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L’indimenticabile
Comandante Hugo Chávez
Marzio Castagnedi
“Inolvidable”, indimenticabile. Questo è
l'aggettivo giusto, secondo noi, per Hugo Rafael
Chàvez Frìas il più importante uomo politico e
capo di Stato dell'America Latina degli ultimi
15 anni. Chàvez è morto il 5 marzo 2013 a
Caracas ed era nato nel 1954 a Sabaneta,
cittadina di duemila abitanti dell'interno
sud-ovest venezuelano. Era di umile origine
campesina e sua madre di discendenza india.
Chàvez ha vissuto solo 59 anni, stroncato in
meno di due anni da una malattia così improvvisa
che può avere avuto anche contorni ambigui. La
vita e l'avventura storico-politica di Hugo
Chàvez va divisa in due fondamentali fasi di
quindici anni ciascuna. Cominciamo dalla
seconda, la più nota, la più importante.
Vidi dal vero all'Avana il presidente Chàvez
inaugurare assieme a Fidel Castro un monumento a
Simòn Bolìvar (lo storico "libertador" del
Sudamerica dagli spagnoli poco meno di 200 anni
fa), nella splendida "Avenida de los
Presidentes", un grande viale che ha nell'ampia
zona centrale giardini, panchine, statue e che
scende da una leggera collina all'Avana verso il
lungomare.
Era il 15 novembre del 1999 ed era in corso
nella capitale cubana la "Cumbre
Ispanoamericana", riunione che si tiene ogni
anno con Spagna e Portogallo e i paesi
latinoamericani che nel corso dell'Ottocento si
liberarono progressivamente dal secolare giogo
coloniale dei due stati europei. "il Vertice"
quell'anno si teneva all'Avana ed erano
presenti, tra i tanti capi di Stato, anche i
reali di Spagna, re Juan Carlos e la regina
Sofia. Per Chàvez la permanenza durò molto di
più degli altri statisti, perchè con Fidel c'era
una amicizia fraterna. Così Hugo, oltre i lavori
del Vertice, tenne una conferenza magistrale
all'università dell'Avana e giocò anche una
formidabile partita di base-ball, la "pelota" in
cubano. Un’amichevole tra vecchie glorie, e
vinse Fidel allenatore dei cubani, che fece una
"broma tactica" (scherzo) alla squadra
venezuelana in cui Chàvez si dimostrò valente
lanciatore. L'incontro fini tra omeriche risate
al centro del campo e in diretta tv quando Fidel
smascherò tre giocatori della nazionale cubana
campione del mondo travestiti da vecchietti. Con
la partita storico-comica, rise tutta Cuba
davanti alla tv.
In quel 1999 Hugo Chàvez era stato da pochi mesi
eletto presidente del Venezuela con netta
maggioranza e da quella data vinse poi altre due
elezioni presidenziali, otto tra regionali e
municipali e due referendum, il tutto con
maggioranze del 65% e oltre. (Perse un solo
referendum costituzionale nel 2008, ma lo vinse
l'anno dopo).
Quindi dalla prima elezione '99 fino all'ultima
di ottobre 2012, Chàvez non solo ha guidato il
suo paese ribattezzato "Repubblica Bolivariana
del Venezuela", ma ha trainato di fatto l'onda
della rinnovata America Latina che ha visto
virare a sinistra, nell'ordine, dopo il
Venezuela, Brasile, Argentina, Uruguay, Bolivia,
Ecuador, Paraguay, Nicaragua, Guatemala,
Salvador, Perù e in parte anche il Cile.
L'Honduras, in cui era stato eletto il
progressista Manuel Zelaya, tornò all'estrema
destra con un sanguinoso colpo di stato nel
2010. Per gli Usa e i loro ALCA (accordi di
libero commercio) rimase come storico e sicuro
alleato solo la Colombia.
Nel 2004 al L'Avana, Fidel Castro e Hugo Chàvez
fondarono l'ALBA (Alleanza Bolivariana per le
Americhe). Entusiasmo contagioso,vitalità
inesauribile, fiducia completa, stretta unione
col popolo, sono state le doti umane e morali
del presidente Chàvez che ne hanno fatto,
assieme a lucida visione strategica e a saldi
principi patriottici, il trascinatore del vasto
gruppo di paesi latinoamericani che dal 2000 in
poi hanno voltato pagina e girato le spalle, e
per via democratica ed elettorale, a decenni di
governi di destra e di estrema destra, di colpi
di Stato e sanguinosi regimi.
