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Di ritorno da
Cuba: l’Isola che …c’e’!
Una rivoluzione in continua marcia
• Report
del capitolo italiano della Rete in Difesa
dell’Umanità
Anche la
visita politica-culturale a Cuba di questo
febbraio 2014 ha evidenziato, come sempre,
quanto Cuba rappresenti “l’isola che c’è”, e
quindi una realtà rivoluzionaria che esiste,
resiste e continua la marcia del suo
rinnovamento mantenendo ferma l’impostazione e
la strategia socialista. La nostra delegazione
ha partecipato a vari incontri in rappresentanza
del Capitolo Italiano della Rete in Difesa
dell’Umanità (Rete dei Comunisti, Associazione e
rivista Nuestra America, Contropiano, CESTES-
Centro studi della USB, Laboratorio Europeo per
la Critica Sociale, Natura Avventura Edizioni, e
altre organizzazioni socio-politiche, centri
studio, riviste , militanti sociali e sindacali,
intellettuali e artisti).
Tutte le
attività e gli incontri, le conferenze, hanno
avuto come fine principale quello di continuare
e rafforzare i rapporti culturali e politici con
Cuba e la sua rivoluzione, il Partito Comunista
Cubano, il Governo e il grande popolo
rivoluzionario di Cuba, rapporti che vivono in
modo diretto e fraterna ormai da decenni con la
Rete dei Comunisti e del Centro Studi CESTES e
altre strutture del Capitolo Italiano della Rete
in Difesa dell’Umanità. L’agenda delle attività
politiche è stata organizzata e seguita con
grande professionalità e passione dai compagni
dell’ICAP, l’Istituto Cubano per l’Amicizia dei
Popoli, in particolare dalla sua Presidente
Kenya Serrano, una delle più giovani
Parlamentari con cariche di alta responsabilità
politica e istituzionale della rivoluzione di
Cuba, che svolge questi importanti compiti già
da diversi anni. A Cuba sono moltissimi i
giovani e le donne che rivestono questi ruoli,
come anche Miguel Diaz Canèl, Vice Presidente
della Repubblica a soli 52 anni, che anche
questa volta abbiamo avuto l’onore e il piacere
di incontrare con il solito e grande affetto e
amicizia di sempre; chiaramente Fidel e Raul
Castro rappresentano le figure guida, in quanto
sono gli ultimi leader storici della Sierra
Maestra che hanno portato alla vittoria della
Rivoluzione, ma è evidente, frequentando
istituzioni e strutture politiche di come Cuba
sia governata da una vera e sentita democrazia
partecipativa con alla guida tanti giovani
dirigenti di alta competenza, formati
teoricamente e nella dura pratica di questo
consolidato processo rivoluzionario.
I primi
incontri ufficiali si sono tenuti proprio con la
Presidentessa Kenia e con gli altri compagni
dell’ICAP, trattando questioni centrali relative
alla continuazione, diversificazione e
rafforzamento della lotta per la liberazione dei
nostri 5 fratelli eroi cubani e della battaglia
contro il blocco economico commerciale imposto
da 52 anni dagli USA a Cuba. Ancora una volta
nel 2013 le Nazioni Unite per 20 anni di seguito
si sono espresse assolutamente a favore di Cuba
e per la fine del blocco; infatti la votazione
tenutasi a novembre scorso ha riportato il
risultato di 187 voti contro l’assurda
continuazione del blocco! Solo due Paesi, come
anche in passato, hanno votato a favore della
continuità: Stati Uniti e Israele. Tale
situazione si protrae da più di venti anni in
quanto gli USA hanno il “diritto di veto”, per
cui nonostante la maggioranza dei Paesi siano
contrari al blocco la questione continua a
ripresentarsi anno dopo anno, come vile ricatto
imposto dagli USA contro l’autodeterminazione
socialista della rivoluzione cubana. I compagni
dell’ICAP, del Partito, dell’Associazione degli
Economisti Cubani ANEC e del Centro studi sulla
Mondializzazione CIEM e di altri centri studi,
ci hanno fatto notare come Cuba nonostante il
duro blocco stia facendo degli importanti
progressi socio-economici sulle strategiche
questioni macroeconomiche ma anche nelle piccole
cose quotidiane. Oltre quindi a mantenere quegli
aspetti politico-sociali che da sempre hanno
caratterizzato la rivoluzione, quali la gratuità
della sanità e l’istruzione pubblica, dello
sport, dell’abitare, di tutti i servizi
essenziali, sono state ampliate e socializzate
ancor più le reti internet, quelle della
