Prigionieri Politici dell'Impero| MIAMI 5  

     

E S T E R I

 L'Avana. 7 Marzo 2014

   

L’indimenticabile
Comandante Hugo  Chávez

Marzio Castagnedi

“Inolvidable”, indimenticabile. Questo è l'aggettivo giusto, secondo noi, per Hugo Rafael Chàvez Frìas il più importante uomo politico e capo di Stato dell'America Latina degli ultimi 15 anni. Chàvez è morto il 5 marzo 2013 a Caracas ed era nato nel 1954 a Sabaneta, cittadina di duemila abitanti dell'interno sud-ovest venezuelano. Era di umile origine campesina e sua madre di discendenza india.

Chàvez ha vissuto solo 59 anni, stroncato in meno di due anni da una malattia così improvvisa che può avere avuto anche contorni  ambigui. La vita e l'avventura storico-politica di Hugo Chàvez va divisa in due fondamentali fasi di quindici anni ciascuna. Cominciamo dalla seconda, la più nota, la più importante.

Vidi dal vero all'Avana il presidente Chàvez inaugurare assieme a Fidel Castro un monumento a Simòn Bolìvar (lo storico "libertador" del Sudamerica dagli spagnoli poco meno di 200 anni fa), nella splendida "Avenida de los Presidentes", un grande viale che ha nell'ampia zona centrale  giardini, panchine, statue e che scende da una leggera collina all'Avana verso il lungomare.

Era il 15 novembre del 1999 ed era in corso nella capitale cubana la "Cumbre Ispanoamericana", riunione che si tiene ogni anno con Spagna e Portogallo e i paesi latinoamericani che nel corso dell'Ottocento si liberarono progressivamente dal secolare giogo coloniale dei due stati europei. "il Vertice" quell'anno si teneva all'Avana ed erano presenti, tra i tanti capi di Stato, anche i reali di Spagna, re Juan Carlos e la regina Sofia. Per Chàvez la permanenza durò molto di più degli altri statisti, perchè con Fidel c'era una amicizia fraterna. Così Hugo, oltre i lavori del Vertice, tenne una conferenza magistrale all'università dell'Avana e giocò anche una formidabile partita di base-ball, la "pelota" in cubano. Un’amichevole tra vecchie glorie, e vinse Fidel allenatore dei cubani, che fece una "broma tactica" (scherzo) alla squadra venezuelana in cui Chàvez si dimostrò valente lanciatore. L'incontro fini tra omeriche risate al centro del campo e in diretta tv quando Fidel smascherò tre giocatori della nazionale cubana campione del mondo travestiti da vecchietti. Con la partita storico-comica, rise tutta Cuba davanti alla tv.

In quel 1999 Hugo Chàvez era stato da pochi mesi eletto presidente del Venezuela con netta maggioranza e da quella data vinse poi altre due elezioni presidenziali, otto tra regionali  e municipali e due referendum, il tutto con maggioranze del 65% e oltre. (Perse un solo referendum costituzionale nel 2008, ma lo vinse l'anno dopo).

Quindi dalla prima elezione '99 fino all'ultima di ottobre 2012, Chàvez non solo ha guidato il suo paese ribattezzato "Repubblica Bolivariana del Venezuela", ma ha trainato di fatto l'onda della rinnovata America Latina che ha visto virare a sinistra, nell'ordine, dopo il Venezuela, Brasile, Argentina, Uruguay, Bolivia, Ecuador, Paraguay, Nicaragua, Guatemala, Salvador, Perù e in parte anche il Cile.

L'Honduras, in cui era stato eletto il progressista Manuel Zelaya, tornò all'estrema destra con un sanguinoso colpo di stato nel 2010. Per gli Usa e i loro ALCA (accordi di libero commercio) rimase come storico e sicuro alleato solo la Colombia.

