|
33 NAZIONI E UN SOLO
DESTINO
L'America
Latina e i Caraibi hanno unito le voci a L'Avana
DICHIARAZIONE DE L'AVANA
L'integrazione, partendo dalla diversità
Nella Dichiarazione de L'Avana approvata con
consenso generale al termine del II Vertice della
Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi,
i 33 dignitari presenti in rappresentazione delle
nazioni membri, hanno segnalato che: "A due anni
dalla fondazione della CELAC è stato costruito uno
spazio di dialogo e concertazione politica che ci
unisce e rende possibile l'aspirazione di lavorare
uniti per il benessere dei nostri popoli e che
permette inoltre una miglior inserzione e la
proiezione della nostra regione nell'ambito
internazionale.
Dopo aver ratificato la volontà irrevocabile di
dare più forza a questo spazio di dialogo
politico effettivo, hanno espresso la volontà di,
a partire dalla diversità, identificare le sfide e
gli obiettivi comuni e i gradini di convergenza
che ci permetteranno d'avanzare nel processo
d'integrazione della nostra regione.
Miglioreremo la nostra produttività, stringeremo
il nostro commercio, miglioreremo le nostre
infrastrutture, le connessioni e la rete
necessaria, che uniscono sempre più i nostri
popoli, lavoreremo per lo sviluppo sostenibile,
per superare le disuguaglianze e per una più equa
distribuzione della ricchezza,
perchè tutte e tutti sentano che la democrazia da
un senso alla loro vita.
Questa è la missione della CELAC, questo è
l'impegno che ci convoca e questa è la
responsabilità politica che abbiamo di fronte e
della quale dovremo rendere contro ai nostri
popoli.
In un paragrafo a parte, i presidenti hanno
espresso il loro profondo cordoglio per la
scomparsa del Comandante Presidente della
Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Rafael
Chávez Frías, "uno de principali fondatori e
sostenitori della CELAC, umanista instancabile e
sostenitore dell'unione latinoamericana e
caraibica, che ha lottato contro l'esclusione
sociale, la povertà, ed ha sostenuto lo sviluppo
integrale della regione.
Assumiamo il nostro impegno con lo sviluppo
regionale integrato non escludente ed equo,
considerando l'importanza d'assicurare un
trattamento favorevole alle economie piccole e
vulnerabili, ai paesi senza litorali e agli Stati
Insulari, si legge nella Dichiarazione de L'Avana.
I Presidenti assegnano la più alta priorità al
rafforzamento della sicurezza alimentare e
nutrizionale, all'alfabetizzazione e alla post-alfabetizzazione,
all'educazione generale pubblica e gratuita.
All'educazione tecnica professionale e superiore
di qualità e pertinenza sociale, alla proprietà
della terra, allo sviluppo dell'agricoltura,
includendo quella familiare contadina, a un lavoro
decente e duraturo, con l'appoggio ai piccoli
produttori agricoli, l'assicurazione ai
disoccupati, la salute gratuita e universale, al
diritto alla casa adeguata per tutte e tutti e al
sviluppo produttivo e industriale come fattori
decisivi per sradicare la fame, la povertà e
l'esclusione sociale.
Reiterano inoltre l'impegno di assicurare
l'integrazione culturale ai nostri popoli
attraverso la promozione dello scambio dei saperi
culturali, tradizionali e moderni e riconoscono
che i popoli indigeni e le comunità locali
svolgono un ruolo importante nello sviluppo
economico, sociale e ambientale.
Inoltre è stata riaffermata la volontà di
sviluppare programmi regionali e locali bilaterali
e triangolari di cooperazione per lo sviluppo,
così come una politica regionale di cooperazione
sud sud e una triangolare, che abbiano le
caratteristiche e le necessità specifiche delle
diverse aree e zone, così come di ognuno dei paesi.
Si sono impegnati a continuare a contribuire allo
sforzo di costruzione e sviluppo di Haiti, con il
pieno rispetto della sua autorità e sovranità, ed
hanno invitato i governi, i donanti tradizionali
e le istituzioni finanziarie internazionali ad
appoggiare con maggior ampiezza e rapidità questo
obiettivo.
Inoltre hanno dichiarato di voler continuare a
considerare solidi principi regionali in materia
di riconoscimenti dei diritti dei migranti.