Si pensi, tra tutti, al Cile di Pinochet,
all'Argentina criminale di Videla e anche a
quella "democratica" del superladrone Carlos
Menem che negli anni ‘90 portò il suo paese al
crack, al fallimento completo del paese.
Chàvez negli anni della prima presidenza ideò,
con l'aiuto cubano con migliaia di medici e
insegnanti, le "missioni", (Robinson, Barrio
adentro) cioè grandi campagne nazionali di
sanità, alimentazione, sport, scuola, cultura e
educazione per le grandi masse povere
venezuelane. E principalmente da esse ebbe
quelle maggioranze elettorali così forti e alte
di quegli anni. Da Chàvez venne anche il forte
impulso alla ricerca di una più forte e nuova
unità latinoamericana: fu lui a fondare TeleSur,
grande emittente tv che trasmette da ogni
capitale latinoamericana, da Caracas a Rio de
Janeiro, da Buenos Aires a Città del Messico, da
La Paz a Quito, all'Avana. Fu tra i promotori
del Banco del Sur e inventò nel 2004
"Petrocaribe", alleanza economico-sociale cui si
deve dedicare qualche parola.
Chàvez prese il 10 per cento della produzione
annua di petrolio (oltre 2 milioni di barili di
greggio al giorno) e li mise a disposizione di
17 paesi rivieraschi del mar dei Caraibi, dai
centroamericani a Cuba e fino a Giamaica, Haiti,
Santo Domingo e anche nelle piccole Antille.
"Noi popoli che ci affacciamo sui Caraibi -
disse in una diretta tv in onda per ore alla tv
cubana - siamo popoli "hermanos", fratelli.
Abbiamo in comune il nostro grande lago Caribe
(lo chiamava lago, il mar dei Caraibi lungo e
largo oltre 3000 chilometri ), abbiamo in comune
la nostra storia di territori d'America occupati
per secoli dalla Spagna e poi da noi liberati in
lunghe lotte di indipendenza e abbiamo in comune
anche la"mezcla" etnica, cioè la mescolanza
meticcia tra popoli indo-americani originari,
neri africani schiavi e colonialisti spagnoli.
Dunque - concluse Chàvez - per questi motivi il
mio governo ha deciso di fornire a 17 paesi
caraibici petrolio al solo costo industriale (il
25% del prezzo di mercato). E si pagherà a
"largo plazo". A lunga scadenza.
Nota: il Venezuela estrae e vende petrolio da
oltre un secolo, dall'inizio del Novecento. Per
la prima volta nella sua storia, con Petrocaribe
di Chàvez, il Venezuela offriva una parte della
sua produzione scontata del 75%. Ai paesi
"hermanos", chiaro.
Chavèz è stato l'anima anche della creazione
recente, nel dicembre 2011, della Celac,
Comunità Economica Latinoamericana. Tutto
l'entusiasmo, la forza, lo spirito di Hugo
Chàvez lo si può vedere in un film-documentario
di Oliver Stone che in spagnolo
s'intitola "Al sur de la frontera". È un
documentario chiaro e brillante, opera di un
grande regista del cinema statunitense ricoperto
di insulti da quando si occupa di altri mondi
terzi, oltre che di quello
occidental-hollywoodiano. (Stone nel giugno 2002
e 2003 girò all'Avana due documentari-intervista
a Fidel Castro per i quali la sua produzione fu
salatamente multata in dollari USA, perchè anche
questo rientra nelle sanzioni del blocco yankee
contro Cuba). Nel citato film, "Al sud della
frontiera", cioè il continente americano a sud
degli USA, Stone e la sua agile troupe viaggiano
in Latinoamerica e semplicemente intervistano
Chavez, Lula da Silva, Kristina Fernandez de
Kirchscner, il boliviano Evo Morales e Raùl
Castro, ma anche Fernando Lugo, presidente
paraguayano poi scalzato da un "colpo bianco"
parlamentare. Ma sopratutto spicca il presidente
venezuelano in un documento filmico in cui il
regista intendeva dare informazioni al mondo
sul nuovo corso latinoamericano iniziato col
primo decennio. È stato super snobbato da stampa
e tv occidentali, in primis, vergognosamente, da
quelle italiane. Quando, qualche anno fa, Stone
e Chàvez fecero un'improvvisata alla Mostra del
Cinema di Venezia per una proiezione di "Al sud
della frontiera", stampa e tv titolarono e
gridarono allo scandalo in prima pagina. Arriva
il caudillo, il golpista venezuelano col suo
regista rinnegato, scrissero molte e quasi tutte
le testate.
