Prigionieri Politici dell'Impero| MIAMI 5  

     

C U L T U R A

  L'Avana. 24 Luglio  2014

   

Boccaccerías, senza Boccaccio e
con la mia Avana

Diana Castaños

Boccaccerías Habaneras, (Arturo Sotto, 2013),  è avallata dal premio alla migliore sceneggiatura e da quello alla popolarità, assegnati nell’ultimo  Festival Internazionale del Nuevo Cine Latinoamericano ed è una pellicola con una struttura narrativa molto diafana, che mostra dall’inizio il processo creativo della sua concezione.

Arturo Sotto, regista di “Pon tu pensamiento en mí” (1995) e “Amor vertical” (1997), che non vedevamo poi sino a “La noche de los inocentes” (2007), e “Bretón es un bebé” (2008)-,  è di nuovo al centro della cinematografia cubana con questo film, che diviene una sorta di Decamerón derivato dalla realtà cubana, e che tra  i suoi pregi fa una satira dell’erotismo e mette umorismo alla voluttà.

La pellicola racconta di uno scrittore (interpretato dallo stesso Sotto), che soffrendo una crisi creativa, paga le storie che la gente gli racconta. 

Come Scheherazade con il suo sultano Schahriar, gli abitanti de L’Avana cercano di rendere interessanti i loro racconti.

Al di là del titolo e del fatto che le donne dimostrano un’abilità estrema per l’inganno e quindi sono le vincitrici,  c’è poco del Decamerone di Boccaccio in Boccaccerías…

L’Avana in affitto,  perenne e determinante.  Il titolo del film, che inizialmente era  Boccaccerías mías,  è cambiato  dopo la scelta dei luoghi della pellicola e la città diventa un altro personaggio e si somma ai più di 60 del film, che è un’opera corale.

E se è vero che il film non mostra le immagini  abusate, cliché della città,  nè L’Avana totalmente stereotipata e limitata nei suoi elementi folklorici,  mostra qualcosa che non è troppo lontano da questi schemi : in Boccaccerías…, le mulatte continuano a rivelarsi l’elisir dei Caraibi e anche lo scrittore che si vedeva così tranquillo, perde la testa per una;  i cubani continuano ad essere bevitori, ingannatori e con paradossi  sino al midollo, tanto che non hanno denaro per aggiustare un rubinetto, ma sì per celebrare un matrimonio nel ristorante 1830.

Tutti hanno una storia nascosta da raccontare, dice lo slogan del film, che con la fotografia di  Alejandro Pérez, ci regala una vista che riscatta la bellezza della città capitale.

Boccaccerías Habaneras, la pellicola che ha dato lavoro a metà degli attori cubani - servono due paragrafi per elencarli - è un film divertente che s’inserisce perfettamente nella tradizione delle commedie del cinema cubano.

Un film pieno di sensualità e impudenza. Molta impudenza. (Traduzione GM - Granma Int.)
 

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