Convinti che il cambio climatico è uno dei più
gravi problemi del nostro tempo, hanno espresso
una profonda preoccupazione per il suo crescente
impatto negativo nei paesi in via di sviluppo e
nei piccoli Stati insulari in particolare.
Reiterano il carattere latinoamericano e caraibico
di Puerto Rico, e si impegnano a continuare a
lavorare nella cornice del Diritto Internazionale,
e in particolare, della Risoluzione 1514 (XV)
dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del
14 dicembre del 1960, per ottenere che la
regione dell'America Latina e dei Caraibi sia un
territorio libero dal colonialismo e dalle colonie.
Inoltre hanno reiterato il rifiuto delle liste e
delle certificazioni unilaterali da parte dei
paesi sviluppati, che danneggiano i Paesa
dell'America latina e dei Caraibi, e in
particolare quelle riferite al terrorismo, al
narcotraffico, alla tratta delle persone e altre
di simile carattere, ed hanno reiterato il
Comunicato Speciale approvato dalla CELAV lo
scorso 5 giugno, che respinge l'inclusione di
Cuba nella detta Lista degli Stati che Promuovono
il Terrorismo Internazionale del Dipartimento di
Stato degli Stati Uniti.
La dichiarazione esprime anche il più fermo
appoggio ai legittimi diritti della Repubblica
Argentina nella disputa sulla sovranità per le
Isole Malvine, le Georgia del Sur e le Sandwich
del Sud e sugli spazi marittimi circostanti, così
come il permanente interesse che questa disputa si
risolva per la via pacifica e del negoziato.
Respinge con forza l'applicazione delle misure
coercitive unilaterali e reitera la solidarietà
con Cuba e il reclamo al Governo degli Stati Uniti
d'America, perchè ponga fine al blocco economico,
commerciale e finanziario che impongono a Cuba da
più di cinquant'anni.
I presidenti s'impegnano a continuare a lavorare
per consolidare l'America Latina e i Caraibi come
Zona di Pace, nella quale le differenze tra le
nazioni si risolvano attraverso il dialogo e il
negoziato o altre forme di soluzione pacífica
stabilite nel Diritto Internazionale.
Inoltre hanno sottolineato l'importanza della
cultura e delle industrie culturali per le
economie nazionali, ed hanno stabilito l'impegno
di promuovere l'apprendimento culturale come uno
strumento di conservazione del patrimonio
culturale e la generazione d'opportunità di
lavoro e ricchezza per i popoli.
Hanno appoggiato il processo di dialogo che si
svolge a L'Avana tra il Governo della Colombia e
le FARC.
Nella loro estesa dichiarazione, i rappresentanti
dei popoli della regione hanno espresso la
necessità di una distribuzione geografica equa
nel sistema delle Nazioni Unite e che l'America
Latina e i Carabi incrementino quantitativamente e
qualitativamente la loro presenza in posti chiave
della ONU e altri organismi internazionali.
La Dichiarazione poi esprime una "seria
preoccupazione" per la grave situazione umanitaria
e di sicurezza della Repubblica Araba della Siria,
e per la minaccia che rappresenta per l'Oriente
Medio e per la pace e la sicurezza internazionali.
I 33 capi di Stato si congratulano per lo
stabilimento del Foro CELAC-Cina e del Meccanismo
di Dialogo con la Federazione della Russia,
elementi che possono spaziare positivamente nelle
attività della Comunità. Poi appoggiano il
processo preparatorio del 2ª Vertice CELAC-UE,
che si svolgerà Bruxelles nel 2015.
