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								Discorso pronunciato dal Generale 
								d’Esercito Raúl Castro nel III Vertice  della 
								Celac 
								
								Il presidente dei Consigli di 
								Stato  e dei Ministri, Generale d’Esercito Raúl 
								Castro Ruz, ha assicurato che il processo 
								iniziato tra Cuba e gli Stati Uniti per 
								ristabilire le relazioni diplomatiche, è stato 
								possibile grazie alla nuova epoca che vive la 
								nostra regione.  
								
								Raúl Castro Ruz -
								
								
								Versione stenografica del Consiglio di Stato.
								Foto: Sito Web 
								del Vertice
 
								 Raúl ha detto che i cambi tra le due nazioni 
								sono il risultato di un secolo e mezzo di eroica 
								lotta e di fedeltà ai principi del popolo 
								cubano.
 
								
								Stimato Presidente Luis Guillermo Solís; 
								
								Stimate e stimati Capi di Stato o di Governo 
								dell’America Latina e dei Caraibi;  
								
								Stimati capi di delegazione e invitati che ci 
								accompagnano: 
								
								Nuestra America si è addentrata in un’epoca 
								nuova ed è avanzata dalla creazione della 
								Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici 
								nei suoi obiettivi d’indipendenza, sovranità 
								sulle sue risorse naturali, integrazione, 
								costruzione di un nuovo ordine mondiale, 
								giustizia sociale e democrazia del popolo, con 
								il popolo e per il popolo.  
								
								Esiste oggi un impegno con la giustizia e il 
								diritto dei popoli superiore a quello di 
								qualsiasi altro periodo storico.  
								
								Insieme siamo la terza economia a livello 
								mondiale, la zona con la seconda maggior riserva 
								petrolifera, la maggior bio-diversità del 
								pianeta e con un’alta concentrazione delle 
								risorse minerali globali. 
								
								Sviluppare l’unità nella diversità, 
								un’attuazione vincolata e il rispetto delle 
								differenze continuerà ad essere il nostro primo 
								proposito e una necessità indispensabile, perchè 
								i problemi del mondo si aggravano e persistono 
								grandi pericoli e forti sfide che superano le 
								possibilità nazionali ed anche sub regionali.
								 
								
								Nell’ultimo decennio le politiche economiche e 
								sociali e la crescita sostenuta ci hanno 
								permesso di affrontare la crisi economica 
								globale ed hanno dato la possibilità di far 
								diminuire la povertà, la disoccupazione e la 
								disuguaglianza nella distribuzione delle 
								entrate.  
								
								Le profonde trasformazioni politiche e sociali 
								realizzate in vari paesi della regione hanno 
								portato la dignità a milioni di famiglie che 
								sono uscite dalla povertà.  
								
								Ma la regione dell’America Latina e dei Caraibi 
								è ancora la più disuguale del pianeta. Come 
								media il 20% delle case con le minori entrate 
								capta il 5% delle entrate totali.   
								
								167 milioni di persone soffrono ancora nella 
								povertà, uno di ogni cinque minori vive 
								nell’indigenza e il numero degli analfabeti 
								supera i 35 milioni.  
								
								La metà dei nostri giovani non ha frequentato le 
								medie, e nel settore con meno entrate è il 78% 
								che non le completa,  Due terzi della nuova 
								generazione non giungono all’università. 
								 
								
								Crescono le vittime del crimine organizzato e 
								della violenza, che minacciano la stabilità e il 
								progresso delle nazioni.  
								
								Che penseranno le decine di milioni di 
								emarginati dalla democrazia e dai diritti 
								umani?    
								
								Quale sarà il loro giudizio sui modelli 
								politici? Che penseranno delle leggi elettorali? 
								  
								
								È questa la società civile considerata dai 
								governi e dalle organizzazioni internazionali?
								 
								
								Che diranno se li si consulterà sulle politiche 
								economiche e monetarie?  
								
								Hanno poco da mostrare alla nostra regione, in 
								questi aspetti, molti degli stati 
								industrializzati dove la metà dei loro giovani 
								sono disoccupati,  si scarica la crisi sui 
								lavoratori e sugli studenti, e li si reprime, 
								mentre si proteggono i banchieri, s’impedisce la 
								sindacalizzatone, si pagano salari inferiori 
								alle donne per lavori uguali, si applicano 
								politiche disumane contro gli immigrati, 
								crescono il razzismo,  la xenofobia e 
								l’estremismo violento, con le tendenze neo 
								fasciste, dove i cittadini non votano perchè 
								 non vedono alternative alla corruzione della 
								politica o sanno che le promesse elettorali si 
								dimenticano rapidamente.  
								