telefonia mobile, è stato regolamentato e
rafforzato il trasporto pubblico, i negozi non
solo di beni di prima necessità sono ora sempre
ben forniti. Ciò a dimostrazione che nonostante
il blocco da parte degli USA, le relazioni di
solidarietà e complementarietà con l’ALBA
funzionano, così come funzionano le relazioni
con i BRICS, con quei rapporti economici,
commerciali e finanziari di amicizia che
caratterizzano le relazioni non solo con Brasile,
Russia, India, Cina e Sud Africa ma anche con
gli altri paesi dell’America Latina, con l’Iran,
con il Vietnam e con tanti altri. Tali rapporti
sono portati avanti in alcuni casi diciamo così
per “simpatia politica” o in altri sono evidenti
gli interessi di alcune potenze economiche
derivate dalla competizione internazionale; ma
in ogni caso sono sempre più i Paesi che non
volendo rispettare le imposizioni dell’infame
strumento di ritorsione politica contro Cuba che
è il blocco, mostrano un forte interesse di
collaborazione e di interscambio paritario con
Cuba; non è un caso che molti di questi sono
comunemente etichettati dagli USA come “Stati
canaglia” per il semplice fatto di non accettare
le regole del FMI o della Banca Mondiale e le
“prepotenze” politiche, finanziarie e
commerciali statunitensi. I rapporti con i BRICS
e altri Paesi sono comunque differenti da quelli
che Cuba ebbe in passato con l’Unione Sovietica,
in quanto nello specifico dagli anni sessanta
agli anni ottanta i rapporti avvenivano
all’interno della logica degli accordi del
COMECON, cioè con l’alleanza dei Paesi
socialisti guidati dall’Unione Sovietica, e
quelle relazioni erano improntate sulle regole
di un interscambio forte all’interno della
stessa alleanza. Oggi invece la situazione è
differente, in quanto i BRICS non fanno parte
dell’ALBA, ma intrattengono comunque rapporti
commerciali intensi e di rispetto con Cuba, la
cui relazione di maggior importanza rimane in
ogni caso con il Venezuela.
La nostra
delegazione ha avuto fitti interscambi con gli
esponenti del Partito e con i rappresentanti
dell’ICAP e di molti centri studi e tutti ci
hanno confermato il grande successo politico
ottenuto solo da pochi giorni con il grande
vertice della CELAC, che riunisce non solo i
paesi dell’ALBA, cioè quindi quelli che hanno in
corso processi diversificati di transizione
socialista o a forte caratterizzazione
antimperialista e anticapitalista (Cuba,
Bolivia, Venezuela, Nicaragua ed Ecuador), ma ha
riunito 31 dei 33 Paesi dell’America Latina,
quindi governi democratici e progressisti ma
anche di centro-destra.
Al termine
del vertice ne è scaturito un documento finale
approvato da tutti i partecipanti, diviso in 83
punti, che è stato pubblicato anche in italiano
sul sito di Nuestra America e su quello di
Contropiano; leggendo questa risoluzione ci si
rende conto del senso della democrazia
partecipativa e delle scelte politiche ed
economiche antiliberiste che oggi vuole
perseguire questo grande processo di
integrazione in atto in America Latina; processi
che vanno in modo completamente opposto a ciò
che avviene in Europa e negli USA: tale
documento finale ha addirittura in alcuni suoi
punti una caratterizzazione di impianto
socialista ma risultano soprattutto fortemente
delineati richiami sostanziali
all’antimperialismo e all’antineoliberismo,
all’indipendenza, all’autodeterminazione, alla
democrazia sociale, di base e in alcuni casi a
quella partecipativa. Le linee della politica
economica sono a favore di uno sviluppo
compatibile non solo dal punto di vista
ambientale ma anche da quello sociale, in cui
prevale non la logica del profitto ma quella
della solidarietà e della complementarietà con
forte interesse per le economie locali e un
rilancio dell’agricoltura e del mondo dei
contadini anche attraverso modalità di
investimento sostenute da uno sforzo comune di
integrazione e complementarietà. Dichiarare, poi,
l’America Latina una “terra di pace” è stata e
rimane una sfida importante contro l’egemonia
imperialista di chi attraverso la guerra
continua a imporre le regole della propria
espansione e del proprio dominio; come
importante è riflettere sul fatto che se la
CELAC chiude il suo vertice con un documento
