Prigionieri Politici dell'Impero| MIAMI 5  

     

N U E S T R A   A M E R I C A

  L'Avana. 18 Febbraio 2014

   

Quello che non ci raccontano

L’Ambasciata degli USA dietro alla campagna contro i cooperanti medici di Cuba in Brasile.  

Ormai è realtà. Circa 6000 medici cubani offrono le loro attenzioni sanitarie a intere popolazioni degli stati del nord e del nordest del Brasile, che vivono in condizioni di isolamento e di estrema povertà.  Su questo, fino ad oggi, non abbiamo letto neppure un solo reportage della grande stampa brasiliana o internazionale.

Però, al contrario, ha fatto notizia in decine di mezzi d’informazione di tutto il mondo, lo show organizzato da una sola persona, la dottoressa cubana Ramona Rodríguez Matos. In conferenza stampa, la dottoressa ha annunciato di abbandonare il programma di cooperazione medica perché è stata “ingannata” dal suo governo.

Ricordiamo che Cuba, Brasile e l’Organizzazione Panamericana della Salute, hanno firmato un accordo per integrare i suddetti professionisti dell’Isola nel programma  “Mais médicos”, iniziativa del Governo di Dilma Rousseff per portare servizi di salute in aree storicamente trascurate.

In base a questo accordo, secondo alcuni mezzi d’informazione, i cooperanti riceverebbero tra un 25 e un 40% dell’ammonto totale che paga il Brasile.

Il resto sarebbe amministrato dal ministero della Salute Pubblica di Cuba per auto finanziare i servizi della salute nell’Isola.  

Cuba ha circa 40.000 cooperanti sanitari in 58 paesi del Terzo Mondo.  Nella maggioranza di questi, Cuba copre totalmente i costi e i salari. Però nel caso di nazioni con risorse proprie, come Venezuela, Sudafrica, Qatar o Brasile, esistono accordi di controprestazione economica che servono, ad esempio, per coprire i costi dei servizi sanitari, apparecchiature o acquisti di medicamenti per tutta la popolazione dell’isola di Cuba.

Le campagne mediatiche contro la presenza medica cubana non sono delle novità. In Venezuela, ad esempio, i mezzi d’informazione accusavano i cooperanti cubani di essere “agenti” o “spie”.

In Brasile, il messaggio centrale dell’attuale campagna mediatica è che sono “schiavi” del Governo cubano, che destina ad altri fini sociali all’interno dell’Isola una parte del denaro che entra nelle casse.  E’ un radicale contrasto di concetti ideologici: quello difeso da uno stato socialista in un paese povero e sotto embargo come Cuba che, grazie alla formazione di migliaia di professionisti, sostiene un il suo sistema di salute con entrate generate all’estero e, dall’altra parte, quello difeso dai mezzi d’informazione e dai collegi medici brasiliani, che appoggiano le posizioni individualiste e non solidarie dei pochi medici cubani che abbandonano l’attenzione e le cure verso le popolazioni più vulnerabili, con l’aspirazione di entrare a far parte dell’elite della classe medica latinoamericana.

Torniamo allo show della dottoressa cubana. Vari mezzi d’informazione hanno sottolineato che aveva chiesto asilo in Brasile. Però si sono dimenticati di chiarire dove: nell’ambasciata degli Stati Uniti a Brasilia.  E si sono pure dimenticati di menzionare, inoltre, la parte informativa fondamentale per capire tutto questo affare: che la dottoressa si era rifugiata al cosiddetto “Cuban Medical Professional Parole” , programma dei Dipartimenti di Stato e della Sicurezza Nazionale degli USA, creato per accogliere come rifugiati politici i cooperanti medici di Cuba nel mondo, in qualsiasi ambasciata o consolato nordamericano.

Questa iniziativa, insuperabile quanto a immoralità, non è neppure menzionata nella maggioranza dei mezzi di comunicazione. Il portale della BBC in spagnolo, ad esempio, ha detto che la dottoressa “si è messa in contatto con l’ambasciata statunitense a Brasilia per (…) richiedere un visto che Washington concede ai medici cubani presenti in paesi terzi”.

Però neppure una parola sul citato programma, un vero e proprio scandalo etico. 

Il programma brasiliano “Mais médicos” è appoggiato –secondo un sondaggio realizzato lo scorso novembre– dall’84,3 % della popolazione del paese e ha migliorato la popolarità della presidentessa Dilma Rousseff.  

Per questo la destra brasiliana, i collegi medici e la grande stampa cercano di discreditarlo con tutti i mezzi. I leader del Partito Democratico, della destra oppositrice brasiliana, si presentavano di fronte a i mezzi d’informazione con la citata dottoressa cubana, facendo un appello al resto dei medici cubani perché la imitassero. Lo stesso facevano vari collegi medici, come l’Associazione Medica Brasiliana, il cui presidente Florentino Cardoso, curiosamente, aveva qualificato come “scorie” i medici cubani alcuni mesi fa.

Il giornale spagnolo El País apportava il suo granello di sabbia alla campagna, affermando che “il medico (cubano) mette in una posizione scomoda il Governo di  Dilma Rousseff” mentre il portale in spagnolo della BBC, titolava che “Il medico cubano (...) era diventato un problema politico per il Brasile”.

Però i dati smentiscono decisamente qualsiasi propaganda. Il Ministro brasiliano della Salute, Arthur Chioro, ha espresso che i pochi casi di abbandono da parte dei medici cubani –due dei quali con destinazione verso gli Stati Uniti, più altri 22 che hanno deciso di ritornare a Cuba- sono una cifra “insignificante” di fronte al totale dei medici che operano in Brasile.

I mezzi d’informazione insistono sulle condizioni salariali dei medici cubani e le comparano con quelle dei loro omologhi brasiliani. Però, nella comparazione tra entrambi i paesi, dimenticano di spiegare perché il sistema capitalista, in Brasile, ha lasciato senza servizi di salute pubblica tanti milioni di persone, che ora devono essere curati da professionisti della sanità socialista cubana. Il giornale spagnolo ABC, scriveva che il Brasile ha appena 1,8 medici ogni mille persone, di fronte, ad esempio,  ai 4 della Spagna.

Il giornale però, ha dimenticato di menzionare il dato di Cuba che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, offre la maggior cifra di tutto il mondo: 6,7 medici per ogni mille abitanti. 

Il giornale di Miami El Nuevo Herald ha segnalato con totale cinismo che il programma  “Cuban Medical Professional Parole” del Governo degli Stati Uniti, ha come obiettivo “affossare la diplomazia medica di Cuba” nel mondo.

Il fatto è che per questi mezzi di comunicazione, sarà sempre più legittima e democratica la “diplomazia” dei blocchi, dei marins e delle invasioni con le quali portare con sangue e fuoco il progresso in molti luoghi del mondo.

(Di José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación/Traduzione di Stefano Guastella) .
 

STAMPARE QUESTO MATERIALE


Direttore Generale: Pelayo Terry Cuervo / Direttore Editoriale: Gustavo Becerra
Granma Internacional Digital: http://www.granma.cu/
E-mail informacion@granmai.cip.cu
 

Spagnolo | Inglese | Francese | Portoghese | Tedesco
© Copyright. 1996-2013. Tutti i Diritti Riservati. Granma Internazionale / Digitale. Repubblica di Cuba

Subir