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E S T E R I

 L'Avana. 25 Giugno 2014

   

Se ti scrivo su Cuba
• “Questa è Cuba, un piccolo uccello con piccole ali, ma di grande bellezza e dignità, con un piccolo cuore che batte veloce e che non ha paura di niente e di nessuno...”

Un compagno medico. Alberto Petrosellini, iscritto all’Associazione Italia Cuba,  ha scritto al compagno  romano Franco Forconi questa bella e interessante lettera-testimonianza della sua recentissima esperienza cubana.

“Caro Franco, è da poche ore che la carretta del cielo, stipata di balneari più che di viaggiatori attenti, mi ha scaricato a Fiumicino di ritorno da l’Havana; lunghe ore insonni a ripensare, il fuso che confonde, non so se sono mai partito, la confusione, i soliti frastuoni dello scalo, forse ho vissuto un immaginario: il sorriso della gente, la semplicità, la grande dignità anche nella difficoltà del giorno, tutti i giorni, l’affettività dell’amicizia, la serenità del vivere quotidiano nella determinazione, questo è quanto rivivo di quei giorni cubani.

Incredibilmente diverso, forse unico, dal mondo che ho conosciuto, ne ho visto tanto, e a gratis, il padre dirigente di una compagnia aerea, già a 13 anni in giro per l’India, affamata e stracciona, mille religioni e mille caste, le violenze quotidiane, gli avvoltoi si saziano dei resti di tutto, il finto cieco getta sotto le ruote del carro il bambino scarnito per incassare il danno ed assicurarsi un pasto per pochi giorni; ai confini con il Vietnam le nuvole si accendevano dei bagliori del napalm, generosamente somministrato dai liberatori statunitensi, per poi fuggire precipitosamente e vergognosamente, sconfitti più dalla forza della determinazione.

Il furto quotidiano delle risorse, le sette sorelle affamano i popoli d’Africa, forniscono le armi del massacro, una tribù contro l’altra a litigarsi il nulla, ma l’occidente restituisce con le onlus elemosine di falso buonissimo e tutti si mettono l’anima in pace.

Ecco è girando il mondo che ho immaginato un mondo diverso dove il rispetto e l’uguaglianza di tutti restituisca la dignità del vivere.

Studente svogliato, caparbiamente laureato in Medicina , pronto a fare la mia parte, cittadino del mondo, nel ‘68 ho maturato la mia scelta. Ho scoperto ora che quel mondo esiste, per le strade di l’Havana, piene di vita e di speranze, dignitosamente ogni giorno, contenti dell’essenziale, superfluo il nostro stile di vita.

Per venti giorni all’Ospedale della Pradera, un quarto d’ora dal centro, dove, disperatamente curato, moriva Chávez oggi celebrato come un eroe cubano, a fianco dei colleghi, ad imparare da loro una alternativa che aprirà un modo completamente diverso di cura in tutto il mondo, a scoprire nuove ipotesi scientifiche; medici cubani di grande professionalità, di grande cultura, con grande semplicità e grande amicizia, distrattamente uscivano dalla camera operatoria, convinti del loro insegnamento, mi lasciavano solo con il paziente a praticare la nuova tecnica.

Il poco tempo libero in giro per la città con Juan, taxi driver laureato in legge ragionavo di massimi sistemi: San Francesco, il mercatino del porto, il lungomare con le onde dell’oceano che saltano per decine di metri sull’asfalto, i quartieri spagnoli, panni stesi ed un brulicare di vita, di musica, carretti con la frutta di tutti i colori, come Napoli, tutto quello che è possibile si fa direttamente in strada.

Juan accetta senza imprecare contro l’embargo l’ennesima rottura del manicotto dell’acqua, lo aiuto nelle riparazioni, il sedile è sfondato, scomodo, lo sportello non si chiude, lo specchietto si è svitato, un gran frastuono di campanelli quando la maniglia è volata via sull’asfalto, importante recuperarla un’altra non c’e’. Mille razze convivono fraternamente, la loro bellezza viene proprio dalla rimescolanza, maschi molto belli, e le donne, le famose donne cubane, slanciate, vestite con grande decoro e fantasia esprimono una femminilità spesso prorompente di simpatia e d bellezza.

Questo in breve un viaggio a Cuba, caro Franco: un affaccendato colibrì nel giardino di Felix che mi ospitava, assaporava questo o quel fiore indaffarato e frettoloso: questa è Cuba un piccolo uccello con piccole ali, ma di grande bellezza e dignità con un piccolo cuore che batte veloce e che non ha paura di niente e di nessuno.

Un abbraccio Compagnero

Alberto.

Roma, maggio 2014

 

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