assolutamente duro contro le regole e le
politiche imperialiste, e se ad approvare questo
documento sono quindi anche governi conservatori
che mantengono un’amicizia con gli USA ma ne
rifiutano le ingiustizie sociali e le pesanti
interferenze politiche e spesso anche con una
minacciosa presenza militare, tutto ciò fa anche
riflettere su un probabile nuovo forte interesse
dell’Europa per l’America Latina, poiché appare
sempre più chiaro che gli Stati Uniti sono ormai
“in un angolo”. Lo scontro e la pesante
ingerenza USA verso CUBA è storico, ma quando
iniziano a contrapporsi alle politiche imperiali
statunitensi anche il Brasile, l’Argentina,
l’Uruguay, il Paraguay, ecc. – e il Brasile è il
quinto paese
in termini di PIL a livello mondiale – significa
che qualcosa di rilevanzastorica sta realmente
succedendo. La modalità del confronto, le
mete unitarie proposte a questo vertice della
CELAC evidenzia per la “Isla grande” una
importante vittoria perché proprio Cuba che era
stata estromessa dall’Organizzazione OEA (Organizacion
Estados Americanos) per volere degli Stati Uniti
in quanto considerato paese socialista
indesiderato, con il formarsi della CELAC e
quindi dell’unione dei Paesi latino-americani –
come avrebbero voluto in passato Josè Marti o
Bolivar – ne riceve con voto
unanime la presidenza e conduce per mano gli
altri paesi latino americani in quello che si
può reputare il più grande e importante processo
di integrazione che solo oggi comincia realmente
a realizzarsi.
Durante
queste intense giornate di attività politiche e
culturali la nostra delegazione si è anche
incontrata con Noel Carrillo Alfonso,
Responsabile per l’Europa del Comitato Centrale
del Partito Comunista di Cuba, e con Oscar
Martinez, Vice Presidente delle Relazioni
Internazionali del Comitato Centrale e abbiamo
avuto modo di salutare anche Balanguer,
Responsabile Capo delle Relazioni Internazionali.
Anche con
Noel Carrillo, così come con l’ICAP, con la Rete
In Difesa dell’Umanità, con Graciela Ramirez e
tutto il Comitato Internazionale per la Libertà
dei 5 si è discusso non solo del blocco e della
situazione politica-economica che oggi vive
l’America Latina, ma anche degli effetti nei
diversi contesti della crisi sistemica e in
particolare in Europa.
Analizzando
quelle che sono oggi le politiche e le questioni
internazionali sul tappeto, grande rilevanza ha
avuto ovviamente la drammatica vicenda della
ingiusta detenzione dei nostri fratelli eroi
cubani: al momento è a Cuba nella sua patria
dopo aver scontato 15 anni di detenzione
soltanto Renè Gonzalez, che abbiamo avuto modo
di incontrare e con il quale abbiamo parlato
delle prossime campagne internazionali in
programma in difesa dei 5, in particolare di
quella di Marzo a Londra e della Terza giornata
Internazionale per la Libertà dei 5 che si terrà
a Washington a giugno prossimo. Il Prof.
Vasapollo, insieme a Renè e a Frei Betto ha
anche tenuto una conferenza internazionale al
Palazzo delle Convenzioni a la Havana a cui
hanno partecipato centinaia di docenti,
attivisti sociali e della solidarietà di
tantissimi paesi non solo latino-americani, che
hanno posto molte domande e sviluppato con i tre
relatori un interessante dibattito sullo stato
attuale delle campagne di solidarietà e sulle
modalità di come proseguirle in tutto il mondo,
dando rilevanza al fatto che vanno ampliati
sempre di più gli interlocutori di aree sociali
anche fuori dai circuiti della solidarietà
militante coinvolgendo ad esempio sindacati,
studenti, settori delle diverse chiese e
religioni, insomma facendo una forte campagna di
informazione per far conoscere il caso dei 5 che
ancora è sconosciuti ai più e cercando anche
forme di solidarietà non necessariamente di
carattere politico ma toccando argomenti che
siano anche percepiti come questioni di
giustizia sociale ed umanitaria.
Un momento
di grande interesse culturale e di emozione
vissuto dalla nostra delegazione è stato proprio
questo “dibattito a tre” tra il Professor
Vasapollo, Frei Betto e Renè Gonzalez,
coordinato da Arleen Rodriguez e Graciela
Ramirez, tenutosi al Palazzo delle Convenzioni,
che ha ripercorso le tappe della sopra citata
“Battaglia Internazionale per la Libertà dei 5”.
