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Note sulle elezioni europee 2014
Cesare Allara
1 - Le elezioni europee si confermano quelle col
più alto tasso di astensionismo, 57% la media
generale europea. Nonostante la crisi che
attanaglia la stragrande maggioranza dei popoli
europei la partecipazione al voto non sale.
Evidentemente, gli elettori ritengono le
elezioni politiche nazionali e quelle regionali,
municipali più importanti di quelle europee.
Anche se il “ce lo chiede l’Europa” è ormai il
refrain che intonano gli amministratori più
vicini territorialmente all’elettorato per
giustificare politiche antipopolari.
2 – In quasi tutti i Paesi europei la tenzone
elettorale si è giocata sui temi europei:
euro/no euro, UE/no UE, sovranità nazionale,
monetaria/Troika, eccetera, eccetera.
3 – Dove ciò è avvenuto, le forze no euro, no
UE, no Troika, eccetera hanno ottenuto clamorosi
successi: Francia, Gran Bretagna, Austria,
Ungheria, Svezia, eccetera. Perfino in Germania
una lista tutta nuova contro l’euro ottiene il
7% superando addirittura la sinistra, Die Linke.
In Francia il FN, in Gran Bretagna l’UKIP sono
addirittura i primi partiti.
4 – Le forze anti euro, anti UE, eccetera sono
tutte di destra, mentre le forze di
centrosinistra (Renzi, Hollande, eccetera) o di
sinistra “radicale” (Tsipras) sono tutte, chi
più chi meno, tenacemente europeiste, contro il
ritorno alla sovranità nazionale, monetaria,
eccetera.
5 - A causa della crisi, in molti Paesi europei
le forze di governo di centrodestra o di
centrosinistra vengono clamorosamente
ridimensionate con poche, ma importanti
eccezioni. Che la Merkel continui ad ottenere il
consenso dei tedeschi è del tutto naturale
perché la Germania è stata favorita dall’euro e
il popolo tedesco è stato soltanto sfiorato
dalla crisi del capitalismo.
6 - Oltre alla Germania, l’Italia è l’unico
grande paese che premia il partito al governo,
nonostante sia uno dei paesi europei socialmente
più devastati dalla crisi del capitalismo e
dalle politiche dei governi Berlusconi, Monti,
Letta, Renzi.
7 - In Italia la partecipazione al voto ha fatto
registrare un decremento dell’8% (più la
quantità di bianche e nulle che al momento non
si conoscono) rispetto alle europee del 2009.
All’incirca solo un italiano su due si è recato
alle urne e ha dato un voto valido. In numeri
assoluti un elettore su cinque ha votato per il
PD, un elettore su dieci ha votato M5S,
eccetera.
8 - In Italia, la partita elettorale si è
giocata tutta, ma proprio tutta sui temi
nazionali. E sui temi nazionali ha prevalso il
voto di scambio degli 80 euro mensili. I tanti
indecisi indicati dai sondaggi,all’ultimo
momento hanno optato per il televenditore Renzi
che ha cannibalizzato gli alleati di governo e
si è ripreso i voti di quella parte del PD che
l’anno scorso si era orientato su Grillo. Più
che il voto della speranza è stato il voto della
disperazione.
9 - Come in Europa hanno fatto un grande balzo
in avanti le forze che presentavano chiare
proposte alternative (Le Pen, Farage, eccetera),
così in Italia l’unica forza di opposizione che
può giustamente cantare vittoria è la Lega Nord
che, nonostante le sue limitazioni
territoriali, grazie alla sua posizione no euro
ha ottenuto un risultato inimmaginabile solo
pochi mesi fa.
10 - La “sinistra” interna al PD è annichilita:
diventano desaparecidos i Civati, i Damiano,
eccetera. Così come residuale è anche la Lista
Tsipras che pure riesce a sfangarla al
fotofinish.
11 - La destra berlusconiana è sconfitta quasi
definitivamente, e questo era il pronostico più
facile di queste elezioni. Se n’era avuto
conferma quando Berlusconi si mise a caccia di
un elettorato di nicchia fondando Forza Dudù per
cercare così di tamponare la perdita di parte
consistente del suo tradizionale elettorato.
Come fece Bertinotti nel 2006/2008 che cercò di
sostituire con Forza Luxuria il voto operaio che
iniziava a migrare verso altri partiti.
12 - Le contraddizioni interne del M5S subiranno
un’accelerazione (sarebbero scoppiate anche in
caso di vittoria) con esiti al momento
inimmaginabili.
13 – In Italia la strada è spianata per portare
a termine le riforme ultraliberiste per
blindare il capitalismo, riforme che faranno
dell’Italia un caso esemplare . Altro che
fascismo. Signori allacciamo le cinture.
Torino, 26 maggio
2014
Cesare Allara
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