Camilo Cienfuegos: la forza e la
passione del suo pensiero rivoluzionario
Il Signore dell’Avanguardia fu
molto più che un capo militare che si
distingueva nei combattimenti. Fidel, i suoi
fratelli di lotta e il popolo cubano sapevano
che assieme al suo coraggio di guerrigliero e al
suo carisma personale c’erano la maturità e la
forza delle sue idee.
Eugenio Suarez
Pérez - Acela Caner Román

L’immagine del leggendario Comandante Camilo
Cienfuegos Gorriarán è ben conosciuta tra il
popolo cubano. La sua vita e la sua opera si
studiano nei testi scolatici, nella Storia di
Cuba, e in questi s’insiste sulla sua
condizione di partecipante alla spedizione del
Granma, sulle sue missioni all’avanguardia delle
prime forze dell’Esercito Ribelle, sul suo
ruolo, quando divenne uno dei primi a
combattere nel piano, sui suoi compiti nella
vittoria strategica contro l’offensiva nemica,
nell’estate del 1958, e sulla sua guida al
comando della colonna Antonio Maceo
nell’Invasione a Occidente e, ovviamente, delle
azioni per prendere Yaguajay nei giorni finali
della guerra.
Il Comandante Ernesto Che Guevara, evocando
Camilo nel quinto anniversario della sua
scomparsa disse: “ Quello che per noi - quelli
che ricordiamo Camilo come una cosa, come un
essere vivo – fu sempre maggiormente attraente,
fu quello che attraeva anche tutto il popolo di
Cuba, era il suo modo d’essere, il suo
carattere, la sua allegria, la sua franchezza,
la sua disposizione in ogni momento d’offrire la
sua vita, correre i pericoli più grandi con una
totale naturalezza, con una completa semplicità,
senza la minima ostentazione del valore, della
sapienza, essendo sempre il compagno di tutti, e
anche se era già terminata la guerra, era
indiscutibilmente il più brillante di tutti i
guerriglieri”.
E reiterando la sua ammirazione per il compagno
scomparso, il Che aggiunse: “Quel ‘vado bene?’
di Fidel, quando lo chiese a Camilo nella Citta
Militare, nei primi giorni o il primo giorno
del suo arrivo a L’Avana, non significa che
Camilo era casualmente al suo fianco, non
significa che fu una domanda casuale, ma era la
domanda fatta ad un uomo che meritava la totale
fiducia di Fidel, per il quale provava come
forse nessuno di noi, una fiducia e una fede
assolute”.
Più che un capo militare che spiccava, il
Signore dell’Avanguardia -come lo chiamò il Che
- fu molto più di un capo militare che si
distingueva nei combattimenti.
Fidel, i suoi fratelli di lotta e il popolo
cubano sapevano che, unito al suo valore come
guerrigliero e al suo carisma personale, c’erano
la maturità e la forza di un pensiero
genuinamente rivoluzionario.
Camilo Cienfuegos visse solo 301 giorni dopo il
1º del 1959, ma la sua passione rivoluzionaria
fu così grande che in questi 55 anni è stato
ispirazione e forza dell’opera della
Rivoluzione.
Dopo il trionfo rivoluzionario, l’attività di
Camilo fu decisiva per rinforzare l’Esercito
Ribelle, unire le volontà del popolo, unire le
forze in appoggio alle leggi e alle misure della
Rivoluzione, appoggiando il suo leader e per
riaffermare definitivamente la presa del potere
politico. Il suo continuo combattere nel breve
tempo che visse nella patria liberata, ha
marcato i cubani.
Nei primi giorni del trionfo, Camilo confessò:
“ Sono andato alla Rivoluzione perchè sapevo,
ero molto cosciente che Cuba necessitava una
Rivoluzione come questa, che Cuba necessitava
non solamente la caduta del dittatore, ma che
Cuba necessitava questa Rivoluzione che abbiamo
oggi, perchè in Cuba un giorno ci sia giustizia
sociale e perchè un giorno, che è questo che
oggi stiamo vivendo, il popolo di Cuba viva con
pieni diritti, e i cittadini di questa terra
nostra non siano gli uomini abusati, gli uomini
sempre sfruttati”.