Renè ha
fatto un appello affinché le varie istituzioni
religiose e le più diverse istanze sociali
conoscano e sostengano, almeno dal punto di
vista della solidarietà umana, questa campagna
di libertà così importante, e infatti durante le
varie iniziative il suo unico scopo non è stato
parlare di sé e di ciò che ha vissuto, ma sempre
quello di ascoltare e capire come ci si possa
muovere per ampliare la schiera degli attori
sociali in grado di sensibilizzare e coinvolgere
ampi strati della popolazione in particolare
statunitense per la liberazione dei suoi
compagni.
Il 27
febbraio prossimo giunge a fine pena Fernando
Gonzalez dopo 16 anni di ingiusta detenzione e
si spera possa rientrare immediatamente nella
sua patria; rimangono così ostaggio
dell’imperialismo USA Gerardo Hernandez, Antonio
Guerrero, Ramon Labañino, in quanto ad ognuno di
loro sono state inflitte pene differenti ma
pesantissime e ognuno di loro dovrà scontare
secondo le leggi statunitense completamente la
pena fino all’ultimo giorno, e non solo: Renè
per esempio ha scontato i suoi 13 anni di
detenzione ed è dovuto rimanere altri due anni
negli Stati Uniti in libertà vigilata, quando
invece sarebbe potuto rientrare immediatamente a
Cuba! La battaglia di libertà e giustizia
continuerà comunque, per loro scelta, a
chiamarsi “Campagna di libertà per i 5”, perché
giustamente si sentono “un unico corpo” che ha
servito e serve umilmente la patria socialista
contro il terrorismo, e finché non saranno
liberi tutti e nella loro patria la drammatica
vicenda dei 5 non si considererà risolta. Dei
tre rimasti nelle carceri statunitensi uno ha la
fine della pena nel 2017, uno nel 2021, ma a
Gerardo è stata inflitta la condanna più assurda,
ingiusta e pesante: due ergastoli e in più 15
anni, quindi per la legge statunitense è come se
dovesse rinascere due volte e poi scontare
ulteriori 15 anni!! E’ quindi chiaro che l’unica
soluzione possibile sia esclusivamente politica
ed in mano al Presidente Obama che può concedere
una grazia o un indulto.
La nostra
delegazione ha più volte incontrato il Comitato
internazionale per la Libertà dei 5 e si è a
lungo parlato delle modalità di attuazione delle
due prossime iniziative, quella del 6 marzo a
Londra, in preparazione della Terza giornata
Internazionale a Difesa dei 5 che si terrà a
Washington. Lo scorso anno alcuni nostri
compagni sono stati nella città statunitense a
manifestare davanti alla Casa Bianca,
partecipando attivamente ad incontri,
manifestazioni, conferenze, ecc., e torneranno
anche quest’anno per portare avanti questa
battaglia politica di libertà e di
riconoscimento del diritto
all’autodeterminazione per ogni cittadino del
mondo, per l’intera umanità e per coinvolgere
sempre più l’opinione pubblica e la stampa
statunitense. Il Presidente Obama avrebbe
infatti tutte le facoltà di concedere l’indulto
ai nostri fratelli, ma gli USA ragionano solo in
termini di vendetta e di rapporti di forza
contro l’indipendenza di Cuba; ed è quindi ovvio
che se una buona parte di opinione pubblica
statunitense capisse e si schierasse a favore
della liberazione degli agenti cubani, il
presidente Obama forse potrebbe essere più
indotto a concedere l’indulto in quanto potrebbe
reagire positivamente ad un maggiore consenso e
pressione sociale. Lo scorso anno a Washington
si è notata una grande sensibilità a conoscere e
capire da parte di vari settori della società
statunitense, a partire dalla Chiesa Evangelica
e da settori sociali e del pacifismo e se ne è
discusso con Angela Davis e con tanti
intellettuali e artisti statunitensi che hanno
aderito con forte spirito battagliero; anche il
Washington Post, dopo essere stato occupato
simbolicamente, ha preso più in considerazione
la questione e ha pubblicato degli articoli a
riguardo.