Sì, Hugo Chàvez nel primo decennio del 2000 è
sempre stato trattato così dalla
(dis)informazione italiota. In Repubblica e Il
Corriere è apparso sempre e solo fotografato in
divisa e basco rosso e chiamato "golpista". Per
Petrocaribe o la Celac nemmeno una riga, però su
gossip di presunto e fasullo"romance" con
famosa modella afrostatunitense, mezza pagina di
Corriere della Sera! Chiuso.
Ora, approdiamo a ritroso col racconto al primo
quindicennio fondamentale della storia di Hugo
Rafael Chàvez Frìas. Giovane di umili origini,
trovò nella carriera militare un buon impiego
anche come dotato atleta. Percorse tutta la
gavetta: accademia militare, gradi progressivi
da ufficiale, specialità paracadutisti e negli
anni ‘80 Hugo è un capitano dell'esercito
venezuelano. Ma nel 1989- col governo
conservatore di Andres Pèrez - alla fine di
febbraio, accadde una tragedia a Caracas. Per
via di un repentino e forte aumento dei prezzi
dei prodotti alimentari e dei trasporti,
iniziarono nella capitale proteste, scioperi,
cortei, disordini. La polizia intervenne subito
duramente, poi anche l'esercito e iniziò una
vera mattanza. In tre giorni i morti nelle
strade salirono a centinaia. Le prime
valutazioni si aggiravano attorno alle 600
vittime, ma fonti non ufficiali parlavano anche
di oltre 1800 uccisi, forse di più: operai,
lavoratori, studenti, contadini falciati dalle
mitraglie. Fu una strage. La polizia sparava ad
altezza d'uomo e venne chiamato anche l'esercito
coi suoi blindati. Ma all'interno delle forze
armate c’erano piccoli gruppi di militari e di
ufficiali che si rifiutarono di sparare sulla
folla.
Uno di questi era Hugo Chàvez, allora tenente
colonnello. (Nota: la grande strage di Caracas
del febbraio 1989 chiamata " El Caracazo", con
lo stesso titolo è stata rappresentata in un
film del regista Roman Chailbaud proiettato nel
2005 al grande festival del Nuevo cine
Latinoamericano de L’Avana).
La tragedia del "Caracazo" non si dissipò in
Venezuela, e quel gruppo di ufficiali
insofferenti alla violenza governativa iniziò
a intessere una tela di ribellione, ma nel 1992
furono scoperti e imprigionati. Dopo due anni,
nel 1994, Chàvez venne scarcerato, chiuse la
carriera militare e iniziò quella politica. Il
resto del racconto riporta a quel 1999
dell'inizio che - dopo la prima vittoria
elettorale di fine '98 -lo vedeva nuovo
presidente del Venezuela. Quando venne in Italia
nel 2005 ripercorrendo il viaggio del grande
Simòn Bolìvar di due secoli prima a Milano e
Roma, Hugo Chàvez raccontò tutte le sue
vicissitudini. A Milano, era la fine di ottobre,
nella piazzetta gremita di folla davanti alla
Camera del Lavoro di Corso di Porta Vittoria,
disse che in prigione aveva studiato a fondo le
opere e la lezione politica di Gramsci e
raccontò di come, sin da subito, dovette
affrontare i molti tentativi di
destabilizzazione contro il suo paese. Chiaro,
che un astro nascente della sua taglia nel
panorama politico latinoamericano lo mettesse
subito al centro del mirino delle oligarchie
interne e della potenza degli USA.