Il popolo in uniforme
Le sue idee per la preparazione dell’esercito
della Rivoluzione si scoprono quando afferma: “
La morale che ci ha portato al trionfo, la
volontà che non ci è mancata nella lotta,
l’ottimismo che ci ha stimolato nei momenti più
difficili e gli ideali che hanno alimentato la
guerra, sono elementi che useremo nella
preparazione del nostro esercito, che è già
tecnicamente ristrutturato, per garantire la
sicurezza del popolo, e la sua preparazione
influirà nella vita nazionale”.
Camilo sviluppò un intenso lavoro di chiarimento
sull’Esercito Ribelle e la Rivoluzione cubana.
Lui pronosticò il ruolo delle forze armate. Per
questo stimolò la preparazione dei suoi membri e
seppe prendere una scorciatoia con risposte
sicure a determinate forze reazionarie che
tentavano di confondere il popolo:
“Coloro che sperano che noi ci si dedichi alle
caserme, sappiano che noi, gli uomini che
vestiamo l’uniforme verde olivo della
Rivoluzione, intendiamo che i lavori e i
sacrifici non sono terminati il 1º gennaio, ma
al contrario, che i sacrifici e i lavori per noi
sono cominciati il Primo Gennaio”.
Il Signore dell’Vanguardia espose chiaramente il
vero carattere delle Forze Armate
Rivoluzionarie e le funzioni che questa
istituzione avrebbe seguito, differenziandola
dagli eserciti precedenti.
“Questo –disse - è un esercito politico, e che
s’intenda bene la parola politica, non la
politica miserabile, la politica sporca, la
politica meschina fatta in Cuba per più di 50
anni. Questo è un esercito idealista (di
ideali), che veglierà sugli interessi del
popolo, che si metterà dove si dovrà mettere,
per evitare che l’immoralità, la scostumatezza,
l’insolenza e il disonore cadano su tutti”.
Reiterando la sua convinzione che l’Esercito
Ribelle era formato da uomini in uniforme usciti
dal popolo, definì la vera essenza di questo
esercito, capace di cambiare i suoi fucili con
zappe per lavorare la terra.
“Siamo disposti, con la stessa uniforme, ad
arare se sarà necessario, perchè Cuba cresca,
perchè Cuba fiorisca, per far sì che la Riforma
Agraria sia un fatto positivo, un esempio per i
paesi fratelli, per uscire dalla miseria che
abbiamo vissuto per più di cinquant’anni”.
L’unità, il cammino per le nuove vittorie
Lo studio del pensiero di Camilo permette di
confermare che i suoi maggiori sforzi erano
incamminati a rinforzare l’unità di tutte le
forze rivoluzionarie, soprattutto tra i membri
dell’Esercito Ribelle e il popolo, con il fine
d’assicurare la vittoria.
E lo espresse quando disse: “Gia non esistono
gruppi nell’Esercito Rivoluzionario, dobbiamo
dimenticarci che apparteniamo a differenti
fronti di battaglia, a distinte colonne e sotto
il comando di distinti comandanti. Attualmente
apparteniamo all’Esercito della Repubblica con
un solo fronte, Cuba, e con una sola bandiera,
la cubana”.
“(…) Tutti gli operai, tutti i lavoratori ,
tutte le diverse parti del popolo devono unirsi
ogni giorno di più. È l’unità il trionfo.
Nell’unità c’è il vero consolidamento della
Rivoluzione e della libertà che oggi godiamo”.
Con le sue parole convocava sempre ad appoggiare
la Rivoluzione e a unirsi in questo impegno, con
la convinzione che questo popolo non si può
dividere (…)
Come un fedele seguace di José Martí, chiamò
tutti i cubani a farsi guidare dal pensiero
martiano:“Questo pensiero e queste idee
martiane, che sono quelle che hanno tracciato
il cammino per lanciarci in armi, queste idee
che sono quelle che stanno dettando le leggi
rivoluzionarie a favore del popolo”.
Fratelli in una causa comune
Camilo definì molto chiaramente che ci sono solo
due campi in queste nostre terre, ci sono
solamente due posizioni, ci sono solamente due
strade: “Stiamo con la Rivoluzione o stiamo
contro la Rivoluzione. E sappiamo che il popolo
cubano sta con la Rivoluzione”.
