Prigionieri Politici dell'Impero| MIAMI 5 

     

C u b a

                                    L'Avana. 25 Marzo 2014

 

Consiglio dei Diritti Umani
Cuba rappresenta un popolo che ha vinto le aggressioni

Intervento del vice ministro della Relazioni Estere della Repubblica di Cuba, Abelardo Moreno Fernández, nel segmento d’alto livello del 25º Periodo di Sessioni del Consiglio dei Diritti Umani.

Signor Presidente:

Quando è stato formato il Consiglio dei Diritti Umani, non sono stati pochi i dubbi che si potesse creare un organismo in cui fossero al primo posto la cooperazione e il dialogo genuini.

Cuba, che ha sofferto la politicizzazione, le doppie facciate e la selettività della scomparsa Commissione dei Diritti Umani, gli ha sempre dato il beneficio del dubbio.

Sette anni dopo la creazione del Consiglio dei Diritti Umani, confermiamo che, in molti casi sono state trasferite al Consiglio le stesse ricette, le stesse doppie morali e la stessa manipolazione ideologica che determinarono il discredito della CDH.

Oggi le potenze continuano a pretendere d’essere i guardiani dei diritti umani e fiscali di altri, nonostante siano responsabili diretti di violazioni sommamente gravi e sistematiche, soprattutto del diritto alla vita.

Alle loro recenti guerre di conquista, che hanno provocato decine di migliaia di morti, la maggioranza civili che, si presume, si tentava di proteggere, si sommano nuove violazioni che motivano una forte riprovazione  internazionale.

Come nel caso delle esecuzioni extra giudiziarie per mezzo dei droni, di centinaia di donne e bambini innocenti e i tentativi di dichiarare queste uccisioni come legali.

Parliamo anche delle trasgressioni del diritto alla privay e del diritto all’informazione di milioni di cittadini in tutto il mondo, per lo scandaloso spionaggio globale che viola anche in forma flagrante la sovranità degli Stati e il Diritto Internazionale.

Parliamo dell’appoggio alla destabilizzazione dei governi legittimamente costituiti nei paesi del Sud del pianeta, quando non si piegano ai loro disegni, violando il diritto di ogni nazione di  darsi il regime economico, politico e sociale sovranamente deciso dal loro popolo e provocando fatti di violenza e la morte di persone innocenti.

Un chiaro esempio è quello che sta avvenendo nella Repubblica Bolivariana del Venezuela. Le azioni violente di destabilizzazione che avvengono dal 12 febbraio in varie parti del territorio venezuelano, oltre ad essere violazioni flagranti dell’istituzionalità democratica in questo paese, hanno il fine, senza dubbio alcuno, di far cadere con la forza il governo legittimamente costituto per volontà del popolo venezuelano, l’unico con la capacità di decidere il suo destino.

Le azioni dei gruppi per la destabilizzazione istigati dall’estero e promossi con la manipolazione informativa di media di stampa irresponsabili e dai settori fascisti minoritari in Venezuela, devono essere oggetto della più forte condanna e ripulsa della comunità internazionale.

Inoltre continua la violazione del Diritto Internazionale Umanitario, con le torture ai prigionieri, includendo la loro alimentazione forzata, sempre inflitte nel centro di detenzioni illegale nel territorio usurpato a Cuba in Guantánamo, che conchiude ancora nonostante   le reiterate promesse.

Sarà capace il Consiglio dei Diritti Umani di reagire di fronte alle violazioni come quelle ricordate e di adottare risoluzioni, condannandole?

Gli stessi che li violano e che nascondono i loro crimini accusando altri, sono coloro che difendono anche un ordine internazionale antidemocratico e iniquo, ingiusto e immorale, nel quale si antepone il capitale finanziario all’essere umano e si  favoriscono i paesi ricchi, si sprecano le risorse e si danneggiano i poveri.

Si comprometteranno questi paesi industrializzati con azioni di solidarietà genuina e disinteressata per togliere dalla miseria 1200 milioni di persone in tutto il mondo per far terminare la fame cronica che soffrono altri 842 milioni, ossia una su otto persone, e ottenere la realizzazione dei diritto all’educazione per 774 milioni di adulti e 123 milioni di giovani analfabeti?

Signor  Presidente:

Cuba segue con attenzione anche la situazione della Siria, donde hanno perso la vita migliaia di persone innocenti.

Reiteriamo la nostra volontà di pace e di rispetto dei principi sacri  della Carta delle  Nazioni Unite e del Diritto Internazionale, includendo il Diritto Internazionale Umanitario.

Condanniamo  la morte delle persone innocenti dovunque si producano e condanniamo che si attribuiscano in maniera selettiva e manipolatrice ad una delle parti, in accordo con gli interessi di alcuni paesi.

Farlo favorisce l’intervento straniero e le avventure di guerra che seminano distruzione e moltiplicano i morti.