								Per realizzare la detta inclusione sociale e la 
								sostenibilità ambientale dovremo creare una 
								visione propria sui sistemi economici e gli 
								indici di produzione e di consumo, la relazione 
								tra la crescita economica e lo sviluppo, ed 
								anche sull’efficacia dei modelli politici.
								 
								
								Dobbiamo superare le brecce strutturali, 
								assicurare l’educazione gratuita di alta 
								qualità, la copertura generale e gratuita della 
								salute, la sicurezza sociale per tutti, 
								l’uguaglianza di opportunità, realizzare il 
								pieno esercizio di tutti i diritti umani per 
								tutte le persone.  
								
								Per questi sforzi sarà un dovere  elementare la 
								solidarietà con la difesa degli interessi dei 
								Carabi, e in particolare di Haiti.  
								
								È necessario un nuovo ordine economico, 
								finanziario e monetario internazionale dove 
								abbiano priorità e spazio gli interessi e le 
								necessità dei paesi del sud e delle maggioranze, 
								dove non prevalgano quelli che impongono la 
								concentrazione del capitale e del neo liberismo.
								 
								
								L’Agenda di Sviluppo, dopo il 2015, deve offrire 
								soluzioni ai problemi strutturali delle economie 
								della regione e generare i cambi che conducono 
								ad uno sviluppo sostenibile.  
								
								È anche indispensabile costruire un mondo di 
								pace senza il quale è impossibile lo sviluppo, 
								retto dai principi della Carta delle Nazioni 
								Unite e del Diritto Internazionale.  
								
								La firma dei capi di Stato e di Governo del 
								proclama dell’America Latina e dei Caraibi come 
								Zona di Pace ha significato un passo storico ed 
								offre un riferimento per le relazioni tra i 
								nostri Stati e con il resto del mondo. 
								 
								
								La solidarietà in Nuestra America sarà decisiva 
								per far avanzare gli interessi comuni. 
								 
								
								Esprimiamo i un’energica condanna alle 
								inaccettabili e ingiustificate sanzioni 
								unilaterali imposte alla Repubblica Bolivariana 
								del Venezuela  e al continuato intervento 
								esterno indirizzato a creare un clima 
								d’instabilità in questa nazione fraterna.  Cuba, 
								che conosce tutte queste storie profondamente 
								per averle sofferte per più di 50 anni, reitera 
								il suo più fermo appoggio alla Rivoluzione 
								Bolivariana e al governo legittimo  condotto dal 
								presidente Nicolás Maduro Moros. 
								
								Ci uniamo alla Repubblica Argentina nel suo 
								reclamo delle isole Malvine, le George del Sud e 
								Sandwich del Sud e degli spazi marittimi 
								circostanti; appoggiamo la nazione sudamericana 
								e la sua presidentessa, Cristina Fernández, che 
								affronta gli attacchi dei fondi speculativi e le 
								decisioni di corti venali che violano la 
								sovranità di questo paese.  
								
								Riaffermiamo la solidarietà al popolo e al 
								governo dell’Ecuador,  presieduto da Rafael 
								Correa, in appoggio alle domande di riparazione 
								per i danni ambientali provocati dalla 
								multinazionale  Chevron nell’Amazzonia 
								ecuadoriana. 
								
								Come abbiamo detto in altre occasioni, la 
								comunità non sarà completa sino a quando 
								mancherà Puerto Rico. La sua situazione 
								coloniale è inammissibile e il suo carattere 
								latino americano e caraibico non ammette dubbi.
								 
								
								Nel processo di pace della Colombia sono 
								significativi gli accordi realizzati dal Governo 
								e dalle Forze Armate Rivoluzionarie della 
								Colombia - Esercito del Popolo, al tavolo delle 
								conversazioni che si sviluppa a L’Avana. Non si 
								era mai avanzati  tanto prima nella direzione 
								della conquista della pace.  
								
								Cuba, nella sua condizione di garante e sede di 
								queste conversazioni, continuerà ad offrire le 
								facilità necessarie e a contribuire in tutto il 
								possibile alla fine del conflitto e alla 
								costruzione di una pace giusta e duratura nella 
								fraterna Colombia.  
								
