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Del blocco non si è detta una
parola
Fidel Castro Ruz
Cinque anni fa il Comandante in Capo, Fidel
Castro ha scritto questa importante Riflessione
a proposito del blocco economico, commerciale e
finanziario imposto a Cuba dagli Stati Uniti e
condannato un anno dopo l’altro dalla comunità
internazionale, com’è avvenuto martedì 28 con
188 voti su 193, quanti sono i membri, con due
soli contrari e tre astensioni.
Questa è la riflessione del Comandante, vigente
più che mai:
“Il governo degli Stati Uniti ha annunciato
attraverso la CNN, che questa settimana, Obama
visiterà il Messico, iniziando il suo viaggio
per Puerto España, Trinidad y Tobago, dove
resterà quattro giorno per partecipare al
Vertice delle Americhe. Ha annunciato il
miglioramento di alcune odiose restrizioni
imposte da Bush ai cubani residenti negli USA
per visitare i loro familiari in Cuba. Quando si
è indagato se le prerogative riguardavano anche
altri cittadini nordamericani, la risposta è
stata che non erano autorizzati.
Del blocco, che è la misura più crudele, non si
è detta una parola. Si chiama pietosamente così
quella che è una misura genocida. Il danno non
si misura solo per i suoi effetti economici:
costantemente costa vite umane e provoca
sofferenze dolorose ai nostri cittadini.
Numerosi apparecchi per diagnosi e medicinali
vitali non si possono acquistare per i nostri
malati, anche se provengono dal Giappone,
dall’Europa o da altri paesi, se sono prodotti
con componenti o programmi degli Stati Uniti.
Le restrizioni relazionate a Cuba devono essere
applicate dalle imprese degli Stati Uniti che
producono beni o prestano servizi in qualsiasi
parte del mondo, in virtù della
extraterritorialità.
Un influente senatore repubblicano, Richard
Lugar, e altri del suo partito con lo stesso
titolo nel Congresso, e un altro numero di
importanti senatori democratici vogliono
eliminare il blocco. Sono state create le
condizioni per far sì che Obama utilizzi il suo
talento in una politica costruttiva che ponga
fine a quella che si è dimostrata un fallimento
da quasi mezzo secolo.
Dall’altra parte c’è il nostro paese, che ha
resistito ed è disposto a resistere quanto sarà
necessario, e che non incolpa Obama delle
atrocità commesse da altri governi degli Stati
Uniti. Non discute nemmeno la sua sincerità o
il suo desiderio di cambiare la politica e
l’immagine degli USA, e comprende che ha
combattuto una battaglia molto difficile per
essere eletto, per via di pregiudizi centenari.
Partendo da questa realtà, il Presidente del
Consiglio di Stato di Cuba ha espresso la sua
disposizione a dialogare con Obama e, sulla base
del più stretto rispetto alla sovranità,
normalizzare le relazioni con gli Stati Uniti.
Alle 14.30 il capo dell’Ufficio d’Interesse di
Cuba a Washington, Jorge Bolaños, è stato citato
dal vice segretario di Stato, Tomas Shannon, nel
Dipartimento di Stato. Niente nella
conversazione è stato differente da quanto
segnalato dalla CNN.
Alle 15.15 è iniziata una lunga conferenza
stampa. L’essenza di quel che si è detto lì è
contenuto nelle parole testuali dell’assessore
presidenziale per l’America Latina, Dan
Restrepo, che ha dichiarato:
"Oggi il presidente Obama ha ordinato che si
prendano certe misure, si facciano certi passi
per stendere la mano al popolo cubano e per
appoggiare il suo desiderio di vivere nel
rispetto dei diritti umani e per poter
determinare il proprio destino e quello del suo
paese”. Il presidente ha dato istruzioni ai
segretari di Stato, Commercio e Tesoro, perchè
pongano in marcia le azioni necessarie per
eliminare tutte le restrizioni agli individui
perchè possono visitare i loro familiari
nell’Isola e mandare rimesse.
Inoltre ha dato istruzioni per permettere il
flusso libero d’informazioni tra il popolo
cubano, coloro che stanno a Cuba e il resto del
mondo, e per facilitare la consegna di risorse
umanitarie inviate direttamente al popolo
cubano.
Prendendo queste misure per aiutare a chiudere
la breccia tra le famiglia cubane divise, e
promuovere il libero flusso di informazioni e
articoli d’aiuto umanitario per il popolo
cubano, il presidente Obama si sta sforzando di
realizzare quagli obiettivi che ha fissato nella
campagna elettorale e da quando ha assunto
l’incarico.
Tutti quelli che credono nei valori democratici
di base desiderano una Cuba che rispetti i
diritti umani, politici, economici e di base di
tutto il suo popolo. Il presidente Obama
considera che queste misure aiuteranno a
rendere una realtà questi obiettivi.
Il presidente incita tutti coloro che
condividono questo desiderio, ad impegnarsi
dando il loro fermo appoggio per il popolo
cubano.
Grazie”.
Al termine della conferenza l’assessore ha
confessato con franchezza: “Tutto si fa per la
libertà di Cuba”.
Cuba non applaude i mal chiamati Vertici delle
Americhe, dove i nostra paesi non discutono in
uguaglianza di condizioni, e se servono a
qualcosa è per fare analisi critiche delle
politiche che dividono i nostri i popoli e
saccheggiano le nostre risorse, ostacolando il
nostro sviluppo. Adesso ci manca solo che Obama
persuada lì tutti i presidenti latinoamericani
che il blocco è inoffensivo.
Cuba ha resistito e resisterà. No estenderà mai
le sue mani chiedendo elemosine. Continuerà ad
andare avanti con la fronte alta, cooperando con
i popoli fratelli dell’America Latina e dei
Caraibi, con o senza Vertici delle Americhe,
presieda o meno Obama gli Stati Uniti, un uomo o
una donna, un cittadino bianco o un cittadino
negro”.
Fidel Castro Ruz
13 aprile del 2009.
Ore 18.12 (Traduzione Gioia Minuti)
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