Nel 2004 al L'Avana, Fidel Castro e Hugo Chàvez fondarono l'ALBA (Alleanza Bolivariana per le Americhe). Entusiasmo contagioso,vitalità inesauribile, fiducia completa, stretta unione col popolo, sono state le doti umane e morali del presidente Chàvez che ne hanno fatto, assieme a lucida visione strategica e a saldi principi patriottici, il trascinatore del vasto gruppo di paesi latinoamericani che dal 2000 in poi hanno voltato pagina e girato le spalle, e per via democratica ed elettorale, a decenni di governi di destra e di estrema destra, di colpi di Stato e sanguinosi regimi.

Si pensi, tra tutti, al Cile di Pinochet, all'Argentina  criminale di Videla e anche a quella "democratica" del superladrone Carlos Menem che negli anni ‘90 portò il suo paese al crack, al fallimento completo del paese.

Chàvez negli anni della prima presidenza ideò, con l'aiuto cubano con migliaia di medici e insegnanti, le "missioni", (Robinson, Barrio adentro) cioè grandi campagne nazionali di sanità, alimentazione, sport, scuola, cultura e educazione per le grandi masse povere venezuelane. E principalmente da esse ebbe quelle maggioranze elettorali così forti e alte di quegli anni. Da Chàvez venne anche il forte impulso alla ricerca di una più forte e nuova unità latinoamericana: fu lui a fondare TeleSur, grande emittente tv che trasmette da ogni capitale latinoamericana, da Caracas a Rio de Janeiro, da Buenos Aires a Città del Messico, da La Paz a Quito, all'Avana. Fu tra i promotori del Banco del Sur e inventò nel 2004 "Petrocaribe", alleanza economico-sociale cui si deve dedicare qualche parola.

Chàvez prese il 10 per cento della produzione annua di petrolio (oltre 2 milioni di barili di greggio al giorno) e li mise a disposizione di 17 paesi rivieraschi del mar dei Caraibi, dai centroamericani a Cuba e fino a Giamaica, Haiti, Santo Domingo e anche nelle piccole Antille. "Noi popoli che ci affacciamo sui Caraibi - disse in una diretta tv in onda per ore alla tv cubana - siamo popoli "hermanos", fratelli. Abbiamo in comune il nostro grande lago Caribe (lo chiamava lago, il mar dei Caraibi lungo e largo oltre 3000 chilometri ), abbiamo in comune la nostra storia di territori d'America occupati per secoli dalla Spagna e poi da noi liberati in lunghe lotte di indipendenza e abbiamo in comune anche la"mezcla" etnica, cioè la mescolanza meticcia tra popoli indo-americani originari, neri africani schiavi e colonialisti spagnoli. Dunque - concluse Chàvez - per questi motivi il mio governo ha deciso di fornire a 17 paesi caraibici petrolio al solo costo industriale (il 25% del prezzo di mercato). E si pagherà a "largo plazo". A lunga scadenza.

Nota: il Venezuela estrae e vende petrolio da oltre un secolo, dall'inizio del Novecento. Per la prima volta nella sua storia, con Petrocaribe di Chàvez, il Venezuela offriva una parte della sua produzione scontata del 75%. Ai paesi "hermanos", chiaro.

Chavèz è stato l'anima anche della creazione recente, nel dicembre 2011, della Celac, Comunità Economica Latinoamericana. Tutto l'entusiasmo, la forza, lo spirito di Hugo Chàvez lo si può vedere in un film-documentario di Oliver Stone che in spagnolo

s'intitola "Al sur de la frontera". È un documentario chiaro e brillante, opera di un grande regista del cinema statunitense ricoperto di insulti da quando si occupa di altri mondi terzi, oltre che di quello occidental-hollywoodiano. (Stone nel giugno 2002 e 2003 girò all'Avana due documentari-intervista a Fidel Castro per i quali la sua produzione fu salatamente multata in dollari USA, perchè anche questo rientra nelle sanzioni del blocco yankee contro Cuba). Nel citato film, "Al sud della frontiera", cioè il continente americano a sud degli USA, Stone e la sua agile troupe viaggiano in Latinoamerica e semplicemente intervistano Chavez, Lula da Silva, Kristina Fernandez de Kirchscner, il boliviano Evo Morales e Raùl Castro, ma  anche Fernando Lugo, presidente paraguayano poi scalzato da un "colpo bianco" parlamentare. Ma sopratutto spicca il presidente venezuelano in un documento filmico in cui il regista intendeva dare  informazioni al mondo sul nuovo corso latinoamericano iniziato col primo decennio. È stato super snobbato da stampa e tv occidentali, in primis, vergognosamente, da quelle italiane. Quando, qualche anno fa, Stone e Chàvez fecero un'improvvisata alla Mostra del Cinema di Venezia per una proiezione di "Al sud della frontiera", stampa e tv titolarono e gridarono allo scandalo in prima pagina. Arriva il caudillo, il golpista venezuelano col suo regista rinnegato, scrissero molte e quasi tutte le testate.

