Conferenza stampa del
Ministro degli Esteri di Cuba Felipe Pérez Roque, riferita ai
mercenari al servizio dell’impero processati i giorni 3,4,5 e 7
aprile. Città dell’Avana, 9 aprile 2003.
José L. Ponce (moderatore).- Buongiorno
a tutti i colleghi. Benvenuti a questa conferenza stampa
speciale del Ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque.Sono presenti
82 giornalisti della stampa internazionale accreditata, in
rappresentanza di 59 mezzi di 22 paesi; è rappresentata anche tutta
la stampa nazionale.
Vi lascio quindi con il Ministro Felipe Pérez
Roque che farà un intervento speciale e poi potrete fare le domande
che saranno risposte dal ministro.
Felipe Pérez.- Buongiorno a tutti i
corrispondenti della stampa straniera accreditata nel nostro paese e
della stampa mondiale.
Vi abbiamo convocato per fornirvi informazione sui
processi giudiziari svoltisi recentemente, sui relativi precedenti e
faremo anche qualche commento su altri temi d’interesse.
In primo luogo vorrei stabilire che il governo e il
popolo di Cuba hanno capito molto chiaramente che devono ancora
combattere una dura battaglia per il diritto alla libera
determinazione, per il diritto all’indipendenza.
Il popolo e il governo di Cuba non dimenticano
nemmeno per un minuto che Cuba deve continuare a difendere l’indipendenza,
il futuro del nostro paese in quanto nazione e la possibilità di
tutti i cittadini del nostro paese di usufruire di tutti i diritti.
Dopo 40 anni di ferreo blocco economico,
finanziario, commerciale, di aggressioni, di azioni terroriste, dopo
oltre 600 piani di attentati, piani di assassinio contro il capo
dello Stato cubano; dopo decenni d’incoraggiamento alla
sovversione, all’emigrazione illegale, ai sabotaggi, all’azione
di gruppi armati che sono stati tollerati; dopo tutta questa storia
che il nostro popolo conosce bene e ha dovuto soffrire con la
perdita dei propri figli e con elevate perdite materiali –soltanto
il blocco è costato è costato a Cuba oltre 70 milioni di
dollari--; dopo tutto ciò, il nostro popolo ha dovuto affrontare l’ossessione
dei governi degli Stati Uniti di fabbricare a Cuba un’opposizione,
di fabbricare a Cuba una quinta colonna, di incentivare la nascita e
il rafforzamento di gruppi che rispondano ai loro interessi, con una
chiara visione annessionistica, che un giorno sarebbero incaricati
di favorire l’annessione di Cuba agli Stati Uniti, in un ipotetico
scenario di sconfitta della Rivoluzione Cubana. Questa è
stata la loro ossessione: leggi, finanziamento, stimolo, lavoro dei
servizi speciali a tale scopo.
Tutti i piani, uno dietro l’altro, sono stati
sconfitti dall’unione del nostro popolo, dall’autorità morale
di cui gode la Rivoluzione cubana tra il popolo, dal fatto
indubitabile che la stragrande maggioranza del popolo cubano
appoggia e difende la Rivoluzione, dall’indubitabile leadership
morale della direzione storica della Rivoluzione cubana. Si
sono schiantati contro ciò e non sono riusciti a superare questa
resistenza, che ha causato l’ammirazione del mondo.
Devo citare questo precedente perché non è
possibile analizzare i recenti avvenimenti a Cuba dimenticando che
esiste ancora un differendo storico: la lotta dei cubani per il
diritto ad essere un paese indipendente, che ha dovuto affrontare
gli appetiti storici degli Stati Uniti e i piani concreti di
annettere Cuba; a Cuba ancora oggi è gioco questo e per analizzare
la realtà cubana attuale e quanto sta avvenendo nel nostro paese
bisogna considerare questo fattore.
Cuba sa bene che il diritto internazionale è dalla
sua parte, perché la Carta delle Nazioni Unite riconosce a Cuba il
diritto a scegliere il proprio sistema politico, riconosce il
rispetto all’uguaglianza tra gli Stati e riconosce il diritto alla
libera determinazione dei popoli. Quindi, il blocco, l’attività
di aggressione e le pressioni su Cuba cercano di evitare che il
nostro popolo eserciti il proprio diritto alla libera
determinazione, crei le proprie istituzioni, fondi il proprio
sistema politico ed economico come vuole.
Ecco ciò che è in gioco a Cuba oggi: se un piccolo
paese vicino a una grande potenza possa seguire il proprio cammino.
I patti internazionali dei diritti umani approvati
nelle Nazioni Unite e di cui si parla tanto in questi giorni,
stabiliscono testualmente che "tutti i popoli hanno il diritto
di libera determinazione", e noi cubani ci abbiamo dato questo
diritto. Abbiamo approvato una Costituzione, l’abbiamo
emendato, abbiamo leggi, istituzioni, abbiamo oltre 2000
organizzazioni della società civile, tra organizzazioni non
governative, istituzioni sindacali e altre, abbiamo il nostro
sistema, le nostre istituzioni; abbiamo scelto il nostro cammino e
ci devono rispettare. Ecco cos’è in gioco qui: se
possiamo o meno costruire il nostro cammino ed esercitare questo
diritto.
La Carta dell’Organizzazione di Stati
Americani (OSA), dalla quale –come sappiamo--, Cuba è stata
espulsa per le pressioni del governo degli Stati Uniti, sulla quale
la nostra opinione è stata ripetutamente espressa e dove gli Stati
Uniti esercitano tutto il loro potere, tuttavia, sancisce:
"Ogni Stato ha il diritto di scegliere senza intromissioni
esterne il proprio sistema politico, economico e sociale, e di
organizzarsi nel modo che ritenga più conveniente, e ha il dovere
di non intervenire negli affari di altri Stati."
Ciò stabilisce la Carta dell’OSA, che si ipotizza
pietra angolare dell’organizzazione delle Americhe, allora noi
stiamo lottando a Cuba per questo diritto, contro le pressioni e
contro la rafforzata ostilità di un nuovo governo negli Stati Uniti
che nell’esercizio del suo potere unilaterale sul mondo ha
aumentato fino a livelli impensabili la sua retorica aggressiva e la
sua ostilità nei confronti di Cuba.
Quindi, i suddetti elementi devono essere presi in
considerazione.
Sebbene è vero che ci sono stati più di 40 anni di
blocco, di aggressioni, l’invasione armata; è vero che hanno
incoraggiato l’emigrazione illegale come strumento contro Cuba; è
vero che c’è stata una politica seguita da 10 amministrazioni
statunitensi che Cuba ha dovuto affrontare e superare. Ma con
l’arrivo dell’amministrazione presieduta da Bush, negli Stati
Uniti c’è stato un balzo nell’ostilità contro Cuba.
La presenza in posti chiavi del governo degli Stati
Uniti di più di una ventina di cubani provenienti dai gruppi
estremisti di Miami, la decisione di consegnare la principale
responsabilità nel Dipartimento di Stato negli affari dell’America
Latina, e quindi di Cuba, nelle mani del signore Otto Reich, hanno
propiziato, insieme al compromesso e al debito di gratitudine che il
presidente Bush aveva già nei confronti dei gruppi di Miami che l’avevano
appoggiato nella campagna elettorale e avevano avuto un ruolo chiave
nella sua elezione, che si scatenasse una nuova tappa di accresciuta
ostilità contro Cuba.
Devo dire chiaramente che noi non incolpiamo il
popolo degli Stati Uniti di questa situazione. Noi alberghiamo
sentimenti di amicizia e di rispetto verso il popolo degli Stati
Uniti, e ne abbiamo dato prove.
Noi non incolpiamo la maggioranza dei cubani che
risiedono negli Stati Uniti, che noi non denominiamo "la
mafia" ma comunità di cubani residenti lì, il cui diritto ad
avere dei rapporti con le loro famiglie, a visitare Cuba noi
rispettiamo e difendiamo. Noi non incolpiamo loro. Noi
non incolpiamo gli ampi settori della società nordamericana, degli
intellettuali, degli imprenditori, che capiscono la necessità di un
cambiamento nella politica verso Cuba, che appoggiano la
normalizzazione dei rapporti. Noi attribuiamo la colpa di ciò
ai gruppi estremisti di Miami, che sono una minoranza, e ai settori
che all’interno dell’Amministrazione sono impegnati in una
politica di ostilità contro Cuba.
Non incolpiamo nemmeno la maggioranza della Camera e
del Senato che hanno dato prove negli ultimi anni della volontà,
della decisione, dell’aspirazione di normalizzare i rapporti tra i
due paesi, di favorire il commercio, la vendita di medicine, i
viaggi dei cittadini statunitensi a Cuba, e che siano eliminati gli
anacronistici divieti che oggi impediscono loro di viaggiare a Cuba.
E’ questa la via che secondo le inchieste, i dati,
le pubblicazioni statunitensi vuole la maggioranza della società
nordamericana? No. E’ stata seguita un’altra via
contro Cuba, una via che ha implicato un rafforzamento delle misure
del blocco –dopo vedremo alcune delle recenti misure di
inasprimento--; una via di maggiore stimolo, più grande che mai
prima, all’emigrazione illegale, di maggiore tolleranza.
Devo dire soltanto che negli ultimi sette mesi ci
sono stati sette sequestri di aerei e di imbarcazioni cubane,
propiziati dalla tolleranza delle autorità statunitensi, dall’applicazione
indiscriminata della Legge di Aggiustamento cubano, della pratica
consuetudinaria di accogliere gente che realizza atti terroristi,
che fa uso della violenza e delle armi per arrivare negli stati
Uniti, il che dev’essere punito secondo i Trattati internazionali
di cui sono parte gli Stati Uniti.; e i sequestratori terroristi di
quattro dei casi continuano in libertà e non ci sono notizie che
abbiano iniziato nessun processo penale con loro. Mi riferisco
ai primi quattro dei suddetti sette casi, da agosto dell’anno
scorso fino ad oggi.
In quattro dei casi i sequestratori che hanno
commesso atti di terrorismo sono liberi in giro per le strade, a
Miami vive in libertà gente che ha assassinato persone per
dirottare aerei e imbarcazioni verso gli Stati Uniti. C’è
stato un inasprimento in questo senso a cui mi riferirò dopo.
Con più forza che mai si finanziano oltre 1200 ore
settimanali di trasmissione radio contro Cuba. E’ stato
indicato alla Sezione di Interessi degli Stati Uniti all’Avana
(SINA) di convertirsi praticamente nello stato maggiore e quartiere
generale della sovversione interna a Cuba, con un Capo della
suddetta Sezione con un profilo mai visto durante il quarto di
secolo di funzionamento della SINA, in aperta violazione delle leggi
che regolano il comportamento diplomatico, di aperta intromissione
negli affari interni di Cuba, con un tono e una condotta che non
sono, assolutamente, quelli di un diplomatico.
L’uso della valigia diplomatica della SINA si è
moltiplicato per finanziare e fornire mezzi necessari ai gruppi
creati e pagati dal governo degli Stati Uniti affinché svolgano il
lavoro controrivoluzionario a Cuba. Si è resa più difficile
la situazione, ha aumentato il lavoro sovversivo, la violazione
delle leggi cubana in franca sfida all’istituzionalità legale di
Cuba, a cui ogni rappresentanza diplomatica deve rispettare durante
lo svolgimento del proprio lavoro nel nostro paese.
Per dare un esempio di come si prevedeva il lavoro
del Capo della SINA, signor James Cason, a Cuba, vi mostrerò adesso
un frammento delle dichiarazioni che ha fatto alla televisione di
Miami nel mese di dicembre, per sentire dalle sue stesse parole ciò
di cui stiamo parlando.
Giornalista.- …nuovo carico, come Capo della SINA,
quindi lei ha già viaggiato, si è incontrato con il cubano
semplice, quello che gira a piedi, con i dissidenti a Cuba. Si
è incontrato anche con i leaders delle organizzazioni anticastriste
dell’esilio?
James Cason.- Sì, due o tre volte. Ogni
volta che viaggio a Miami mi voglio incontrare e infatti mi incontro
con tutti i gruppi: la Fondazione Nazionale Cubano-Americana, il
Consiglio per la Libertà di Cuba, gruppi indipendenti e tutti i
gruppi che sono qui, perché io voglio spiegare loro ciò che ho
visto a Cuba, quanto sta avvenendo e voglio anche ascoltare i loro
punti di vista su ciò che stiamo facendo, per sapere se c’è
qualcosa che dobbiamo fare e non stiamo facendo. La
nostra è una conversazione molto gentile e uno dei miei messaggi è
che l’importante è che a Cuba esiste un’opposizione, sono
isolati, perseguitati, ma insistono e hanno molto coraggio; l’importante
è che loro si incontrino, si uniscano e centrino la loro attenzione
sull’essenziale, sui diritti che non hanno e sulle libertà che
dovrebbero avere.
Non devono focalizzare l’attenzione su dei
personalismi, sulle differenze ideologiche; l’importante è che l’opposizione
deve guadagnare spazio, perché verrà il giorno in cui ci sarà una
transizione. Adesso c’è una transizione ma un giorno ci
sarà una nuova Cuba, e loro devono partecipare alla formazione e
decisione del futuro di Cuba. Devono quindi guadagnarsi il
proprio spazio, cominciare a discutere cosa bisogna fare in modo
diverso per cambiare Cuba; quindi, devono centrare la loro
attenzione sull’importante e non su cose superflue.
Giornalista.- Lei ha avuto incontri con i
dissidenti –non so se vuole parlare su questo tipo di dettagli--,
ma dove secondo Lei i dissidenti non seguono il cammino
corretto? Che messaggio ha per i dissidenti, prima di
chiederle, se mi permette, un messaggio per i gruppi anticastristi
di Miami. Che messaggio ha lei per i dissidenti a Cuba, cosa
le piacerebbe dirgli secondo quello che ha visto?
James Cason.- In primo luogo, il futuro di
Cuba…, noi statunitensi non determineremo il futuro di Cuba,
saranno i cubani che sono dentro e fuori Cuba a farlo. Dal mio
punto di vista loro devono centrare l’attenzione sull’essenziale,
quali sono i fattori importanti? Non dividersi, riunirsi e
cercare di raggiungere un accordo di 10 punti, ad esempio, su cui
siano tutti d’accordo, e di non parlare di quelle cose su cui non
sono d’accordo; perché nella democrazia, tutti hanno diversi
criteri, realizzano azioni, ma l’importante è che quello è una
dittatura militare dove, se la gente non si riunisce, non ci saranno
molte possibilità di progredire. Allora concentratevi
sull’essenziale e trovate punti di coincidenza, non di differenze.
Giornalista.- Continuando il tema dei
dissidenti. Una delle sue priorità `aiutare i dissidenti a
Cuba. Come intende lei aiutare all’opposizione castrista?
James Cason.- Come ho detto prima offrendo
informazione, appoggio morale, spirituale, che non sono soli, che il
mondo sa quanto sta avvenendo all’interno di Cuba.
Una manifestazione di ciò è il fatto che molti leader come Osvaldo
Payá, Vladimiro Roca, Marta Beatriz Roque, hanno ricevuto premi di
diritti umani europei e di altre parti del mondo, allora il mondo
conosce ciò che succede a Cuba, e noi siamo là per raccontare loro
questa realtà e aiutarli in tutto il possibile.
Non è vero, come dice Castro, che stiamo
finanziando l’opposizione; l’opposizione resiste per il fatto
che il sistema è fallito e noi siamo là per offrire loro l’appoggio
del popolo americano e del resto del mondo democratico in quanto
stanno facendo, cioè reclamando i diritti basici umani che Cuba ha
sottoscritto nella Dichiarazione dei Diritti Umani, nelle
dichiarazioni universali e che non ha adempito in tutti questi anni.
Felipe Pérez.- Questo è il signore Cason
in dicembre, il suo compito è quello di unire i gruppi e aiutarli a
creare un programma di 10 punti.
Il signor Cason, come si vede, viene a Cuba con il
compito di creare un partito unico "dei dissidenti" a
Cuba, quindi, non so perché gli dispiace tanto che i rivoluzionari
cubani abbiano un partito unico per difendere la Rivoluzione,
infatti è proprio ciò che lui ha cercato di propiziare con i
cosiddetti "dissidenti".
Il suo lavoro vuole eliminare le differenze interne
tra i gruppi dissidenti, gli scontri interni per motivi di
protagonismo o di soldi, e cercare di creare un gruppo unito, con i
soldi.
Mi sorprende che non parli dei premi conferiti negli
Stati Uniti, perché proprio l’Istituto Repubblicano
Internazionale, uno dei gruppi che ha ricevuto soldi dal governo
degli Stati uniti, che ha ricevuto nientemeno che 1 674 462 dollari
nel 2002, e per fare cosa? Per contribuire a creare le
basi d’appoggio internazionale, per fornire loro aiuto materiale,
morale e ideologica agli attivisti a Cuba, compresa la concessione
di premi e riconoscimenti internazionali; e noi sappiamo come quest’istituzione
e altre negli Stati Uniti hanno partecipato alla gestione per il
conferimento di premi. Per questo hanno dato loro dei soldi,
somme ogni anno maggiori, hanno organizzato i viaggi, i premi, le
gite, perché abbiamo informazioni su tutto quanto.
Ecco perché io sottolineo in vostra presenza l’idea
che il signor Cason segna un momento di approfondimento della
politica di sovversione contro Cuba, aperta, sfacciata.
Lui dice: "Ogni volta che posso incontro
la Fondazione Nazionale Cubano americana", coloro che hanno
finanziato la catena di attentati terroristi contro gli alberghi a
Cuba, che causarono la morte a un turista italiano e ferite a varie
decine di turisti e di lavoratori cubani.
"Incontro loro ogni volta che posso", con
il Consiglio per la libertà di Cuba, che è la fazione paramilitare
dell’antica Fondazione Cubano Americana; Martín Pérez, capo dell’apparato
paramilitare della fondazione, organizzatore di molteplici piani di
assassinii del Capo dello Stato cubano, il presidente Fidel Castro,
in eventi internazionali; che parteciparono all’organizzazione e
finanziamento del tentativo di porre 40 chilogrammi di esplosivo C-4
nel vertice iberoamericano di Panama per assassinare il Presidente
di Cuba.
"Incontro loro ogni volta che posso per dargli
informazioni, per scambiare idee; incoraggio loro, dico loro che è
vicino il momento in cui loro e i gruppi interni che noi appoggiamo,
possano finalmente garantire il godimento dei diritti umani", a
tutti quegli elementi, la maggioranza batistianos, legati alla
repressione e all’assassinio di 20 mila cubani durante la
dittatura di batista.