La nostra
delegazione per approfondire le relazioni
politiche e culturali si è poi incontrata col
Ministro dell’Educazione Superiore Alarcon e con
vari dirigenti del Ministero, come Ramon Sanchez
Noda che dirige il Dipartimento marxismo e
leninismo, il vice ministro Santin , dirigenti
delle relazioni internazionali e poi abbiamo
incontrato il Ministro della Cultura Bernal, e
vari altri esponenti del Governo e delle
istituzioni cubane.
Siamo stati
poi ospitati alla Casa dell’ALBA con un lungo e
fraterno incontro con Ismael Gonzalez presidente
per le attività sociali e culturali dell’ALBA; e
proprio nella Casa dell’ALBA abbiamo presentato
i libri La transizione bolivariana al Socialismo
e Chavez per sempre! Editi da Natura Avventura
Edizioni; questi due libri sono stati presentati
anche al Memorial Salvador Allende da Abel
Prieto, primo Assessore del Presidente Raul
Castro e da Isabel Monal prestigiosa filosofa
cubana di livello internazionale. Abbiamo anche
partecipato alla Fiera Internazionale del Libro
di Cuba, quest’anno dedicata all’Ecuador, dove
abbiamo anche incontrato i Primo Vicepresidente
della Repubblica di Cuba Miguel Diaz Canel e il
Ministro degli Esteri dell’Ecuador Patiño, e
dove abbiamo presentato di fronte ad un attento
pubblico e molti giornalisti in una splendida
cornice di festa e cultura il libro “Sole spento…
ma che colpa abbiamo noi?” Durante
l’interscambio con il pubblico abbiamo voluto
spiegare i contenuti e anche il perché del
titolo: il sole del cosiddetto futuro che aveva
promesso il capitalismo per l’umanità si è ormai
spento; la colpa viene data ai lavoratori: ma
loro che colpa hanno se il sistema capitalista
con le sue regole del profitto sta distruggendo
l’umanità?! Da ciò ne deriva anche nel libro un
forte parallelismo con il caso dei 5 eroi cubani,
cioè una drammatica sintonia fra forme di
terrorismo economico e di terrorismo militare di
Stato utilizzate dal sistema capitalistico
soffocato da una sua stessa crisi sistemica;
infatti il caso dei 5 eroi cubani è un atto di
ricatto e vendetta di carattere politico-militare
contro la rivoluzione cubana; da 16 anni per i
nostri fratelli il sole si è spento, perché
l’impero li ha voluti ingiustamente in carcere
come ostaggi politici contro la grave colpa di
Cuba di essersi autodeterminata in maniera
socialista; ma che colpa hanno loro, se non
quella di aver difeso il loro Paese e l’umanità
dal terrorismo?
Gli
incontri e le attività culturali alla Fiera del
libro da parte della nostra delegazione hanno
posto anche le basi con Ismael Gonzalez, Isabel
Monal e Abel Prieto per realizzare dei libri in
Italia e per riaprire un discorso politico e
culturale della grande figura del rivoluzionario
comunista Gramsci, per capire perché ancora oggi
in Europa l’approfondimento del suo pensiero sia
tanto osteggiato quando invece in America Latina
la sua figura di rivoluzionario è centrale
all’interno di un discorso di rilancio del
Socialismo nel XXI secolo. Le nostre attività
culturali ed editoriali dei prossimi mesi
cercheranno proprio di legare gli attuali
sviluppi teorici e culturali dei paesi dell’ALBA
all’attualizzazione del pensiero gramsciano e a
come i nuovi paradigmi politico-economici della
complementarietà, solidarietà e delle economie
fuori mercato abbiano oggi un grande peso come
alternativa alla crisi sistemica del capitale ma
allo stesso tempo attingono da grandi
rivoluzionari del passato come Mariatequi e lo
stesso Gramsci.
Il 13
febbraio si è tenuta all’ICAP una bellissima
cerimonia: i familiari della guerrigliera
Tamara, conosciuta come Tania, morta in Bolivia
a soli 30 anni insieme a Che Guevara, che ne
aveva solamente 39, hanno donato al Governo
cubano alcuni suoi libri, dei diari e i pochi
abiti rimasti. Molti sono stati anche gli
incontri con la Rete in Difesa dell’Umanità ai
quali ha partecipato Omar Gonzalez, coordinatore
della e tanti altri illustri e prestigiosi
intellettuali e artisti e responsabili di centri
studi e strutture culturali di Cuba.
Importanti sono stati anche gli incontri con gli
economisti dell’ANEC e con gli studiosi del CIEM
(Centro di Ricerca sull’Economia Mondiale), con
i quali si è discusso della crisi, delle
eventuali soluzioni e di come attualizzare i
sistemi di pianificazione socialista.
