentato un suicidio politico.
								 
								
								“Kathy Castor, una rappresentante democratica di 
								Tampa, è andata Cuba l’anno scorso e al ritorno 
								ha fatto un forte richiamo per far terminare 
								l’embargo, dicendo che gli USA non ricevevano 
								nessun vantaggio dalle le riforme economiche che 
								il governo cubano ha  implementato. Lei pensa 
								che non solo questo non le è costato 
								politicamente, ma che la sua posizione è stata 
								applaudita dai membri del suo elettorato, 
								includendo i cubano americani, che vogliono 
								influire nel futuro dell’Isola, conferma il 
								giornale.  
								
								Il The New York Times riconosce l’ostacolo che 
								significa la destra reazionaria d’origine 
								cubana: “Anche così, far finire l’embargo 
								esigerà maggiori sforzi nell’opinione pubblica, 
								dato che sono necessarie azioni nel Congresso e 
								c’è un piccolo, ma appassionato gruppo di 
								legislatori  d’origine cubana che vogliono 
								mantenere l’embargo.  
								
								I difensori più visibili  sono il Senatore 
								Robert Menéndez, un Democratico del New Jersey; 
								il Senatore Marco Rubio, un Repubblicano della 
								Florida e  due congressisti Repubblicani di 
								Miami: Ileana Ros-Lehtinen e Mario Díaz-Balart.” 
								
								Senza dubbio assicura il Times “La Casa Bianca 
								si preoccupa di più per gli attacchi dei 
								legislatori  repubblicani, dato che normalmente 
								criticano la sua politica estera 
								riflessivamente”. 
								
								Mentre  vari dei loro colleghi hanno viaggiato a 
								Cuba di recente, la  Ros-Lehtinen, una delle più 
								ferventi sostenitrici dell’embargo sembra 
								disinformata su quello che succede nell’Isola.  
								In un’intervista recente, criticando la visita a 
								L’Avana di Beyoncé e Jay-Z, la Ros-Lehtinen  ha 
								espresso la sua indignazione perchè la coppia di 
								artisti ha alloggiato in un hotel lussuoso “nel 
								quale i cubani non hanno accesso anche avendo il 
								denaro per pagare”, ha detto,  ma risulta che il 
								governo cubano ha cambiato questa regola nel 
								2008.  
								
								Il quotidiano inoltre aggiunge che l’ambito 
								elettorale rispetto a Cuba è cambiato e alcuni 
								politici cubano americani hanno cominciato a 
								chiedere che si valuti  la legge che permette ai 
								cubani che giungono negli Stati Uniti ( 
								illegalmente NdT) di diventare cittadin 
								nordamericani in maniera rapida.  
								
								Questo sembra provenga dal fatto che i nuovi 
								immigranti desiderano mantenere  vincoli stretti 
								con l’Isola e sono cresciuti detestando 
								l’Embargo. Finalmente, il periodico afferma che 
								l’amministrazione statunitense non deve 
								continuare ad ancorare la sua politica estera ad 
								un corso sbagliato. ( Traduzione GM - Granma 
								Int.) |