Quindi, noi sappiamo molto bene cosa è venuto a
fare qui il signor Cason, quali sono le indicazioni, quali sono le
motivazioni e la sua filiazione. In conseguenza, noi abbiamo
il dovere e il diritto di difendere l’indipendenza del nostro
paese, usando la legalità stabilita nel nostro paese nell’ambito
stretto del rispetto alle nostre leggi, alla nostra etica e al
nostro senso della vita e delle convinzioni che ci spingono.
Ciò è avvenuto in dicembre. Da allora cos’è
successo? Il 27 febbraio 2003, il cubano Adolfo Franco, uno di
quelli più di venti che occupano cariche nel governo,
amministratore per l’America Latina e i Caraibi nell’USAID,
agenzia di Aiuto all’estero statunitense, un’agenzia del governo
degli Stati uniti, dichiara davanti a un subcomitato di Affari
Esteri della Camera di rappresentanti, che l’USAID ha investito
oltre 20 milioni di dollari –22 milioni di dollari--, dal 1997,
per mettere in pratica la Legge Helms Burton a Cuba.
Dichiara anche che come parte del compimento della
legge sono stati inviati materiali, propaganda, sono stati
consegnati oltre 7 mila radio prepararti per ascoltare "Radio
Martí", altre azioni.
La stessa USAID ha dichiarato che i 22 milioni sono
una minima parte dei fondi destinati a Cuba, una minima parte!
Perché la maggior parte dei fondi per la sovversione non si
distribuisce attraverso l’USAID. La Legge Helms Burton ha un
appendice, il n.109, che indica al governo distribuire mediante
questa via i soldi, ma c’è anche il n.115 che favorisce la
distribuzione dei soldi per vie segrete, dei servizi speciali.
La stessa USAID ha detto che quelli che distribuisce sono una minima
parte, e sono stati 22 milioni dal 1997, secondo quanto ha
dichiarato il suddetto funzionario.
Il 28 febbraio i Cinque Eroi cubani, ingiustamente
incarcerati negli Stati Uniti quando aiutavano a combattere il
terrorismo, sono inviati ancora a celle di rigore, da dove non
usciranno fino al 2 aprile.
Il 24 marzo l’Ufficio di Controllo di Attivi
Stranieri –l’ufficio del governo statunitense che sorveglia l’applicazione
del blocco--, emette nuove risoluzioni che rafforzano ancora il
blocco: vengono limitati molto di più i viaggi dei
nordamericani a Cuba; il piccolo numero di licenze che erano state
concesse perché alcuni studenti, intellettuali e altri, venissero a
Cuba, sono ristrette praticamente fino all’eliminazione; si
eliminano gli scambi nel settore dell’istruzione; viene limitata
in modo arbitrario non soltanto la possibilità che vengano qui gli
statunitensi ma anche che i cubani vadano à; praticamente si negano
d’ufficio i visti a giovani, a studenti, a intellettuali, ad
atleti e a scienziati cubani per partecipare a eventi cui sono stati
invitati negli Stati uniti; aumentano invece le facilità per i
viaggi d’approvvigionamento dei gruppi impegnati nella sovversione
interna; si proibisce agli statunitensi di partecipare a Cuba a
seminari e conferenze organizzate da istituzioni cubane. Vale
a dire, il 24 febbraio si produce un nuovo inasprimento del blocco
che porta alla schizofrenia le misure relative al medesimo.
Il 26 marzo il sottosegretario di Stato, signor
Colin Powell, compare davanti al Subcomitato di Assegnazioni del
Senato e annuncia che il budget che presenta comprende 26 900 000
dollari per le trasmissioni contro Cuba della Radio e la Televisione
"Martí", a cui si aggiungono i ventidue milioni già
spiegati e che costituisce una violazione della legalità
internazionale, delle regolamentazioni dell’Unione Internazionale
delle Telecomunicazioni; che è stato riconosciuto un finanziamento
a una emittente che viola il nostro spazio radioelettronico con
oltre 1200 ore settimanali di trasmissioni verso Cuba, incoraggiando
la sovversione interna, i piani di sabotaggio, la diserzione, l’emigrazione
illegale, perché proprio questo è il compito di queste emittenti
che diffondono menzogne contro Cuba.
Il 31 marzo il Dipartimento di Stato pubblica il
rapporto sui Diritti Umani nel mondo, che, come si sa, parla di
tutti meno degli Stati Uniti, e dedica pagine di infamie e menzogne
che servono da base per la posteriore presentazione della
Risoluzione contro Cuba nella Commissione dei Diritti Umani a
Ginevra, che gli Stati Uniti patrocinano e organizzano.
Quest’anno la suddetta Risoluzione sarà votata il
16 aprile; gli Stati Uniti, di fronte alla propria incapacità e
mancanza d’autorità per presentarla, specialmente dopo che sono
stati separati per un anno dalla Commissione dei Diritti Umani
poiché la comunità internazionale non compie i requisiti per
essere membro della commissione, e dopo il suo rientro, favorito dal
ritiro della Spagna e dell’Italia per far sì che gli Stati Uniti
potessero essere scelti senza votazione –infatti hanno messo come
condizione che non ci fosse votazione perché avevano paura di
perderla; la votazione è segreta e loro temono le votazioni
segrete, mentre invece noi le vogliamo--, non hanno voluto
presentarla, perché hanno paura.
Non hanno voluto presentarla neanche altri paesi che
prima avevano prestato loro questo servizio. Gli Stati Uniti
quest’anno sono riusciti a far sì che il governo dell’Uruguay,
che ha presentato la risoluzione l’anno scorso, fosse accompagnato
dal governo peruviano e da quello di Costa Rica. Il testo è
praticamente innocuo, non dice quasi nulla, ma compie l’obiettivo
statunitense di garantire che il tema si mantenga nella Commissione
dei Diritti Umani per poter giustificare con la condanna di Cuba a
Ginevra il mantenimento del blocco contro essa.
Il 2 aprile, il segretario di Stato assistente per
gli Affari dell’emisfero Occidentale, Curtis Struble, ha segnalato
che l’Agenzia per l’Aiuto all’Estero nordamericana investirà
sette milioni di dollari a Cuba quest’anno dei fondi per l’appoggio
economico". Guardate come corrono i soldi verso
Cuba. Abbiamo visto qui il signor Cason dire che gli Stati
Uniti non finanziano. Penso che il signor Cason non legge i
verbali del Congresso, non viene informato delle dichiarazioni dei
suoi capi, perché il Segretario di Stato assistente dice che quest’anno
hanno destinato sette milioni a Cuba. L’amministratore per l’America
Latina dice che solo l’USAID ha destinato 22 milioni. Il
signor Cason non ne vuole sapere ma, comunque, poi vi racconterò
come arrivano i sodi e come vi partecipa il governo, e presenterò
gli assegni e fatture ottenute.
Il 6 aprile, il giornale Sun Sentinel della
Florida, racconta in un articolo come l’organizzazione
controrivoluzionaria Comando F-4, un gruppo violento, terrorista,
collegato a piani di sabotaggio, a incursioni armate a Cuba, si
addestra con armi pesanti –non dice con pistole e coltelli--, per
realizzare azioni armate contro Cuba e per una possibile invasione
armata contro questo paese.
Sun Sentinel definisce l’organizzazione terrorista
come paramilitare ed espone le dichiarazioni del capo di quest’organizzazione,
che in modo aperto dichiara l’intenzione di eliminare mediante la
forza militare e i metodi il Presidente cubano. Si allenano in
un accampamento situato al sud della Florida, e si sentono
appoggiati in questa nuova escalation di azioni terroriste e
violente contro Cuba.
Ecco cosa è successo da quando il governo statunitense, soprattutto
negli ultimi mesi, ha deciso di aumentare l’escalation aggressiva
contro il nostro paese.
Dunque, cosa ha fatto Cuba in questo periodo, che abbiamo fato noi,
consapevoli che la maggioranza del popolo nordamericano non ha un
atteggiamento ostile nei confronti di Cuba; consapevoli che c’è
una crescente corrente negli Stati Uniti di amicizia e di simpatia
verso Cuba; convinto che la stragrande maggioranza del popolo
statunitense ha appoggiato il ritorno el bambino cubano che si è
voluto sequestrare nella Florida; animati, inoltre, da un genuino
sentimento di rispetto, di amicizia verso il popolo degli Stati
Uniti?
Noi, dopo l’atto terrorista dell’11 settembre, che Cuba ha
condannato esprimendo le condoglianze al popolo statunitense,
rifiutando il terrorismo come pratica, offrendo il nostro spazio
aereo, i nostri aeroporti, offrendo assistenza medica, istituzioni
cubane per offrire attenzione alle vittime dell’attentato; dopo
aver offerto, inoltre, medicamenti per lottare contro l’antrax
negli Stati Uniti --abbiamo offerto al governo degli Stati Uniti di
produrre 100 milioni di pastiche, senza guadagnarci niente--, senza
ricevere praticamente risposta; dopo avere espresso la nostra
disponibilità a fornire equipaggiamento medico fabbricato nel
paese, l’equipaggiamento scientifico che permetteva in un momento
di reale terrore negli Stati Uniti contribuire alle ricerche per
affrontare l’antrax; il 29 novembre del 2001 abbiamo consegnato
una nota al Capo dell’Ufficio di Interessi nordamericano all’Avana,
presentando ufficialmente i progetti di accordi per collaborare,
entrambi i paesi, in materia di lotta contro il narcotraffico, di
lotta contro il terrorismo e di collaborazione per eliminare il
contrabbando di persone, l’emigrazione illegale, che abbiamo
presentato in occasioni precedenti e che abbiamo ribadito dopo,
ricevendo un risposta negativa.
Perché il governo degli Stati Uniti non è interessato nella
collaborazione con Cuba in materia di lotta contro l’emigrazione
illegale, i sequestri di aerei e di imbarcazioni, il traffico di
persone o nella lotta contro il terrorismo? Perché non sono
interessati? Sono temi che interessano la società
statunitense.
Il 20 dicembre del 2001 abbiamo approvato la nostra Legge contro
atti di terrorismo, nella quale abbiamo stabilito pene per coloro
che utilizzino il territorio cubano anche per organizzare o
finanziare atti diretti contro altri paesi, compresi gli Stati
Uniti. Quando si scatenano le notizie relative al virus del
Nilo, abbiamo offerto al governo degli Stati Uniti di collaborare
nella ricerca scientifica. Nel frattempo cosa accadeva
là? Si accusava Cuba falsamente e ingiustamente di essere un
paese che aveva un programma per sviluppare armi biologiche e
chimiche, accusa che abbiamo dovuto smentire allora; con quelle
accuse si è voluto boicottare la visita del presidente Carter a
Cuba.
Tuttavia, abbiamo mantenuto la nostra lotta contro il terrorismo,
abbiamo condannato dei trafficanti di droghe a severe pene, abbiamo
combattuto affinché la droga non passi da Cuba, affinché non venga
utilizzato il territorio cubano per trasportare droghe negli Stati
Uniti.
Il popolo statunitense deve avere ricevuto ampie mostre del
sentimento di rispetto di Cuba nei suoi confronti, accertato dalle
centinaia di agricoltori statunitensi che sono venuti a Cuba, che
hanno difeso il loro diritto; proprio quando difendevano il loro
diritto ci sono stati gli acquisti da parte nostra di più di un
milione di tonnellate di alimenti negli Stati Uniti, circa 250
milioni di dollari, il che risulta interessante per gli agricoltori
statunitensi.
Cioè, mentre avviene tutto ciò e Cuba da prove della sua buona
volontà con azioni concrete, il governo degli Stati Uniti porta
avanti questa politica di ostilità e di provocazioni contro Cuba.
Adesso devo fare una breve cronologia dei giorni precedenti ai
processi penali, che dopo spiegheremo.
Il 24 febbraio dell’anno in corso, il Capo della SINA, il signor
Cason, in un atto organizzato da lui stesso, con un gruppo di questi
mercenari che, finanziati e organizzati dal governo degli Stati
Uniti, collaborano con la potenza che aggredisce il proprio paese;
in questa riunione il signor Cason ha fatto delle insolite
dichiarazioni, parole mai pronunciate da nessun diplomatico da
nessuna parte al mondo, offensive, violatorie delle norme elementari
di condotta dei diplomatici, di intromissione, provocatorie, contro
il governo e il popolo di Cuba.
Il 6 marzo, il Presidente del Consiglio dello Stato di Cuba, il
Comandante Fidel Castro Ruz, in un discorso pronunciato all’Assemblea
Nazionale ha dato la meritata risposta a tali provocazioni, ha
definito queste parole come "una provocazione svergognata e
sfidante" e ha suggerito che forse i numerosi funzionari dei
servizi segreti statunitense che lavorano all SINA potrebbero
spiegare al signore Cason che Cuba poteva prescindere
tranquillamente della SINA: un avvertimento, un chiaro messaggio
affinché smetta di fare le sue provocazioni, perché corregga il
suo comportamento, che, infatti, diventa intollerabile per le
autorità e l’opinione pubblica a Cuba.
Il 7 marzo il Dipartimento di Stato conferma che da nove giorni sono
nelle celle di rigore i cinque cubani prigionieri politici nei
carceri nordamericani.
Il 10 marzo abbiamo consegnato al signor Cason una nota diplomatica,
la nota 365, in cui rispondiamo alle dichiarazioni fatte il 24
febbraio e gli suggeriamo ancora una volta di smettere con questo
suo comportamento francamente provocatore, di intromissione; gli
comunichiamo anche le decisioni adottate nei confronti delle sue
azioni sovversive e violatorie delle leggi cubane nel nostro
Paese. Era quello che sembrava essere il nostro ultimo
avvertimento, il nostro ultimo sforzo persuasivo sul comportamento
irresponsabile e apertamente provocatore del signor Cason.
Il 12 marzo, due giorni dopo la nostra nota, in apparenza come una
risposta al nostro appello, alla nostra nota diplomatica, il signor
Cason organizza una nuova riunione cospirativa a casa sua,
instaurando un nuovo record; ormai ha messo a disposizione non solo
gli uffici ma anche la propria casa.
Il 14 marzo, due giorni dopo, viene organizzata un’altra riunione
–è evidente il desiderio sfrenato e la decisione di avere uno
scontro con le autorità cubane -; la riunione comincia alle ore 10
e finisce alle ore 15.
Siamo stati pazienti. Racconto questa storia per provare
che siamo stati pazienti, che siamo stati tolleranti; ma la
decisione del signor Cason di trasformare la SINA e la propria
residenza praticamente nel quartiere generale della sovversione
contro Cuba, il che contiene un messaggio implicito per tutti questi
mercenari: quello di far credere che possono contare sull’impunità,
che sono protetti da un alleato potente che gli stimola, gli
finanzia, gli organizza, gli guida, e creata questa situazione, il
signor Cason, applicando al massimo la politica aggressiva del
suo governo contro Cuba, ci ha costretto ad applicare le nostre
leggi, e bisogna intendere tali processi giudiziari come l’azione
di Cuba quando non ha avuto altra alternativa davanti alle azioni di
confronto e alle provocazioni che il governo degli Stati Uniti ha
scelto per il suo rapporto con Cuba e dove ha avuto il ruolo di
protagonista il Responsabile del suo Ufficio diplomatico all’Avana.
Ormai non si giustifica la nostra pazienza; ormai non si giustifica
la nostra tolleranza, le cose erano già arrivate a un punto
insostenibile per il nostro paese, che vive sotto l’aggressione,
sotto l’incalzamento, sotto il blocco e che dispone di leggi per
difendersi, facendo uso sovrano della sua legislazione per
proteggere la propria sovranità e punire coloro che collaborano con
la potenza che cerca di sovvertire l’ordine nel paese e che cerca
di schiacciare e togliere ai cubani il diritto a godere dell’indipendenza
e della libera determinazione del suo popolo.
Il signor Cason ha esaurito la nostra pazienza con la sua azione
irresponsabile. E’ il principale responsabile di quanto
accaduto.
Quindi, dopo tutto questo, il 18 marzo viene deciso di arrestare un
gruppo dei mercenari che avevano partecipato alle riunioni con lui i
giorni 24 dicembre, 12 marzo e 14 marzo. Quel giorno sono
stati arrestati 32 mercenari.
Il giorno successivo, il 19 marzo, sono stati arrestati altri 33
mercenari che avevano partecipato agli incontri, ricevevano denaro e
davano informazione falsa affinché si potesse applicare la Legge
Helms-Burton e mantenere il blocco; che hanno contribuito alla
politica degli Stati Uniti di condannare Cuba a Ginevra per
legalizzare il blocco, per dare credibilità al blocco che la
comunità internazionale respinge.
La sera dello stesso giorno 19 viene sequestrato l’aereo DC – 3,
risultato di anni di tolleranza, di stimolo ai sequestri di aerei,
di ricevere là, come eroi, coloro che commettevano delitti violenti
per emigrare illegalmente verso gli Stai Uniti.
E voglio sottolineare questo perché quando dico che gli arresti
sono avvenuti il 18 e il 19 marzo, lascio chiaro che questa
decisione è stata presa e questi arresti hanno avuto luogo
prima della guerra nell’Iraq e prima dei sequestri dei due aerei e
della barca; la decisione è stata adottata in precedenza e gli
arresti si sono operati come conseguenza della situazione
insostenibile creatasi a partire dalle provocazioni e dall’azione
irresponsabile del signor Cason.
Una volta sequestrato l’aereo DC-3, arrivati negli Stati Uniti
coloro che l’avevano sequestrato, confiscato l’aereo, soffiata
la notizia alla stampa secondo cui si disponevano a concedere la
libertà condizionale a coloro che l’avevano sequestrato – che
finalmente sembra non accadrà, ma che comunque è stata soffiata
alla stampa, e "il fiume non ingrossa d’acqua chiara" -,
tutto questo ha generato nuovi stimoli, come abbiamo avvertito, e di
nuovo, il 31 marzo, ha luogo il sequestro del AN –24; il 2 aprile
ha luogo il sequestro del traghetto. Curiosamente, nel
sequestro del traghetto si è evidenziato un cambiamento nel
comportamento delle autorità nordamericane, perché in virtù degli
accordi migratori loro intercettavano nel mare le imbarcazioni che
cercavano di arrivare negli Stati Uniti, fermavano le imbarcazioni e
avevano l’obbligo di rimpatriare a Cuba coloro che cercavano di
arrivare negli USA illegalmente. Non facevano ritornare tutti,
tra il 10% e il 12% degli intercettati erano portati finalmente
negli Stati Uniti, con qualunque pretesto; ma circa il 90% erano
rimpatriati.