Il fatto più pericoloso avvenne nell'aprile 2002
con un golpe durato 6o ore. Chàvez, sequestrato
da un commando militare, sparì dalla scena
mentre il capo degli industriali Carmona veniva
nominato nuovo presidente posticcio. Si
profilava il peggio, ma dopo meno di tre giorni
Chàvez riapparve sano e salvo. Il suo grande
carisma aveva prevalso tra i militari e venne
rimesso in libertà con l'esultanza dei suoi
molti sostenitori.
Carmona fuggi all'estero. Quelle ore convulse
sono ritratte in uno straordinario documentario
della tv irlandese girato da due giornaliste in
viaggio in Venezuela, proprio in quell'aprile
2002. Il documentario si intitola "La
revoluciòn no serà transmitida".
Ma poi invece la rivoluzione bolivariana prese
alta quota e superò anche, all’inizio del 2003,
una serrata di oltre due mesi della Pdvsa,
l'industria petrolifera venezuelana. Una grande
struttura pubblica, ma con alcuni dei suoi alti
quadri dirigenti sabotatori e legati alle forze
confindustriali sostenute dagli Stati Uniti. Di
Hugo Chàvez sono ancora da ricordare le
trasmissioni della domenica mattina in diretta
radio e tv chiamate "Alò Presidente". Ne ha
tenute centinaia, anche di tre o quattro ore,
senza risparmio e con grande entusiasmo e
caldissima comunicatività. Ne ricordo una su
tutte: quella tenuta da Chàvez a Cuba nel 2007
con il podio proprio sotto la grande statua di
Che Guevara nella piazza a lui dedicata a Santa
Clara, mentre si collegava in diretta tv coi
circoli operai e studenteschi in Venezuela e con
Fidel Castro all'Avana, convalescente dopo la
grave malattia del 2006. Chàvez trionfava di
elezione in elezione tra l'entusiasmo popolare.
Viaggiava nel mondo, e in particolare in America
latina, dava il suo energico apporto nei Forum
alla causa di "un nuovo mondo è possibile" e il
suo forte impulso all'unità latinoamericana,
Intanto erano saliti al governo Evo Morales in
Bolivia, Lula e poi Dilma Roussef in Brasile,
Nestor e Crsitina Kirchscer in Argentina, Josè
Mujica in Uruguay , Correa in Ecuador, Daniel
Ortega in Nicaragua.
Naturalmente Hugo faceva spesso visita all'Avana
a Fidel, amico fraterno e sua guida politica e
morale. Ma ciò che non poterono fare le
prigioni, i golpe, i complotti, le minacce
contro Chàvez, cioè indebolirlo e eliminarlo,
riuscì a una malattia che sorse improvvisa nel
2011. Un cancro alla prostata per cui fu più
volte in ospedale all'Avana curato con cicli di
chemioterapia. La forte fibra di Chàvez
resisteva ma poi cominciò a cedere. Vinta con
sofferenza l'ultima presidenziale nell'ottobre
2012, tornò in clinica. Ricordo il suo ultimo
discorso: trenta minuti in tv dal palazzo di
Miraflores a Caracas dove chiedeva il permesso
al parlamento venezuelano per tornare ancora una
volta in clinica all'Avana.
Chavez partì il 7 dicembre 2012, prima di Natale
la notizia che era stato colpito anche da una
infezione polmonare, in febbraio il
peggioramento, le figlie che lo raggiungono e lo
riportano in Venezuela, gli ultimi giorni
all'ospedale militare di Caracas.
Infine la morte il 5 marzo dell'anno scorso e
con Telesur la diretta per un giorno intero
con milioni di persone ai suoi funerali. Se ne
andava un grande lottatore per l'emancipazione
dei poveri e delle classi umili, un costruttore
di dignità e indipendenza patriottica e
latinoamericana. Oggi il Venezuela è di nuovo
assaltato da trame, intrighi, violenze di piazza
volte a far cadere il governo bolivariano
condotto da Nicolas Maduro gia ministro degli
esteri di Chàvez e suo erede politico. Maduro
vinse per un solo punto le nuove elezioni
presidenziali di aprile 2013, e il grande
carisma umano e sociale di Hugo Chàvez manca e
molto al suo paese e al suo continente.
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