Boccaccerías, senza Boccaccio e
con la mia Avana
Diana Castaños
Boccaccerías Habaneras, (Arturo Sotto, 2013), è
avallata dal premio alla migliore sceneggiatura
e da quello alla popolarità, assegnati
nell’ultimo Festival Internazionale del Nuevo
Cine Latinoamericano ed è una pellicola con una
struttura narrativa molto diafana, che mostra
dall’inizio il processo creativo della sua
concezione.
Arturo Sotto, regista di “Pon tu pensamiento en
mí” (1995) e “Amor vertical” (1997), che non
vedevamo poi sino a “La noche de los inocentes”
(2007), e “Bretón es un
bebé” (2008)-, è di nuovo al centro della
cinematografia cubana con questo film, che
diviene una sorta di Decamerón derivato dalla
realtà cubana, e che tra i suoi pregi fa una
satira dell’erotismo e mette umorismo alla
voluttà.
La pellicola racconta di uno scrittore
(interpretato dallo stesso Sotto), che soffrendo
una crisi creativa, paga le storie che la gente
gli racconta.
Come Scheherazade con il suo sultano Schahriar,
gli abitanti de L’Avana cercano di rendere
interessanti i loro racconti.
Al di là del titolo e del fatto che le donne
dimostrano un’abilità estrema per l’inganno e
quindi sono le vincitrici, c’è poco del
Decamerone di Boccaccio in Boccaccerías…
L’Avana in affitto, perenne e determinante. Il
titolo del film, che inizialmente era
Boccaccerías mías, è cambiato dopo la scelta
dei luoghi della pellicola e la città diventa un
altro personaggio e si somma ai più di 60 del
film, che è un’opera corale.
E se è vero che il film non mostra le immagini
abusate, cliché della città, nè L’Avana
totalmente stereotipata e limitata nei suoi
elementi folklorici, mostra qualcosa che non è
troppo lontano da questi schemi : in
Boccaccerías…, le mulatte continuano a rivelarsi
l’elisir dei Caraibi e anche lo scrittore che si
vedeva così tranquillo, perde la testa per una;
i cubani continuano ad essere bevitori,
ingannatori e con paradossi sino al midollo,
tanto che non hanno denaro per aggiustare un
rubinetto, ma sì per celebrare un matrimonio nel
ristorante 1830.
Tutti hanno una storia nascosta da raccontare,
dice lo slogan del film, che con la fotografia
di Alejandro Pérez, ci regala una vista che
riscatta la bellezza della città capitale.
Boccaccerías Habaneras, la pellicola che ha dato
lavoro a metà degli attori cubani - servono due
paragrafi per elencarli - è un film divertente
che s’inserisce perfettamente nella tradizione
delle commedie del cinema cubano.
Un film pieno di sensualità e impudenza. Molta
impudenza. (Traduzione GM - Granma Int.)
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