Nel caso del traghetto hanno detto di no, che non erano disposti ad
agire in questo caso come l’avevano fatto altre volte, e noi
abbiamo agito e risolto il problema.
Cioè c’è stata una catena di sequestri di aerei, tentativo di
utilizzare l’emigrazione illegale per destabilizzare il Paese, per
creare a Cuba una situazione realmente complessa, e allora il 3
aprile cominciano i processi.
Adesso che ho affrontato il tema dell’emigrazione, voglio
aggiungere un dato che mi sembra importante per quello che dirò
ulteriormente. Voglio dire che consideriamo che l’aumento
dei sequestri –ho già detto che ci sono stati sette sequestri in
sette mesi– utilizzando armi di fuoco, armi bianche, violenza
contro i passeggeri, granate, che la nostra opinione su tali
sequestri e sui continui piani di sequestri, di emigrazione illegale
verso gli Stati Uniti è la seguente: ciò è il risultato di un
piano cosciente per stimolare le uscite illegali da Cuba, per
stimolare la commissione di atti di terrorismo nelle navi cubane e
negli aerei che volano verso e da Cuba; per stimolare il sequestro
di imbarcazioni, il sequestro di aerei cubani, per creare le
condizioni che consentano di ignorare l’accordo migratorio.
Crediamo che si tratta di un piano cosciente il cui obiettivo finale
è quello di far saltare gli accordi migratori che hanno funzionato
fra entrambi i paesi per quasi tutto un decennio e realizzare il
grande sogno dei gruppi estremisti di origine cubana, della mafia
terrorista di origine cubana che abita nella Florida, e che è stata
sempre contraria a tali accordi per il quale esercitano
continuamente pressione sul governo degli Stati Uniti affinché
rompa tali accordi.
Sarebbe utile adesso glossare brevemente il testo e gli
accordi. Ecco un Comunicato congiunto datato 9 settembre 1994,
firmato da entrambi i governi, e cito "agli emigranti
riscattati nel mare e che cerchino di entrare negli Stati Uniti non
gli sarà permesso di entrare negli Stati Uniti"; che
"entrambi i paesi si impegnano a collaborare per avviare azioni
opportune ed effettive allo scopo di impedire il trasporto illecito
di persone con destinazione Stati Uniti" – questo è firmato
-; cito " che ambedue i governi adotteranno misure effettive
per opporsi e impedire l’uso della violenza da parte di qualunque
persona che cerchi di arrivare o che arrivi negli Stati Uniti da
Cuba, mediante il dirottamento forzato di aerei e imbarcazioni"
–ecco l’impegno firmato dal governo degli Stati Uniti -; cito
"gli Stati Uniti assicurano che l’emigrazione legale verso
gli Stati Uniti da Cuba sarà di un minimo di 20 000 cubani all’anno."
Mi fermo qui nel grafico presentato; il governo degli Stati Uniti
assume l’impegno di concedere un minimo di 20 000 visti annui ai
cubani, senza prendere in considerazione i parenti diretti di
cittadini nordamericani, un minimo di 20 000.
Questo grafico presenta il
comportamento, dopo cinque mesi del nono anno dell’accordo.
Si considera come data d’inizio di ogni anno dell’accordo il 1º
ottobre.
Tra il 1º ottobre e il 28
febbraio –durante i primi cinque mesi dell’accordo
dell’anno in corso, durante il quale gli Stati Uniti devono
concedere almeno 20 000 visti, dopo cinque mesi, ha conferito 505
visti; l’anno scorso sono stati conferiti 7 327; nel 2001 oltre 8
300; nel 2000, 10 860; nel 1999, a quest’epoca negli anni
precedenti avevano già ricevuto il visto ed emigravano verso gli
Stati Uniti, dopo cinque mesi, circa 11 600 cubani.
Cosa significa questa
riduzione subita dei visti in franca violazione dell’Accordo
Migratorio? Perché il governo degli Stati Uniti non rispetta l’impegno?
Perché dopo cinque mesi non ci sono nemmeno 10 000 cubani con visti
e ha concesso appena il 2,5% dei visti convenuti?
L’anno scorso c’è
stata una violazione, nel 2002 non hanno concesso i 20 000 visti. Ci
sono stati circa 2000 visti non concessi, ne hanno concesso circa 18
000, ciò era già un mancato adempimento nell’anno scorso, che
concluse il 30 settembre.
Dal 1º ottobre in poi, guardate la curva (mostra il grafico) –Ci
troviamo davanti a un piano ideato affinché disperino coloro che
vogliono emigrare, e non abbiano altra scelta di quella dell’emigrazione
illegale. Perché non si rispetta l’accordo? Perché l’Ufficio
di Interessi, con l’amplissimo apparato consolare di cui dispone
all’Avana, con tutte le facilità, ha concesso appena 505
visti? In marzo la situazione è la stessa, dopo sei mesi.
Quindi, se si mantiene il ritmo attuale, ci sarà una flagrante
violazione dell’Accordo Migratorio, che obbliga il governo degli
Stati Uniti a concedere almeno 20 000 visti, e si constata l’esecuzione
di un piano premeditato per stimolare l’emigrazione illegale, per
non lasciare altra scelta a coloro che vogliono emigrare da Cuba –e
che noi vogliamo che lo facciano legalmente e ordinatamente–,
che il sequestro di navi, il sequestro di aerei.
Ci sono persone interessate a far saltare gli accordi migratori. C’è
una lista di persone che conosciamo bene, che vorrebbero che non ci
fossero accordi migratori, che vorrebbero un confronto fra Cuba e
gli Stati Uniti, che reclamano dal governo degli Stati Uniti l’aggressione
contro Cuba.
Quindi, credo sia utile
avvertire di questo nuovo scenario di provocazione e di confronto.
Il 2 maggio 1995 entrambi i
governi hanno emesso una Dichiarazione Congiunta, che si allega al
comunicato precedente, cito:
"A partire da questo
momento, gli emigranti cubani che siano intercettati in alta mare
dagli Stati Uniti saranno ritornati a Cuba.
"Ambedue le parti
ratificano il loro impegno congiunto di adottare le misure per
impedire le uscite pericolose da Cuba, che possano significare un
rischio per la vita umana, e di opporsi agli atti di violenza
associati all’emigrazione illegale."
Tale accordo è in vigore
tra i nostri Paesi, e noi vediamo come si ignora pericolosamente l’Accordo
Migratorio e viene concesso solo un minimo di visti per emigrare
legalmente da Cuba.
Voglio adesso riferirmi ai processi penali, visti tutti questi
precedenti e spiegate le cause che hanno favorito le condizioni che
ci hanno portato a questo punto.
Si sono svolti 29 processi a Cuba, praticamente in tutte le
provincie del Paese. Sono state accusate 75 persone, di cui 74
uomini, e i tribunali hanno imposto le relative condanne: da 6 a 28
anni di privazione di libertà. Per tale motivo è falso
quello che dicono che ci sono state pene di morte; è falso che ci
siano state condanne all’ergastolo, anche se sono previste nella
legge, e devo dire che i comportamenti di alcuni di questi accusati
meritavano condanne più dure di quelle ricevute, come si
prevede anche in altre legislazioni del mondo.
I processi penali sono stati istruiti con carattere sommario in
virtù della Legge di 1977 n. 5, Legge di Procedura
Penale. E in questo caso voglio fare una affermazione.
Il processo sommario è un’istituzione che, certamente, non è
stata creata a Cuba e ancora meno utilizzata soltanto a Cuba.
Praticamente fa parte delle legislazioni di oltre 100 Paesi nel
mondo, compresi gli Stati Uniti, ed è stato il governo coloniale
spagnolo a portarla a Cuba. Il processo sommario a Cuba non
nacque con la Rivoluzione, risale alla Legge Processuale Criminale
di 1888, quindi, furono i colonizzatori spagnoli a portarla a
Cuba. La Legge Processuale Criminale di 1888 è stata in
vigore a Cuba, come legge di procedura, fino al 1973, momento in cui
furono adottate nuove regolamentazioni che ereditavano molto dalla
legge sopra citata, come l’attuale Codice di Commercio di Cuba che
risale all’epoca coloniale. E il processo sommario è stato
utilizzato dal governo militare interventore nordamericano dal 1900
fino al 1902. Quindi abbiamo ereditato questa istituzione che,
inoltre, è di uso universale.
Processo sommario, cosa significa: Potestà del Presidente del
Tribunale Supremo di ridurre i termini dell’esecuzione del
processo; ma, in nessun caso, limitare le garanzie. Quindi,
respingo l’idea che un processo sommario è un processo senza
garanzie. O che un processo sommario sia un’istituzione
creata da Cuba.
Nella pseudorepubblica, durante le tirannie sanguinarie di
Machado e di Batista, che i governi degli Stati Uniti appoggiarono e
finanziarono, ai quali diedero appoggio militare e politico, ci
furono anche processi sommari ma questa non fu l’unica misura
perché fecero ricorso anche a soluzioni più spedite come l’assassinio,
la scomparsa e il crimine contro l’opposizione.
In America Latina le dittature militari appoggiate dagli Stati
Uniti, che hanno fatto scomparire e che hanno assassinato migliaia
di persone, hanno utilizzato anche procedure più spedite come l’assassinio,
la scomparsa, cosa che non si può imputare, in nessun caso, alla
Rivoluzione cubana. Non si può né si potrà presentare il nome di
una persona arrestata durante la notte, incappucciata, che non si
sia più visto, e in America Latina rimangono ancora senza soluzione
migliaia di casi di tali liste. Non si può imputare niente del
genere a Cuba. Come non ci possono imputare nuove modalità della
legislazione statunitense come i Tribunali Militari Segreti.
Per tale motivo, ribadisco che abbiamo rispettato assolutamente il
processo e le garanzie per tutti gli accusati, in virtù della
legislazione cubana e in virtù dei principi generalmente
riconosciuti e accettati nel mondo.
Cito adesso i sei casi.
Primo, tutti gli accusati erano a conoscenza dei capi di accusa e
hanno avuto occasione di addurre anche prima della celebrazione dell’udienza
tutto quanto hanno ritenuto opportuno. E’ falso ciò che dicono
che gli accusati non erano al corrente delle accuse durante i
processi; loro sono stati informati previamente e hanno avuto l’occasione,
come ogni accusato a Cuba, di far conoscere la loro opinione e i
loro elementi sull’accusa.
Secondo, tutti gli accusati hanno esercitato il diritto di avere la
rappresentanza legale, un avvocato della difesa che, secondo la
legislazione cubana, può essere designato dall’accusato o ,se
questi non lo facesse, d’ufficio dal tribunale.
Voglio chiarire che hanno partecipato 54 avvocati della difesa nei
29 processi; alcuni degli avvocati difendevano più di un accusato.
Vi hanno partecipato 54: 44 di essi designati dagli accusati e dai
loro parenti. Rifiuto l’idea che
qualcuno degli accusati non abbia avuto l’adeguata difesa nel
processo, è falso. Mentono coloro che hanno detto
questo.
Dei 54 avvocati della difesa, 44, cioè l’80%, sono stati
designati dagli accusati; 10 sono stati designati come avvocati d’ufficio
dai tribunali.
Terzo, tutti gli accusati hanno esercitato il diritto di essere
ascoltati nel processo dai tribunali previamente costituiti.
Non si è creato alcun tribunale speciale ad hoc per giudicare
loro. Sono stati i tribunali provinciali, previamente
stabiliti, in conformità della nostra Legge, e da giudici che
erano stati nominati prima delle accuse, giudici che esistevano e
lavoravano ai tribunali. Non si sono nominati neanche giudici
d’urgenza né si sono costituiti tribunali specificamente per
questo, ciò è falso.
Per tale motivo, loro hanno esercitato il diritto ad essere
ascoltati dai tribunali e dai giudici esistenti previamente in
udienza, ognuno di essi; si è fatta un’udienza orale nella quale
è intervenuto l’accusato, dove ha esercitato il proprio diritto d’intervenire
di nuovo alla fine, dove ha risposto alle domande della difesa e del
pubblico ministero, dove si sono presentati i testimoni, gli
esperti: dove gli avvocati della difesa hanno interrogato i
testimoni e gli esperti. Si è tenuta un’udienza perché la nostra
legge non permette la decisione di un tribunale senza udienza
previa, com’è il caso della legislazione nordamericana e quella
di altri paesi, dove se l’accusato si dichiara colpevole o arriva
a un accordo, si può emettere sentenza senza udienza previa.
A Cuba l’udienza è obbligatoria, e c’è stata. Nessuno è
stato giudicato unicamente sulla base degli atti, dei documenti,
senza che sia stata ascoltata la sua opinione, le sue dichiarazioni,
i suoi avvocati.
L’udienza oltre a essere orale è pubblica. Rifiuto l’idea
di processi segreti. Vi hanno partecipato circa 100 persone in
ogni processo. Hanno partecipato circa 3 000 ai giudizi, soprattutto
parenti, oltre ai testimoni, agli esperti –centinaia di testimoni,
di periti--, e una media di 100 persone come pubblico ai singoli
processi, circa 3 000 complessivamente ai 29 processi. Quindi,
rifiuto l’idea degli accusati sottomessi a un processo in un luogo
senza garanzie e senza nessuno presente, è falsa quella
informazione.
L’udienza oltre ad essere orale e pubblica.... E devo chiarire
questo: è stato detto "I diplomatici stranieri accreditati all’Avana"
–alcuni diplomatici stranieri manifestarono il loro interesse,
devo dire che è stata una minoranza di paesi, i rappresentanti di
un piccolo numero di paesi interessati, non so perché, a
queste questioni in modo speciale– "non sono stati presenti
nei processi", si è detto questo a modo di esempio di mancata
garanzia.
Chi ha detto che un diplomatico straniero dev’essere presente in
un processo dove no è giudicato un nazionale del suo Paese? Se ci
sarebbe stato un nazionale del suo Paese non ci sarebbe fatto il
processo senza la presenza del rappresentante diplomatico.
Così avverrebbe a Cuba qualora dovessimo giudicare nel nostro Paese
stranieri che hanno commesso delitti a Cuba, traffico di droga,
delitti di terrorismo e altri delitti, in questi casi c’è sempre
l’accesso e la presenza del rappresentante diplomatica e consolare
del Paese di provenienza dell’accusato.
Perché dovrebbe un diplomatico straniero essere presente in un
processo dove sono giudicati dei cubani, da un tribunale cubano, con
pm cubani, avvocati della difesa cubani e parenti cubani?
Quale lavoro di supervisione dovrebbe fare? Colui che voglia
informazione può recarsi al Ministero degli Affari esteri e saremo
noi a decidere quale informazione fornire. Noi non
dobbiamo concedere un diritto speciale che non riceviamo. I
tribunali hanno competenza per decidere chi viene e chi non viene.
Voglio chiarire che non abbiamo violato alcuna prerogativa dei
diplomatici stranieri all’Avana; i diplomatici stranieri non hanno
niente da fare in un processo dove non si giudica un nazionale del
suo Paese.
I relativi tribunali hanno
deciso di non permettere l’accesso alla stampa, è una loro
prerogativa che noi rispettiamo; hanno deciso, per motivi di
sicurezza e di organizzazione, nonché per evitare qualunque
incidente, limitare anche l’accesso a centinaia di migliaia di
rivoluzionari che, indignati dall’atteggiamento antipatriotico e
mercenario di questi soggetti, avrebbero voluto essere presenti nei
processi e neanche loro sono stati ammessi. I processi si sono
svolti con tutte le garanzie per l’integrità fisica e morale
degli accusati e con il dovuto ordine e rispetto verso i loro
parenti e tutti i partecipanti.
Insisto che sono state udienze orali, pubbliche e contraddittorie,
principio del diritto stabilito nell’azione della difesa, l’opinione
in contrario. Quindi, rifiuto l’idea di un processo dove non
ci sono state garanzie.
Quarto, tutti gli accusati e la difesa hanno esercitato il diritto
di apportare le prove opportune in loro favore, oltre a quelle
presentate dall’istruzione di polizia, dalla Procura; hanno
presentato i loro testimoni, gli avvocati della difesa hanno
presentato 28 testimoni che non erano stati presentati previamente
dalla procura, di cui 22, la maggior parte, sono stati autorizzati
subito dai tribunali.
Tutti gli avvocati della difesa hanno potuto accedere previamente al
dossier dell’accusa. Non è come nel caso degli avvocati
della difesa dei cinque cubani ingiustamente condannati a Miami, che
ancora oggi non hanno potuto accedere all’80% della documentazione
presentata dalla procura, perché il governo degli Stati Uniti l’ha
dichiarata segreta. Questo non è capitato nel nostro caso.
Non è nemmeno successo che gli accusati non conoscano i propri capi
di accusa per preparare i loro attestati, com’è stato il caso dei
cinque cubani a Miami.
A Cuba, nessuna di queste persone è stata confinata in solitario in
celle di rigore, per impedire che si preparino per il processo.
Quinto, tutti hanno il diritto, e così glielo abbiamo notificato
nel processo, di presentare ricorso contro le condanne in un
tribunale gerarchicamente superiore a quello che ha emesso la
condanna, in questo caso in cassazione davanti al Tribunale Supremo,
è un diritto di cui dispongono e che la legislazione cubana
rispetta scrupolosamente.
E sesto –ho detto che avrei citato sei argomenti -, c’è
stato il più trasparente e scrupoloso rispetto della sicurezza
fisica, l’integrità fisica e morale di ognuno degli accusati in
tutte le tappe del processo, non c’è il minimo sospetto, non ci
si può imputare l’uso della coercizione o della pressione o della
minaccia o del ricatto, perché abbiamo etica, perché crediamo ai
valori e questo ci ha permesso di arrivare a questo punto, il nostro
popolo lo sa.
A riguardo voglio presentare l’opinione di uno degli accusati in
un processo svoltosi ieri, a proposito della questione delle
garanzie.
(video)
Presidente del tribunale.- Può
dichiarare o astenersi di farlo, vuole dichiarare?
Accusato: Sì, voglio dichiarare
Presidente del tribunale: Liberamente?
Accusato: Liberamente
Presidente del tribunale: La ascoltiamo
Accusato: Suggerirei che mi facessero domande,
come a Miguel, che il tribunale mi ponga delle domande.
Presidente del tribunale: E’ liberamente,
desidera... Allora le riferisco lo stesso, che se c’è qualche
domanda a cui non voglia rispondere lo faccia sapere ai membri del
tribunale, è un suo diritto.
