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La prigione di Guantánamo
provoca il disprezzo internazionale
Lo ha scritto il New York Times
Roberto Garcia
Hernandez

Gli Stati Uniti devono chiudere la prigione
nella base navale di Guantánamo, che provoca il
disprezzo internazionale, e processare i
detenuti in territorio nordamericano, ha
segnalato domenica 18 gennaio un editoriale del
quotidiano The New York Times.
La Casa Bianca mantiene dal gennaio del 2002 un
centro d’internamento da tempi di guerra in
questa installazione militare, ubicata in
territorio cubano contro la volontà del Governo
e del popolo dell’Isola dei Carabi.
Oltre alle considerazioni morali e strategiche,
la chiusura di questo carcere è importante dal
punto di vista finanziario, perchè l’esecutivo
spende più di tre milioni di dollari annuali per
ogni prigioniero, sostiene l’editoriale.
Il giornale aggiunge che la senatrice
repubblicana Kelly Ayotte, ha presentato,
martedì 4 gennaio, un progetto di legge contro
le intenzioni del presidente Barack Obama di
chiudere questo penitenziario e, in forma
opportunistica, ha citato il recente massacro
avvenuto a Parigi contro il settimanale Charlie
Hebdo, in cui sono morte 17 persone.
La Ayotte pretende di proibire l’uso di
qualsiasi fondo del bilancio dei Dipartimento
della Difesa o di altre agenzie per costruire o
modificare le installazioni penitenziarie negli
Stati Uniti, con il fine di rinchiudervi i
sospettati di terrorismo.
Secondo il Times, questa iniziativa fuori luogo
non è una sorpresa, perchè la Ayotte
abitualmente adotta posizioni estreme in temi di
sicurezza nazionale, ma la cosa più frustrante è
che il suo collega John McCain è tra coloro che
appoggiano la misura, e questo è un giro di boa,
perchè sino ad ora lui favoriva la chiusura
della prigione.
L’editoriale ricorda che nel novembre del 2013,
McCain, aveva appoggiato la proposta fallita di
far trasferire alcuni prigionieri nel territorio
nordamericano e, per appoggiarla, aveva letto
una lettera firmata da 38 ex generali che
segnalavano: "Guantánamo è un tradimento ai
valori degli Stati Uniti”, e quelle parole oggi
sono più vere che mai.
Secondo le statistiche dell’Ufficio del
direttore nazionale d’intelligenza, solo sei
degli 88 prigionieri liberati dal gennaio del
2009 sono ritornati ai gruppi estremisti e si
sospetta di un altro che forse lo ha fatto, ma
l’informazione non è confermata.
La Casa Bianca è riuscita negli anni recenti a
trasferire alcuni prigionieri ad altri paesi-
una trentina di loro sono stati trasferiti nel
2014 - e a ridurre la popolazione penale a 122,
da un totale di 780 passati di lì
dall’inaugurazione.
L’ex inviato speciale del Dipartimento di Stato
per la chiusura della prigione, Cliff Sloan, ha
segnalato di recente in un articolo nel The New
York Times, che le ragioni per chiuderla sono
ora più forti che mai e che la Casa Bianca deve
accelerare i trasferimenti dei detenuti.
(Traduzione GM - Granma Int.)
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