Non ringraziate il silenzio
Amelia Duarte
Miguel Díaz Canel, Primo Vicepresidente del
Consiglio di Stato e dei Ministri, ha assistito
all’inaugurazione di un’installazione
dell’artista cubano Kcho ispirata al caso dei
Cinque Eroi Cubani, un’installazione artistica,
ispirata all’ingiusta detenzione nelle celle di
castigo nelle quali sono stati confinati i
Cinque Eroi antiterroristi cubani per 17 mesi,
prima di essere portati a giudizio, che è stata
inaugurata il 5 aprile nell’Edificio di Arte
Cubana del Museo Nazionale delle Belle Arti,
dall’artista Alexis Leyva Machado (Kcho) e da
due protagonisti a cui è dedicata l’esposizione,
gli Eroi della Repubblica di Cuba, René González
e Fernando González.
“No
agradezcan el silenzio” (Non ringraziate il
silenzio) è il nome dell’opera “creata per
mostrare al mondo che l’ingiusta condanna dei
Cinque è un atto di vendetta contro Cuba, i
cubani e la Rivoluzione”, ha dichiarato Kcho nel
discorso fatto durante l’inaugurazione, alla
quale hanno assistito Miguel DíazCanel
Bermúdez, Abel Prieto, assessore del Presidente
del consiglio di Stato e dei Ministri, Julián
González Toledo, ministro della Cultura, Miguel
Barnet, presidente dell’Unione degli Artisti e
Scrittori di Cuba (UNEAC), i familiari dei
Cinque, artisti e intellettuali cubani.
L’esposizione concepita con materiali come
l’acciaio e il pladoor, include “El Hueco” (il
buco), una cella d’isolamento, un salone tra le
sbarre dove è esposta l’esposizione “Yo me muero
como viví” (Morirò come ho vissuto), con 15
acquarelli di Antonio Guerrero, uno dei Cinque
Eroi detenuti, realizzati per il 15°
anniversario della reclusione dei Cinque cubani
e una piccola aula con alcune sedie, dove si
proiettano audiovisivi sul tema dei Cinque.
“Ringraziamo Kcho per questa
magnifica opera e speriamo che possa raggiungere
il suo obiettivo”, hanno dichiarato René e
Fernando durante l’inaugurazione dello spazio,
dove, oltre a contare sulle interpretazioni del
Coro “Entrevoces” diretto dalla maestra Digna
Guerra, sono state realizzate due esibizioni
dimostrative che hanno mostrato come avviene il
trasferimento dei prigionieri, incatenati, verso
il Hueco.
Aperta al pubblico da domenica 6
aprile, i visitatori potranno, con questa
esposizione, scoprire la realtà del sistema
penitenziario nordamericano e sperimentare la
detenzione per cinque minuti in una cella larga
poco più di 4 metri per 2, che ha al suo interno
ha solo un piccolo letto di ferro, un tavolino,
una piccola sedia di cemento, un wc di metallo,
un lavabo e uno specchio.
Per entrare nel Hueco, il pubblico che lo
desidera, dovrà usare le uniformi arancioni dei
reclusi, farsi ammanettare e incatenare i piedi.
“Con questa
installazione accumuleremo le esperienze
individuali e costruiremo un messaggio
collettivo di riflessione, solidarietà
e denuncia; in una azione dell’arte contro
l’ingiustizia”, ha spiegato Kcho nelle parole
del catalogo dell’esposizione. (Traduzione
Stefano Guastella - Quinta Avenida )
|