Accusato: Voglio dire, davanti a questo
tribunale, che sono stato trattato correttamente dalle autorità
della Sicurezza dello Stato all’interno dell’organo d’istruzione,
che mi hanno dato un trattamento giusto, che non siamo stati
umiliati, che non siamo mai stati maltrattati.
Dobbiamo dire che il trattamento dispensatoci dagli ufficiali, dalle
autorità supreme di Villamarista e in genere da tutto il personale,
sia i carcerieri che il personale di servizio, è stato ottimo nei
nostri confronti o almeno nei miei confronti; lo dico perché non ho
contatti con gli altri accusati. E voglio ringraziare il
trattamento giusto, il fatto di ricevere un’assistenza
medica accurata tre volte al giorno e ogni volta che c’è
stato un problema di salute i medici si sono recati in cella, mi
hanno assistito, e se la tensione era alta non è mancata la
medicina nel momento preciso, se avevo mal di denti, un qualsiasi
dolore non mi è mai mancata la medicina, l’organo d’istruzione
è stato perennemente con noi.
Hanno autorizzato la visita dei nostri parenti; per 15, 20, 25
minuti abbiamo potuto parlare con i nostri parenti, e ringraziamo
loro di questo, almeno io li ringrazio, devo dirlo così; è vero
che la visita dei nostri parenti è stata aperta, sebbene in
presenza dell’istruttore, comunque c’è stata ed è stata
aperta, cioè ci hanno lasciato parlare ampiamente; il contatto con
i nostri avvocati è stato anche aperto, ci hanno dato tutto il
tempo del mondo per parlare con loro.
Voglio chiarire in questa sede che i rumori che potrebbero esistere
rispetto al comportamento da parte delle autorità d’istruzione
della polizia a Villamarista sono falsi, che non si può dire che
lì si maltratta, si umilia e si reprime qualcuno.
Felipe Pérez.- Devo fare alcuni
chiarimenti. Devo aggiungere il dato seguente: Ci sono 37
accusati che ipoteticamente lavoravano come "giornalisti
indipendenti". Abbiamo visto pubblicazioni che parlano
del fatto che abbiamo arrestato i principali giornalisti cubani, che
abbiamo arrestato l’intellettualità cubana. Questo non è
vero, è una forma superficiale di affrontare questo tema che mi
colpisce.
Dei 37 accusati che per anni si sono proclamati "giornalisti
indipendenti", mentre esercitavano il loro lavoro come agenti
del governo degli Stati Uniti a Cuba, in realtà solo 4 erano
laureati in giornalismo o sono stati giornalisti una volta, chiaro?,
4 su 37; e a Cuba non esiste il tecnico medio in giornalismo,
chiaro?, né in nessun altro luogo al mondo. Sono 4 quelli che
hanno studiato giornalismo in qualche università e hanno lavorato
alcuna volta come giornalista, 4 su 37. Quattordici su 37
hanno compiuto studi universitari, compresi questi 4, chiaro?
Perché vorrei il vostro aiuto per chiarire le idee a coloro che
evidentemente hanno avuto una cattiva informazione, in nessun caso
mala fede.
Per favore, aiutateci a dire loro che a Cuba oltre ai 157
corrispondenti che lavorano per i mass media stranieri –alcuni
cittadini di altri Paesi, altri cubani, 157 in totale, una parte
importante dei quali è oggi in questa sede--, a Cuba lavorano come
giornalisti laureati, con il diploma di Laurea rilasciato dalle
nostre università dopo cinque anni di studi, molti con corsi di
post-laurea in altre istituzioni e università del mondo, 2 175
giornalisti. Per favore, chiarite che i giornalisti siete voi
e sono loro, i 2 175 giornalisti cubani che lavorano oggi in 548
mezzi di comunicazione cubani –cinquecentoquarantotto!; radio,
televisione, stampa, dei quali 237 hanno versioni digitali. Ecco la
stampa cubana; non i mercenari che pubblicano nel Miami Herald
quello che i loro padroni gli orientano, come vedremo
successivamente, perché abbiamo anche altre notizie per voi.
Quindi, per favore, vediamo se si fa strada l’idea che c’erano 4
che studiarono una volta giornalismo su 37, e che sono 14
quelli che una volta misero piede in un’università; e che qui ci
sono oltre 2 000 giornalisti cubani e 157 giornalisti stranieri
laureati, che hanno esercitato il giornalismo, che hanno svolto un
lavoro riconosciuto, che, per favore, non offendano il nostro gremio
e voi, il cui lavoro apprezziamo e rispettiamo, perché fate un
lavoro da professionisti e un lavoro d’informazione e perché
avete un importante ruolo sociale che noi riconosciamo e appoggiamo.
Ma chiamare giornalisti quei mercenari che partecipano alla
cospirazione per sovvertire Cuba, è qualcosa che offende la
nostra sensibilità.
Devo dire, d’altra parte, che solo nell’ambito degli economisti
e dei ragionieri ce ne sono a Cuba oltre 60 000. L’idea che
i principali economisti cubani sono stati accusati, mi sembra che
offende la nostra intelligenza. Ce ne sono oltre 60 000,
nessuno era lì, chiaro?
Ci sono più di 700 000
laureati a Cuba. Quando sento dire ad alcune personalità che
il meglio dell’intellettualità cubana è stata accusata, in
realtà, penso ai nostri colleghi, alle nostre glorie della danza,
della musica, delle lettere, della poesia, della pittura, del
teatro, alle nostre personalità del giornalismo, ai nostri
scrittori. Mi sembra che ignorare in questo modo l’intellettualità
cubana, riducendola a questo gruppo di persone, solo perché fra di
loro ce ne sono alcuni laureati, alcuni intellettuali, alcune
persone che una volta esercitarono il giornalismo, mi sembra
veramente un’offesa allo sforzo da noi svolto nell’istruzione
del nostro popolo e della cultura.
Quindi, aiutateci a chiarire questo, che tutti i laureati a Cuba non
sono stati portati in giudizio, e che a Cuba ce ne sono oltre 700
000. E lo dico senza arrabbiarmi, ovviamente, non è che si sia
esaurita la nostra pazienza, che ci lasciamo provocare da
queste dichiarazioni, ma ci sembra che si deve dire la verità con
onestà, indipendentemente dalle posizioni o dai giudizi che si
abbiano su Cuba.
Finalmente, su questo tema voglio dire che la Procura Generale si è
servita dei seguenti articoli della legislazione cubana, di leggi
previamente sancite a Cuba. Nessuno è stato giudicato da una
legge posteriore alla propria accusa. Abbiamo uno stato di
diritto, siamo un Paese con istituzioni che si rispettano e che
svolgono il loro lavoro nell’ambito della legge.
E’ stato applicato l’Articolo 91 del Codice Penale cubano, Legge
62 di 1987, che proveniva, a sua volta, dal Codice Penale spagnolo.
Tale articolo fa parte della legislazione penale cubana sin dall’epoca
in cui Cuba era una colonia della Spagna, ed è molto simile a
quello contenuto quasi con le stesse parole nel Codice Penale
nordamericano. Cito: "Atti contro l’indipendenza o l’integrità
territoriale dello Stato. Colui che nell’interesse di uno Stato
straniero realizzi un fatto in detrimento dell’indipendenza dello
Stato cubano, o dell’integrità del suo territorio, sarà
condannato a pena di privazione di libertà da 10 a 20 anni, o di
morte".
E’ così anche nel Codice di Difesa Sociale del 1936 a Cuba, che
proveniva, a sua volta da quello spagnolo, chiaro?
Noi riteniamo, e i procuratori ritengono, e il popolo di Cuba
ritiene che colui che riceve denaro da una potenza straniera,
appoggia il blocco, contribuisce a diffondere informazione
tendenziosa che giustifica il blocco; colui che commette atti al
servizio di una potenza straniera, che fornisce informazione
affinché venga applicata la Legge Helms-Burton dev’essere
processato ai sensi del suddetto articolo, quindi le nostre leggi
devono servirci per difenderci da tali condotte.
Non l’avevamo fatto prima? E’ vero. Abbiamo avuto
pazienza, come ho già detto, siamo stati tolleranti; ma siamo stati
costretti a difenderci.
D’altra parte, si sono applicati vari articoli della Legge N.88
sulla Protezione dell’Indipendenza Nazionale e dell’Economia di
Cuba, l’antidoto legale di Cuba alla Legge Helms-Burton. E Cuba
non è stato l’unico Stato a proclamare che costituisce un reato
nel suo territorio il fatto di collaborare con la Legge Helms-Burton
e di obbedirla; il Canada ne ha fatto una legge. Nel Canada è
un delitto collaborare o piegarsi alla Legge Helms-Burton. L’Unione
europea ha adottato un regolamento, e in altri Paesi come il
Messico e l’Argentina, sono state emesse leggi che puniscono come
delitto il fatto di collaborare con la Legge Helms-Burton o piegarsi
ad essa. E’ un delitto in quelli Paesi rispettare la
Legge Helms-Burton, come una legge antidoto, come una misura
di legittima difesa di fronte al carattere extraterritoriale della
suddetta legge. Come non avere, nel nostro caso, una legge per
proteggerci? e questa legge è stata invocata.
E’ stato detto che questi sono prigionieri di coscienza, che sono
stati accusati solo per i fatto di pensare o di parlare, il che
rifiuto assolutamente. Qui sono stati giudicati fatti e
condotte qualificati come delitti nella Legge, in nessun caso idee.
Le battaglie di pensiero si vincono con il pensiero, come
disse José Martí, e siamo molto forti nelle nostre idee.
Puniamo fatti e condotte.
Ecco gli articoli della Legge N.88 sulla Protezione dell’Indipendenza
Nazionale e dell’Economia.
Articolo 5.1 "Colui che cerchi informazione da utilizzare nell’applicazione
della Legge Helms-Burton, del blocco e della guerra economica contro
il nostro popolo, allo scopo di infrangere l’ordine interno, di
destabilizzare il Paese e di liquidare lo Stato socialista e l’indipendenza
di Cuba, sarà condannato a pene di privazione di libertà.
Articolo 6.1.- "Colui che accumuli, riproduca, diffonda
materiale sovversivo del governo degli Stati Uniti di America, delle
loro agenzie, dipendenze, rappresentanti, funzionari o di qualunque
entità straniera per appoggiare gli obiettivi della Legge
Helms-Burton, il blocco e la guerra, sarà condannato..."
Si è detto che sono in prigione perché avevano a casa libri di
Mark Twain, come Le avventure di Tom Sawyer, perché avevano la
Bibbia. Tale accusa offende la nostra sensibilità e offende la
verità.
Perché non dovrebbe costituire un delitto a Cuba il fatto di
diffondere propaganda del governo degli Stati Uniti, manuali per la
sovversione interna, testi in favore del mantenimento blocco contro
Cuba? Perché non dovremmo difenderci dal blocco più
prolungato della storia? Perché? Il nostro Paese ha il
diritto, in virtù della Carta delle Nazioni Unite, di difendere il
proprio diritto alla libera determinazione, a scegliere il proprio
sistema, e ha la potestà di prevedere nelle proprie leggi quali
delitti i comportamenti e i fatti in favore dell’aggressione
contro il Paese, che si finanzia dall’estero, e quindi è un
delitto. Non assassiniamo per questo, non torturiamo per questo, ma
penalizziamo, e il nostro popolo ci reclama maggiore energia nella
difesa della Rivoluzione, e abbiamo un’opinione pubblica che vede
come si confiscano le aeronavi e le navi che arrivano là; che vede
come agiscono impunemente nella Florida i gruppi che si preparano
con armi pesanti per attaccare il Paese; un’opinione pubblica che
ha dovuto soffrire i morti durante decenni di assassinii, di atti
terroristi. Perché non dovremmo difenderci?
Invoco in questa sede il diritto alla legittima difesa contenuto
nella Carta delle Nazioni unite, e siamo aggrediti con una guerra
economica, politica, propagandistica. Colui che collabora all’interno
di Cuba a tali fini deve sapere che incorre in un delitto.
Articolo 7.- "Colui che allo scopo di raggiungere gli
obiettivi della Legge Helms-Burton" –che, come abbiamo già
visto, prevede del denaro per finanziare la sovversione–
"appoggiare il blocco e la guerra economica, collabori per
qualunque via con emittenti radio o televisioni, giornali, riviste o
altri mass media stranieri..." E qui non ci riferiamo
assolutamente ai corrispondenti stranieri, la stessa legge lo dice,
ma sappiamo che si riferisce ai finti giornalisti che vengono
finanziati, ai quali viene ordinato cosa scrivere, i quali reclamano
dall’Unione Europea che Cuba non venga accettata all’Accordo di
Cotonu, come se ciò fosse importante per Cuba –e successivamente
ne parlerò -, come se si potesse fare pressione su Cuba, che per 40
anni ha resistito il blocco senza piegarsi. E sono coloro che
sono stati giudicati a dichiararlo, a scriverlo; coloro che hanno
chiesto la condanna di Cuba nella Commissione dei Diritti Umani, con
cui si giustifica il blocco; gli stessi che hanno chiesto che non
venga sollevato il blocco, perché dicono che "le condizioni
non sono ancora mature"; gli stessi che per di più ricevono
denaro per fare ciò e vivono di questo, e vivono bene, e lo vedremo
dopo.
Dunque, sono stati applicati i suddetti articoli della Legge sulla
Protezione dell’Indipendenza Nazionale e dell’Economia di Cuba,
Legge N.88, e il Codice Penale cubano.
Sono state fornite amplissime prove, materiale probatorio, da
esperti, da testimoni. Ad esempio, esperti della Banca
Centrale di Cuba hanno dimostrato a uno dei tribunali come il denaro
scorre dal governo e dalle agenzie degli Stati Uniti verso i loro
agenti a Cuba. E’ ormai chiara la via del denaro sporco, si
sa come viene: il governo degli Stati Uniti–agenzie facciate,
Organizzazioni non governative, gruppi e istituti negli Stati Uniti,
e da lì a Cuba, di contrabbando, sotto forma di rimesse familiari,
si sa in dettaglio. Questo è il denaro pubblico della USAID,
non stiamo parlando qui dei soldi dei servizi speciali, quello
consegnato qui direttamente dall’Ufficio di Interessi, ecc.
Dopo aver fornito questi dati, voglio comunicarvi adesso alcune
altre cose molto interessanti.
Il ruolo principale nella formazione, nella creazione di questi
gruppi, nella direzione di questi gruppi, nel finanziamento di
questi gruppi, nella stimolazione e protezione di questi gruppi
mercenari a Cuba ce l’ha il governo degli Stati Uniti. E’
l’Ufficio di Interessi nordamericano all’Avana --ed è stato
provato nei processi, ampiamente--, a creare, gestire, finanziare,
incentivare, e proteggere la creazione e il lavoro sovversivo degli
agenti a Cuba. Lo fa in virtù di che cosa? In virtù
dell’adempimento della Legge Helms-Burton.
Sezione 109: "Autorizzazione dell’appoggio" – dice-
" ai gruppi democratici e dei diritti umani".
Sezione dedicata: "Si autorizza il Presidente ad
assistere" –cioè, a dare denaro; denaro del contribuente
nordamericano –"e altri tipi di appoggio a persone e
organizzazioni a Cuba..."
Sezione 115 della Legge Helms-Burton: "Ripercussione di questa
legge sulle attività illecite" -guardate che curioso-
"del governo degli Stati Uniti".
"Niente di quanto disposto nella presente legge" –cioè,
niente di quanto detto qui che dev’essere appoggiato dal governo e
dal presidente tramite l’USAID- "proibisce nessuna delle
attività d’investigazione –guardate i nomi così interessanti–
"protezione o intelligence giuridicamente autorizzate da un
organismo incaricato di far rispettare la legge o da un organismo
dell’intelligence degli Stati Uniti".
Per evitare confusione che possa far pensare che adesso l’unico
modo di dare soldi e di organizzare la sovversione a Cuba è tramite
la via legale, il legislatore, il senatore Helms, il congressista
Burton, hanno assicurato che nel testo fosse chiaro che quello non
ha niente a che fare con l’altro, comunque bisogna continuare, per
la via segreta degli organismi dell’intelligence dando il
denaro, finanziando e facendo di tutto.
Ecco ciò che stanno facendo a Cuba. Si cerca di presentare
questo come un movimento autoctono, nato a Cuba, la "società
civile" –la chiamano- a Cuba, ignorando le oltre 2 000
organizzazioni non governative e associazioni cubane, che includono
dai chef cuochi fino alle organizzazioni di donne, gruppi
ecologisti, centri di studio, organizzazioni di giovani, di
studenti, delle più svariate materie dell’attività sociale ed
economica del Paese, insultando infatti tutte queste organizzazioni
e le loro decine, centinaia di migliaia e, in alcuni casi, milioni
di membri.
Cosa stanno facendo qui? Cercano di presentare un tentativo di
opposizione escogitato e finanziato dall’estero, in
ottemperanza della Legge Helms-Burton come un movimento di
opposizione nato a Cuba.
Noi, che abbiamo dovuto difendere la Rivoluzione per
più di 40 anni e che quando il signor Cason dichiara a Miami:
"Il futuro dei cubani è affare dei cubani, noi vogliamo che
sia quelli che sono all’interno sia quelli che sono fuori"
–pensando come la pensano i batistianos, che verranno qui a
reclamare la ricchezza rubata e che la Rivoluzione nazionalizzò–
"si mettano d’accordo tra di loro".
Ricordiamo che lo stesso dissero ai patrioti che lottavano per l’indipendenza
di Cuba, infatti dichiararono che "Cuba doveva essere
libera di fatto e di diritto", secondo risoluzione del
Congresso, dopodiché il paese fu occupato militarmente e gli fu
imposto l’Emendamento Platt e gli furono rubate le risorse
naturali.
Ricordiamo, quando sentiamo il signor Cason, che si dice anche che
"il futuro degli iracheni è affare degli iracheni",
immagino anche la gestione dei pozzi di petrolio e i nuovi
contratti.
Noi siamo diventati più forti nella difesa della nostra sovranità
e non crediamo "alle favole", e sappiamo come viene
escogitata la sovversione dall’estero, come si cerca di creare qui
una quinta colonna, ed esercitiamo il nostro diritto sovrano ad
affrontare legalmente e rispettando le leggi e l’etica; senza
appellare mai ai metodi di sequestri e di assassinii; senza creare
mai uno squadrone della morte, senza violare mai l’integrità
fisica e morale delle persone.
