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Commemorato il 41º anniversario
del Colpo di Stato a Santiago del Cile
Migliaia di persone, domenica 7, hanno
manifestato per le strade di Santiago, nella
cornice delle commemorazioni del Colpo di Stato
dell’11 settembre del 1973, che fece cadere il
governo di Salvador Allende, reclamando per oggi
un governo con un impegno più forte con i
diritti umani.
La polizia ha detto che i partecipanti erano
circa 3000 a questa manifestazione, che viene
convocata ogni anno dall’Assemblea Nazionale per
i Diritti Umani, a cui hanno partecipato i
familiari delle vittime della dittatura, i
rappresentanti delle associazioni dei diritti
umani, parlamentari e politici.
La marcia pacifica ha percorso le strade
principali di Santiago, fortemente custodite
dalla polizia e dai furgoni speciali.
Incidenti violenti sono avvenuti solo nella
parte finale, quando un gruppo di incappucciati
ha alzato delle barricate nel Cimitero Generale,
dove si trova il Memoriale del Detenuto
Desaparecido e dell’Assassinio Politico, che
ricorda le vittime della dittatura, dov’è stato
realizzato uno spettacolo culturale come
omaggio.
La polizia ha lanciato gas lacrimogeni e acqua a
pressione, per cacciare gli incappucciati.
Centinaia di persone portavano le foto con i
nomi dei desaparecidos durante dittatura di
Augusto Pinochet (1973-1990), o cartelloni che
reclamavano “Verità e giustizia” e “Fine
dell’impunità”, a 41 anni dal colpo.
Gli organizzatori hanno criticato la mancanza
d’impegno del governo in materia di diritti
umani e le condizioni speciali di detenzione
date ai torturatori.
“Sembra che il governo non abbia la volontà
politica e vogliamo invitarlo ad assicurare al
nostro paese che non si violeranno mai più i
diritti umani”, ha detto alla stampa, durante la
manifestazione, Lorena Pizarro, presidentessa
del Gruppo dei Familiari Detenuti e
Desaparecidos.
“Vogliamo richiamare la presidentessa (Michelle)
Bachelet, perchè veda questa necessità del paese
di riparazione”, ha affermato la deputata
comunista Karol Cariola, che ha chiesto la
chiusura delle carceri con condizioni speciali
dove sono reclusi i condannati come torturatori.
“I detenuti in Cile vivono in pessime
condizioni, ma i torturatori stanno praticamente
in alberghi di lusso, scontando lì la loro
condanna, mentre dovrebbero vivere nelle
peggiori condizioni, perchè sono assassini che
hanno sparso molto sangue”, ha affermato
Cariola, riferendosi alla prigione di Punta
Peuco, molto criticata, dove sono rinchiusi 60
militari condannati per la violazione dei
diritti umani.
La dittatura di Pinochet ha lasciato 3200 morti
e più 38.000 detenuti e torturati, dicono i dati
ufficiali. (AFP/ Traduzione GM – Granma Int.)
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