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Se ti scrivo su Cuba
• “Questa è Cuba, un piccolo
uccello con piccole ali, ma di grande bellezza e
dignità, con un piccolo cuore che batte veloce e
che non ha paura di niente e di nessuno...”
Un
compagno medico. Alberto Petrosellini, iscritto
all’Associazione Italia Cuba, ha scritto al
compagno romano Franco Forconi questa bella e
interessante lettera-testimonianza della sua
recentissima esperienza cubana.
“Caro
Franco, è da poche ore che la carretta del cielo,
stipata di balneari più che di viaggiatori
attenti, mi ha scaricato a Fiumicino di ritorno da
l’Havana; lunghe ore insonni a ripensare, il fuso
che confonde, non so se sono mai partito, la
confusione, i soliti frastuoni dello scalo, forse
ho vissuto un immaginario: il sorriso della gente,
la semplicità, la grande dignità anche nella
difficoltà del giorno, tutti i giorni,
l’affettività dell’amicizia, la serenità del
vivere quotidiano nella determinazione, questo è
quanto rivivo di quei giorni cubani.
Incredibilmente diverso, forse unico, dal mondo
che ho conosciuto, ne ho visto tanto, e a gratis,
il padre dirigente di una compagnia aerea, già a
13 anni in giro per l’India, affamata e
stracciona, mille religioni e mille caste, le
violenze quotidiane, gli avvoltoi si saziano dei
resti di tutto, il finto cieco getta sotto le
ruote del carro il bambino scarnito per incassare
il danno ed assicurarsi un pasto per pochi giorni;
ai confini con il Vietnam le nuvole si accendevano
dei bagliori del napalm, generosamente
somministrato dai liberatori statunitensi, per poi
fuggire precipitosamente e vergognosamente,
sconfitti più dalla forza della determinazione.
Il
furto quotidiano delle risorse, le sette sorelle
affamano i popoli d’Africa, forniscono le armi del
massacro, una tribù contro l’altra a litigarsi il
nulla, ma l’occidente restituisce con le onlus
elemosine di falso buonissimo e tutti si mettono
l’anima in pace.
Ecco
è girando il mondo che ho immaginato un mondo
diverso dove il rispetto e l’uguaglianza di tutti
restituisca la dignità del vivere.
Studente svogliato, caparbiamente laureato in
Medicina , pronto a fare la mia parte, cittadino
del mondo, nel ‘68 ho maturato la mia scelta. Ho
scoperto ora che quel mondo esiste, per le strade
di l’Havana, piene di vita e di speranze,
dignitosamente ogni giorno, contenti
dell’essenziale, superfluo il nostro stile di
vita.
Per
venti giorni all’Ospedale della Pradera, un quarto
d’ora dal centro, dove, disperatamente curato,
moriva Chávez oggi celebrato come un eroe cubano,
a fianco dei colleghi, ad imparare da loro una
alternativa che aprirà un modo completamente
diverso di cura in tutto il mondo, a scoprire
nuove ipotesi scientifiche; medici cubani di
grande professionalità, di grande cultura, con
grande semplicità e grande amicizia,
distrattamente uscivano dalla camera operatoria,
convinti del loro insegnamento, mi lasciavano solo
con il paziente a praticare la nuova tecnica.
Il
poco tempo libero in giro per la città con Juan,
taxi driver laureato in legge ragionavo di massimi
sistemi: San Francesco, il mercatino del porto, il
lungomare con le onde dell’oceano che saltano per
decine di metri sull’asfalto, i quartieri
spagnoli, panni stesi ed un brulicare di vita, di
musica, carretti con la frutta di tutti i colori,
come Napoli, tutto quello che è possibile si fa
direttamente in strada.
Juan
accetta senza imprecare contro l’embargo
l’ennesima rottura del manicotto dell’acqua, lo
aiuto nelle riparazioni, il sedile è sfondato,
scomodo, lo sportello non si chiude, lo
specchietto si è svitato, un gran frastuono di
campanelli quando la maniglia è volata via
sull’asfalto, importante recuperarla un’altra non
c’e’. Mille razze convivono fraternamente, la loro
bellezza viene proprio dalla rimescolanza, maschi
molto belli, e le donne, le famose donne cubane,
slanciate, vestite con grande decoro e fantasia
esprimono una femminilità spesso prorompente di
simpatia e d bellezza.
Questo in breve un viaggio a Cuba, caro Franco: un
affaccendato colibrì nel giardino di Felix che mi
ospitava, assaporava questo o quel fiore
indaffarato e frettoloso: questa è Cuba un piccolo
uccello con piccole ali, ma di grande bellezza e
dignità con un piccolo cuore che batte veloce e
che non ha paura di niente e di nessuno.
Un
abbraccio Compagnero
Alberto.
Roma,
maggio 2014
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