Ho detto che l’Ufficio di Interessi degli Stati Uniti all’Avana
crea e organizza i gruppi dissidenti, e lo ribadisco. Ecco una
delle fotografie presentate in uno dei processi. Centinaia di
fotografie sono state presentate.
Ecco il signor Cason nel momento in cui lui –un diplomatico
straniero accreditato all’Avana– fonda il gruppo giovanile del
Partito Liberale cubano, cosa incredibile, fondatore di un partito a
Cuba. Fondare un partito a Cuba, un cittadino straniero, mi
sembra... e non c’è legislazione nel mondo che consenta che
cittadini stranieri fondino partiti all’interno del paese.
Eccolo nella fotografia d’occasione, nel momento in cui fondava il
gruppo, cioè non solo fonda il partito, adesso fonda anche il
gruppo giovanile, i sostituti, coloro che cercheranno di abbattere
la Rivoluzione nel 2080 o nel 2091. Da quello che si capisce ci
sarà una lunga guerra.
Ecco la riunione, il momento in cui il comitato organizzatore –
sono quattro persone -, i quattro membri di questo nuovo gruppo sono
riuniti con il nuovo movimento, un’assemblea, ci sono i quattro e
il signor Cason è là, tutto elegante. Sul tavolo ci sono
vassoi con prosciutto, bicchieri, sicuramente c’è stata
qualche cocktail, no? per rinfrescare. Eccoli.
La SINA crea a Cuba questi gruppi. Lo ribadisco ed è stato
provato nei processi.
Ripeto che non confondo per niente l’azione del governo, di alcuni
agenti, di un diplomatico nordamericano all’Avana; non confondo
niente di ciò con l’atteggiamento del popolo nordamericano nei
confronti di Cuba, e li distinguo molto bene, e nessuno di noi è
stato colpito da un virus antiamericano, non siamo cresciuti negli
odi né nel sciovinismo e difendiamo il nostro diritto all’indipendenza
e la nostra patria con lo stesso fervore con cui siamo solidali con
il mondo e rispettosi con tutti i popoli, compreso quello
statunitense.
Ecco un altro pezzo interessante: "Permesso di Libero
Accesso", accesso aperto a qualunque ora del giorno o della
sera di questi mercenari all’Ufficio di Interessi nordamericano
all’Avana, basta la loro presenza.
I cubani non possiamo entrarci perché ci sono dei meccanismi di
protezione; inoltre, è sempre più difficile per i cubani entrarci:
impronte, perquisizione.
Ma ci sono alcuni che non devono subire queste cose, hanno –come
vedete qui: entrata libera per il signor Oscar Elías Biscet,
a qualunque ora del giorno e della notte; entrata libera per il
signor Héctor Palacios.
Le nuove restrizioni imposte dall’Ufficio di Sicurezza della
Patria, che ha rafforzato le misure di protezione negli immobili
ufficiali nordamericani e ha reso più difficile penetrare la
frontiera –è una reazione logica dopo gli atti terroristi dell’11
settembre--, non contano per queste persone, loro hanno lo status di
un funzionario. Possono entrare come Cason, presentando l’autorizzazione.
Immagino che passato il tempo, siccome saranno ormai conosciuti,
diranno loro soltanto: "Avanti", ed entreranno pure senza
la carta. Ecco la realtà.
Com’è possibile che un cubano semplice, un cubano a piedi possa
avere accesso libero, con permesso ufficiale firmato dal
Responsabile dell’Ufficio, per entrare a qualunque ora del giorno
e della notte in qualsiasi posto dell’Ufficio di Interessi
nordamericani all’Avana? Dev’essere qualcuno che gode di un’estrema
fiducia, perché io non ho mai avuto tale possibilità. Quando
devo andare a un’ambasciata, l’ambasciatore viene avvertito
prima, indica a coloro che sono alla porta di lasciarmi entrare;
anche la sicurezza cubana che protegge l’immobile
diplomatico dev’essere avvertita.
Ecco un altro momento di celebrazione (mostra una fotografia).
Ecco la signora Vicky Hudleston, nel momento in cui tutti sorridenti
le fanno gli auguri per la sua nuova missione in Mali, dove andrà a
lavorare come ambasciatrice; le hanno augurato buon lavoro, buon
ambiente. Parlavano là, avevano appena finito una riunione, ci sono
anche alcuni altri funzionari della SINA.
Noi conosciamo molto bene la responsabilità dell’Ufficio di
Interessi nella creazione di tali gruppi.
Eccone un’altra –non voglio annoiarvi--, eccone un’altra
interessante, si vede una tavola; diverse fotografie, una tavola.
Ecco le bandierine americane, si direbbe che c’è stato un
ricevimento, si vede di là una bottiglia, mi sembra Bacardí
bianco. Sono quasi certo che si tratta di Bacardí. Be’, ci sono
le bottiglie, c’è stata una celebrazione, ci sono
fotografie. In questo modo si fanno i piani per cercare di
abbattere la Rivoluzione Cubana.
Il signor Cason deve sapere che siamo al corrente, deve sapere che
prima del suo arrivo a Cuba noi avevamo già a che fare con tali
temi. Forse lui lavorerà sodo per raggiungere i suoi
obiettivi, ma deve sapere che non sarà compito facile, perché non
si tratta di un popolo ingenuo ma di uno esperto nel difendere la
sua sovranità e la sua indipendenza.
Dunque, ho detto che il governo degli Stati Uniti guida questi
gruppi. Adesso dico che li finanzia pure. Il denaro destinato
a tali gruppi è denaro ufficiale del governo degli Stati
Uniti. Questo di cui vi ho parlato non è altro che il
programma dell’Agenzia Nordamericana per l’Aiuto Estero, l’USAID,
solo questo, e ho già riferito che loro dicono che distribuiscono
solo la minor parte dei fondi.
"Per incrementare nel mondo la solidarietà nei confronti degli
attivisti a Cuba", per procurare loro dei viaggi, premi,
riconoscimenti, denaro allocato nel 2002: 8 099 181 dollari.
Se l’USAID, in un ambiente di rapporti normali con Cuba, dedicasse
veramente questo denaro al benessere economico e sociale dei cubani,
con quegli 8 milioni Cuba potrebbe costruire scuole, attrezzare
poliambulatori, costruire abitazioni; tuttavia, il denaro si dedica
alla sovversione. E non è che lo chiediamo o che ne abbiamo
bisogno; sviluppiamo il nostro Paese malgrado il blocco imposto da
loro, e il nostro popolo lo sa, anche se abbiamo avuto delle
difficoltà.
"Per aiutare alla costituzione di Organizzazioni non
governative a Cuba", 1 602 000 dollari; "per dare voce ai
giornalisti indipendenti", 2 027 000 dollari; "per
pianificare la transizione a Cuba " 2 132 000 dollari;
"per valutare il programma", per verificarne l’andamento,
335 000 dollari. Come l’hanno fatto? Creando gruppi
negli Stati Uniti, che sono quelli che ricevono il denaro, che s’intascano
la maggior parte, perché business sono business, e inviano a Cuba
una parte per i gruppi.
Il Centro per una Cuba Libera, ha ricevuto nel 2002, 2 300 000
dollari. Riceve informazione dai gruppi di diritti umani e l’invia,
la diffonde, la distribuisce. Gruppo di Lavoro della Dissidenza
Interna, 250 000 dollari; Fredoom House, sono i responsabili del
Programma per la Transizione a Cuba, cioè coloro che si occupano
della questione più strategica --questo era Frank Calzon - , 1 325
000; l’Istituto per la Democrazia a Cuba... Tutti questi sono a
Miami, alcuni a Washington, la maggioranza a Miami; là ce ne sono
sempre cubani furbi che sanno che, forse, una parte di questo denaro
non si debba giustificare e andrà a finire direttamente alle
"spesse di rappresentanza", e l’altra parte sarà
inviata qui. L’Istituto Repubblicano Internazionale, uno degli
organizzatori e finanziatori dei premi, delle gite all’estero, dei
viaggi di alcuni degli "illustri" patrioti che sono stati
premiati nel mondo... Gruppo di Appoggio alla Dissidenza, 1 200 000.
Si sono ripartiti i soldi. Eccoli tutti.
Cubanet riceve notizie e le pubblica, 98 000 dollari, il suo budget
è diminuito. Il Centro Americano per il Lavoro Internazionale di
Solidarietà -guardate a cosa si dedica, lavora per "persuadere
gli investitori stranieri a non fare investimenti a
Cuba", è il loro oggetto sociale dichiarato– riceve
dal governo nordamericano 168 575 dollari all’anno.
Ecco l’origine del denaro e dei servizi speciali.
Come arriva? Ad esempio, Frank Hernández Trujillo, responsabile del
cosiddetto Gruppo di Appoggio alla Dissidenza, residente a Miami,
ovviamente, nel 2001 ha ricevuto 1 200 000, gli hanno triplicato il
denaro che le avevano dato; questo appare pubblicato nei siti
ufficiali dell’Internet del governo degli Stati Uniti. Cosa faceva
con questo denaro? Inviava cose per Cuba di contrabbando, o con
persone che venivano.
Ecco perché lui deve giustificare –questo è stato sequestrato
come evidenza nelle indagini per i processi– ed ecco una delle
liste dove spiega le spese. Guardate: computer, numero di
serie, una cosa veramente da professionisti. Ecco i nomi delle
persone a Cuba, ecco i "patrioti" che favoriranno la
transizione e che lottano per la "democrazia" a Cuba
e, accanto, il denaro che le hanno consegnato e come deve usarlo. In
altre parole, Frank là deve dire: "Ho dato il denaro, e il
denaro è per tale cosa". Ecco –cose che entravano di
contrabbando, dei container, violando i regolamenti doganali.
Pico Pallino, due lampade. Lampada, video, video,
due lampade. Lampada. Pacco speciale per Armando Villar. Fornello
elettrico per Angel Jiménez. Telefono, telefono,
telefono. Per Marta Beatriz Roque, modulo n.1.
Ci sono altri pacchi, come un "sacchetto" cioè porta un
po’ di cose prestabilite e si chiama modulo n.1.
Ana María Espinosa Escabillo, set pentole (risate), per lottare per
la democrazia a Cuba. Lampada, televisore, video, pacchetto,
pacchetto. Pacco con generi alimentari e farmaci.
Perché bisogna dire che una delle più crudele ironie del lavoro di
questi gruppi è che il governo degli Stati Uniti invia loro generi
alimentari e farmaci affinché nel quartiere approfittino delle
carenze, del bisogno di un padre che cerca un farmaco, in questi
anni durante i quali noi malgrado tutto il nostro sforzo non abbiamo
potuto garantirlo, e facciano il loro lavoro di reclutamento, in
questo modo riescono a far sì che le persone si sentano in debito
nei loro confronti. Così hanno creato i cosiddetti
"centri di distribuzione" per dare alle persone generi
alimentari e farmaci che il blocco americano, che loro
contribuiscono a mantenere, impedisce ai cubani di avere.
Quindi, è un’ironia. Guardate: denaro, denaro, televisione,
lampade, set di 21 vasetti –non si sa di cosa-- , set per
neonato. Idelfonso Hidalgo ha ricevuto set per neonato.
Non sappiamo cosa c’entra con la "lotta per la
democrazia" a Cuba. Ecco uno di questi gruppi.
Denaro per vivere di quel denaro. Non lavorano, la maggior
parte, hanno vissuto di questo per anni.
Ecco altro dato interessante: ricevute dietro consegna del denaro;
cioè, ricevute che indicano che il denaro è stato consegnato.
Questo denaro distribuito da Héctor Palacios ad altre
persone, denaro inviato da Porto Rico, anch’esso illegalmente,
verso Cuba. Ecco Héctor Palacio che scrive al signor del Porto
Rico, incaricato di tale operazione di finanziamento, di nome
Enrique Blanco. Biblioteche Indipendenti di Cuba, così è
intestata la carta su cui ha scritto.
"Signor Enrique
Blanco, 1º agosto 2002.
"Allego ricevute che
giustificano le spese, secondo il denaro che hai inviato e le tue
istruzioni di consegna" Chiaro? Ti rendo conto di cosa ho fatto
con il denaro che mi hai mandato e come ho fatto quello che mi hai
indicato, così scrive a questo signore residente nel Porto Rico.
" Rimangono 160
dollari, i quali saranno bloccati finché non riceverò le tue
istruzioni". Cioè, una contabilità abbastanza esatta,
rispetta i Principi Generalmente Accettati, sembra.
"Cordiali saluti, tuo
amico, Héctor Palacios".
Ecco ricevute, fatture.
"Mediante la presente
si consegna al signor Iván Hernández Carrillo, coordinatore della
provincia di Matanzas, 30 dollari" –perché a Cuba 30 dollari
sono molti, perché nessuna di queste persone deve usare questi
dollari per pagare il medico, per inviare i figli a scuola, per
avere la pensione dopo; tutte queste persone vanno allo stadio di
baseball pagando un peso, allora 30 dollari, è un enorme stipendio,
quello permette loro vivere come un direttore generale di una
società negli Stati Uniti – "dal concetto di aiuto, dal
progetto delle biblioteche indipendenti..." E via dicendo, è
una lunga lista di ricevute, fatture (le fa vedere), che dimostrano
da dove viene il denaro.
Ecco questo signore, Oscar Espinosa Chepe, al MINREX alcuni
ricordano il suo nome. Questo signore ha ricevuto dal 2002 al
2003, in un anno, secondo le ricevute e le fatture, 7 154 dollari;
immagino che più di tutti questi seri giornalisti che si trovano in
questa sede e che lavorano duro per i loro mass media, 7 154
dollari. A casa aveva, nascosto dentro un costume –non
si sa perché, ipotizzando che fosse denaro ben avuto, perché a
Cuba non è proibito avere dollari, lei può depositarli in banca,
guadagnare interessi– 13 660, i risparmi, oltre ai 7 000 ricevuti
durante l’anno. Non lavora da circa 10 anni. Da dove
ha ricevuto questo denaro a cambio di inviare quello che gli
chiedevano di pubblicare?
Da CUBANET ha ricevuto il denaro.
CUBANET, come ho già detto, ha ricevuto 343 000 dollari nel 2001 e
oltre 800 000 dollari nel 2002 per fare questo.
Guardate adesso che interessante. Ecco la
certificazione di Oscar Manuel Espinosa Chepe, data di ricevuta: 14
gennaio, 165 dollari; 15 febbraio, 220 dollari; 14 marzo, 140
dollari; 23 luglio, 1 750 dollari; 22 agosto, 1 996 dollari; 16
settembre, 1 923 dollari. Tutta questa lista risponde agli
invii.
Héctor Palacios, circa 5 000 dollari a casa. Qualunque persona può
avere dollari, non si sa perché li aveva nascosti in un contenitore
di medicina: se è un denaro ben avuto perché nasconderlo.
Devo dire che nelle indagini che precedettero i processi sono stati
sequestrati decine di migliaia di dollari, e guardate una cosa
curiosa, solo 1 200 pesos cubani; quasi tutti sono disoccupati, non
lavorano a Cuba, non hanno impiego, vivono di questo, "di
lottare per la libertà e la democrazia".
Come si vede, la contabilità della "lotta per la democrazia a
Cuba" si fa in dollari, 1 200 pesos è stato quello che è
stato trovato nelle case di tutte queste persone. E credo che
devo dirlo, e cerco di contenermi e di non perdere la pazienza,
perché come potete capire e il nostro popolo lo capisce, ci fa
arrabbiare il sapere che ci sono persone che ricevono denaro e
vivono di questo "lavoro" al servizio della potenza che
attacca il loro popolo, quando a Cuba decine di migliaia di medici
cubani, centinaia di migliaia d’insegnanti lavorano nella più
grande austerità, per portare benessere alle persone, per lavorare
per le persone, per garantire a tutti i diritti umani fondamentali,
di cui mancano oggi milioni di abitanti del pianeta; perché abbiano
diritto alla sanità, che non ce l’hanno milioni di cittadini
negli Stati Uniti, che non hanno il diritto garantito alla sanità,
o perché abbiamo il diritto all’istruzione, come non ce l’hanno
circa 900 milioni di persone nel mondo, che non sanno leggere né
scrivere. Quindi, vedere queste persone "lottando per la
democrazia" è qualcosa che veramente ci... fa arrabbiare.
Adesso vorrei insieme con voi, vedere la testimonianza che,
volontariamente, rese al processo il signor Osvaldo Alfonso, il cui
nome è stato ascoltato varie volte in questi giorni.
Presidente del Tribunale. – La Legge le
conferisce il diritto di dichiarare o di astenersi dal farlo.
Vuole dichiarare?
Osvaldo Alfonso Valdés. – Sì, come no.
Presidente del Tribunale. – Desidera parlare liberamente?
Osvaldo Alfonso. – Sì.
Presidente. – Ha la parola.
Osvaldo Alfonso. – Posso leggere?
Presidente. – Sì
Osvaldo Alfonso. – Io, Osvaldo Alfonso
Valdés, riconosco che nel nostro lavoro di oppositori abbiamo
potuto essere utilizzati da funzionari della Sezione di Interessi,
per questo nella nostra intenzione di portare a termine una lotta
pacifica abbiamo risposto in qualche maniera agli interessi degli
USA.
Sappiamo che le risorse che ci arrivano per i nostri lavori
provengono da fondi che il governo di questo paese approva.
Ricordo un’occasione, durante un colloquio con un funzionario
della USAID, nello stesso ufficio dove questi comprovava se le
risorse dell’ufficio arrivavano nelle nostre mani. Durante
questo incontro si analizzarono vie alternative per farci arrivare
queste risorse, alcuni erano d’accordo, altri non lo erano,
perché ciò avrebbe significato dimostrare evidentemente che
eravamo sostenuti dall’Ufficio di Interessi, cosa che
neghiamo. Alcuni proposero che queste risorse
arrivassero attraverso rappresentanti all’estero, per non
dimostrare il vincolo diretto tra il governo nordamericano e gli
oppositori. Il funzionario volle sapere che cosa avremmo fatto
durante il Vertice Iberoamericano, e se avremmo inviato qualche
documento. Durante questa riunione si parlò anche della
necessità di unire la dissidenza interna.
In quest’occasione si raccomandò di avere incontri con persone
provenienti da paesi ex socialisti, come la Polonia, la Repubblica
Ceca e altri, ciò lo ritenevano molto importante poiché questi
avevano esperienze che ci sarebbero state molto utili nella lotta
contro il regime socialista imperante a Cuba.
