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Salviamo la Polymita sulphurosa,
tesoro di Holguín
Alexis Rojas
Aguilera
È urgente lasciarsi alle spalle la retorica e
intraprendere azioni concrete e decisive, se
davvero esiste la volontà di salvare questo
straordinario gioiello con cui la natura ha
premiato un piccolo frammento della geografia
holguinera, da río Saltadero en Cebolla
fino a Yaguaneque, nel municipio di Frank
País: la Polymita sulphurosa.
Gli ultimi studi realizzati confermano la
riduzione con abbondanza spazio-temporale della
popolazione di questo mollusco gasteropode,
endemico e specifico di questa regione,
diminuita attualmente del 99% rispetto alla sua
distribuzione originale, che la posiziona nella
categoria Pericolo Critico.
La Polymita sulphurosa, forse la meno
studiata tra le sei esistenti nella regione
orientale del paese, si può localizzare nelle
zone costiere di Cananova, in punti come
Cebolla 1, nella baia di Saltadero, in
un’area di boschi sempreverdi microfilmi già
abbastanza antropizzata; a Voceadero,
baia di Cebolla, annidiate in porzioni di
una frangia di vegetazione costiera inferiore ai
cinque metri; Boca di Cananova e
Yaguaneque, con pochissimi esemplari.
In questi luoghi sono stati comprovati danni
causati dall’attività economica, incluso incendi
e abbattimento di alberi, e l’azione di
predatori, specialmente roditori come i
Rattus rattus, Rattus norvegicus e
Mus musculus. Hanno contribuito alla
riduzione della specie anche azioni umane volte
a collezionare le bellissime conchiglie delle
polymitas per fini di lucro.
L’attività dell’uomo, specialmente, è la
principale responsabile della frammentazione e
del deterioramento degli spazi occupati dalla
sulphurosa, però lo stesso uomo ha il
compito di salvare questo inestimabile tesoro.
Da molti anni si parla del crescente e sostenuto
pericolo che sta affrontando questa singolare
specie, però attualmente nessuna vera azione
sostenibile è stata fatta per proteggere e
conservare la specie.
Ogni creazione della natura è importante e ogni
perdita è irreparabile e significa milioni di
anni di evoluzione perduti. La Polymita
sulphurosa è unica e irripetibile, ragioni
che tolgono il sonno agli specialisti, che
vedono le popolazioni degli habitat di questa
specie come gli attori unici e insostituibili
per uno sforzo enormemente necessario.
Dovendo elaborare un programma di conservazione
per la Polymita sulphurosa Morelet 1849,
è stato elaborato un progetto focalizzato sul
garantire la sopravvivenza della specie, con una
marcata presenza comunitaria, che contribuirà
alla soluzione di uno dei problemi relazionati
alla perdita accelerata della biodiversità,
basato sulla gestione dell’ecosistema.
Le azioni prevedono la creazione di un Centro
di Riferimento Ambientale, con un banco
d’informazioni sulla biologia e la conservazione
delle specie del genere Polymita (proprio
quando la sulphurosa è la più minacciata),
che agisca come base per applicare le conoscenze
pratiche e teoriche di conservazione e del suo
habitat ed elaborare la documentazione
necessaria per lo sviluppo dell’Educazione
Ambientale partecipativa di tutti i membri della
comunità.
Il progetto include la caratterizzazione
fisico-geografica della biodiversità, la società
e l’economia delle comunità più vicine,
enfatizzando i concetti di gestione integrale in
cooperazione con i gruppi di utenti e le
autorità regionali e locali nelle zone di
attenuazione, dove la strutturazione e il
funzionamento siano retti da norme, requisiti e
criteri conservativi.
Tali aspetti sono stabiliti dal Decreto Legge
nr. 201 / 99 per le ree Protette e la Legge
81/97 del Medio Ambiente, oltre a tenere in
conto l’applicazione della Risoluzione 160 del
2011, che proibisce l’estrazione delle specie
dai loro habitat.
E’ necessario anche determinare l’area di
conservazione, implementare e valutare un
programma di gestione che comprenda una
popolazione rappresentativa e vitale dal punto
di vista genetico, dove si possa garantire la
sopravvivenza della specie, con il fine di
arrestare il deterioramento dell’habitat e poter
iniziare la riabilitazione degli ecosistemi.
Però fino ad oggi, tutto questo non trascende
dalla retorica e la situazione si aggrava ogni
giorno di più. C’è da iniziare un’azione
concreta, per evitare un indesiderabile Requiem
per la sulphurosa, una rarità biologica cubana
comparabile solamente, anche se molto più
vulnerabile, con l’Almiquí, il
Manjuarí o il Manatí. Salvarla è un
dovere e un obbligo.
Purtroppo, non meno compromessa è la situazione
degli altri cinque gioielli della Malacologia
terrestre cubana, la Polymita picta,
la Polymita venusta, la
Polymita muscarum, la Polymita
brocheri e la Polymita
versicolor, tutte esclusive dell’Oriente
cubano.
Tra i molluschi gasteropodi che abitano il
pianeta, le specie del genere Polymita
(Beck 1837) hanno la supremazia per la loro
bellezza e variabilità. Quest’ultima qualità è
una conseguenza delle combinazioni esibite dalle
loro conchiglie, per colori e tipi di fasce,
unito alla condizione biogeografia delle loro
specie.
Tradizionalmente, questi molluschi risultano
essere, da varie generazioni, centro di
attenzione da parte di malacologi cubani e
stranieri, per la loro importanza scientifica,
economica ed ecologica. (Traduzione di
Stefano Guastella)
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