Finalmente, ringraziano il l Presidente dei
Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica
di Cuba per la guida e il lavoro relizzato durante
l'esercizio della Presidenza Pro-Tempore del foro
e il riconoscimento al popolo e al Governo di Cuba
per l'organizzazione del 2ª Vertice della CELAC, a
L'Avana. •
Proclama dell'America Latina e dei Caraibi come
Zona di Pace
• I Presidenti, le Presidentesse e i Capi di
Governo della Comunità degli Stati Latinoamericani
e Caraibici (CELAC), riuniti a LAvana, Cuba, nei
giorni 28 e 29 gennaio del 2014 nel II Vertice, in
nome dei loro popoli e interpretando fedelmente i
loro desideri e aspirazioni, Ratificando l'impegno
dei loro Paesi con i Propositi e i Principi
consacrati nella Carta delle Nazioni Unite e nel
Diritto Internazionale e coscienti che la
prosperità e la stabilità della regione
contribuiscono alla pace e alla sicurezza
internazionali,
Coscienti che la pace è un bene supremo e un
desiderio legittimo di tutti i popoli e che la sua
preservazione è un elemento sostanziale
dell'integrazione dell'America Latine e dei
Caraibi e un principio e valore comune della
Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC),
Riaffermando che l'integrazione rinforza la
visione di un ordine internazionale giusto,
affermato nel diritto e una cultura di pace che
esclude l'uso della forza e dei mezzi illegittimi
di difesa, tra i quali le armi di distruzione di
massa e in particolare le armi nucleari,
Segnalando l'importanza del Trattato di Tlatelolco
per la Proscrizione delle Armi Nucleari in
America Latina e nei Caraibi, che stabilì la prima
zona libera dalla armi nucleari in un'area
densamente popolata, essendo questo un contributo
alla pace e alla sicurezza regionale e
internazionale,
Reiterando l'urgente necessità del Disarmo
Nucleare Generale e Completo, come l'impegno con
l'Agenda Strategica dell'Organismo per la
Proscrizione delle Armi Nucleari nell'America
Latina e nei Caraibi (OPANAL), adottata dai 33
Stati membri dell'Organismo, nella Conferenza
Generale di Buenos Aires, nell'agosto de, 2013,
Ricordando i principi di pace, democrazia,
sviluppo e libertà che ispirano le attuazioni dei
paesi membri del SICA,
Ricordando la decisione dei capi di Stato, uomini
e donne, di UNASUR di dare più forza al
Sudamerica come Zona di Pace e Cooperazione,
Ricordando lo stabilimento, nel 1986, della Zona
di Pace e Cooperazione dell'Atlantico Sud,
Ricordando il nostro impegno accordato nella
Dichiarazione del Vertice dell'Unità dell'America
Latina e i Carabi, il 23 febbraio del 2010, di
promuovere l'implementazione dei meccanismi propri
di soluzione pacifica delle controversie,
Reiterando il nostro impegno che in America
Latina e nei Caraibi si consolidi una Zona di
Pace, nella quale le differenze tra le nazioni si
risolvano in forma pacifica, per la via del
dialogo e del negoziato o con altre forme di
soluzione e in piena consonanza con il Diritto
Internazionale, Coscienti anche del catastrofico
impatto globale umanitario e a lungo tempo
dell'uso delle armi nucleari o di altre armi di
distruzione di massa e delle discussioni in corso
su questo tema,
Dichiariamo:
1. L'America Latina e i Caraibi come Zona di Pace
basata nel rispetto dei
principi e le norme del Diritto Internazionale,
includendo gli strumenti internazionali di cui gli
Stati membri sono parte, e i Principi e Propositi
della Carta delle Nazioni Unite;
2. Il nostro impegno permanente con la soluzione
pacifica delle controversie, con il fine
d'eliminare per sempre l'uso e la minaccia
dell'uso della forza nella nostra regione;
3. L'impegno degli Stati della regione con lo
stretto compimento dei loro obblighi di non
intervenire, direttamente o indirettamente, nei
temi interni di qualsiasi altro Stato e di
rispettare i principi di sovranità nazionale,
l'uguaglianza dei diritti e la libera
determinazione dei popoli,
4.L'impegno dei popoli dell'America Latina e dei
Caraibi di fomentare le relazioni
d'amicizia e di cooperazione tra di loro e con
altre nazioni, indipendentemente dalle differenze
esistenti nei loro sistemi politici economici e
sociali o i loro livelli di sviluppo; di praticare
la tolleranza e convivere in pace come buoni
vicini;
5. L'impegno degli Stati dell'America Latina e dei
Caraibi di rispettare pienamente il diritto
inalienabile di ogni Stato di scegliere il proprio
sistema politico, economico, sociale e culturale
come condizione essenziale per assicurare la
convivenza pacifica tra le nazioni;
6. La promozione nella regione di una cultura di
pace basata, tra l'altro, nei principi della
Dichiarazione sulla Cultura de Pace delle Nazioni
Unite.
