Prigionieri Politici dell'Impero| MIAMI 5 

     

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                                    L'Avana. 16 Maggio 2014

 

Commemorato il 66º anniversario della catastrofe palestinese

“Il  problema dei rifugiati politici è diventato un simbolo di lotta per il riconoscimento dell’ identità e la cultura di questo territorio” ha affermato ieri, giovedì 15,  Kenia Serrano, presidentessa dell’Istituto Cubano di Amicizia con i popoli, nell’incontro  politico-culturale per il 66º  anniversario della NAKBA (la catastrofe), come si definisce l’esodo palestinese dal 1948.

Ramadán Arcos

“Il  problema dei rifugiati politici è diventato un simbolo di lotta per il riconoscimento dell’ identità e la cultura di questo territorio” ha affermato ieri, giovedì 15, Kenia Serrano, presidentessa dell’Istituto Cubano di Amicizia con i popoli, nell’incontro  politico-culturale per il 66º anniversario della NAKBA (la catastrofe), come si definisce l’esodo palestinese dal 1948.

Kenia Serrano ha ricordato come furono cancellati dalla mappa  500 villaggi  arabi, come furono assassinati più di 13.000 palestinesi e deportati ed espulsi dalle loro case altri 750.000.

“Oggi costoro e i loro discendenti superano la cifra di 5 milioni di rifugiati. Lo stato di Israele si arroga il diritto di  aggredire il popolo della Palestina, una vera pulizia etnica con un carattere pianificato e sistematico, che continua a spezzare vite di questo popolo arabo”, ha segnalato.

Durante l’incontro politico sono state condannate l’occupazione militare del territorio palestinese, la costruzione e la permanenza del Muro, dichiarato illegale della Corte Internazionale  di Giustizia, le pratiche abusive arbitrarie delle autorità, le detenzioni amministrative, le demolizioni delle case e la politica degli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme  Est.

Nel suo intervento il Sr. Saleh Raafat, membro del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e Segretario Generale dell’Unione Democratica Palestinese, ha fatto riferimento ai rifugiati: “Quando il movimento sionista ha iniziato il processo d’espulsione, i palestinesi che stavano nella striscia di Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme e in altri territori, continuano afferrati alla loro identità.

Rafaat ha sottolineato la lotta per lo stabilimento dello stato della Palestina, con Gerusalemme est come capitale e ha detto che non ci sarà pace sino a che non otterremo il ritorno dei rifugiati espulsi nel 1948 dalle terre dei loro genitori, nonni e fratelli.

Israele continua a costruire insediamenti nei territori occupati, con una politica di colonizzazione ed espansione, un processo che viola la Risoluzione 194 della ONU, che stipula il ritorno dei palestinesi e il recupero delle loro proprietà.

Durante la cerimonia è stato commemorato anche il 39º anniversario del prigioniero palestinese. Al 1º marzo di quest’anno, 5000 palestinesi erano reclusi in17 prigioni d’Israele e tra loro ci sono 187 minorenni.

Ha partecipato all’incontro il Sr. Ziad Abu Ein, viceministro dei Prigionieri Liberati della ANP e membro della Direzione di Al Fatah, con  diversi studenti palestinesi. (Traduzione GM- Granma Int.)
 

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