								Daremo un deciso sostegno, come sino ad ora, al 
								giusto reclamo dei Paesi dei Caraibi, della 
								riparazione per i danni della schiavitù e per il 
								colonialismo, e ci opporremo decisamente alla 
								decisione di privarli delle risorse finanziarie 
								indispensabili con pretesti tecnocratici, 
								pretendendo di considerarli a reddito medio.
								 
								
								Salutiamo gli eccellenti progressi realizzati 
								nel Foro CELAC – CINA e  i vincoli della regione 
								con il gruppo BRICS. 
								
								Reiteriamo la preoccupazione per le enormi e 
								crescenti spese militari imposte al mondo dagli 
								Stati Uniti  e dalla NATO, così come per il 
								tentativo d’estendere l’aggressiva presenza di 
								questa sino alle frontiere della Russia, con la 
								quale abbiamo storiche e fraterne relazioni,  
								reciprocamente vantaggiose.  
								
								Dichiariamo un’energica opposizione 
								all’imposizione di sanzioni unilaterali ingiuste 
								contro questa nazione. 
								
								La crescente aggressività della dottrina 
								militare della NATO e lo sviluppo di guerre non 
								convenzionali che hanno già avuto conseguenze 
								devastanti e gravi sequele, minacciano la pace e 
								la sicurezza internazionali.  
								
								Per Cuba il principio dell’uguaglianza sovrana 
								degli Stati e dell’autodeterminazione dei 
								popoli, è irrinunciabile. 
								
								L’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle 
								Nazioni Unite deve usare le sue facoltà per 
								preservare la pace e la sicurezza internazionali 
								di fronte alle ipocrisie, agli eccessi,  alle 
								omissioni del Consiglio di Sicurezza. 
								 
								
								Non si deve più aspettare per assicurare la  
								piena partecipazione come membro alla Palestina, 
								alla quale esprimiamo la solidarietà del popolo 
								e del governo cubani. Deve sparire il veto nel 
								Consiglio di Sicurezza, per garantire impunità 
								ai crimini di Israele.  
								
								L’Africa, dove esistono anche le nostre radici, 
								non necessita consigli nè intromissioni, ma 
								trasferimenti di risorse finanziarie, di 
								tecnologia e un giusto trattamento. Difenderemo 
								sempre i legittimi interessi delle nazioni con 
								le quali abbiamo combattuto, spalla a spalla, 
								contro il colonialismo e l’apartheid e con le 
								quali sosteniamo fraterne relazioni e 
								cooperazione. Ricorderemo sempre la loro 
								invariabile solidarietà e il loro sostegno.
								 
								
								La voce di Cuba difenderà senza riposo le cause 
								giuste e gli interessi dei paesi del Sud e sarà 
								leale ai suoi obiettivi e alle posizioni comuni, 
								sapendo che Patria è Umanità.  
								
								La politica estera della Rivoluzione cubana 
								continuerà ad essere fedele ai suoi principi.
								 
								
								Stimate e stimati colleghi: 
								
								Lo scorso 17 dicembre, sono tornati nella loro 
								Patria i combattenti antiterroristi cubani 
								 Gerardo Hernández, Ramón Labañino e Antonio 
								Guerrero che, con  Fernando González e René 
								González sono per noi motivo di orgoglio ed 
								esempio di fermezza.  
								
								Il Presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto 
								il fallimento della politica contro Cuba 
								applicata da più di cinquant’anni e il completo 
								isolamento che ha provocato al suo paese; il 
								danno che il blocco provoca al nostro popolo ed 
								ha ordinato la revisione dell’ovviamente 
								ingiustificabile  inclusione dell’Isola nella 
								lista dei Paesi Patrocinatori del Terrorismo 
								Internazionale. 
								
								Nella stessa giornata ha annunciato la decisione 
								di ristabilire le relazioni diplomatiche degli 
								Stati Uniti con il nostro Governo.  
								
								Questi cambi sono il risultato di quasi due 
								secoli e mezzo di eroica lotta e fedeltà alla 
								nuova epoca che vive la nostra regione e al 
								solido e coraggioso reclamo dei governi e dei 
								popoli della CELAC, che sono una rivendicazione 
								per Nuestra America, e che hanno agito in 
								stretta unità per questo obiettivo 
								nell’Organizzazione delle Nazioni Unite e in 
								tutti gli ambiti.  
								
								Preceduti dal Vertice dell’ALBA a  Cumaná, in 
								Venezuela, i dibattiti sostenuti nel 2009 nel 
								Vertice delle Americhe a Puerto España, in 
								Trinidad y Tobago, avevano portato il 
								 Presidente Obama, recentemente eletto a 
								pianificare un nuovo inizio con Cuba. 
								