7. L'impegno degli Stati della regione di guidarsi
con la presente Dichiarazione nel loro
comportamento internazionale;
8. L'Impegno degli Stati della regione di
continuare a promuovere il disarmo nucleare come
obiettivo prioritario e contribuire con il disarmo
generale e completo, per accrescere la fiducia tra
le nazioni.
Invitiamo tutti gli Stati membri della Comunità
Internazionale a rispettare pienamente questa
Dichiarazione nelle loro relazioni con gli Stati
membri della CELAC.
Stimate e Stimati Capi di Stato e di Governo,
distinti invitati: proclamo solennemente
L'AMERICA LATINA E I CARAIBI UNA ZONA DI PACE .
La CELAC sorge dal patrimonio
di 200 anni di lotte per l'indipendenza

Discorso d'apertura del Generale d'Esercito Raúl
Castro Ruz, Presidente dei Consigli di Stato e dei
Ministri della Repubblica di Cuba nel II Vertice
della Comunità degli Stati Latinoamericani e
Caraibici (CELAC), L'Avana, 28 gennaio del 2014.
Stimate e stimati, presidentesse, presidenti e
capi di Governo dell'America
Latina e dei Caraibi;
Distinti ministri degli esteri e invitati.
A nome del popolo e del governo di Cuba porgo il
più cordiale benvenuto e vi auguro un grato
soggiorno. Per noi è un grande onore e motivo di
sincero ringraziamento contare sulla presenza di
tutti voi in questo Vertice di "Nuestra America",
convocato nel 161º anniversario della nascita di
José Martí.
Deploriamo profondamente l'assenza fisica di uno
dei grandi leaders di Nuestra America, l'
indimenticabile Presidente venezuelano, Hugo
Rafael Chávez Frías, un fervente e instancabile
promotore e combattente per l'indipendenza, la
cooperazione, la solidarietà, l' integrazione e l'
unità latinoamericana e caraibica, e per la stessa
creazione di questa Comunità.
Chiedo un minuto di silenzio per la sua memoria,
Distinte colleghe e distinti colleghi:
Il periodo trascorso dal passato Vertice della
CELAC è stato complesso, ma fruttifero.
I Paesi dell'America Latina e dei Caraibi abbiamo
dovuto far fronte a numerose sfide, la crisi ha
continuato a danneggiare l'economia mondiale, i
pericoli per la pace sono sempre presenti in varie
parti del mondo e nazioni sorelle sono state
oggetto di minacce, misure coercitive unilaterali
e domande legali internazionali per le legittime
azioni che hanno adottato in difesa della loro
sovranità.
Senza dubbio siamo stati capaci di continuare ad
avanzare nella costruzione della CELAC e a dare
continuità alle decisioni accordate a Caracas e a
Santiago del Cile.
Poco a poco, stiamo creando una creando una
Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi
che oggi è riconosciuta internazionalmente come
rappresentante legittima degli interessi
dell'America Latina e dei Caraibi.
Ugualmente, stiamo avvicinando le nostre
posizioni nonostante le inevitabili differenze e
si fomenta uno spirito di maggior unità nella
diversità, che dev'essere il nostro fine ultimo.
Come ho detto a Santiago del Cile, "sappiamo che
tra d i noi ci sono pensieri distinti e anche
differenze, ma la CELAC è sorta dal patrimonio di
duecento anni di lotte per l'indipendenza e si
basa su una profonda comunità di obiettivi. Non è
la CELAC, quindi, una successione di mere riunioni
o coincidenze pragmatiche, ma una visione comune
della Patria Grande latinoamericana e caraibica
che si deve solo ai suoi popoli.
Dev'essere prioritaria la creazione di uno spazio
politico comune nel quale avanzare sino a
conquistare la pace e il rispetto tra le nostre
nazioni, pece e rispetto nei quali essere capaci
di superare gli ostacoli oggettivi e quelli che si
impongono intenzionalmente, nei quali possiamo
utilizzare le risorse in maniera sovrana e per il
benessere comune e porre le capacità scientifiche
e tecniche in funzione del progresso dei nostri
popoli, facendo valere principi irrinunciabili
come l'auto determinazione, la sovranità e
l'uguaglianza sovrana degli Stati.
