Prigionieri Politici dell'Impero| MIAMI 5  

     

C U L T U R A

  L'Avana. 14 Febbraio 2014

   

 l mio amore per Cuba

Luigi Bardellotto (Gigi)

Se qualcuno mi chiedesse com’è nato il mio amore per Cuba, risponderei che è nato come tutti gli amori; io e Cuba ci siamo scelti, così come si scelgono due innamorati, inconsapevolmente, involontariamente, istintivamente…

La mia prima volta all’Avana risale all’estate del 1998.

Mi sono arreso subito al fascino di quest’isola che tante volte avevo osservato con curiosità nelle pagine dell’Atlante geografico. La vedevo galleggiare con la sua forma allungata tra le calde acque del Mar dei Caraibi, ma chissà perché l’ho sempre immaginata orientata oltre l’immensità dell’Atlantico, verso il mondo. Ora direi che la vedevo orientata verso di me!

A quel primo viaggio ne sono seguiti molti altri, esplorativi, volevo conoscere Cuba e così ne ho visitate tutte le regioni, tutti i capoluoghi…

Nell’estate del 2005, al rientro da un tour dell’isola, prima tornare in Italia decido di  fermarmi qualche giorno all’Avana.

Può cambiare qualcosa nella vita di una persona in un pomeriggio all’Avana?

Fa molto caldo. Mentre passeggio per l’Habana vieja, quasi per caso entro in una libreria, cerco vecchi libri di fotografia sulla Rivoluzione.

Mentre con il mio spagnolo ancora incerto mi rivolgo al ragazzo che ho di fronte, mi accorgo che alle pareti ci sono alcuni manifesti appesi.

Mi avvicino per guardarli meglio, erano manifesti cinematografici, politici, sociali.

Erano colorati, attraenti, curiosi, soprattutto quelli del cinema..ma la mia attenzione cade su un classico per chi a Cuba dopo una vacanza, vuole portarsi a casa un ricordo del viaggio. Il mio ricordo, indelebile, sarebbe stato un manifesto del Che.

E’ cominciata così.

Inizio la mia collezione con l’icona più amata a Cuba, che scoprirò in seguito essere una grafica di Felix Beltran.

Il giorno seguente ritorno nella libreria e compro altri carteles. Non li dimenticherò mai, erano Hasta la Victoria Siempre di Ñiko, o il Clik di Felix Beltran, il Che di Olivio Martinez, e il Fantomas di Bachs.

E’ stata una passione immediata, una passione che negli anni mi avrebbe portato a Cuba sempre più di frequente.

Voglio saperne di più su queste carte colorate, comincio a documentarmi acquisto su internet tutti i libri sulla Grafica Cubana.

Poi la svolta, decido di cercare i grafici, o chiunque poteva raccontarmi la loro storia.

Pian piano, entro nelle case di Olivio Martinez, Rafael Morante, Hector Villaverde, Faustino Perez, Clarita, la Famiglia Rivadulla e Rostgaard, Fabian il figlio del grande Muñoz Bachs, e poi i giovani, da Pepe, a Nelson, Marin, Giselle e Michele..

E’ un’emozione difficile da descrivere, scopro un mondo di professionisti che hanno saputo adattarsi alle difficoltà contingenti, penso ad esempio alla difficoltà nel reperire i materiali, senza per questo sacrificare inventiva e risultati.

Quello che scopro veramente però è l’immensa umanità di queste persone che mi hanno accolto, straniero e curioso, come se fossi stato uno di loro, che hanno condiviso con me momenti difficili delle loro vite per farmi capire fino in fondo l’essenza dei miei amati carteles.

Nel frattempo oltre a conoscere le storie di questi grafici, che risiedono a Cuba, cerco anche chi da Cuba se n’è andato per altri progetti. Riesco a mettermi in contatto con Reboiro, e in modo più confidenziale Ñiko, (che sarà testimone con suo testo nel catalogo di Mira Cuba).

Passano gli anni e continuo a cercare nuovi carteles, a scoprirne le storie, tutte diverse, come se fossero individui e non manifesti. Sono vicende molto affascinanti, a volte di grande interesse geopolitico che si intrecciano con la vita della gente di quest’isola.

Arrivo dopo otto anni ad avere una buona conoscenza della storia della grafica Cubana, e una collezione importante, e soprattutto una catena di amici interminabile!

Sono in Italia, è il febbraio del 2012. E’ una domenica pomeriggio, sono a Pordenone e sto visitando una mostra con degli amici, ammirati dalle opere esposte.

Io penso a Cuba. Forse perché fa freddo e rimpiango il clima dell’isola o forse perché, inconsapevolmente nella mia testa sta prendendo forma un’idea o piuttosto un sogno. Mi ritrovo a guardare le pareti di quel luogo e a immaginarle tappezzate dai miei meravigliosi manifesti.

Giovanna, la mia compagna, mi vede assorto e mi chiede a cosa stia pensando.

Io di getto le rispondo che mi piacerebbe vedere per una volta i miei carteles tutti assieme, uno vicino all’altro, che sarebbe fantastico.

Giovanna mi incoraggia, mi dice di provarci a esporli tutti in una grande mostra, magari proprio lì, a Pordenone, in quello spazio che si chiama Galleria Bertossi.

Quella domenica è nata l’idea di Mira Cuba.

Attraverso un’amica, Simona Biolcati, che poi sarebbe stata una delle curatrici della mostra, conosco Ivo Boscariol, un giovane architetto. Insieme prepariamo un progetto da sottoporre al comune di Pordenone.

Incontriamo l’assessore alla Cultura Claudio Cataruzza, mi meraviglio nel vedere con quanto entusiasmo accoglie la nostra proposta, senza esitazioni.

Quello che mi accadrà da quel momento, per un anno e mezzo, fino all'inaugurazione della mostra, e anche successivamente, è qualcosa di incredibile. Grandi emozioni, e straordinarie amicizie.

La mostra è stata un trionfo. Oltre novemila persone hanno visto i miei carteles e attraverso le forme e i colori che li caratterizzano, molti hanno imparato a conoscere e forse ad amare la storia di Cuba, sicuramente a rispettare la tenacia della sua gente.

Sono molte le persone che mi hanno accompagnato in questa straordinaria avventura e che voglio ringraziare. In primis le istituzioni, il Comune di Pordenone, l'Associazione in Movimento, l'Associazione Italia-Cuba di Venezia e la sua presidente Giuliana Grando, l’Ambasciatrice Milagros Carina Soto Aguero, il grafico Patrizio de Mattio, Acela Caner, Olivio Martinez e gli amici di sempre che mi hanno sostenuto e incoraggiato.

Il grazie più profondo però lo devo a Cuba. Senza la sua romantica Rivoluzione questa storia non si potrebbe raccontare e soprattutto io non sarei quello che oggi sono.

Hasta la Grafica Cubana Siempre.
 

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