								A Cartagena, in Colombia, nel 2012, avvenne una 
								forte discussione, con una pianificazione 
								unanime categorica contro il blocco, occasione 
								nella quale aveva incitato un importante 
								dirigente nordamericano a riferirsi alla stessa 
								come al grande fallimento di Cartagena o 
								disastro – è stato il termine esatto – e ci fu 
								un dibattito sull’esclusione di Cuba da quegli 
								incontri.  L’Ecuador, come protesta aveva deciso 
								d’assentarsi.  
								
								Venezuela, Nicaragua e Bolivia avevano avvisato 
								che non avrebbero partecipato ad un altro 
								Vertice senza Cuba, con l’appoggio di  Brasile, 
								Argentina e Uruguay.  
								
								La Comunità dei Caraibi espresse la stessa 
								decisione e Messico e le altre nazioni si 
								pronunciarono alla stessa maniera.  
								
								Il presidente di Panama, Juan Carlos Varela, 
								prima della sua elezione, aveva fatto sapere con 
								determinazione, che avrebbe invitato Cuba con 
								pieni diritti e uguaglianza di condizioni al 
								VIII Vertice delle Americhe, e lo ha fatto. Cuba 
								ha immediatamente dichiarato che parteciperà.
								 
								
								Si dimostra la certezza di Martí, quando scrisse 
								che un principio giusto dal fondo di una caverna 
								può più di un esercito. ( Applausi )  
								
								A tutti i presenti esprimo la più profonda 
								gratitudine di Cuba.  
								
								Ai 188 Stati che votano contro il blocco nella 
								ONU, a quelli che hanno espresso lo stesso 
								reclamo nell’Assemblea  Generale, nei Vertici e 
								nelle conferenze internazionali e a tutti i 
								movimenti popolari, le forze politiche, i 
								parlamenti e le personalità che si sono 
								mobilitate instancabilmente con questo 
								obiettivo. Li ringrazio sinceramente a nome 
								della nazione.  
								
								Al popolo degli Stati Uniti che ha espresso una 
								crescente opposizione alla politica di blocco e 
								ostilità di più di cinque decenni, reitero 
								ugualmente il nostro ringraziamento e i nostri 
								amichevoli sentimenti.  
								
								Questi risultati dimostrano che Governi che 
								hanno profonde differenze possono incontrare 
								soluzioni ai problemi mediante un dialogo 
								rispettoso e  scambi bastai sull’uguaglianza 
								sovrana e nella reciprocità, a beneficio delle 
								proprie rispettive nazioni.  
								
								Come ho affermato reiteratamente, Cuba e gli 
								Stati Uniti dobbiamo imparare l’arte della 
								convivenza civile basata nel rispetto delle 
								differenze tra i due Governi e nella 
								cooperazione in temi d’interesse comune, che 
								contribuiscano alla soluzione delle sfide che 
								affrontano l’emisfero e il mondo.  
								
								Ma non si deve pretendere che per questo Cuba 
								deve rinunciare ai suoi ideali di indipendenza e 
								giustizia sociale, nè dubitare in un solo dei 
								nostri principi, nè cedere un millimetro nella 
								difesa della sovranità nazionale.   
								
								Noi non ci lasceremo provocare, ma nemmeno 
								accetteremo pretese di consigli o  pressioni nei 
								nostri temi interni. Noi ci siamo guadagnati 
								questo diritto sovrano con grandi sacrifici e al 
								prezzo dei più grandi rischi.    
								
								Si possono forse ristabilire relazioni 
								diplomatiche senza riannodare i servizi 
								finanziari alla Sezione d’Interesse di Cuba e al 
								suo ufficio consolare a Washington, tagliati 
								come conseguenza del blocco finanziario? Come 
								spiegare il ristabilimento di relazioni 
								diplomatiche senza togliere  Cuba dalla Lista 
								degli Stati  Patrocinatori del Terrorismo 
								Internazionale?  
								
								Quale sarà d’ora in poi la condotta dei 
								diplomatici statunitensi a L’Avana, rispetto 
								all’osservanza delle norme stabilite dalle 
								convenzioni internazionali per le relazioni 
								diplomatiche e consolari? Questo è quello che la 
								nostra delegazione ha detto al Dipartimento di 
								Stato nelle conversazioni bilaterali della 
								scorsa settimana e ci vorranno diverse riunioni 
								per trattare questi temi.  
								