Solo così riusciremo a non far essere più una
realtà l'affermazione che l'America Latina e i
Caraibi sono la regione più disuguale del pianeta.
La Presidenza Pro Témpore cubana della CELAC si è
indirizzata precisamente verso il compimento di
questo obiettivo, e quindi il tema centrale di
questo Vertice è "la lotta contro la povertà, la
fame e la disuguaglianza".
È vero che negli ultimi anni sono stati fatti dei
passi avanti, ma sono stati lenti, frammentati e
instabili. Secondo la CEPAL - che ringraziamo la
permanente cooperazione con la presidenza cubana e
per i cinque studi che ha elaborato nella cornice
di questa collaborazione in America Latina e nei
Caraibi - il tasso di povertà nel 2012 comprendeva
come minimo il 28,2% della popolazione, ossia 164
milioni di persone, e la miseria o povertà estrema
l'11,3%, che equivale a 66 milioni di abitanti
della regione. Ma la cosa più preoccupante è la
povertà infantile che colpisce 70.5 milioni di
bambini, bambine e adolescenti e tra loro 23.3
milioni sono in povertà estrema.
Il 10% più ricco della popolazione
latinoamericana riceve il 32% delle entrate totali
mentre il 40% più povero riceve solo il 15%.
I popoli dell'America Latina e dei Caraibi
domandano e reclamano una miglior distribuzione
delle ricchezze e delle entrate, l'accesso
generale e gratuito a un'educazione di qualità,
il pieno impiego, salari migliori, lo sradicamento
dell' analfabetismo, lo stabilimento di una vera
sicurezza alimentare, un sistema di salute per la
totalità della popolazione, il diritto a una casa
degna, all'acqua potabile e al risanamento.
Tutti gli obiettivi sono realizzabili e la loro
effettuazione darà la misura dei progressi della
nostra regione.
Abbiamo tutte le condizioni per rovesciare la
situazione attuale. Con più del 15% circa della
superficie terrestre e il 8.5% della popolazione
globale, la regione conta su una percentuale
apprezzabile delle riserve minerali non
rinnovabili più importanti, su un terzo delle
riserve di acqua dolce, il 12% delle aree
coltivabili, il maggior potenziale mondiale nella
produzione di alimenti e il 21% dei boschi
naturali.
E precisamente questa ricchezza deve diventare il
motore per l'eliminazione delle disuguaglianze. Il
nostro imperativo e la nostra sfida sono d'essere
capaci di trasformare questo capitale naturale in
capitale umano, infrastrutture economiche e
diversità della base produttiva ed esportatrice,
in forma tale che contribuisca in maniera decisiva
ad un vero processo di sviluppo.
Uno dei problemi che soffriamo in America Latina e
nei Caraibi, è che non abbiamo saputo tradurre i
periodi con alti prezzi delle risorse naturali che
esportiamo in processi di sviluppo economico a
lungo tempo, in forma tale che permettano di
ridurre realmente la povertà e d'elevare le
entrate pro capiate delle nostre popolazioni.
Per questo dobbiamo esercitare pienamente la
sovranità sulle nostre risorse naturali e
implantare politiche adeguate nelle relazioni con
gli investimenti stranieri e con le imprese
multinazionali che operano nei paesi che
compongono la CELAC.
.Sono innegabili i benefici degli investimenti
stranieri diretti per le economie della regione e
delle iniezioni di capitali delle imprese
multinazionali che vi operano, ma dimentichiamo
che la crescita smisurata degli utili che
ottengono, di 5.5 volte negli ultimi 9 anni,
danneggia l'impatto positivo sulla bilancia dei
pagamenti dei nostri paesi.
In materia d'educazione, la regione affronta
brecce significative, sia per l'accesso come per
la qualità, così come sopravvive l'esistenza
dell'analfabetismo funzionale, anche se con
marcate differenze tra i paesi.
Se sono stati evidenziati dei progressi nella
regione e nell'accesso alle scuole elementari, le
informazioni della CEPAL e della UNESCO dicono
chiaramente che questo e la qualità della
formazione che ricevono gli alunni è molto
vincolata al livello delle loro entrate.