Il dibattito oggi a Cuba e nell’ALBA è sulla
possibilità di creare una congiunzione fra
pianificazione socialista centralizzata e
pianificazione decentralizzata. Il socialismo
fino ad ora ha storicamente portato avanti anche
in realtà differenti un modello di piano
centrale, ma ora Cuba sta tentando di unificare
la strada di una strategia di pianificazione
economica a livello centrale, poi diversificata
a livello locale, di provincia in provincia
secondo le rispettive risorse, possibilità e
potenzialità.
C’è quindi
un dibattito forte sulle linee di
attualizzazione dell’economia che sono state
approvate a Cuba nel 2011: dopo tre anni i
risultati sono ben visibili, infatti sono
immediatamente percepibili i risultati del
ritorno di magliaia di lavoratori alle campagne,
anche incentivato dall’usufrutto e dalla
possibilità di investimenti sociali con credito
a basso tasso di interesse. Inoltre 500.000
lavoratori sono passati dal settore pubblico al
lavoro individuale, cioè non sono più dipendenti
pubblici, senza però creare disoccupazione che
rimane a meno dell’1,5% e aumentando così la
produttività e l’efficienza del lavoro,
obiettivo che comunque rimane assolutamente
centrale per i prossimi anni. Facendo per
esempio una proporzione con l’Italia, qui si
sarebbe trattato di uno spostamento di settore
di 3 o 4 milioni di lavoratori, di cui almeno
metà sarebbero rimasti disoccupati adducendo la
giustificazione “dell’efficienza produttiva” o
simili. Non dimentichiamo che secondo le ultime
statistiche la disoccupazione in Italia va
sempre più crescendo (e al sud si parla del 65%
di disoccupazione giovanile), e la restante
percentuale è rappresentato da lavoratori spesso
precari. A Cuba il tasso di disoccupazione come
dicevamo è dell’ 1,5% ma va considerato che
siamo in un periodo di pieno passaggio per la
modernizzazione dell’economia, e questa per
l’isola è una percentuale alta visto che
solitamente ammonta a meno dell’ 1%!
Un’altra
delle linee di perfezionamento dell’economia su
cui si sta puntando forte oggi a Cuba è quella
di eliminare la doppia circolazione della moneta;
ad oggi ancora il rapporto del peso cubano e del
CUC, il peso convertibile è di 1:24, e la doppia
circolazione ha permesso di attrarre valuta ma
allo stesso tempo, come i dirigenti cubani
ovviamente prevedevano, questa situazione ha
creato aree di privilegio e oggettivamente
settori della popolazione che vivono meglio di
altre perché per le attività lavorative che
svolgono, per le rimesse dall’estero hanno
accesso più facile al peso convertibile. Questo
è stato il prezzo anche sociale da pagare per
uscire dal “periodo especial”, per rilanciare
l’economia, per mantenere il socialismo
rivoluzionario e non abdicare a ciò che volevano
gli imperialisti cioè un socialismo solo di
facciata. Ma adesso si deve arrivare
all’eliminazione di questa doppia circolazione
monetaria, e per far ciò si stanno
intensificando le politiche per diminuire le
importazioni, aumentare le esportazioni,
migliorare l’efficienza produttiva. A tale
riguardo si stanno facendo delle sperimentazioni:
nei negozi dove prima si comprava solamente in
CUC ora i cittadini cubani possono accedere più
facilmente anche con la moneta nazionale. È
questa una fase sperimentale, ma il governo si
sta ponendo seriamente il problema di cercare di
tornare ad una moneta unica senza creare forti
squilibri procedendo gradualmente in modo da
evitare al massimo gli impatti negativi e
mantenere uno sviluppo armonico a sostenibilità
socio-ambientale.
Tra le
tante conferenze e seminari avuti dalla nostra
delegazione in questi giorni, una di particolare
importanza, nel Palazzo delle Convenzioni
davanti a centinaia di attentissimi partecipanti,
è stata quella tenuta dal Professor Vasapollo,
Attilio Boron, Frei Betto e coordinata dal Vice
Ministro della Cultura Fernando Rojas in cui si
è discusso di modalità di attuazione di uno
sviluppo che ponesse al centro le questioni
educative, le prospettive del socialismo con
sempre attenzione al profondo spirito martiano
umanista che da sempre ha caratterizzato la
rivoluzione cubana e che oggi grazie anche ai
nuovi assetti politico-economici in America
Latina può essere di esempio di una nuova e
solidale modalità di attuare le relazioni
internazionali in completa contrapposizione alla
logica imperialista di espansione e di dominio
che sempre più utilizza strumenti violenti,
militari, aggressivi, come sta avvenendo con il
nuovo tentativo di golpe fascista in Venezuela.
