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La costituzione del primo Comitato
Centrale
“Questa è una terra di
rivoluzionari”
• Fidel 49 anni fa annunciò la costituzione del
Comitato Centrale come organo rappresentativo
della società cubana
Pedro Antonio García - Foto: Jorge Oller
Nel 1961, le tre organizzazioni che avevano
partecipato attivamente alla caduta della tirannia
: il Movimento 26 di Luglio, il Direttivo
Rivoluzionario 13 marzo e il Partito Socialista
Popolare, come espressione di volontà unitaria, si
auto -dissolsero per fondersi con la guida di
Fidel nelle Organizzazioni Rivoluzionarie
Integrate - ORI - che precedettero l’ulteriore
ristrutturazione e costruzione, l’anno dopo, del
Partito Unito della Rivoluzione Socialista di
Cuba.

Fidel presenta i membri del Comitato Centrale del
Partito Comunista di Cuba, nell’allora teatro
Chaplin, oggi Karl Marx, quando si costituì il
Primo Comitato Centrale del Partito.
Il 3 ottobre del 1965, in una cerimonia
nell’allora teatro Chaplin (oggi Karl Marx), Fidel
annunciò la costituzione del primo Comitato
Centrale e dei membri che lo formavano.
A questo proposito aveva affermato: “Non c’è
episodio eroico nella storia della nostra Patria,
negli ultimi anni, che non sia qui rappresentata.
Non c’è sacrificio, non c’è combattimento, non c’è
prodezza militare o civile, eroica o creatrice,
che non sia rappresentata. Non parlo di
organizzazioni. Quando parlo di settori parlo di
operai, parlo di giovani, parlo di contadini,
parlo delle nostre organizzazioni di massa”.
Il leader storico della Rivoluzione aveva
informato il popolo che nella prima riunione del
Comitato Centrale, il 2 ottobre, sarebbero stati
adottati vari accordi tra i quali la ratificazione
dei membri del Burò Politico, formato da Raúl,
Almeida, il presidente Dorticós, Ramiro Valdés e
Guillermo García, la Segreteria e le Commissioni
di Lavoro. Inoltre fu decisa la fusione dei
quotidiani Revolución e Hoy in un solo organo
ufficiale, “che porterà il nome di Granma, simbolo
del nostro concetto rivoluzionario e del nostro
cammino”.
Un altro accordo, anche più importante, come
sostenne Fidel, si riferiva al nome che doveva
avere l’organizzazione rettrice della società
cubana.
“Capiamo che siamo giunti al momento in cui, una
volta per tutte e per sempre, deve sparire ogni
genere di sfumatura e origine che distingua un
rivoluzionario dall’altro, e siamo giunti al punto
fortunato della storia del nostro processo
rivoluzionario in cui possiamo dire che c’è un
solo tipo di rivoluzionario, e dato che è
necessario che il nome del nostro Partito dica non
quello che eravamo ieri, ma quello che siamo oggi
e quel che saremo domani, qual’è a vostro giudizio
il nome che dovrà avere il nostro Partito?”
Ascoltando la domanda si udirono applausi ed
esclamazioni di “Comunista!”
Quando il brusio divenne unanime nella sala, Fidel
concluse: “Partito Comunista di Cuba”.
Durante il suo intervento il Comandante in Capo
fece riferimento “Ad un’assenza nel nostro
Comitato Centrale di qualcuno che ha tutti i
meriti e tutte le virtù necessarie al grado o più
alto per appartenervi (...) per spiegare questo
leggerò una lettera scritta a macchina
personalmente dal compagno Ernesto Guevara, che
si spiega da sola.
Terminata la lettura del messaggio del Che, Fidel
sottolineò: “Quelli che parlano dei rivoluzionari,
quelli che considerano i rivoluzionari come
uomini freddi, uomini insensibili o uomini senza
cuore, con questa lettera avranno un esempio di
tutto il sentimento, di tutta la sensibilità, di
tutta la purezza che è racchiusa nell’anima di un
rivoluzionario”.
Poi puntualizzo l’impegno della Rivoluzione con il
movimento rivoluzionario, al quale chiese di
aiutare: “Nella misura delle nostre forze ci
assumiamo la responsabilità, le conseguenze e i
rischi (...) sino a che esisterà l’imperialismo e
sino a quando ci saranno popoli sfruttati e
colonizzati, continueremo a correre questi rischi
e continueremo ad assumerci tranquillamente queste
responsabilità.
Poco prima nel suo intervento aveva avvertito il
presidente degli Stati Uniti dell’epoca: “Questa
non è solo una terra di cubani, questa è una terra
di rivoluzionari!”
( Traduzione GM – Granma Int.)
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