La situazione è più seria nelle scuole medie, non
solo perchè il 50% dei giovani tra i 20 e i 24
anni non le hanno terminate, ma perchè solamente
il 21.7% dei giovani del settore più povero in
questo gruppo di età le hanno concluse. In
contrasto il 78.3% dei giovani del segmento più
ricco ha completato questo livello dell'educazione.
Ossia una breccia del 56.6% separava nel 2010
questi due gruppi.
Nel caso dell'educazione universitaria la
situazione è anche più complessa, perchè in
accordo con le stime della CEPAL, gli iscritti a
questo livello d'insegnamento, nel 2010, erano un
terzo dei giovani tra i 18 e i 24 anni.
Contiamo su tutte le possibilità, le risorse e i
metodi per eliminare l'analfabetismo dalla faccia
dell'America Latina e dei Caraibi. Dobbiamo avere
la volontà politica di farlo e di offrire alle
nostre popolazioni la possibilità di accedere
senza eccezioni, nè disuguaglianze, a tutti i
livelli dell'educazione. Niente di tutto quello
che ci proponiamo di realizzare sarà possibile,
senza popoli educati e colti.
La diversità nel livello di sviluppo di distinti
settori sociali e produttivi tra i nostri paesi è,
inoltre, un'opportunità per la complementarità e
l'integrazione delle nostre economie e della
cooperazione.
Dobbiamo stabilire un nuovo paradigma di
cooperazione regionale e internazionale. Nella
cornice della CELAC abbiamo la possibilità di
costruire un modello proprio, adattato alle nostre
realtà, basato nei principi dei benefici comuni e
la solidarietà, che tenga presenti le migliori
esperienze sviluppate negli ultimi anni dai paesi
della regione e dalle organizzazioni
latinoamericane e caraibiche d'integrazione, come
MERCOSUR, ALBA, PETROCARIBE, UNASUR, CARICOM, SICA
e altre che negli anni hanno già tracciato il
cammino.
D'altra parte, non possiamo dimenticare che i
Piccoli Stati Insulari in via di Sviluppo dei
Caraibi necessitano una speciale attenzione ai
loro problemi, che si sono aggravati per gli
effetti della crisi globale e del cambio climatico
che, se danneggia tutti noi, ha un impatto più
forte sui paesi dei Caraibi, le cui economie sono
calate o sono cresciute al di sotto della media
regionale, nel 2012.
L'impatto della crisi economica del 2008-2009 è
stato specialmente severo in questa parte della
regione, ed è costato alle piccole isole, come
medie, il 13.2% del loro Prodotto Interno Lordo.
L'effetto di devastatori disastri naturali ha
inciso a sua volta in questa realtà.
Inoltre è un obbligo morale che la comunità
internazionale e dei nostri paesi continuino a
contribuire allo sviluppo integrale della
Repubblica di Haiti con azioni concrete di
cooperazione solidale, sulla base delle sue
necessità specifiche e delle priorità nazionali.
Un compito importante che riguarda noi paesi della
CELAC quest'anno è lavorare in forma associata
alla preparazione dell'Agenda di Sviluppo Post-
2015, facendo attenzione a non commettere gli
errori che erano alla base della concezione degli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Stimati Capi di Stato e di Governo:
Indipendentemente dai nostri progressi,
continuiamo a vivere in un mondo guidato da un
ordine internazionale ingiusto d'esclusione, nel
quale le minacce alla pace e l'ingerenza esterna
nella regione continuano.
Non possiamo dimenticare la lunga storia di
interventi nei temi interni, invasioni militari e
sanguinosi colpi di Stato. I detti "centri di
potere" non si rassegnano d'aver perduto il
controllo di questa ricca regione, nè rinunceranno
ai tentativi di cambiare il corso della storia nei
nostri paesi, per recuperare l'influenza perduta e
trarre benefici dalle loro risorse.
Nel 1999, quando già non esisteva più il campo
socialista, la NATO modificò il suo Concetto
Strategico per agire di fronte a presunte minacce
globali in maniera offensiva, al di fuori del
territorio degli Stati membri dell'Alleanza, in
quello che chiamò "la periferia euro- atlantica".