								Abbiamo condiviso con il Presidente degli Stati 
								Uniti  la disposizione di avanzare verso la 
								normalità delle relazioni  bilaterali, una volta 
								che saranno ristabilite le relazioni 
								diplomatiche, e questo implica l’adozione di 
								misure reciproche per migliorare il clima tra i 
								due paesi, per risolvere altri problemi pendenti 
								e avanzare nella cooperazione.  
								
								La situazione attuale apre modestamente 
								un’opportunità all’emisfero per incontrare nuove 
								e superiori forme di cooperazione che convengono 
								alle due Americhe.  
								
								Questo permetterà di risolvere brucianti 
								problemi e aprire nuovi cammini.  
								
								Il testo del Proclama  dell’America Latina e dei 
								Caraibi come Zona di Pace, costituisce la 
								piattaforma indispensabile per questo, 
								includendo il riconoscimento che ogni Stato ha 
								il diritto assoluto d’eleggere  il suo sistema 
								politico, economico, sociale e culturale senza 
								ingerenze in nessuna forma da parte di un altro 
								Stato e che questo costituisce un principio 
								irrinunciabile del Diritto Internazionale.
								 
								
								Il problema principale non è stato risolto. Il 
								blocco economico, commerciale e finanziario che 
								provoca enormi danni umani ed economici, ed è 
								una violazione del Diritto Internazionale, 
								dev’essere eliminato.  
								
								Ricordo il memorandum del vicesegretario 
								Mallory, dell’aprile del 1960 che, in mancanza 
								di un’opposizione politica effettiva, 
								pianificava l’obiettivo “di creare in Cuba fame, 
								disperazione e sofferenza, per provocare la 
								caduta del governo rivoluzionario”. Adesso tutto 
								sembra indicare che l’obiettivo è fomentare 
								un’opposizione politica artificiale con mezzi 
								economici, politici e delle comunicazioni.
								 
								
								Il ristabilimento delle relazioni diplomatiche è 
								l’inizio di un processo verso la normalità delle 
								relazioni bilaterali, ma questo non sarà 
								possibile sino a che esisterà il blocco, non si 
								restituirà il territorio illegalmente occupato 
								della base di Guantánamo ( applausi) non 
								smetteranno le trasmissioni radiofoniche e 
								televisive che violano le norme internazionali, 
								non ci sarà un compenso giusto per il nostro 
								popolo, per i danni umani ed economici che ha 
								sofferto.  
								
								Non sarebbe etico, giusto o accettabile che  si 
								chiedesse qualcosa in cambio a Cuba.  
								
								Se questi problemi non si risolveranno, questo 
								avvicinamento diplomatico tra Cuba e gli Stati 
								Uniti non avrebbe un senso.  
								
								Non si può pensare nemmeno che Cuba accetti di 
								negoziare gli aspetti citati per i nostri temi 
								interni, assolutamente sovrani.  
								
								Se abbiamo fatto dei passi avanti in questo 
								negoziato è perchè ci siamo trattati 
								reciprocante con rispetto, come uguali, però per 
								continuare ad avanzare si dovrà continuare così.
								 
								
								Abbiamo seguito con attenzione l’annuncio del 
								Presidente degli Stati Uniti di alcune decisioni 
								esecutive per modificare certi aspetti 
								dell’applicazione del blocco.  
								
								Le misure pubblicate sono molto limitate: 
								persistono la proibizione dei crediti, dell’uso 
								del dollaro nelle nostre transazioni finanziarie 
								internazionali; s’impediscono i viaggi 
								individuali dei nordamericani senza la licenza 
								per i detti scambi “popolo a popolo”, si 
								condizionano questi a fini sovversivi e 
								s’impediscono  anche i viaggi per via marittima. 
								Continua la proibizione di acquisti in altri 
								mercati di strumenti e tecnologie che hanno più 
								de 10% di componenti nordamericane e le 
								importazioni negli Stati Uniti di merci che 
								contengono materie prime cubane, tra moltissime 
								altre.   
								
								Il presidente Barack Obama potrebbe usare con 
								determinazione le sue ampie facoltà esecutive 
								per modificare sostanzialmente l’applicazione 
								del blocco e farlo sta nelle sue mani, anche 
								senza la decisione del Congresso.  
								
								Potrebbe permettere in altri settori 
								dell’economia tutto quello che ha autorizzato 
								nell’ ambito delle telecomunicazioni, con 
								evidenti obiettivi d’influenza politica in Cuba.
								 
