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E S T E R I

 L'Avana. 25 Marzo 2014

   

La Serbia ricorda le vittime del bombardamento della NATO, nel 1999

Luisa María González

Nel Giorno della Memoria, la Serbia ha ricordato le 15.000 vittime dei bombardamenti perpetrati dall’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico Nord – NATO-  contro questo territorio in una campagna che durò 78 giorni, iniziata 15 anni fa.

La stampa locale ha ricordato che circa tremila persone morirono e 12.000 furono ferite. Più della metà erano civili, includendo molti bambini.

Nella cerimonia commemorativa, il segretario generale del Partito Democratico, Slobodan Samardzic,  ha affermato che: “I serbi non possono perdonare, nè devono dimenticare quel crimine che aveva l’obiettivo di lacerare la nostra integrità territoriale,  perchè pretendevano la scissione del Kossovo”.

I media nazionali di diffusione hanno ricordato che la NATO sferrò l’attacco il 24 marzo del 1999 , senza un avviso precedente nel Consiglio di Sicurezza della ONU, per cui fu un’azione assolutamente illegale.

Durante la campagna, gli aggressori realizzarono 2300 attacchi aerei con 1150 voli di aerei da combattimento, che lanciarono 420.000 missili.

Come conseguenza furono totalmente distrutti 470 chilometri di strade e 595 di ferrovia. Inoltre furono danneggiati 14 aeroporti, 19 ospedali 20 centri di salute,  18 asili, 69 scuole e 45 ponti, 148 edifici residenziali, commerciali e del governo, oltre a 166 monumenti patrimoniali, come monasteri e chiese.

In un articolo pubblicato nel sito digitale Global Research, l’accademico canadese Michel Chossudovsky ha affermato che l’occupazione del Kossovo da parte della NATO risponde ad obiettivi di politica statunitense ed assicura una zona d’influenza molto militarizzata nell’Europa meridionale.

I governi occidentali e la NATO sono altamente responsabili della morte dei civili, dell’ impoverimento della popolazione albanese e serba, e della difficile situazione che attraversano coloro che furono  brutalmente allontanati  dalle loro città  e paesi nel Kossovo, come conseguenza dei bombardamenti.

( Traduzione Granma Int.)

 

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