Sì, Hugo Chàvez nel primo decennio del 2000 è sempre stato trattato così dalla (dis)informazione italiota. In Repubblica e Il Corriere è apparso sempre e solo fotografato in divisa e basco rosso e chiamato "golpista". Per Petrocaribe o la Celac nemmeno una riga, però su gossip  di presunto e fasullo"romance" con famosa modella afrostatunitense, mezza pagina di Corriere della Sera! Chiuso.

Ora, approdiamo a ritroso col racconto al primo quindicennio fondamentale della storia di Hugo Rafael Chàvez Frìas. Giovane di umili origini, trovò nella carriera militare un buon impiego anche come dotato atleta. Percorse tutta la gavetta: accademia militare, gradi progressivi da ufficiale, specialità paracadutisti e negli anni ‘80 Hugo è un capitano dell'esercito venezuelano. Ma nel 1989- col governo conservatore di Andres Pèrez - alla fine di febbraio, accadde una tragedia a Caracas. Per via di un repentino e forte aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei trasporti, iniziarono nella capitale proteste, scioperi, cortei, disordini. La polizia intervenne subito duramente, poi anche l'esercito e iniziò una vera mattanza. In tre giorni i morti nelle strade salirono a centinaia. Le  prime valutazioni si aggiravano attorno alle 600 vittime, ma fonti non ufficiali parlavano anche di oltre 1800 uccisi, forse di più: operai, lavoratori, studenti, contadini falciati dalle mitraglie. Fu una strage. La polizia sparava ad altezza d'uomo e venne chiamato anche l'esercito coi suoi blindati. Ma all'interno delle forze armate c’erano piccoli gruppi di militari e di ufficiali che si rifiutarono di sparare sulla folla.

Uno di questi era Hugo Chàvez, allora tenente colonnello. (Nota: la grande strage di Caracas del febbraio 1989 chiamata " El Caracazo", con lo stesso titolo è stata rappresentata in un film del regista Roman Chailbaud proiettato nel 2005 al grande festival del Nuevo cine Latinoamericano de L’Avana).

 La tragedia  del "Caracazo" non si dissipò in Venezuela, e quel gruppo di ufficiali insofferenti  alla violenza  governativa iniziò a intessere una tela di ribellione, ma nel 1992 furono scoperti e imprigionati. Dopo due anni, nel 1994, Chàvez venne scarcerato, chiuse la carriera militare e iniziò quella politica. Il resto del racconto riporta  a quel 1999 dell'inizio che - dopo la prima vittoria elettorale di fine '98 -lo vedeva nuovo presidente del Venezuela. Quando venne in Italia nel 2005 ripercorrendo il viaggio del grande Simòn Bolìvar di due secoli prima a Milano e Roma, Hugo Chàvez raccontò tutte le sue vicissitudini. A Milano, era la fine di ottobre, nella piazzetta gremita di folla davanti alla Camera del Lavoro di Corso di Porta Vittoria, disse che in prigione aveva studiato a fondo le opere e la lezione politica di Gramsci e raccontò di come, sin da subito, dovette affrontare i molti tentativi di destabilizzazione contro il suo paese. Chiaro, che un astro nascente della sua taglia nel panorama politico latinoamericano lo mettesse subito al centro del mirino delle oligarchie interne e della potenza degli USA.