Cuba riafferma il suo appoggio alla ricerca di una soluzione pacifica e negoziata della crisi attuale e ribadisce la sua fiducia nella capacità del popolo e del governo della Siria per risolvere i loro problemi interni, senza ingerenze straniere, sulla base del pieno rispetto della sua sovranità e libera determinazione. 

È preoccupante la pretesa di utilizzare quel che avviene in Siria, e in altri luoghi, di recente, nella stessa regione, per mettere in pratica concetti come la “responsabilità di proteggere”  anche prima che questa questione sia chiaramente definita e accordata dall’Assemblea Generale, l’unico organo delle Nazioni Unite con il mandato, l’universalità e la rappresentatività necessarie per esaminare questo discusso tema.

È  evidente che si nasconde l’intenzione di violare la sovranità e di mutilare l’indipendenza, chiaramente dei paesi poveri e mai dei poderosi.

 Non importa che le discussioni nell’Assemblea metano in evidenza  la diversità delle posizioni attorno alla chiamata “responsabilità di proteggere”, la cui manipolazione è divenuta più evidente con chiarezza negli ultimi anni.

I principi di sovranità, integrità territoriale e non ingerenza nei temi interni degli Stati vanno difesi ad ogni costo, perchè senza questi le Nazioni Unite non possono esistere e le nazioni piccole e deboli sarebbero abbandonate alla mercè delle grandi e forti.

Signor Presidente:

Come ha detto il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba, Raúl Castro Ruz, il 22 febbraio, (e cito): “…dovunque ci sia un governo che non conviene agli interessi dei circoli di potere degli Stat Uniti e di alcuni dei loro alleati europei, questo diviene un bersaglio delle campagne sovversive. Adesso usano nuovi metodi d’attacco, più sottili e mascherati, senza rinunciate alla violenza, per  infrangere la pace e l’ordine interno e impedire ai governi di concentrarsi nella lotta per lo sviluppo economico e sociale, se non riescono a farli cadere”.

 “Non sono poche le analogie che si possono incontrare nei manuali di guerra non convenzionale, applicati in vari paesi della nostra regione latinoamericana e dei Caraibi, come oggi succede in Venezuela  e con simili sfumature è avvenuto in altri continenti, precedentemente  in Libia e attualmente in Siria e Ucraina. Chi ha dei dubbi su questo, lo invito a dare un’occhiata alla Circolare d’Addestramento 1801 delle Forze delle Operazioni Speciali nordamericane, pubblicata nel novembre del 2010 con il titolo “La guerra non convenzionale”.

“…L’intervento delle potenze occidentali deve terminare per permettere al popolo dell’Ucraina d’esercitare in forma legittima il suo diritto all’autodeterminazione. Non va ignorato che questi fatti possono avere conseguenze molto gravi per la pace e la sicurezza internazionali”.

 (Fine della citazione).

La responsabilità storica di quello che potrà succedere ricadrà sugli Stati Uniti e su alcuni dei loro alleati della NATO.

Signor  Presidente:

attorno a molti temi che si discutono in questo Consiglio, includendo quelli di natura così  controversa come alcuni già citati precedentemente, la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi - CELAC – sta stabilendo posizioni comuni.

Il 2º Vertice della CELAC, che Cuba ha avuto l’onore d’accogliere quest’anno, aveva come tema centrale la lotta contro la povertà, la fame e la disuguaglianza.

Siamo convinti che nella nostra regione per avere società più giuste, in cui i diritti umani siano sfruttati da tutti, è imprescindibile una miglior distribuzione delle ricchezze e del entrate, un’educazione di qualità per tutti, l’eliminazione dell’analfabetismo, lo stabilimento di una vera sicurezza alimentare e di sistemi di salute per la totalità della popolazione, tra le altre questioni di vitale importanza per la vita umana.

Questo appuntamento della Comunità ha avuto come momento speciale la Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, con la presenza di quasi tutti i capi di Stato della nostra regione. Così abbiamo accordato d’eliminare le guerre, le minacce e l’uso della forza in nostro ambito e di far sì che le divergenze tra i nostri paesi trovino soluzioni attraverso vie pacifiche e rispettando i principi del Diritto Internazionale.

Le nostre posizioni si sono avvicinate e nonostante le inevitabili differenze è cresciuto lo spirito di unità nella diversità. Questo Consiglio è un esempio del crescente accordo. È qui che la CELAC ha presentato la prima risoluzione nell’organo delle Nazioni Unite, precisamente sul diritto alla pace.

La CELAC è già riconosciuta internazionalmente  come rappresentante legittima degli interessi dell’America Latina e dei Caraibi. Cuba continuerà a lavorare per la cooperazione, la solidarietà, l’integrazione e l’unità latinoamericana e caraibica, per cui aveva tanto  lavorato il nostro Eroe Nazionale, José Martí.

Signor  Presidente:

Mentre nel mondo imperano la disuguaglianza, l’opulenza e l’emarginazione di molti, il popolo cubano continua la sua lotta  per formare una società che sia la più giusta possibile.  Oggi Cuba avanza con passo fermo per un cammino di trasformazioni rivoluzionarie, per perfezionare il suo socialismo.