In quest’incontro parteciparono dell’Ufficio di Interessi, la
signora Vicky Huddleston; il turista il cui cognome ora non ricordo
bene, mi sembra sia Muller, e in di Cuba, tra gli altri, il signor
Jesús Llanes Pelletier, ormai deceduto.
Riconosco che ho ricevuto fondi e aiuti materiali da
organizzazioni radicate a Miami, e che queste risorse provengono dal
governo degli Stati Uniti, per cui, in qualche modo, abbiamo servito
i loro interessi.
Felipe Pérez. – Questa è la dichiarazione che egli fa
quando alla fine dell’udienza gli domandano se vuole o meno
dichiarare. Lui lo ha fatto e ha letto la sua dichiarazione.
Ecco qui una ricevuta dei soldi inviati a questo signore (la
mostra).
Mediante la presente si consegna al Sig. Osvaldo Alfonso, membro
della Commissione di Relatori di Todos Unidos, 400 dollari che gli
inviano come aiuto umanitario i fratelli di Azione Democratica
Cubana", un’organizzazione a Miami, che nel 2002 ha ricevuto
400 000 dollari dall’Agenzia di Aiuto all’estero degli Stati
Uniti (USAID).
Abbiamo altro materiale d’interesse: una lettera inviata da Carlos
Alberto Montaner:
"Mio caro Osvaldo" –dice a questo signore--: "Ti
invio 200 dollari" –26 gennaio 2001--, "purtroppo non c’è
molto da raccontare, eccetto ciò che tutti sappiamo, il regime
diventa più duro e tutti abbiamo come orizzonte la morte di
Fidel. Dopo vedremo. E’ molto triste ma così sono le
cose. Un forte abbraccio, Carlos Alberto Montaner.
Questo è ciò che avvenne il 26 gennaio 2001: 200 dollari.
Il 22 marzo, due mesi dopo; "Mio caro Osvaldo, un amico
che conosci ha avuto la gentilezza di inviarti 30000 pesetas"
– penso che non esisteva ancora l’euro come moneta di corso
obbligatorio – "Molto presto ti chiameranno alcuni amici
spagnoli di alto livello per parlare del progetto Varela. Ho
suggerito cinque nomi per fondare questa nuova idea; Payá, Alfonso,
Arcos, Raúl Rivero e Tanya Quintero."
Lo ripeto: "Molto presto ti chiameranno alcuni amici spagnoli
di alto livello per parlare del progetto Varela", --22 marzo
2001. "Ho suggerito cinque nomi per fondare questa nuova idea;
Payá, Alfonso, Arcos, Raúl Rivero e Tanya Quintero. Ti invio
un forte abbraccio e una rivista Encuentro. Carlos Alberto
Montaner."
Due giorni dopo, il 24 marzo 2001: "Mio caro Osvaldo, un
amico comune ha la gentilezza di farti arrivare questi 200
dollari" –due giorni dopo le 30000 pesetas, ci possono essere
problemi con i soldi in contanti, sapete che questo a volte accade–
"e un messaggio personale che ti trasmetterà Raúl.
Chiamami in Spagna appena riceverai questa nota. Un forte
abbraccio, Carlos Alberto Montaner". Agente dell’Agenzia
Centrale di Intelligenza riconosciuto, confesso, pubblico, a Miami e
a Cuba, e a Madrid quelli che lo conoscono da vicino.
Questa è la storia del finanziamento. Ho affermato che li
creano, ho detto che li dirigono, ho affermato che li finanziano e
affermo che li stimolano e li proteggono.
Adesso voglio mostrare questa curiosa lettera, una cosa realmente
stupefacente. Per primo lo abbiamo saputo dalla televisione di
Miami. Risulta che Luis Zúñiga, terrorista, membro dell’apparato
militare della Fondazione Nazionale Cubano Americana, coinvolto nel
finanziamento delle bombe negli alberghi dell’Avana,
vincolato a piani di assassinio contro Fidel, questo signore, che è
stato il rappresentante dei gruppi di Miami nella Commissione dei
Diritti Umani in questi anni, tira fuori davanti alla stampa una
lettera e la legge – vediamo come racconta questa vicenda il
Canale 51 di Miami - :
"Nonostante sia coinvolto in una guerra, il presidente Bush ha
inviato un messaggio d’ incoraggiamento in forma di lettera ad un
conosciuto oppositore incarcerato a Cuba, ciò sta a significare che
la Casa Bianca non si è dimenticata dei dissidenti. Juan
Manuel Cao ci dice che questo no è stato l’unico segnale del
presidente Bush".
Credo che questo coincida con il momento in cui lui era andato nel
quartiere generale e, immaginatevi, con tutta la mafia che si
trovava lì, doveva pur fare qualcosa con loro.
Dice Juan Manuel Cao: "Per i dissidenti a Cuba è suonata
una campana di speranza. Il presidente degli Stati Uniti
George Bush, ha interrotto la sua marcia verso Bagdad ed ha scritto
una lettera di solidarietà al prigioniero cubano Oscar Elías
Biscet", cosa realmente commovente.
Dunque, viene data la parola a Luis Zúñiga che legge un frammento
che diceva: " … Il suo sforzo e il suo esempio sono l’incarnazione
dei valori democratici, includendo l’autodeterminazione …",
il presidente Bush parlando della democrazia, dell’autodeterminazione,
nei suoi confronti Kafka è una nullità. Dunque la curiosità
ci porta a cercare il testo completo della lettera che è qui (La
mostra).
Lettera del 26 marzo: "Caro dottor Biscet".
Firmata: "Presidente degli Stati Uniti, George Bush.
Congratulazioni per il riconoscimento che lei ha ricevuto dall’Istituto
Repubblicano Internazionale", quello che aveva ricevuto nel
2002, pari a 1 600 000 dollari, che è quello che crea premi con
questo denaro, consegue premi in Europa, consegue viaggi di
riconoscimento.
"Congratulazioni per il riconoscimento che lei ha ricevuto dall’Istituto
Repubblicano Internazionale per il premio ratificato da questi,
premio alla democrazia popolare. Il suo sforzo e il suo
esempio sono l’incarnazione dei valori democratici, includendo l’autodeterminazione
(…), Laura ed io continuiamo a pregare per lei … Affettuosamente
George Bush."
Io non ho mai visto una lettera del presidente Bush congratulandosi,
per esempio, con la dottoressa Concepción Campa, con la dottoressa
Conchita, autrice principale, capo del collettivo che creò il
vaccino contro la meningite cerebrospinale, unico nel mondo, grazie
al quale ormai non muore più nessun bimbo a Cuba e della quale si
utilizzano milioni di dosi nel mondo, candidata al premio mondiale
dell’organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale, l’organizzazione
più prestigiosa in quest’area. Qualcuno ha visto una
lettera del presidente Bush congratulandosi con Conchita? Non
l’ho vista.
Io non ho visto nessuna lettera del presidente Bush congratulandosi
con gli atleti cubani, che sono diventati campioni mondiali o
campioni olimpici, nel momento del loro ritiro; però ho visto bene
come hanno negato i visti alla nostra squadra nazionale di
lotta, impedendole di partecipare al campionato mondiale che si
celebrava negli Stati Uniti, dopo essersi allenata per poter
partecipare a questa competenza.
Dunque mi pare molto strano che il presidente Bush invii una lettera
ad un cubano, quando non si è mai diretto a scienziati, scrittori,
giornalisti, uomini e donne di lettere, di scienza, della cultura,
della produzione. Non ho visto una lettera inviata al compagno
Lazo congratulandosi con lui per lo sradicamento della zanzara Aedes
aegypti qui nella Città dell’Avana, che garantisce salute agli
abitati della capitale, come in tutto il paese.
Per questo devo avere i miei sospetti quando vedo una lettera di
Bush inviata al signor Oscar Elías Biscet, nel momento in cui il
signor Bush fu a Miami a tranquillizzare l’opinione pubblica,
quando si erano scatenati gli avvenimenti della guerra nell’Iraq.
Qui abbiamo un altro esemplare, la Revista de Cuba (la mostra),
rivista della società dei giornalisti "Manuel Márquez
Sterling", numero di dicembre del 2002. Qualcuno indovina
dove si stampò questa rivista? Vi do un aiuto, non fu
certo nel MINREX (Risate); dove può essere stata stampata la
Revista de Cuba, della società dei giornalisti "Marquez
Sterling"? Bravi!: Nella Sezione di Interessi
Nordamericana all’Avana! Così si fa, i numeri si stampano
lì; cioè la Sezione di Interessi è come la tipografia, diciamo,
come la casa editrice della rivista dei "giornalisti
indipendenti cubani".
Per questo quando mi dicono che queste sono Organizzazioni non
Governative, chiarisco sempre che invece sono Governative, poiché
sono del governo degli Stati Uniti e agiscono al loro servizio.
Qui abbiamo la rivista El Disidente, questo è un altro caso,
distribuita anch’essa dalla SINA –in questo caso la SINA
distribuisce non edita - ; questa si edita a Porto Rico dove la
rivista ha ricevuto 60 000 dollari dal governo degli Stati Uniti per
la stampa e poi la mandano qui nella valigia diplomatica e la SINA
la distribuisce, si chiama El Disidente, c’è anche La Carta de
Cuba, e altri volantini. Tutto questo distribuito da loro
stessi.
Credo di aver dato qualche informazione di interesse.
Penso che queste due testimonianze che vedremo fra
poco potranno essere molto interessanti per voi. Andiamo
a vederle, sono brevi.
Pubblico Ministero. – Il suo nome? Dove
vive? A che cosa si dedica nella vita sociale?
Néstor Baguer. – Con molto piacere.
Mi chiamo Néstor Baguer Sánchez Galarraga. Risiedo in Centro
Habana. Sono giornalista di professione; però, oltre a
questo, dal 1960 lavoro per gli Organi della Sicurezza dello Stato.
PUBBLICO MINISTERO. – Qual è il suo nome per gli Organi
della Sicurezza dello Stato?
NÉSTOR BAGUER. – Octavio.
PUBBLICO MINISTERO. – Octavio. Chiamiamolo Octavio.
Sì, Néstor; se lei avesse la cortesia di parlarci su quali sono le
origini dell’Asociación de Prensa Independiente, se lei ha avuto
relazioni con questo tipo di attività.
NÉSTOR BAGUER. – Questo mi fu suggerito da persone
controrivoluzionarie, perché avevano primariamente bisogno di un
giornalista; però io lo presi come un lavoro per gli Organi della
Sicurezza dello Stato, cioè, invece di cadere nelle mani di chi
poteva fare molto danno, cercai di ridurre questo danno.
PUBBLICO MINISTERO. – E questo le fu utile sia per ricevere
informazione sia perché si avvicinassero a lei persone che erano
interessate a dare informazioni al nemico?
NÉSTOR BAGUER. – Esattamente.
PUBBLICO MINISTERO. – Come si comportò? In quale
modo questo tipo di informazioni è trasmessa all’estero?
NÉSTOR BAGUER. – Prima di tutto una cosa: i primi ad
interessarsi furono quelli dell’Ufficio di Interessi degli Stati
Uniti. Io non conoscevo nessuno di loro e mi chiamarono, mi
invitarono affinché andassi a conversare con loro, e mostrarono un
grande interesse, e mi dissero che loro mi avrebbero appoggiato in
tutto affinché io portassi a termine questo lavoro.
Immediatamente dopo incominciarono ad arrivare giornalisti; anzi, io
non potrei dire che erano giornalisti, perché in realtà, di
30 o 40 giornalisti che venivano, solamente due lo erano, e di
questi uno ero io; io posso dirvi con sicurezza che attualmente dei
100 che si dicono giornalisti indipendenti, solamente cinque o sei
sono professionisti; gli altri sono mercenari che si dedicano a
diffamare, poiché dicono menzogne, insultano, mancano di rispetto
al nostro capo di Stato e al nostro governo; insomma non sono
giornalisti ma terroristi dell’informazione.
PUBBLICO MINISTERO.- Quando essi preparavano
questa informazione, a chi la inviavano?
NÉSTOR BAGUER. - La inviavano a me, e allora
io, visto che avevo telefoni diretti, mi mettevo direttamente in
contatto con Radio "Martí"; poi negli Stati Uniti cubani
controrivoluzionari crearono agenzie per aiutare coloro che erano
qui a Cuba.
PUBBLICO MINISTERO. – Che tipo di agenzie
erano queste? Ricorda qualche nome di queste agenzie?
NÉSTOR BAGUER. – Sì, come no; c’era
CUBANET, CubaPress, insomma incominciarono a proliferare come
funghi.
PUBBLICO MINISTERO. – Néstor, lei ha usato la
parola mercenari.
NÉSTOR BAGUER. – Sì.
PUBBLICO MINISTERO. – Evidentemente
riferendosi al fatto che questi vengono pagati.
NÉSTOR BAGUER. – Logico.
PUBBLICO MINISTERO. – Come venivano effettuati
questi pagamenti?
NÉSTOR BAGUER. – Il governo nordamericano,
consegna milioni, perché io ho cifre che possono provare
ciò. Per esempio, CUBANET riceveva 2 o 3 milioni di dollari
per coloro che lavoravano per quest’agenzia. La mia agenzia
lavorava per CUBANET
PUBBLICO MINISTERO. – Attraverso quale via
inviavano il denaro?
NÉSTOR BAGUER. – La maggior parte utilizza
Transcard. Ce ne sono alcuni, quando la quantità non è
troppo grande, che lo mandano con dei postini, che loro chiamano
corrieri. L’ambasciata ti facilita molte cose, molti regali,
molte feste, molte attenzioni; ti regalano borse dove ci sono
radio portatili speciali per poter sintonizzarsi radio
"Martí", o registratori, macchine fotografiche, insomma
tutto quello di cui puoi aver bisogno per il tuo lavoro. Tu
passi lì dei giorni in cui loro attendono, ti ricevono, ti danno
una festa e poi ti passano in una sala dove ci sono centinai di
borse piene di tutti questi regali perché tu possa scegliere quelle
che vuoi; non è che tu ne prenda una o due; tu scegli quante ne
vuoi. E che cosa succede? Ci sono alcuni che
prendono otto o dieci borse; perché? Perché queste
radioline, che sono speciali e sono molto buone, vengono vendute a
20 dollari ognuna; loro se ne tengono una sola e vendono le
restanti. La stessa cosa fanno con i registratori; chi oggi
possiede un registratore fa un affare perché si vende subito.
PUBBLICO MINISTERO. – Quando andate all’Ufficio
di Interessi ricevete qualche tipo di insinuazione sulle attività
che dovete fare nel paese?
NÉSTOR BAGUER. – Consigliano loro tutti i
temi che devono trattare: "Dovete parlare su questo, dovete
parlare sulla scarsità di alimenti, sui black-out, sul trasporto,
sulla mancanza di medicine, sul trattamento negli ospedali, il
trattamento delle prigioni"; insomma indicano loro i temi che
interessano a loro, non i temi che interessano a Cuba, bensì quelli
che interessano a loro affinché l’informazione venga diffusa all’estero.
PUBBLICO MINISTERO. – Con quali funzionari
dell’Ufficio di Interessi avete avuto principalmente questi
contatti?
NÉSTOR BAGUER. - Sempre con il
responsabile e vice responsabile della Sezione Stampa e
Propaganda. Queste cose si trattano con loro.
PUBBLICO MINISTERO. – Con riferimento a questo
denaro, al quale lei si riferiva pochi minuti fa, utilizzato per
pagarvi, una volta ricevuto qui per le distinte vie, lei è a
conoscenza se sono sorte discrepanze tra i differenti membri del
gruppo per perdite, smarrimento, ripartizione del denaro?
NÉSTOR BAGUER. – Non solamente ci sono state
discrepanze; si sono verificati furti, si rubano tra loro
stessi. Ci sono stati giornalisti che hanno lavorato per sei
mesi e non hanno ricevuto neanche un centesimo, e dopo, quando hanno
cercato di investigare, si è scoperto che il denaro era stato
inviato dall’agenzia di Miami a Cuba, ma siccome tutto si invia a
nome del capo gruppo, questi se lo era preso. Poco fa è
venuto fuori un caso di uno che si è preso il denaro di sei mesi di
tutti i giornalisti.
PUBBLICO MINISTERO. – Qual è questo caso?
NÉSTOR BAGUER. – Il signore che si
autodefinisce giornalista, Jorge Olivera, che si impossessò del
denaro di sei mesi inviato per il resto dei suoi aiutanti.
PUBBLICO MINISTERO. – Néstor, se è possibile noi
vorremmo che ci spiegasse quali sono i principali funzionari della
SINA che hanno avuto vincoli con voi in queste attività.
NÉSTOR BAGUER. – Per primo c’era
Kozak, poi Vicky e poi Cason, che è quello che è a capo in questo
momento. E poi, com’è logico, con quelli della stampa e
propaganda, adesso c’è Gallegos, e prima ce ne sono stati
diversi, tra questi Beagle; ce ne sono stati tantissimi, perché
essi vengono cambiati spesso; in questo modo sono molti quelli che
ho conosciuto, perfino donne, una di loro si chiamava Mary,
ed moglie di un argentino, dunque parlava spagnolo
perfettamente. Insomma io ho conosciuto tutti coloro che sono
passati da questa Sezione.
PUBBLICO MINISTERO. – E l’accesso all’Ufficio
come si … ?
NÉSTOR BAGUER. – Per andare all’Ufficio
bisogna chiedere un lasciapassare che viene dato per un determinato
giorno e a una determinata ora; però il mio lasciapassare è
speciale, si dice aperto, cioè poso andare qualunque giorno e a
qualunque ora.
PUBBLICO MINISTERO. – Quali sono le principali
attività che questi funzionari organizzavano con lei, a cui loro
partecipavano? Insomma tutti i tipi di attività che loro potevano
organizzare con voi..
NÉSTOR BAGUER. – Tutte le volte che c’era
un’attività dove si invitavano cubani, tutti loro partecipavano,
includendo le mogli; perché la loro questione è quella di parlare
alla maggior quantità di cubani possibile per vedere quello
che riescono a tirare fuori. "Ditemi, come sono i prezzi
nel mercato, nella piazza? C’è o non c’è scarsità?
PUBBLICO MINISTERO. – Quando lei visitava l’Ufficio,
aveva qualche possibilità di fare qualche lavoro giornalistico o di
accedere alle informazioni?
NÉSTOR BAGUER. – Lì avevo una sala, c’è
una sala per INTERNET, dove ci sono moltissimi computer, e si
possono usare. Per esempio, io potevo usarle senza bisogno di
chiedere il turno, perché questo lo fanno per i giornalisti cubani,
gli danno un turno per un giorno fisso e due ore di lavoro al
computer.