Come Rete
in Difesa dell’Umanità abbiamo firmato e
lanciato a livello internazionale un documento
discusso in una riunione in cui insieme a noi
hanno partecipato anche ad Abel Prieto, Frei
Betto, il poeta e scrittore Miguel Barnet, Kenia
Serrano, Atilio Boron, Lamrani e ad altri
rappresentanti della Rete, intellettuali,
artisti, esponenti del mondo della cultura e
attivisti sociali di Cuba, del Brasile,
dell’Uruguay, del Cile, di Panama e tanti altri.
E’ stata una importante ed intensa riunione in
cui si è espressa la grande solidarietà al
popolo e alla Rivoluzione bolivariana, al
Presidente Maduro e al governo che sta
realizzando politiche sociali in piena
continuità delle scelte rivoluzionarie del
Comandante Supremo Hugo Chavez, ricordando che
solo con la lotta si può onorare la ricorrenza
di un anno dalla sua morte, il 5 marzo.
A tale
riguardo si rafforza sempre di più in tutti noi
l’idea che non si sia trattato di una morte
naturale: una commissione di indagine sta
verificando l’ipotesi di un avvelenamento, di un
cancro indotto.
Nella
riunione e anche in varie conferenze stampa
abbiamo evidenziato che in questo momento si sta
portando avanti da parte dei fascisti e della
CIA un tentativo di golpe iniziato lo scorso
anno dopo le elezioni, che aveva già causato 11
morti e oltre 80 feriti. In quel caso
dell’aprile 2013 il colpo di Stato non è
riuscito grazie alla forte mobilitazione del
popolo venezuelano, ma nei mesi successivi si è
tentata la via del terrorismo economico e
finanziario; si è fatta una grande speculazione
sul commercio, sulla distribuzione e sulla
moneta con una sopravvalutazione del dollaro: se
infatti ad aprile scorso il cambio ufficiale era
di 1:6,5 e quello a nero di 1:30, ad ottobre il
secondo era di 1:45 e oggi di 1:70, così da
cercare di ridurre il potere d’acquisto dei
salari e da impoverire il Paese e creare grosse
aree di malcontento popolare. Ma neanche il
terrorismo economico è riuscito ad indebolire il
processo rivoluzionario del Venezuela, per
questo ora i fascisti e la CIA stanno tentando
nuovamente la via violenta del colpo
di Stato, utilizzando Capriles che
rappresenterebbe l’opposizione fascista ma
“pacifica” (nella realtà delle cose però si
tratta solo di mera finzione!), e utilizzando
bande di mercenari guidate da Lopez che
rappresenta la volontà della CIA e
dell’imperialismo di realizzare un golpe
violento fascista per interrompere il processo
rivoluzionario e ridare il Venezuela in mano
alle multinazionali, alle oligarchie del
petrolio come colonia dell’impero USA.
Il
Venezuela, insieme a Cuba, è l’asse portante
dell’ALBA: se si colpisse la rivoluzione
bolivariana ne risentirebbe duramente non solo
il paese stesso, ma anche tutti paesi l’ALBA con
forti effetti negativi sulla tenuta ideologica e
concreta delle prospettive per progressisti,
democratici e rivoluzionari in Europa che
lavorano contro l’imperialismo, contro il
neoliberismo e nella prospettiva anticapitalista
.
E’ per
questo che l’impero non rinuncia alla sua smania
di espansione e di potere: il petrolio
venezuelano è merce preziosa per tentare di
uscire dalla crisi sistemica del capitale e
abbattere violentemente la rivoluzione
bolivariana significa potersi reinsediare da
imperialisti nel “cortile di casa”. L’ultimo
giorno, poco prima della partenza, abbiamo avuto
un incontro con Aleida Guevara, la figlia del
Comandante Ernesto Guevara. Si è molto parlato
della rivoluzione venezuelana e del suo libro
scritto sul pensiero e la figura del comandante
Hugo Chavez e dei prossimi lavori anche
editoriali che sta realizzando sui vari percorsi
socio-politici ed economici sui paesi dell’ALBA.
