Prigionieri Politici dell'Impero| MIAMI 5 

     

C u b a

                                    L'Avana. 15 Maggio 2014

 

La condanna pubblica della discriminazione  razziale
• Più che vigente la convocazione di Fidel del 1959

Eugenio Suárez Pérez - Acela Caner Román

Sin dai suoi primi mesi la Rivoluzione ha sferrato una battaglia aperta contro i pregiudizi ed esortò all’unità.

Il 22 marzo del 1959, Fidel Castro convoca tutti i cubani a unirsi nella lotta per vincere la battaglia, perchè termini la discriminazione razziale nei centri di lavoro.

Dai suoi anni più giovanili nella direzione del Comitato di Lotta contro la Discriminazione razziale dell’Università de L’Avana, Fidel aveva combattuto i pregiudizi razziali, ma fu quel giorno quando, di fronte alla folla  riunita davanti all’ex Palazzo Presidenziale, per la prima volta dopo il trionfo, dichiara pubblicante la posizione del Governo Rivoluzionario in relazione a questa piaga sociale, e chiama a lottare contro la discriminazione razziale:

“Va dettato l’anatema, con la condanna pubblica contro quelli che sono pieni di antichi pregiudizi, di antichi preconcetti che hanno lo scarso scrupolo di discriminare dei cubani, di maltrattare dei cubani per questioni di pelle chiara o più scura, la più difficile di tutte le ingiustizie”.

In una conferenza stampa in Canale 12 della Televisione cubana, il 25 marzo del 1959, Fidel riconosce: “Il problema della discriminazione razziale è disgraziatamente uno dei problemi più complessi e difficili che la Rivoluzione deve affrontare.

Poi spiega che non si tratta del problema dell’affitto, nè delle medicine care, nè della Compagnia dei Telefoni o il problema del latifondo, che si stanno affrontando. Ma che questo è uno dei problemi più seri che la Rivoluzione deve affrontare. E ripete:

“ Forse è il più difficile di tutti i problemi che abbiamo di fronte, chissà, la più difficile di tutte le ingiustizie  che sono mai esistite nel nostro ambiente, ossia il problema che implica per noi porre fine all’ingiustizia che è la discriminazione  razziale, anche se può sembrare incredibile”.

Fidel spiega ampiamente che i  problemi di ordine mentale, in una Rivoluzione, si trasformano in ostacoli tanto difficili che possono diventare i più poderosi nemici.

Gli interessi e i privilegi che hanno gravitato sulla nazione per tanti anni danneggiano tutto il popolo.

“Per combattere questo male,  precisa, dobbiamo lottare con forza contro noi stessi.”

Con enfasi, Fidel sottolinea il pericolo che può rappresentare la discriminazione razziale  per il processo rivoluzionario.

“Siamo un piccolo popolo e necessitiamo gli uni degli altri.  Vogliamo dividerci adesso tra bianchi e neri? Ci dividiamo per un colore? Per essere più biondi o meno biondi, più castani o meno castani, più scuri o meno scuri? Questo servirebbe solo a rendere debole la nazione, a indebolire Cuba. Già che siamo pochi, ci vogliamo anche dividere?”

Poi Fidel chiede: “Che cos’è la nazione cubana?”, e subito risponde che la nostra nazione è un prodotto della storia dove tutti siamo componenti della società e della storia. E insiste che non esiste nessuna razza speciale o razza pura, e tanto meno una razza superiore.

Una delle prime convocazioni della Rivoluzione per affrontare la discriminazione razziale l’annuncia Fidel quando dice:

“Lo chiediamo a tutti, bianchi e neri e facciamo una promessa, andiamo a vincere un’altra battaglia come ne abbiamo vinte tante, invitiamo a una maggiore comprensione, invitiamo a una maggiore fraternità, a un trattamento migliore! Invitiamo a una più grande amicizia tra gli uomini di un colore e di un altro.

La Rivoluzione sta camminando più rapida del popolo.

Pochi giorni dopo, domenica 29 marzo, davanti a migliaia di contadini concentrati nel Parco Centrale di  Güines, Fidel esprime la necessità di seminare i migliori valori nel popolo e, preoccupato, confessa: “In questi giorni sento dentro una piccola spina, pensando che il popolo non è ancora completamente preparato”.

Fidel riferisce che ha vissuto un’esperienza molto amara dopo aver dichiarato che sono esistiti ed esistono nella nostra Patria problemi di discriminazione  razziale e che in alcuni settori si applica il vergognoso metodo di escludere i negri dal lavoro.

Il leader commenta: “Ho parlato chiaro, ho posto il problema con serenità. Ho parlato chiaro ed ho spiegato le cause. Ho detto ben chiaramente che è una questione fondamentalmente d’educazione. E indubbiamente scopro una triste realtà, che molta gente non mi ha capito, che molta gente mi critica. E io ho detto che se mi criticano per aver parlato con giustizia,  dovevano criticarmi e  dovevano farmi quello che dovevano fare, perchè io non rinuncerò mai a parlare con  giustizia”.

“E allora, si è chiesto, perchè molta gente non ha capito quando ho parlato di questo problema? Non è un ingiustizia uguale alle altre?”

Di fronte alla risposta affermativa dei presenti Fidel continua: “E perchè la gente che applaudiva quando abbiamo diminuito gli affitti o quando abbiamo proscritto il latifondo, mi ha criticato quando ho presentato il problema dell’ingiustizia della discriminazione razziale?  “La cosa più triste, segnala Fidel, è che tra coloro che hanno criticato i miei consigli ci sono molte persone umili del popolo.

E riflette: “C’è gente schiacciata sotto i tacchi di altri che protesta per questo, ma senza dubbio non protesta per lo stesso peso imposto al vicino.(...) l’uomo non può essere egoista e tanto meno può essere egoista un uomo del popolo”.

 Di fonte a tanta incomprensione, dichiara: “Che cosa mi ha dimostrato tutto questo?  Che il popolo non era ancora preparato e aveva ancora molti pregiudizi e molti vecchi concetti nella mente, ed ho avuto la sensazione che la Rivoluziona marcia più in fretta del popolo”. “I soli che guadagnano qualcosa con quelle vecchie idee e questi pregiudizi, ha insistito Fidel, sono i nemici della Rivoluzione, sono quelli che vogliono indebolire e dividere il popolo per distruggere lo spirito che deve unire tutti i cubani. (Eugenio Suárez Pérez è il direttore dell’Ufficio dei Temi Storici del Consiglio di Stato/ Acela Caner Román è professoressa, giornalista e scrittrice).
 

STAMPARE QUESTO MATERIALE


Direttore Generale: Lázaro Barredo Medina / Direttore Editoriale: Gustavo Becerra Estorino
Granma Internacional Digital: http://www.granma.cu/
E-mail informacion@granmai.cip.cu
 

Spagnolo | Inglese | Francese | Portoghese | Tedesco
© Copyright. 1996-2012. Tutti i Diritti Riservati. Granma Internazionale / Digitale. Repubblica di Cuba

Subir