PUBBLICO MINISTERO. – In questa sala, su cui
ci ha riferito, aveva la possibilità di portare via con sé alcune
pubblicazioni?
NÉSTOR BAGUER. – A me le pubblicazioni me le
consegnano sempre a casa. Ogni pubblicazione mi viene mandata
a casa mia, giornali o riviste.
PUBBLICO MINISTERO. – Il 14 marzo partecipò a
un’attività che venne data lì?
NÉSTOR BAGUER. – Sì.
PUBBLICO MINISTERO. – Quali furono i motivi
dell’attività e dove si svolse?
NÉSTOR BAGUER. – L’attività si svolse
nella sala da pranzo della residenza del signor Cason, ovvero dentro
casa sua. Quindi la gente venne divisa in tre gruppi: primo,
il gruppo di etica giornalistica, presieduto da me; un altro, il
gruppo di contatti e relazioni con la stampa di altri paesi; e
infine un altro per i temi da lavorare nel futuro.
Mi venne dato il tavolo dell’etica su richiesta
degli stessi americani; però, immaginatevi, parlare… lo ce l’ho
messa tutta … Lì c’era la France Press, la TV spagnola, la
tedesca, ce ne erano cinque di queste (Risate)
PUBBLICO MINISTERO. – Potrebbe parlarci di
Raúl Rivero e dei suoi vincoli con questo tipo d’attività.
NÉSTOR BAGUER. – È un alcolizzato, e l’alcolismo
lo portò all’estremo, perché diceva cose incredibili nell’UPEC,
nell’UNEAC, a squarciagola, e questo gli costò l’espulsione da
tutte le parti. Insomma si "suicidò" con le sue
stesse mani, e per guadagnarsi da vivere incominciò a mandare
poesie all’estero, e da lì, quando vide che il giornalismo era
distinto, falso, però che dava denaro, contattò gli ex compagni
dell’UNEAC e dell’UPEC che si trovavano in esilio, traditori, e
utilizzò la loro amicizia affinché gli conseguissero un posto dove
scrivere. Dunque, questa gente contattò i giornalisti
nordamericani e fecero sì che lui potesse scrivere nel Herald di
Miami, che è il giornale più conservatore del sud della Florida e,
ovviamente, è pagato molto bene.
Poi lo collegarono con l’istituzione della
stampa nordamericana, a cui aderiscono tutti i proprietari dei
giornali degli Stati Uniti, che è la SIP (Società Interamericana
della Stampa), e con l’influenza della mafia di Miami riuscirono a
far nominare Raúl vicepresidente per i Caraibi della SIP,
ovviamente con una rimunerazione da vicepresidente di una
istituzione nordamericana.
PUBBLICO MINISTERO. – Raúl viene pagato per
queste informazioni che offre?
NÉSTOR BAGUER. – Eccome no e profumatamente
anche!
PUBBLICO MINISTERO. – In che modo viene
effettuato questo pagamento?
NÉSTOR BAGUER. – Glielo pagano negli Stati
Uniti a sua figlia che vive lì.
PUBBLICO MINISTERO. – Che cosa ci dice di
Ricardo?
NÉSTOR BAGUER. – Ricardo si attaccò a Raúl,
poiché Ricardo non è giornalista neanche alla lontana. Raúl
era in una situazione che lo portò a separarsi da tutti i suoi
amici, perché chi erano i suoi amici? I giornalisti dell’UPEC
e gli scrittori dell’UNEAC. Si trovò senza amici. L’unico
amico che gli restava ero io, comprende?, e siccome non coincidevamo
in idee, non ci scontravamo, però non coincidevamo in idee – a
volte stavamo mesi senza comunicarci – ricorse a questi che
in pratica gli venne dietro. Dunque offrì la sua casa di
Miramar per installare una redazione dotata di tutto:
apparecchiature elettroniche, tre impiegati stipendiati, insomma
tutte le comodità per lavorare, e mise tutto a disposizione di
Raúl. Raúl, dunque, costituisce la società "Marquez
Sterling" da lui presieduta; insomma, è lui che dirige e che
comanda lì, e l’altro non è altro che una polena, una figura
decorativa.
PUBBLICO MINISTERO. – Quando si riferisce all’altro
si riferisce a Ricardo?
NÉSTOR BAGUER. – L’altro è
Ricardo, la polena, la figura che appare di fronte, però non è
nessuno.
PUBBLICO MINISTERO. – Ricardo ha vincoli con
il governo degli Stati Uniti, con l’Ufficio di Interessi?
NÉSTOR BAGUER. – Certo. Appare come
presidente dell’associazione "Marquez Sterling"; ormai
ha fatto lì i suoi vincoli.
PUBBLICO MINISTERO. – Uno dei due ha vincoli
con gli elementi che risiedono a Miami?
NÉSTOR BAGUER. – Raúl sì. Per quello
che riguarda Ricardo non so, perché non conosco la sua vita, lo
incontrai per la prima vola quattro o cinque mesi fa. Raúl
sì, poiché tutti i poeti che se ne sono andati, tutti gli
scrittori che se ne sono andati, sono tutti amici suoi, perché sono
stati compagni per molti anni nell’UNEAC, compagni di sbronze,
compagni di festini e di cose del genere. Sono tutti
amici. Tutti i poeti cubani in esilio sono amici di
Raúl.
PUBBLICO MINISTERO. – Lei conosce Frank
Calzón?
NÉSTOR BAGUER. – Certamente.
PUBBLICO MINISTERO. – Lei sa chi di queste due
persone ha relazioni con Frank Calzón?
NÉSTOR BAGUER. – Sia Ricardo che il Gordo,
cioè Raúl, perché Frank Calzón ci conosce tutti; da quando si è
separato dall’agenzia con cui lavorava non ho più avuto rapporti
con lui. Ho il suo telefono però non mi sono mai visto nella
necessità …
PUBBLICO MINISTERO. – Può descrivere chi è
Frank Calzón?
NÉSTOR BAGUER. – In primo luogo, Frank
Calzón non è giornalista, bensì un vecchio agente della CIA, che
lavora da anni per la CIA.
Felipe Pérez. – Vorrei far rilevare che
Néstor Baguer, l’agente Octavio della sicurezza cubana fin dal
1960, è il presidente dell’Associazione di Stampa Indipendente di
Cuba. Sono due istituzioni, quella che presiede Raúl Rivero e
la sua. Come voi potete ben vedere ha una larga esperienza sul
tema.
Andiamo a vedere adesso il tema dei difensori dei
diritti umani.
Pubblico Ministero. – Appartiene ad alcuno di
questi gruppi che si dicono dei diritti umani?
Odilla Collazo. – Sì.
PUBBLICO MINISTERO. – Di quale?
ODILLA COLLAZO. – Partito pro Diritti Umani di
Cuba.
PUBBLICO MINISTERO. – Qual è il suo incarico
lì?
ODILLA COLLAZO. – In questo momento sono la
presidentessa del Partito pro Diritti Umani di Cuba.
PUBBLICO MINISTERO. – Ha visitato la SINA?
ODILLA COLLAZO. – Sì. Io ci vado per
consegnare rapporti su violazioni di diritti umani e di altro tipo.
PUBBLICO MINISTERO. – E queste persone che
sono lí, vengono alla SINA con lo stesso obiettivo, cioè
consegnare informazioni su supposte violazioni dei diritti umani?
ODILLA COLLAZO. – Loro possono consegnare
denunce di violazione dei diritti umani; però si può parlare anche
sui problemi economici, politici e sociali.
PUBBLICO MINISTERO. – La sua entrata alla SINA
è libera o controllata?
ODILLA COLLAZO. – L’entrata è libera,
perché io ho un lasciapassare aperto, non solo per quest’anno; il
mio lasciapassare è aperto dal 1991.
PUBBLICO MINISTERO. – Esistono altre facilità
per avere comunicazione con i funzionari di questa Sezione di
Interessi?
ODILLA COLLAZO. – Sì, noi abbiamo i loro
numeri di telefono, abbiamo il numero dei loro cellulari e del
telefono della loro casa.
PUBBLICO MINISTERO. – Questo è qualcosa che
ha lei esclusivamente, oppure il resto degli accusati qui presenti
hanno anche accesso a questi dettagli informativi?
ODILLA COLLAZO. – Che io sappia, lo ha Hector
Palacios, non so gli altri.
PUBBLICO MINISTERO. – Ha la possibilità di
fotocopiare documenti, di stampare documenti?
ODILLA COLLAZO. – Sí li ci sono stampanti, il
fax e i computer, e i mezzi che ci sono lì ci facilitano il
nostro lavoro.
PUBBLICO MINISTERO. – E durante queste visite
lei riceveva orientazioni su compiti specifici che doveva eseguire?
ODILLA COLLAZO. – Sì, i miei compiti
specifici; infatti ci hanno diviso per specialità. Io mi sono
specializzata – come dice bene il mio partito – nella violazione
dei diritti umani, e mi davano l’opportunità di ricevere da loro
i rapporti, che erano jl risultato di tutti gli anni, destinati al
Dipartimento di Stato, a Ginevra, ad Amnisty International, American
Watch e ad altre organizzazioni; lo facevano affinché mi stimolassi
e vedessi il risultato del mio lavoro, perché il lavoro che io
avevo svolto era contenuto in questi rapporti, con il preciso scopo
di far condannare Cuba a Ginevra.
PUBBLICO MINISTERO. – Orientazioni? Testimone,
esistevano altri requisiti informativi che si sollecitavano in
questa Sezione di Interessi?
ODILLA COLLAZO. – Sí, c’era sempre un
monitoraggio della situazione cubana e sul popolo in questi
momenti. Era come un termometro per misurare, in realtà, la
situazione. Volevano valutare se esistevano condizioni per un’esplosione
sociale.
PUBBLICO MINISTERO. – Rispetto ai funzionari
dell’Ufficio di Interessi, considerando il tempo durante il quale
lei ha svolto queste azioni illecite, ha potuto notare, testimone,
qualche cambiamento dopo il mandato di Vicky Hudeleston, con il suo
successore, il signor James Cason?
ODILLA COLLAZO. – Sì, il cambiamento è stato
notevole, perché la signora Vicky e gli altri prima di lei, come lo
stesso signor Sullivan e Michael Kozack, con cui ho avuto anche dei
buoni rapporti, non avevano mai messo a nostra disposizione la loro
casa, né avevano messo a nostra disposizione la Sezione di
Interessi, né la residenza della Sezione di Interessi, affinché
noi potessimo fare riunioni, e quando è venuto qui James Cason, ho
avuto l’opportunità, con altri che sono qui presenti, di
partecipare in questa riunione, in cui ci ha detto che le porte
della sua casa erano aperte per fare le nostre riunioni, discutere,
sviluppare la società civile a Cuba; posso dirle che io non sono
mai stata d’accordo con questo.
PUBBLICO MINISTERO. – Tutta quest’ampia
informazione che lei ci ha offerto, la sua esperienza, la sua
conoscenza delle forniture, sul monitoraggio che l’Ufficio di
Interessi realizza costantemente sulle attività che lei e altri
come lei realizzano, la portano alla conclusione che tutti questi
gruppi che si dicono difensori dei diritti umani sono, in realtà,
persone che agiscono in maniera disinteressata per propiziare un
futuro migliore per il nostro paese?
ODILLA COLLAZO. – Voglio dirvi che durante
tutti questi anni ho sofferto molte dellusioni, però vedevo che
molte persone entravano nelle fila del partito pro diritti umani,
che non è il mio solo, nei gruppi della società civile, nei gruppi
di NATURPAZ, per esempio, che hanno a che vedere con il problema
ecologico e con molte altre organizzazioni che esistono in
questo momento, per trovare il modo di emigrare dal paese; perché
tu puoi essere stato in carcere 12, 20, 30 anni, e quando tu arrivi
alla Sezione di Interessi, al Dipartimento dei Rifugiati Politici,
se tu non hai alle spalle un’organizzazione in questo momento
oppositrice al regime cubano, che dica che tu hai mantenuto una
condotta conseguente, non passi la prova del Programma dei
Rifugiati, e altre persone che non sono mai state in carcere,
entrano nelle fila oppositrici o dissidenti con un solo scopo:
utilizzarle come un’agenzia viaggi, come una maniera facile per
uscire dal paese; però poi scoprono che ciò non è altro che un
sorteggio.
PUBBLICO MINISTERO. – Lei crede che queste
persone erano mosse anche – oltre a queste questioni di carattere
migratorio che lei ci ha detto – da motivi di indole lucrativa?
ODILLA COLLAZO. – Io conosco persone che si
dedicavano a entrare nell’opposizione perché vedevano che noi
avevamo uno standard di vita differente a quello loro, e lo sapevano
proprio dal giornale –che io ho con me e che vi poso mostrare come
prova testimoniale, che era per distribuire al popolo in generale, e
non solo destinato agli oppositori, come ho detto precedentemente,
era per distribuire al popolo--; dove si spiegava come la SINA
aiutava i gruppi di opposizione interna.
Allora sia persone che stavano lavorando sia persone
disoccupate, vedevano come una forma o via per emigrare:
"Io entro nel gruppo dei Diritti Umani, mi danno il denaro,
vivo in una maniera più comoda, ho cose che altre persone non
hanno, posso avere a volte più cose di un medico, di un maestro, di
un intellettuale"; perché il livello di vita di molti di noi
era completamente differente a quello dei medici in questo momento o
di un giornalista accreditato qui.
PUBBLICO MINISTERO. – Testimone Odilia Collazo
Valdés, lei è realmente un’oppositrice? Lei è unicamente
ed esclusivamente la presidentessa del Partito Cubano pro Derechos
Humanos?
ODILLA COLLAZO. – In realtà io non sono un’oppositrice.
Oggi ho il privilegio di dirvi che io sono una delle persone scelte
dal governo di Cuba, dal Ministero degli Interni; oggi posso
dimostrare a tutti che io sono un’agente, l’agente Tania
(Risate)
Felipe Pérez. - Anita perché ridi?
(Riferendosi a Anita Snow, Capo dell’Ufficio dell’Agenzia Stampa
Nordamericana AP.) Perché stai ridendo a crepapelle?
Credo che voi dovreste aiutarci a dire al signor
Cason che lui dovrebbe valutare bene il compito che si è proposto,
deve valutarlo, deve sapere che ormai sono passati 10 presidenti
degli Stati Uniti, 20 direttori della CIA.
Bisogna avvertirgli, bisogna metterlo in guardia
rispetto al fatto che a Cuba "nessuno è fesso", che gli
abbiamo detto soltanto una parte di quello che sappiamo; deve sapere
ciò, e deve sapere anche che il nostro popolo ha imparato a
difendersi e conta sulla gente, perché ha soprattutto l’appoggio
del popolo; perché ha la legittimità che emana dai suoi atti
trasparenti e al servizio del benessere comune. Deve saperlo,
deve saperlo, che qui nessuno è stupido, e che lui, che è arrivato
qui da poco tempo, deve rivedere il compito che si è proposto; o
dovremo continuare ad organizzargli le riunioni lì e a partecipare
ai party che egli offre (risate).
Com’è ovvio, davanti alla nostra legittima
decisione di difenderci, usando le nostre leggi e le nostre
istituzioni legali ci sono state delle reazioni.
Prima di tutto, lo stesso 26 marzo la Casa Bianca ha
emesso una dichiarazione, nel momento in cui il presidente Bush
ritornava dalla base della forza aerea McDill, in Tampa, dove faceva
appelli al governo di Cuba a non esercitare la sua sovranità; una
dichiarazione frettolosa che può essere intesa soltanto come un
evidente gesto "solidale" del presidente Bush verso la
mafia cubana di Miami, che si trovava lì a Tampa aiutandolo a
spiegare la guerra che nessuno comprende ed, evidentemente, ha avuto
questo gesto di rispondere alle richieste dell’estrema destra
cubana a Miami, facendo una dichiarazione.
Dopo, il secondo portavoce del Dipartimento di
Stato, il signor Philip Reecker, ha distribuito una dichiarazione
scritta in cui informa sulle misure, sugli arresti che c’erano a
Cuba, in cui si dice, ad esempio, "gli Stati Uniti fanno un
appello alla comunità internazionale affinché si uniscano a noi
nel condannare questa repressione e per chiedere la liberazione di
questi prigionieri cubani di coscienza".
Il signor Reecker dovrebbe sapere che in realtà la
comunità internazionale è stupita dalla guerra che il suo governo
ha scatenato senza nessun tipo di autorizzazione internazionale,
contro all’opinione pubblica mondiale, con enormi danni materiali,
con le morti di civili, e che è stupita anche dai 600 prigionieri
che ancora si trovano nella Base Navale di Guantánamo, in un limbo
giuridico, trattati non come persone e che dipendono da una decisone
per essere presentati ai tribunali militari segreti nordamericani;
il che comprende la possibilità di vietare l’accesso della difesa
e degli accusati agli atti dell’accusa poiché la documentazione
è stata dichiarata segreta. Ecco ciò che ha meravigliato la
comunità internazionale, nonché i quasi 2000 prigionieri che
ancora oggi si trovano nei carceri nordamericani, di cui non si
conosce nemmeno il nome, nonostante le differenti azioni realizzate
dalla società civile reclamando lì che sia eliminato il sistema
parallelo di giustizia che si sta creando negli Stati Uniti, dove
gli accusati sono trattati come un pericolo per la sicurezza
nazionale, e che ha avuto uno straordinario aumento di misure
punitive di questo tipo.
Il signor Reecker deve sapere che ciò ci preoccupa
anche e che crediamo che il governo degli Stati Uniti è il meno
qualificato nel mondo per giudicare ciò che sta succedendo a
Cuba. Se c’è un governo che dovrebbe per pudore tacere
quello è il governo degli Stati Uniti.
Il Washington Post, il 1º dicembre 2002, ha
pubblicato un articolo in cui diceva che il governo del presidente
Bush aveva sviluppato, e cito: "un sistema legale
parallelo per indagare, incarcerare, interrogare, condannare persone
sospette, perfino cittadini nordamericani". Questo non è
avvenuto a Cuba, come non c’è nemmeno un decreto che disponga la
creazione di tribunali militari speciali con carattere segreto e
sommarissimo. Non esistono.
"Le procedure includono la detenzione militare
indefinita, autorizzata dal Presidente, l’autorizzazione a
registrare le comunicazioni e la perquisizione delle installazioni
utilizzate. Processi realizzati da commissioni militari e
deportazioni decise dopo udienze segrete." Questo è del
Washington Post.