Nel Summit Unione Europea-America Latina e
Caraibi, svolto poco dopo, nel mese di giugno, a
Río de Janeiro, il leader storico della
Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, chiese se
la nostra regione era compresa in questa
"periferia" e soggetta a quella dottrina, sempre
più aggressiva e pericolosa.
La domanda è ancora oggi senza risposta, 15 anni
dopo.
L'anno scorso è stata rivelata l'esistenza di un
sistema globale di spionaggio delle comunicazioni
da parte del governo degli Stati Uniti, del quale
sono state un bersaglio indiscriminato donne e
uomini a capo di Stati e di Governi, organismo
internazionali, partiti politici, imprese e
cittadini della regione in flagrante violazione
del Diritto Internazionale e della sovranità
degli Stati.
Un altro tema che genera una grande preoccupazione
per le sue potenzialità per provocare conflitti
internazionali, è l'uso segreto e illegale da
parte di individui, organizzazioni e Stati dei
sistemi informatici di atre nazioni, per aggredire
terzi paesi. Alcuni governi hanno espresso anche
la possibilità di rispondere a questi attacchi con
armi convenzionali. Il solo cammino per prevenire
e affrontare queste nuove minacce è la
cooperazione associata tra tutti gli Stati, così
come per evitare che il ciber spazio divenga un
teatro di operazioni militari.
Salutiamo quindi l'iniziativa del governo del
Brasile d'effettuare a Sao Paulo, nell'aprile del
2014, la Riunione Multisettoriale Globale sul
Governo di Internet.
Come mostra del suo fermo impegno con il disarmo
nucleare e la pace, l'America Latina è stata la
prima al mondo a stabilire, con il Trattato di
Tlatelolco, una Zona Libera dalle Armi Nucleari.
Ma dobbiamo andare più lontano.
La pace e lo sviluppo sono interdipendenti e
indissolubili. Non si può avere pace senza
sviluppo, nè sviluppo senza pace. Per questo
abbiamo proposto di proclamare la nostra regione
come "Zona di Pace", che elimini per sempre la
guerra, la minaccia e l'uso della forza, una
regione dove le differenze tra i nostri paesi si
risolvano tra di noi, per vie pacifiche e di
negoziato, seguendo i principi del Diritto
Internazionale.
Reiteriamo una piena solidarietà con la Repubblica
Argentina nel suo reclamo delle Isole Malvine,
George del Sud e Sandwich del Sud e i loro mari
adiacenti.
Ugualmente condanniamo tutti i tentativi di
sfruttare prima che si sia stabilito un accordo,
la presenza le risorse naturali di questi
territori includendo quelle del sottosuolo e
facciamo un richiamo al Regno Unito, perchè
accetti il dialogo e il negoziato, come ha
sollecitato il governo argentino.
Come ha scritto la poetessa portoricana Lola
Rodríguez de Tió, "Cuba e Puerto Rico sono di un
uccello le due ali", e per questo reitero che "la
nostra Comunità sarà incompleta sino a che in lei
mancherà lo scanno di Puerto Rico, nazione sorella,
genuinamente latinoamericana e caraibica, che
soffre per una situazione coloniale".
Trasmettiamo la nostra solidarietà al popolo e al
governo dell'Ecuador, minacciato da domande di
imprese multinazionali in tribunali manipolati
dalla cupidigia e con una visione politica
neocoloniale.
Ringrazio per tutte le mostre di solidarietà di
fronte al criminale blocco imposto al mio paese da
più di mezzo secolo e l'ingiusta inclusione di
Cuba nella lista dei paesi patrocinatori del
terrorismo, del Dipartimento di Stato degli Stati
Uniti.
Stimate e stimati colleghi:
Con i miei migliori auguri di successo nelle
deliberazioni che effettueremo e tenendo presente
l'enorme responsabilità che condividiamo per
l'unità della nostra regione, dichiaro inaugurato
formalmente il II Vertice della Comunità degli
Stati Latinoamericani e dei Caraibi.
Molte grazie.
(Traduzione Gioia Minuti).
Che cos'è la CELAC
In Italia nessun giornale, o media parla della
CELAC - a parte tre testate alternative - ma
questo organismo coinvolge una regione completa,
con presidenti, capi di governi e ministri di 33
paesi.