								
								È significativa la  sua decisione di sostenere 
								un dibattito con il Congresso, con l’obiettivo 
								di eliminare il Blocco. 
								
								I portavoce del governo nordamericano sono stati 
								chiari nel precisare che cambiano ora i metodi, 
								ma non gli obiettivi della politica, insistendo 
								nelle azioni d’ingerenza nei nostri temi 
								interni, che non accetteremo.  
								
								Le controparti statunitensi non dovrebbero 
								proporsi d’avere relazioni con la società cubana 
								come se in Cuba non ci fosse un Governo sovrano. 
								( applausi)  
								
								Nessuno può sognarsi che la nuova politica che è 
								stata annunciata accetta l’esistenza di una 
								Rivoluzione Socialista a 90 miglia dalla 
								Florida.  
								
								Si vuole che nel Vertice delle Americhe di 
								Panama sia presente la detta società civile, e 
								questo Cuba lo ha sempre condiviso.   
								 
								
								Protestiamo per quello che è avvenuto nella 
								Conferenza dell’Organizzazione Mondiale del 
								Commercio a Seattle,  nel Verticie delle 
								Americhe di Miami e nel Quebec,  nel Vertice sul 
								Cambio Climatico di Copenaghen  o quando si 
								riuniscono il G-7 e o il Fondo Monetario 
								Internazionale,  situati dietro  sbarramenti 
								d’acciaio, con una brutale repressione della 
								polizia, confinati a decine di chilometri dagli 
								incontri.   
								
								È chiaro che la società civile di Cuba 
								parteciperà, e io spero che non ci siano 
								restrizioni per le organizzazioni non 
								governative del nostro paese, che ovviamente non 
								hanno, nè interessa loro alcuno status nella 
								OSA, ma contano con il riconoscimento della ONU.
								 
								
								Spero di poter vedere a Panama i movimenti 
								popolari e le organizzazioni non governative che 
								chiedono il disarmo nucleare,  gli ambientalisti 
								contro il neoliberismo, gli  Occupy Wall Street 
								e gli Indignati di questa regione, gli studenti 
								universitari e liceali, i contadini, i 
								sindacati, le comunità originali, le 
								organizzazioni che si oppongono all’inquinamento 
								dei gas, quelle che difendono i diritti degli 
								immigranti, quelle che denunciano la tortura e 
								le esecuzioni extra giudiziarie, la brutalità 
								politica, le pratiche razziste, quelle che 
								reclamano per le donne un salario uguale per un 
								lavoro uguale, quelle che esigono riparazioni 
								per i danni provocati dalle compagnie 
								multinazionali.  
								
								Senza dubbio gli annunci realizzati il17 
								dicembre hanno scatenato un riconoscimento 
								mondiale e il presidente Obama ha ricevuto per 
								questo  un ampio appoggio nel suo paese. 
								 
								
								Alcune forze negli Stati Uniti cercano di far 
								abortire questo processo che comincia. 
								 
								
								Sono gli stessi nemici di una giusta relazione 
								degli Stati Uniti con l’America Latina e i 
								Carabi, sono coloro che intorpidiscono le 
								relazioni bilaterali di molti paesi della nostra 
								regione con questa nazione.  
								
								Sono coloro che sempre ricattano e fanno 
								pressioni.  
								
								Sappiamo che l’eliminazione del blocco sarà un 
								cammino lungo e difficile, che necessiterà 
								dell’appoggio, la mobilitazione e l’azione 
								decisa di tutte le persone di buona volontà 
								negli Stati Unti e nel mondo; dell’approvazione 
								da parte dell’Assemblea Generale della ONU nella 
								sua prossima sessione, della risoluzione che 
								reclama di porre fine e soprattutto dell’ 
								azione  concertata di Nuestra America. 
								 
								
								Stimati e stimate capi di Stato e di Governo.
								 
								
								Stimati amici :  
								
								Esprimiamo  i nostri complimenti alla  Costa 
								Rica, al Presidente Solís  e al suo Governo per 
								il lavoro sviluppato alla guida della CELAC.  
								Diamo il benvenuto e presteremo  il nostro pieno 
								appoggio all’ Ecuador e al Presidente Correa che 
								presiederanno la Comunità nel 2015. 
								
								Molte grazie (Applausi)   
								
								28 gennaio del 2015 – ore 15:01:28   
								
								(Traduzione Gioia Minuti) 
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