Un editoriale del 27 dicembre del 2002, del
Washignton Post si oppone al fatto che la CIA "applichi la
tortura e la violenza durante i suoi interrogatori", e dice che
"queste nuove tattiche nella lotta contro il terrorismo si
stanno sviluppando in maniera segreta".
Non a caso gli Stati Uniti furono esclusi dalla
Commissione dei Diritti Umani, e sono potuti rientrare grazie all’appoggio
dell’Italia e della Spagna, che si sono ritirati affinché essi
potessero ritornare senza essere sottoposti a una votazione.
Il signor Reecker dovrebbe sapere che in tutto il
mondo il 6 aprile 2003 è stato pubblicato che il numero di
prigionieri negli Stati Uniti superava i 2 milioni alla fine di
giugno del 2000; per la prima volta nella storia gli Stati Uniti
superano questa cifra. Per questo credo che abbiano
preoccupazioni maggiori e temi della stessa realtà nordamericana da
spiegare, che dovrebbero realmente preoccupare il vice
portavoce del Dipartimento di Stato, invece di valutare azioni che
per legittima difesa abbiamo dovuto realizzare.
Qui c’è una notizia dell’AFP, dove si dice che
il signor Cason, che distribuisce il suo prezioso tempo tra L’Avana
e Miami --ieri era a Miami–, alla domanda fattagli sulle accuse
delle autorità cubane di dedicarsi ad attività cospirative a Cuba
disse: " Menzogna!, si è limitato a rispondere in spagnolo
Cason quando gli è stato chiesto questo".
Il signor Cason deve conoscere la favola di
Pinocchio, deve sapere che "a chi dice le bugie gli cresce il
naso."
Disse anche una cosa molto interessante:
"gli arresti e i processi sono stati freddamente calcolati per
essere realizzati mentre l’attenzione del mondo era
focalizzata su un’altra parte." Non si sa a che
cosa si voleva riferire quando ha utilizzato la pudica frase
"in un’altra parte". Evidentemente non ha avuto il
coraggio di dire "mentre c’è la guerra nell’Iraq",
che sicuramente era quello che pensava, però ha evitato dirlo e ha
preferito dire: "mentre l’attenzione del mondo era
focalizzata su un’altra parte", i cubani se ne sono
approfittati.
Rifiuto ciò. Ho già provato che gli arresti
e la decisione di applicare la Legge ci sono stati prima dell’inizio
della guerra, prima degli atti di terrorismo contro gli aerei e
contro le imbarcazioni cubane. E’ stato ampiamente
dimostrato in questa sede.
D’altro lato ci sono state anche
dichiarazioni dell’Unione Europea, che non sono state fatte quando
i cinque cubani sono stati ingiustamente condannati in processi
manipolati in una corte di Miami; l’Unione Europea non ha detto
niente a riguardo. Come non ha detto niente riguardo a ciò
che sta succedendo nella Base Navale di Guantánamo. Così
come non è riuscita nemmeno a mantenersi unita e ad assumere
posizione comune contro una guerra che ha chiaramente violato il
diritto internazionale.
Ricordiamo molto bene l’Intesa tra l’Unione
Europea e gli Stati Uniti rispetto alla Legge Helms-Burton, che è
proprio quello che stiamo affrontando e combattendo a Cuba, un testo
veramente vergognoso. E sappiamo bene che l’Unione Europea
non ha avuto la capacità di assumere una posizione indipendente
verso Cuba e questo spiega la sua tiepida reazione contro il blocco
a Cuba; spiega il suo allineamento con la posizione nordamericana
contro Cuba a Ginevra; spiega il fatto che non sia stata capace di
formulare una posizione europea rispetto a Cuba che difenda il
diritto internazionale, che difenda il diritto del nostro popolo all’indipendenza,
alla sovranità, che non abbia reclamato rispetto verso Cuba,
nazione discendente anche da europei. Questa è la
realtà. Per tanto, su questo non posso che manifestare la mia
perplessità.
Mi stupisce il fatto che l’Unione Europea proprio
in questo momento si preoccupi di Cuba e non dia una lezione al
mondo di etica e di livello morale e si opponga alla violazione del
diritto internazionale. L’Unione Europea non ha detto una
parola sulle quasi 2000 persone in carceri nordamericani di cui non
si è nemmeno pubblicato il nome. Dunque abbiamo le nostre
ragioni per avere riserve sulla dichiarazione dell’Unione Europea.
Si è detto che questo potrebbe ostacolare l’adesione
di Cuba all’Accordo di Cotonú e che adesso l’Unione Europea
dovrebbe riconsiderare la possibilità ... alcuni paesi dell’Unione
Europea non tutti; l’Unione Europea non può essere considerata
come un blocco, come sappiamo esistono differenti tendenze, fazioni
ed esistono determinati paesi il cui nord è situato in un altro
luogo e non in quello della costruzione europea.
Si è detto e speculato sul fatto che "questo
mette in pericolo l’adesione di Cuba all’Accordo di Cotonù e
che questo ci farà mantenere la Posizione (Intesa)
comune" Riguardo a ciò devo ricordare che già una volta
Cuba ritirò la sua richiesta di adesione all’Accordo di Cotonú,
e se dovesse farlo un’altra volta lo rifarebbe.
Il nostro paese non può essere ricattato né tanto
meno può accettare pressioni. Il nostro paese ha resistito al
blocco della principale superpotenza mondiale e non si è piegato,
non ci sarebbero ragioni per accettare pressioni da altri.
Ricordo, inoltre, che Cuba non chiese l’adesione
all’Accordo di Cotonú pensando negli aiuti europei, nel denaro
europeo; lo fece su richiesta dei paesi caraibici, che ci chiedevano
di aderire al gruppo di paesi d’Africa, Caraibi e Pacifico,
pensando nell’appoggio che ci hanno dato i paesi africani,
asiatici, dei Caraibi, che sono membri dell’accordo; abbiamo avuto
una posizione solidale verso di loro e abbiamo corrisposto ai loro
interessi, visto che ci fecero osservatori, e per questo abbiamo
sollecitato di aderire. Però nessuno pensi che con questo ci
faranno perdere il sonno e nemmeno che ci preoccupa cosa pensano e
cosa diranno di noi, che non pensino che noi indaghiamo tutti i
giorni qual è la loro opinione nei nostri confronti prima di
conoscere lo stato del tempo. Cosicché possiamo assicurare, con
assoluto equilibrio, senza esaltarci, la nostra chiara e ferma
posizione: se altri non vogliono difendere la loro sovranità noi
invece sì; noi la difendiamo, e ci è costato molto, sappiamo
il suo prezzo e non siamo disposti a rinunciare ad essa.
So che il Ministro degli Affari Esteri spagnolo ha
fato delle dichiarazioni; già il 20 febbraio a Madrid aveva
parlato pubblicamente ... (interruzione delle trasmissioni) ...
Questo deve essere un’azione della SINA (Risate).
Vi parlavo di queste strane dichiarazioni fatte il
20 febbraio: La signora si riferiva alle "profonde
differenze che manteneva con Cuba" e "alla mancanza
di volontà delle autorità cubane di avanzare nella
democratizzazione del regime e nel rispetto dei diritti umani."
Io penso che se esiste un altro governo al mondo che
non dovrebbe parlare di democrazia, quello è proprio il governo
spagnolo, che sta appoggiando una guerra a cui si è opposto il 91%
degli spagnoli. Quasi tutti gli spagnoli si sono opposti alla
guerra, gli stessi che hanno eletto il governo; si suppone che il
governo dovrebbe agire secondo quanto pensano i governati, che è
ciò che noi facciamo, e per questo non hanno potuto sconfiggerci
con blocchi e con aggressioni.
Mi sembra che devo rispondere al Ministro esprimendo
le nostre condoglianze a lei, al governo spagnolo e al popolo
spagnolo, per la morte avvenuta ieri a Baghdad di due giornalisti
spagnoli in una guerra che il governo spagnolo ha appoggiato
incondizionatamente.
Avevo i miei dubbi se rispondere al ministro di
Educazione, Cultura e Sport della Spagna, signora Pilar del
Castillo. Ha detto che "la maggior parte degli
intellettuali cubani sono in prigione", questo ha detto.
La dichiarazione è stata fatta il 6 aprile. Ha detto che
"avevamo approfittato della guerra per legare stretto gli
intellettuali." Non ho notizie che l’Unione Nazionale
degli Scrittori e Artisti di Cuba (UNEAC) si sia lamentata di
"una stretta agli intellettuali" al contrario; e che
persone "vincolate con il mondo della cultura ecc..."
Bisogna informare il Ministro che abbiamo agito contro persone
vincolate alla Sezione di Interessi e ai servizi speciali degli
Stati Uniti e non alla cultura.
Il Ministro ha avuto una reazione isterica che
dimostra un’ignoranza totale su ciò che accade a Cuba. Non
si sa per quali ragioni il Ministro di Cultura spagnola abbia fatto
una dichiarazione di così alti decibel su Cuba.
Non so nemmeno se il ministro conosce la battaglia
che noi cubani abbiamo combattuto per più di secolo per la nostra
indipendenza e per i nostri diritti umani, anche dopo le
conversazioni di Parigi in cui la Spagna consegnò Cuba agli Stati
Uniti, non so se conosce; so soltanto che queste dichiarazioni mi
sembrano molto strane.
Infine voglio commentare la dichiarazione del
Direttore Generale della UNESCO, il signor Koichiro Matsuura, che ha
detto che "l’informazione che abbiamo ricevuto sulle
detenzioni è allarmante". Non so perché il signor
Matsuura si sia allarmato così tanto, infatti, nessuno lo ha visto
allarmarsi per i prigionieri di Guantanamo, né per i carcerati
negli Stati Uniti, né per gli eccessi della guerra nell’Iraq, né
per la morte di bambini, di civili; nessuno lo ha visto allarmarsi e
dichiarare che è in atto un’aggressione e una violazione del
diritto internazionale; nessuno sa perché improvvisamente si è
allarmato di Cuba; dice che è stato informato, chissà che cosa gli
hanno spiegato i suoi funzionari.
Dice che "la promozione della libera
circolazione di idee attraverso la parola e dell’immagine fa parte
della Costituzione dell’UNESCO". Lo sappiamo bene noi
che abbiamo difeso l’esercizio di questi diritti per più di 100
popoli del Terzo Mondo che appartengono all’UNESCO, ai quali si
tenta di imporre un nuovo modello di cultura, cancellando il diritto
a godere delle loro culture autoctone. In questo modo noi
abbiamo dato questa battaglia molto tempo prima che il signor
Mtsuura arrivasse lì, al posto di Direttore Generale, e mi sembra
che la stessa frase "libera circolazione di idee" si
potrebbe applicare, per esempio, alla copertura tendenziosa che di
questa guerra ha fatto un gruppo di mas media
internazionali. E’ stato uno spettacolo vergognoso che
ha sollevato la protesta e la preoccupazione in vasti settori dell’opinione
pubblica mondiale; il signor Matsuura su questo non ha detto una
parola.
Dice che "secondo l’informazione ricevuta,
gli accusati non hanno diritto ad un’adeguata difesa
legale". Non si sa chi abbia dato questa informazione al
signore. Non so se sarà stata la nuova rappresentanza
nordamericana all’UNESCO a farlo, perché adesso hanno deciso di
ritornare all’UNESCO e si fanno sentire gli effetti della loro
presenza.
Ha detto che "chiedeva con urgenza alle
autorità cubane che rispettassero..." Chiediamo al
signor Matsuura con urgenza di limitarsi alla facoltà che gli
concede il suo mandato, di occuparsi dei quasi 800 milioni di
persone nel mondo che non sanno né leggere né scrivere e che fanno
parte essenziale del contenuto dell’organizzazione specializzata
delle Nazioni Unite; quindi, anche questa dichiarazione mi sembra
strana, anche se posso ben immaginarmi i suoi motivi e i suoi
obiettivi.
Ecco cosa volevo brevemente informare (Risate),
anche se sono stato stimolato dal vostro interesse. In ogni
modo, se ci sono domande sono a vostra disposizione.
Moderatore. – Se dovete fare delle domande vi
chiedo di utilizzare i microfoni, dite il vostro nome ed il mezzo d’informazione
a cui appartenete
Sig. Medem (TVE). – La mia domanda è relativa
al riferimento che lei ha fatto a una lettera di Carlos Alberto
Montaner –se non ricordo male– diretta a Osvaldo Alfonso, in cui
si menzionavano alcuni vincoli di certo personale spagnolo di alto
livello –mi sembra di aver capito--, con il progetto o con
la nascita del progetto "Varela".
Vorrei chiederle se da parte del governo cubano, o
nel corso di questi processi, si è scoperto qualche tipo di
informazione che non sia pubblica, che spieghi un po’ com’è
nato il Progetto "Varela" e se il Progetto
"Varela" è compreso nella definizione di complicità con
le aggressioni da parte degli Stati Uniti contro la Rivoluzione,
contro il governo e contro il popolo di Cuba.
Felipe Pérez . – Sì , sì è compreso; sì,
abbiamo informazioni, nel momento adeguato le faremo conoscere; e
no, non so altro della lettera. Credo che si dovrebbe chiedere
al signor Carlos Alberto Montaner, che deve sapere i nomi dei
funzionari ai quali alludeva nella lettera che io ho letto.
Il Progetto "Varela" fa parte della
strategia della sovversione contro Cuba, è stato concepito,
finanziato e diretto dall’estero, con la partecipazione attiva
della Sezione di Interessi Nordamericana all’Avana; fa parte dello
stesso schema di sovversione, non ha il minor appiglio nelle leggi
cubane, è una grossolana manipolazione della Costituzione e delle
leggi di Cuba, e arriverà il momento di parlare ampiamente su
questo tema.
Vanesa Dausá (Sun Sentinel). – Ci sono stati
voci sulla possibilità che il governo cubano consenta l’esilio
per alcune delle persone che sono state processate la settimana
scorsa, invece di farle compiere qui la condanna.
Potrebbe smentire questo o dirci qualcosa?
Felipe Pérez. – Smentisco che il governo
cubano stia pensando a questo; inoltre a Cuba ci sono istituzioni,
tribunali che prendono le decisioni, il governo non può ignorare le
decisioni dei tribunali, qui c’è uno Stato di diritto, Vanesssa.
Vanessa Dausá. – Abbiamo anche ascoltato le
parole del Presidente secondo cui Cuba può prescindere dalla
Sezione di Interessi.
Esiste la reale possibilità di chiudere questa
Sezione o quella cubana a Washington?
Felipe Pérez. – Sappiamo che questa è l’aspirazione,
il sogno dorato ci coloro che sostengono il blocco e la politica di
aggressione contro Cuba; forse è anche il sogno del signor Cason,
il suo rientro eroico dopo essere stato espulso da Cuba.
Sappiamo bene chi festeggerebbe e a chi piacerebbe
da matti che avvenisse questo; in ogni caso chiudere la Sezione di
Interessi all’Avana e chiedere al signor Cason che abbandoni il
paese è un diritto che noi ci riserviamo.
Gerardo Arreola (La Jornada). – Ministro, il
cancelliere messicano Derbez ha fatto anche lui dei commenti sui
processi a cui lei si è riferito e sul possibile voto del Messico
nella Commissione di Diritti Umani.
Ha qualche reazione.
Felipe Pérez. – Il cancelliere Derbez era con
il Ministro Ana Palacio, di Spagna, a Madrid, e secondo le agenzie
stampa ha detto: "Senza dubbio i recenti atti in questo
paese ci preoccupano. Il tema è stato analizzato da ambedue
due le delegazioni, sicuramente avrà influenza e sarà valutato dal
governo prima della riunione della Commissione di Diritti
Umani".
Penso che il cancelliere Derbez, in un modo
relativamente accurato, anche se non nasconde il fatto reale di
riferirsi a degli affari interni di altri paesi, ha cercato di
spiegare in anticipo ciò che noi sappiamo già: la posizione
del Messico nella votazione della Commissione di Diritti Umani il
prossimo 16 aprile, che sarà sicuramente un voto a favore della
risoluzione contro Cuba.
Sappiamo che sarà così, perché comprendiamo che
il governo del Messico non ha spazio per agire in modo diverso, e
crediamo che questa dichiarazione serve a preparare un po’ il
cammino di ciò che per noi è ormai una "cronaca di un voto
annunciato".
Geraro Arreola. – Scusi, posso chiederle
Ministro se crede che questo danneggerà le relazioni bilaterali?
Felipe Pérez. – Non voglio fare valutazioni
anticipate su questo. Ho molte cose su cui opinare
ancora. Ciò non vuol dire che non opinerò a riguardo più
avanti; ma per adesso ho già parlato abbastanza.
Fernando Rasgver (BBC). – Ministro, il giorno
precedente all’inizio dei processi i cinque prigionieri cubani
negli Stati Uniti sono stati rilasciati dalle celle di rigore.
Questi incarceramenti hanno alcun rapporto con la situazione di
questi cinque cubani negli Stati Uniti? Sarà possibile un
negoziato in qualche momento?
Felipe Pérez.– Non ci è mai passata
per la testa tale idea. A Cuba nessuno ha pensato nemmeno
nella possibilità di barattare gli accusati e condannati dai
tribunali cubani in questi giorni con i cinque cubani ingiustamente
condannanti negli Stati Uniti. Qui nessuno a pensato a questo.
Ricordiamo che ci sono differenze: quelli sono
innocenti, quelli lottavano contro il terrorismo; quelli furono
giudicati senza garanzie processuali, in un processo manipolato, che
si trasformò in un circo dominato dai gruppi dell’estrema destra
cubana; a loro furono negate le garanzie elementari, ostacolarono
loro l’accesso agli avvocati. Ricordiamo che aspettarono il
processo, dopo 17 mesi di prigionia, in celle di rigore, in cui non
potevano preparare la loro difesa. Ricordiamo che sono stati
nuovamente rinchiusi in celle di estremo rigore per impedire loro di
partecipare con i propri avvocati alla preparazione dell’appello
da presentare alla Corte di Atlanta.
Ci sono profonde differenze nei motivi, nella
qualità morale e nelle circostanze dei reati imputati qui e gli
ipotetici reati commessi là e delle condizioni dei loro processi;
però, in ogni caso, non esiste la minor idea di fare qualcosa di
questa natura.
Moderatore. – Qualche altra domanda?
Non mi pare ce ne siano.
Ministro, grazie del suo intervento.
Felipe Pérez. – Grazie a tutti della vostra
presenza.
(applausi). |