La Comunità degli Stati Latinoamericani e
Caraibici - CELAC - è stata costituita il 23
febbraio del 2010 in occasione della celebrazione
del Vertice dell'Unità dell'America Latina e dei
Caraibi nella Riviera Maya, in Messico, e posta in
funzione il 3 dicembre del 2011 durante il Vertice
di Caracas, nella cornice del III Vertice
dell'America Latina e dei Caraibi
sull'Integrazione e lo Sviluppo e il XXII Vertice
del Meccanismo Permanente di Consultazione e
Concertazione Politica - Gruppo di Rio - al
culmine del processo di convergenza tra le due
entità.
In questa forma si è stabilito un foro che
raggruppa i 33 Stati sovrani della regione e che
cerca d'approfondire l'integrazione politica,
economica, sociale e culturale dell'America Latina
e dei Caraibi, basata nel pieno rispetto per la
democrazia e i diritti umani.
Il Cile ha esercitato la Presidenza Pro Tempore (PPT)
della CELAC sino alla realizzazione del I Vertice
che si è svolto a Santiago del Cile il 27 e 28
gennaio del 2013, quando la PPT è stata concessa
a Cuba, ed ora, nel 2014 è passata alla Costa Rica
per poi, nel 2015, essere gestita dall'Ecuador.
Tra gli obiettivi della CELAC, si segnala la
riaffermazione della preservazione della
democrazia e dei valori democratici, la vigenza
delle istituzioni e dello Stato di Diritto,
l'impegno con il rispetto e la piena vigenza di
tutti i diritti umani per tutti come obiettivi
essenziali, Poi la volontà d'intensificare il
dialogo politico tra i 33 Stati e tradurre,
attraverso la concertazione politica, principi e
valori in consensi. La regione necessita
un'istanza di concertazione politica forte, che
garantisca la sua posizione internazionale e si
traduca in azioni rapide ed efficaci che
promuovano gli interessi latinoamericani e
caraibici, di fronte ai nuovi temi dell'agenda
internazionale.
Intensificare la concertazione delle posizioni
regionali di fronte alle riunioni e le conferenze
di portata globale, e adottare un profilo più
dinamico a favore della concertazione politica e
del lavoro d'interlocuzione con altre regioni e
paesi, nella convinzione che questo dialogo
contribuisce a proiettare la regione e ad
accrescere la sua influenza nello scenario
internazionale globalizzato e interdipendente.
Inoltre è indispensabile stimolare un'agenda
integrata, basata nel patrimonio del Gruppo di
Río e negli accordi della CALEC, oltre che nei
meccanismi e i gruppi d'integrazione, cooperazione
e concertazione già esistenti, che costituiscono
tutti insieme un importante attivo regionale. La
CELAC è formata dal Vertice dei capi di Stato e di
Governo, istanza suprema della Comunità i cui
compiti sono la designazione dello Stato sede
della seguente riunione e chi eserciterà la
Presidenza Pro Tempore. Definire le linee di
direzione e delle politiche, stabilire le priorità,
le strategie e i piani d'azione per realizzare gli
obiettivi e adottare le linee politiche e le
strategie per le relazioni con terzi Stati, le
organizzazioni e i fori inter governativi di
carattere internazionale, regionale o sub -regionale.
I Ministri delle Relazioni Estere. si riuniscono
in maniera ordinaria due volte l'anno. Le
caratteristiche di queste riunioni sono adottare
risoluzioni ed emettere dichiarazioni su temi di
carattere regionale o internazionale, d'interesse
per i paesi della regione.
La Presidenza Pro Tempore si esercita per un
periodo di un anno nel quale si effettueranno
varie riunioni. È l'organo d'appoggio
istituzionale tecnico e amministrativo della CELAC
che prepara, convoca e presiede i Vertici dei capi
di Stato e di Governo, le riunioni dei ministri
degli Esteri e dei coordinatori nazionali, così
come le riunioni dei meccanismi regionali e sub
regionali d'integrazione.
inoltre gli Stati membri si vincolano alla
Presidenza Pro- Tempore per mezzo dei Coordinatori
Nazionali che sono responsabili del coordinamento
e della continuità diretta dei temi in discussione.
Continua
|