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C U L T U R A

  L'Avana. 27 Febbraio 2014

   

È morto Paco de Lucía, un re della chitarra e del flamenco

Miguel Lozano

Il chitarrista spagnolo Paco de Lucía, che ha contribuito a diffondere nel mondo il flamenco, è morto in Messico per un infarto cardiaco, ha informato il municipio di Algeciras, in Andaluasia, la sua città natale.

L’artista, che  è morto a  Cancún (in Messico) a 66 anni, aveva ricevuto il Dottorato Honoris Causa dall’Università di Cadice e dal Berklee College of Music.

Francisco Sánchez Gómez, più conosciuto come Paco de Lucía, era nato ad Algeciras il 21 dicembre del 1947 y ed aveva dato al flamenco una dimensione mondiale, con interpretazioni da grande  virtuoso. Era considerato uno dei più grandi chitarristi del mondo. Il suo nome d’arte proviene dalla madre Lucía Gómez, portoghese, che da bambino lo aveva identificato come “Paco, quello di Lucia”.

Il suo flamenco ha aperto spazi eccezionali con opere memorabili come “Friday Night in San Francisco”, “Passion, Grace and Fire” e “The Guitar Trio”, con Al Di Meola e John McLaughlin,  vere gioie della chitarra e del jazz.

Aveva ricevuto il Premio Principe delle Asturie delle Arti (nel 2004) e Grammy in differenti categorie, il Premio Nazionale di Chitarra dell’Arte flamenca e la Medaglia d’Oro al Merito delle Belle Arti, tra le tante decorazioni.

La vita artistica di Paco de Lucia era cominciata a 12 anni, quando formò il duo Los Chiquitos con suo fratello Pepe come voce, con il quale incise il suo primo disco.

Poi fu chitarrista della Compagnia di Balletto Classico Spagnolo e incise i primi dieci dischi come solista negli anni ’60 del secolo scorso, anche se il disco “Paco dal vivo”, del 1970 con il concerto del Teatro Reale ne fece un idolo e gli fece ottenere il primo disco d’oro.

Poi formò il duo “El Camarón-De Lucía”, con più di 10 dischi tra i quali  El Duende Flamenco (1972) e Fuente y Caudal (1973). Quindi fondò  Sestetto, e diede una nuova dimensione ai gruppi di flamenco.

Aveva passato alcuni mesi a L’Avana dove aveva partecipato al Festival Leo Brower,  e voleva che i suoi figli, Antonia e Diego conoscessero Cuba.

Aveva incontrato tre volte Los Van Van, il leggendario gruppo cubano e pensavano di lavorare insieme in una prossima collaborazione.

Oltre al dolore di sapere che non ascolteremo più progetti come quello del flamenco con Los Van Van, restano reliquie sufficienti per rallegrare l’anima di milioni di persone in tutto il mondo e sicuramente anche delle future generazioni. (Traduzione Granma Int.)
 

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