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                                    L'Avana. 24 Marzo 2014

 

Salviamo la Polymita sulphurosa, tesoro di Holguín

Alexis Rojas Aguilera

È urgente lasciarsi alle spalle la retorica e intraprendere azioni concrete e decisive, se davvero esiste la volontà di salvare questo straordinario gioiello con cui la natura ha premiato un piccolo frammento della geografia holguinera, da río Saltadero en Cebolla fino a Yaguaneque, nel municipio di Frank País: la Polymita sulphurosa.

Gli ultimi studi realizzati confermano la riduzione con abbondanza spazio-temporale della popolazione di questo mollusco gasteropode, endemico e specifico di questa regione, diminuita attualmente del 99% rispetto alla sua distribuzione originale, che la posiziona nella categoria Pericolo Critico.

La Polymita sulphurosa, forse la meno studiata tra le sei esistenti nella regione orientale del paese, si può localizzare nelle zone costiere di Cananova, in punti come Cebolla 1, nella baia di Saltadero, in un’area di boschi sempreverdi microfilmi già abbastanza  antropizzata; a Voceadero, baia di Cebolla, annidiate in porzioni di una frangia di vegetazione costiera inferiore ai cinque metri; Boca di Cananova e Yaguaneque, con pochissimi esemplari.

In questi luoghi sono stati comprovati danni causati dall’attività economica, incluso incendi e abbattimento di alberi, e l’azione di predatori, specialmente roditori come i Rattus rattus, Rattus norvegicus e Mus musculus. Hanno contribuito alla riduzione della specie anche azioni umane volte a collezionare le bellissime conchiglie delle polymitas per fini di lucro.

L’attività dell’uomo, specialmente, è la principale responsabile della frammentazione e del deterioramento degli spazi occupati dalla sulphurosa, però lo stesso uomo ha il compito di salvare questo inestimabile tesoro.  

Da molti anni si parla del crescente e sostenuto pericolo che sta affrontando questa singolare specie, però attualmente nessuna vera azione sostenibile è stata fatta per proteggere e conservare la specie.

Ogni creazione della natura è importante e ogni perdita è irreparabile e significa milioni di anni di evoluzione perduti. La Polymita sulphurosa è unica e irripetibile, ragioni che tolgono il sonno agli specialisti, che vedono le popolazioni degli habitat di questa specie come gli attori unici e insostituibili per uno sforzo enormemente necessario.  

Dovendo elaborare un programma di conservazione per la Polymita sulphurosa Morelet 1849, è stato elaborato un progetto focalizzato sul garantire la sopravvivenza della specie, con una marcata presenza comunitaria, che contribuirà alla soluzione di uno dei problemi relazionati alla perdita accelerata della biodiversità, basato sulla gestione dell’ecosistema. 

Le azioni  prevedono la creazione di un Centro di Riferimento Ambientale, con un banco d’informazioni sulla biologia e la conservazione delle specie del genere Polymita (proprio quando la sulphurosa è la più minacciata), che agisca come base per applicare le conoscenze pratiche e teoriche di conservazione e del suo habitat ed elaborare la documentazione  necessaria per lo sviluppo dell’Educazione Ambientale partecipativa di tutti i membri della comunità.  

Il progetto include la caratterizzazione fisico-geografica della biodiversità, la società e l’economia delle comunità più vicine, enfatizzando i concetti di gestione integrale in cooperazione con i gruppi di utenti e le autorità regionali e locali nelle zone di attenuazione, dove la strutturazione e il funzionamento siano retti da norme, requisiti e criteri conservativi. 

Tali aspetti sono stabiliti dal Decreto Legge nr. 201 / 99 per le ree Protette e la Legge 81/97 del Medio Ambiente, oltre a tenere in conto l’applicazione della Risoluzione 160 del 2011,  che proibisce l’estrazione delle specie dai loro habitat. 

E’ necessario anche determinare l’area di conservazione, implementare e valutare un programma di gestione che comprenda una popolazione rappresentativa e vitale dal punto di vista genetico, dove si possa garantire la sopravvivenza della specie, con il  fine di arrestare il deterioramento dell’habitat e poter iniziare la riabilitazione degli ecosistemi.

Però fino ad oggi, tutto questo non trascende dalla retorica e la situazione si aggrava ogni giorno di più. C’è da iniziare un’azione concreta, per evitare un indesiderabile Requiem per la sulphurosa, una rarità biologica cubana comparabile solamente, anche se molto più vulnerabile, con l’Almiquí,  il Manjuarí o il Manatí. Salvarla è un dovere e un obbligo.

Purtroppo, non meno compromessa è la situazione degli altri cinque gioielli della Malacologia  terrestre cubana, la Polymita picta, la Polymita venusta, la Polymita muscarum, la Polymita  brocheri e la Polymita  versicolor, tutte esclusive dell’Oriente cubano. 

Tra i molluschi gasteropodi che abitano il pianeta, le specie del genere Polymita (Beck 1837) hanno la supremazia per la loro bellezza e variabilità. Quest’ultima qualità è una conseguenza delle combinazioni esibite dalle loro conchiglie, per colori e tipi di fasce, unito alla  condizione biogeografia delle loro specie.

Tradizionalmente, questi molluschi risultano essere, da varie generazioni, centro di attenzione da parte di malacologi cubani e stranieri, per la loro importanza scientifica, economica ed ecologica.   (Traduzione di Stefano Guastella)
 

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