Palestina: la ONU deve stabilire
la fine dell’occupazione israeliana
Moises Saab

La Palestina chiederà alla ONU prima della fine
dell’anno un limite all’occupazione israeliana,
ha affermato il principale negoziatore Saeb
Erekat in una dichiarazione circolata nei media
locali.
La mozione sarà presentata al Consiglio di
Sicurezza dalla delegazione della Giordania
nella sua condizione di membro alterno, a tenore
con un accordo adottato dalla Lega Araba nel
mese di novembre durante una riunione dei
ministri degli Esteri a El Cairo, la capitale
egizia.
“Continuiamo le consultazioni. Vogliamo una
risoluzione del Consiglio di Sicurezza che
preservi la soluzione dei due Stati e stabilisca
una cornice d tempo specifico per far terminare
l’occupazione”, ha affermato Erekat, citato
dalla stampa, che ha guidato la delegazione
palestinese alle fallite conversazioni di pace
sospese da Israele nell’aprile scorso, ed ha
rivelato che: “Stiamo ricevendo aiuti da molti
nel Consiglio di Sicurezza”, ma non ha dato
dettagli.
Le formule del funzionario seguono l’adozione di
precise risoluzione dei parlamenti britannico,
francese e spagnolo, che raccomandano ai
rispettivi governi di riconoscere lo Stato della
Palestina, che dal 2012 ha uno statuto di paese
non membro della ONU.
La Palestina ha firmato gli strumenti per
entrare nel Tribunale Penale Internazionale e il
presidente Mahmoud Abbas ha avvertito che
continuerà il processo d’integrazione ai patti e
alle agenzie della ONU, includendo la IV
Convenzione di Ginevra, che stabilisce che
l’espropriazione di territori e l’insediamento
di comunità umane in uno Stato, con
un’occupazione militare, costituisce un crimine
di guerra.
Erekat ha espresso la speranza d’ottenere una
risoluzione prima della fine del mese, ma non ha
fatto riferimenti alla possibilità che gli Stati
Uniti, membro permanente dell’organo con diritto
di veto, impediscano l’approvazione del testo.
Per tradizione Washington si oppone
all’adozione di risoluzioni di condanna a
Israele nella ONU, adducendo che sono
controproducenti per un processo di pace che
appare sempre più improbabile per la reticenza
di Tel Aviv. Al contrario, negli ultimi mesi il
Governo israeliano ha chiesto una rapida
autorizzazione per costruire un insediamento
paramilitare in Cisgiordania e a est di
Gerusalemme per accrescere l’espansione
territoriale e intorpidire i negoziati.
Israele ha approvato la costruzione di 380
case a Gerusalemme
Le autorità israeliane hanno dato la loro
approvazione definitiva per la costruzione di
380 case in due insediamenti ebrei a
Gerusalemme, ha informato un funzionario del
concistoro gerosolimitano.
Il piano prevede la costruzione di 73 case a
Har Homa, a sud della città e di altre 307 a
Ramot, a nord.
Un consigliere municipale dell’opposizione, Pepe
Alalo, del partito di sinistra Meretz, ha detto
che si sta approfittando del fatto che
l’attenzione generale sarà concentrata nelle
elezioni del 17 marzo prossimo, per estendere i
quartieri al di là della linea verde, ha
informato ANSA.
“Questo ci allontana dalla possibilità di
realizzare un accordo con i palestinesi, ha
indicato.
Israele ha approvato vari piani per costruire
nel territorio palestinese occupato nella Guerra
dei Sei Giorni del 1967, nonostante le condanne
degli USA e della UE, tra gli altri attori
internazionali. I palestinesi denunciano che
l’espansione coloniale sionista è la principale
minaccia alla soluzione di due Stati e attenta
la continuità territoriale della Palestina
Gerusalemme est come capitale”.
Israele considera tutta Gerusalemme come la
propria capitale, eterna e indivisibile, anche
se questo non viene riconosciuto dalla comunità
delle nazioni.
Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor
Lieberman, ha reiterato la posizione del suo
governo il mese scorso, insistendo che Israele
non considererà mai la costruzione delle colonie
ebree a Gerusalemme come attività negli
insediamenti.
(Traduzione GM - Granma Int.)
|