I suoi concetti sulla difesa armata della
Rivoluzione coincidevano pienamente con quelli
di Fidel e Raúl. Per questo Camilo dedicò grandi
sforzi all’idea di armare il popolo, e quel
pensiero si rivela con queste parole: “Il
lavoratore vuole armi e noi, l’Esercito, daremo
queste armi ai lavoratori. Armi contro i nemici
di Cuba”.
“Gli operai vogliono istruzione militare e noi
daremo a questi operai l’istruzione militare.
La daremo perchè il popolo e i lavoratori sono
uguali ai soldati del nostro esercito. Perchè
tutti siamo qui per difendere la causa comune”.
Inoltre intuì la disposizione del popolo di
difendere la Rivoluzione, prevedendo che sarebbe
accaduto il giorno in cui i nemici tentassero
d’invadere Cuba.
“Noi sappiamo che questo giorno arriverà, e
tutto il popolo con noi difenderà la
Rivoluzione. Sapremo scavare nella stessa sabbia
in cui sbarcheranno, le tombe dei mercenari che
cercheranno di strapparci questa bella libertà
che oggi vive la Repubblica libera di Cuba”.
Vincere o morire
Quando il traditore Huber Matos, come parte
della campagna controrivoluzionaria, comminò la
direzione della Rivoluzione, perchè dicesse sin
dove sarebbe arrivata, Camilo nel suo discorso
del 21 ottobre a Camagüey, accentuando il vero
carattere del processo trionfante e qual’era la
sua meta, s’incaricò di rispondergli:
“Non è necessario dire qui sin dove Fidel
Castro farà arrivare la Rivoluzione Cubana.
Questa Rivoluzione andrà sino ai suoi limiti
finali, questa Rivoluzione andrà sino alla sua
meta tracciata, questa Rivoluzione come nei
giorni della guerra ha sue sole strade, vincere
o morire. Perchè è bene che tutti i compagni
sappiano che questa Rivoluzione non si fermerà
di fronte a niente e a nessuno. Sino a dove
arriveremo, ci si chiede, e noi diciamo che con
questa Rivoluzione arriveremo sino al finale
Andiamo a realizzare una vera giustizia sociale.
Andiamo a togliere i contadini e gli operai
dalla miseria che li tiene sottomessi agli
interessi mossi oggi dalle corde della
controrivoluzione. La Rivoluzione cubana non si
fermerà davanti a niente. Se dovremo arrivare
alla luna con un nostro missile, la Rivoluzione
Cubana andrà sino alla luna anche in un
missile”.
Segnalando che la Riforma Agraria non si sarebbe
fermata anche se avessero mobilitato grandi
interessi dentro e fuori dal paese, Camilo
riafferma la sua fiducia nel capo
rivoluzionario, quando segnala:
“Ci sono uomini come Fidel Castro, che
rappresenta l’Esercito Ribelle, che rappresenta
il popolo e che è seguito da tutti noi, che non
faranno un passo indietro in nessuna legge
rivoluzionaria che significhi un passo avanti e
il progresso per il popolo”.
Il 26 ottobre del 1959, due giorni prima della
sua scomparsa fisica, Camilo Cienfuegos fissò la
forza delle sue idee quando nelle sue ultime
parole dichiarò:
“ E che i nemici della Rivoluzione non pensino
che ci fermeremo; che i nemici della Rivoluzione
non pensino che questo popolo si fermerà, che
quelli che inviano gli aerei non pensino, che
quelli che conducono gli aerei non pensino che
ci metteremo in ginocchio e che abbasseremo le
fronti. Ci metteremo in ginocchio una volta e
una volta chineremo la fronte e sarà il giorno
in cui giungeremo alla terra cubana che
custodisce 20.000 cubani per dire loro
:“Fratelli, la Rivoluzione è fatta, il vostro
sangue non è stato sparso invano!”
Al termine, come desiderasse accomiatarsi dal
suo capo, disse: “Avanti Fidel, che l’Esercito
Ribelle sta con te!”
(Traduzione Gioia Minuti).
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