Il fatto più pericoloso avvenne nell'aprile 2002 con un golpe durato 6o ore. Chàvez, sequestrato da un commando militare, sparì dalla scena  mentre il capo degli industriali Carmona veniva nominato nuovo presidente posticcio. Si profilava il peggio, ma dopo meno di tre giorni Chàvez riapparve sano e salvo. Il suo grande carisma aveva prevalso tra i militari e venne rimesso in libertà con l'esultanza dei suoi molti sostenitori.

Carmona fuggi all'estero. Quelle ore convulse sono ritratte in uno straordinario documentario della  tv irlandese girato da due giornaliste in viaggio in Venezuela, proprio in quell'aprile 2002.  Il documentario si intitola "La revoluciòn no serà transmitida".

Ma poi invece la rivoluzione bolivariana prese alta quota e superò anche, all’inizio del 2003, una serrata di oltre due mesi della Pdvsa, l'industria petrolifera venezuelana. Una grande struttura pubblica, ma con alcuni dei suoi alti quadri dirigenti sabotatori e legati alle forze confindustriali sostenute dagli Stati Uniti. Di Hugo Chàvez sono ancora da ricordare le trasmissioni della domenica mattina in diretta radio e tv chiamate "Alò Presidente". Ne ha tenute centinaia, anche di tre o quattro ore, senza risparmio e con grande entusiasmo e caldissima comunicatività. Ne ricordo una su tutte: quella tenuta da Chàvez a Cuba nel 2007 con il podio proprio sotto la grande statua di Che Guevara nella piazza a lui dedicata a Santa Clara, mentre si collegava in diretta tv coi circoli operai e studenteschi in Venezuela e con Fidel Castro all'Avana, convalescente dopo la grave malattia del 2006. Chàvez trionfava di elezione in elezione tra l'entusiasmo popolare. Viaggiava nel mondo, e in particolare in America latina, dava il suo energico apporto nei Forum alla causa di "un nuovo  mondo è possibile" e il suo forte impulso all'unità latinoamericana, Intanto erano saliti al governo Evo Morales in Bolivia, Lula e poi Dilma Roussef in Brasile, Nestor e Crsitina Kirchscer in Argentina, Josè Mujica in Uruguay , Correa in Ecuador, Daniel Ortega in Nicaragua.

Naturalmente Hugo faceva spesso visita all'Avana a Fidel, amico fraterno e sua guida politica e morale. Ma ciò che non poterono fare le prigioni, i golpe, i complotti, le minacce contro Chàvez, cioè indebolirlo e eliminarlo, riuscì a una malattia che sorse improvvisa nel 2011. Un cancro alla prostata per cui fu più volte in ospedale all'Avana curato con cicli di chemioterapia. La forte fibra di Chàvez resisteva ma poi cominciò a cedere. Vinta con sofferenza l'ultima presidenziale nell'ottobre 2012, tornò in clinica. Ricordo il suo ultimo discorso: trenta minuti in tv dal palazzo di Miraflores a Caracas dove chiedeva il permesso al parlamento venezuelano per tornare ancora una volta in clinica all'Avana.

Chavez partì il 7 dicembre 2012, prima di Natale la notizia che era stato colpito anche da una infezione polmonare, in febbraio il peggioramento, le figlie che lo raggiungono e lo riportano in Venezuela, gli ultimi giorni all'ospedale militare di Caracas.

Infine la morte il 5 marzo dell'anno scorso e con Telesur la diretta  per un giorno intero con  milioni di persone ai  suoi funerali. Se ne andava un grande lottatore per l'emancipazione dei poveri e delle classi umili, un costruttore di dignità e indipendenza patriottica e latinoamericana. Oggi il Venezuela è di nuovo assaltato da trame, intrighi, violenze di piazza volte a far cadere il governo bolivariano condotto da Nicolas Maduro gia ministro degli esteri di Chàvez e suo erede politico. Maduro vinse per un solo punto le nuove elezioni presidenziali di aprile 2013, e il grande carisma umano e sociale di Hugo Chàvez manca  e molto al suo paese e al suo continente.
 

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