Commemorato il 66º anniversario
della catastrofe palestinese
“Il problema dei rifugiati
politici è diventato un simbolo di lotta per il
riconoscimento dell’ identità e la cultura di
questo territorio” ha affermato ieri, giovedì
15, Kenia Serrano, presidentessa
dell’Istituto Cubano di Amicizia con i popoli,
nell’incontro politico-culturale per il 66º
anniversario della NAKBA (la catastrofe), come
si definisce l’esodo palestinese dal 1948.
Ramadán Arcos
“Il problema dei rifugiati politici è diventato
un simbolo di lotta per il riconoscimento dell’
identità e la cultura di questo territorio” ha
affermato ieri, giovedì 15, Kenia Serrano,
presidentessa dell’Istituto Cubano di Amicizia
con i popoli, nell’incontro politico-culturale
per il 66º anniversario della NAKBA (la
catastrofe), come si definisce
l’esodo palestinese dal 1948.
Kenia Serrano ha ricordato come furono
cancellati dalla mappa 500 villaggi arabi,
come furono assassinati più di 13.000
palestinesi e deportati ed espulsi dalle loro
case altri 750.000.

“Oggi costoro e i loro discendenti superano la
cifra di 5 milioni di rifugiati. Lo stato di
Israele si arroga il diritto di aggredire il
popolo della Palestina, una vera pulizia etnica
con un carattere pianificato e sistematico, che
continua a spezzare vite di questo popolo
arabo”, ha segnalato.
Durante l’incontro politico sono state
condannate l’occupazione militare del territorio
palestinese, la costruzione e la permanenza del
Muro, dichiarato illegale della Corte
Internazionale di Giustizia, le pratiche
abusive arbitrarie delle autorità, le detenzioni
amministrative, le demolizioni delle case e la
politica degli insediamenti in Cisgiordania e a
Gerusalemme Est.
Nel suo intervento il Sr. Saleh Raafat, membro
del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione per
la Liberazione della Palestina (OLP) e
Segretario Generale dell’Unione Democratica
Palestinese, ha fatto riferimento ai rifugiati:
“Quando il movimento sionista ha iniziato il
processo d’espulsione, i palestinesi che stavano
nella striscia di Gaza, in Cisgiordania, a
Gerusalemme e in altri territori, continuano
afferrati alla loro identità.
Rafaat ha sottolineato la lotta per lo
stabilimento dello stato della Palestina, con
Gerusalemme est come capitale e ha detto che non
ci sarà pace sino a che non otterremo il ritorno
dei rifugiati espulsi nel 1948 dalle terre dei
loro genitori, nonni e fratelli.
Israele continua a costruire insediamenti nei
territori occupati, con una politica di
colonizzazione ed espansione, un processo che
viola la Risoluzione 194 della ONU, che stipula
il ritorno dei palestinesi e il recupero delle
loro proprietà.
Durante la cerimonia è stato commemorato anche
il 39º anniversario del prigioniero palestinese.
Al 1º marzo di quest’anno, 5000 palestinesi
erano reclusi in17 prigioni d’Israele e tra loro
ci sono 187 minorenni.
Ha partecipato all’incontro il Sr. Ziad Abu Ein,
viceministro dei Prigionieri Liberati della ANP
e membro della Direzione di Al Fatah, con
diversi studenti palestinesi. (Traduzione GM-
Granma Int.)
|