Noi ci  sentiamo soddisfatti con l’ampio e promettente riconoscimento ricevuto per i nostri sforzi e i nostri passi avanti nella promozione e  protezione di tutti i diritti umani, durante il secondo ciclo del nostro Esame Periodico Universale, nel 2013.

Questi passi avanti sono stati realizzati nonostante i negativi effetti del blocco economico commerciale e finanziario contro Cuba che costituisce una violazione totale, flagrante e sistematica dei diritti  umani del popolo cubano e un vero genocidio, in accordo con il 2º Articolo della Convenzione contro questo crimine.

Attualmente lavoriamo con serietà all’implementazione delle raccomandazioni che abbiamo accettato e che sono state la gran maggioranza di quelle che ci hanno indicato.

Il EPU, sostenuto da una messa a fuoco di cooperazione e di dialogo costruttivo e rispettoso, ha dimostrato d’essere la via adeguata pere stimolare un’efficace promozione e protezione dei diritti umani in tutti i paesi. È importante  preservare questa messa a fuoco, e impedire che si trasformi in uno spazio per realizzare critiche e raccomandazioni su basi politicizzate, false, distorte e manipolate che non hanno nulla a che vedere con i diritti umani.

Signor  Presidente:

La recente elezione di Cuba come membro del Consiglio è una dimostrazione del prestigio conquistato dal paese in questo ambito.

Costituisce un riconoscimento all’opera della Rivoluzione Cubana, che ha garantito il rispetto alla dignità piena di ogni cittadino, ha collocato il principio della giustizia sociale e la solidarietà come rettore dei suoi programmi  e le sue politiche, e che ha saputo condividere i suoi modesti passi avanti e le sue risorse con altri popoli del mondo in maniera genuina e disinteressata.

Come membro del Consiglio, Cuba manterrà il suo impegno con la promozione e il rispetto di tutti i diritti umani e continuerà a sostenere il diritto alla libera determinazione, la pace, lo sviluppo e la cultura e l’alimentazione, tra i tanti.

Manterremo la cooperazione con le agenzie dei diritti umani delle Nazioni Unite ed in particolare con il Consiglio dei Diritti Umani e i suoi meccanismi del EPU, con gli organismi e tutte quelle Istituzioni d’applicazione universale e non discriminatoria.

Continueremo a sforzarci per rimediare lo sbilanciamento che persiste nella composizione dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Saremo sempre pronti a partecipare a un dialogo franco e genuino in materia di diritti  umani sulla base del rispetto, la dignità e la piena sovranità.

Signor  Presidente:

Voglio riferirmi a tre cittadini cubani: Gerardo Hernández, Ramon Labañino e Antonio Guerrero, che scontano lunghe e ingiuste condanne nelle prigioni federali degli Stati Uniti. Sono stati dichiarati colpevoli da un Tribunale federale della Florida  di delitti mai dimostrati nel lungo processo giudiziario al quale sono stati sottoposti, manipolato con irregolarità e violazioni dei loro diritti legali e umanai.

In realtà lavoravano per impedire la realizzazione di azioni di terrorismo contro Cuba e contro cittadini di altri paesi, includendo gli Stati Uniti. Sono stati in isolamento per più di 17 mesi. Sono state limitate le visite dei loro avvocati e proibite le visite dei familiari.

Vanno sottolineate  nella situazione di questi tre antiterroristi cubani, aspetti di profondo carattere umanitario che non si possono tralasciare.

Durante tutto questo tempo hanno sofferto la distanza degli esseri più amati, sono stati separati dai familiari, alcuni di età avanzata che sperano di poterli vedere liberi. Non hanno visto crescere i loro figli. Uno di loro, come ha fatto sapere la figlia, ha gravi problemi alle ginocchia che possono  danneggiare la sua possibilità di movimento. Il presidente degli Stati Uniti ha la facoltà di liberarli immediatamente.

Signor Presidente:

Siamo  ancora a tempo per contare su un vero sistema di promozione e Protezione dei diritti umani, in cui coloro che cercano d’imporre falsi mandati contro i paesi  del Sud, smettano di guardare dall’’altra parte in modo complice per non vedere le violazioni flagranti, gravi e sistematiche dei diritti umani che si perpetrano con impunità nel e dal nord.

Non perdiamo la speranza  che più presto che tardi ci sarà in questo organo la volontà d’affrontare con onestà e sapienza i veri problemi che colpiscono la maggior parte dell’umanità, Credo che non si possa rimandare  e che ci si debba preparare per apportare al Consiglio idee e iniziative che lo conducano a modificare il corso nel quale apparentemente s’incontra.

Ciò nonostante se nel Consiglio prevarranno il confronto e la ricerca di egemonie  con altri paesi che credono nella giustizia, Cuba saprà rappresentare un popolo che è stato capace di vincere il blocco della potenza più poderosa della terra. 

Molte grazie

(Cubaminrex/Traduzione Gioia Minuti).

 

 

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