È stato un momento come sempre interessante ma
anche di struggente emozione; Aleida lavora
fortemente nel settore dell’educazione di
bambini che per nascita o per incidenti hanno
delle difficoltà motorie o attitudinali, o forse
sarebbe più giusto dire che posseggono delle “capacità
differenti”. Siamo entrati con lei in alcune
delle scuole che Aleida coordina con programmi
educativi all’avanguardia, e abbiamo potuto
vedere come ogni gruppo di soli tre/quattro
bambini fosse guidato da almeno due insegnanti
qualificati, come questi bambini vivano
all’interno di queste scuole in alloggi ben
attrezzati con ogni tipo di confort e servizio
completamente gratuiti, sempre seguiti
attentamente dagli insegnanti ma anche dalle
famiglie, dalle quali non si distaccano e anzi
collaborano al loro processo educativo. Siamo
stati insieme a lungo con questi bambini, hanno
realizzato per noi dei disegni che ci hanno
regalato dei piccoli oggetti fatti a mano da
loro.
Una
considerazione ci è venuta spontanea: i bambini
che in Italia hanno queste difficoltà, hanno una
scuola pubblica che li segue 24 ore su 24 o
bisogna mandarli in istituti privati a costi
altissimi e con strutture e modalità non sempre
adeguate? La risposta è purtroppo scontata…
Aleida accompagnandoci durante questa
emozionante visita ci ha detto che questo amore
è ciò che le è stato insegnato dal padre
Ernesto, ci ha raccontato delle sue “missioni”
mediche in Angola durante la guerra e poi in
Nicaragua, e di come il fratello Camillo sia
andato in quell’occasione nel Paese come
istruttore combattente. Aleida è figlia e attore
principale di questo processo, di una
rivoluzione come atto di amore , come ci ha
trasmesso in eredità politica suo padre, il
grande rivoluzionario Che Guevara.
Anche come
docenti pensiamo che sarebbe utile che nel
nostro Paese la cultura avesse l’importante
ruolo che riveste a Cuba, una cultura e una
educazione per l’amore dell’umanità, per essere
liberi, per uno sviluppo a forte sostenibilità
sociale.
Nell’attività di carattere accademico portata
avanti dalla nostra delegazione in questi giorni
a Cuba abbiamo partecipato ad un importante
evento realizzato dal Ministero dell’Educazione
Superiore al quale siamo stati invitati come
rappresentanti dell’Università di Roma Sapienza,
guidati dal Professor Luciano Vasapollo in
qualità di delegato del Rettore per i Paesi
dell’ALBA.
In tale
veste abbiamo partecipato al Congresso
Internazionale delle Università, in cui erano
presenti 65 paesi rappresentati da 250 atenei,
3000 delegati stranieri e 1000 cubani. Il
Congresso Internazionale si intitolava
“L’Università per lo Sviluppo Sociale”: si
tratta di un convegno internazionale che si
svolge a Cuba ogni due anni, e le presenze dei
Paesi e delle relative Università è in continuo
aumento. I settori didattici caratterizzanti il
convegno coprivano gran parte dei campi
scientifici: quello economico, quello biologico,
quello medico; e ancora l’ingegneristico, lo
psicologico, quello di diritto. Il Professor
Vasapollo ha tenuto, insieme a Rita Martufi, una
relazione inerente i Paesi dell’ALBA e la loro
esperienza politica ed economica come
alternativa concreta di solidarietà e
complementarietà contro le leggi del profitto
che sono stati capaci di portare l’umanità
sull’orlo dell’abisso con l’attuale crisi
sistemica. E’ stato importante rafforzare quei
legami già in precedenza stretti con Cuba in
qualità di rappresentanti di varie Facoltà e
Dipartimenti della Sapienza, ma allo stesso modo
rilevante è stato intraprendere relazioni
culturali con delegazioni del Venezuela, della
Bolivia, dell’Argentina, del Brasile, del
Messico. Tutto ciò è stato possibile grazie al
Ministero dell’Educazione Superiore di Cuba, che
è riuscito a dar vita ad un evento di tale
rilevanza scientifica e politico-culturale. Era
presente al congresso il Commissario dell’Unione
Europea per l’Educazione e anche i
rappresentanti di molti organismi e istituzioni
internazionali. La seconda sera del congresso il
Commissario Europeo ha tenuto un discorso
ufficiale presso la sede diplomatica dell’Unione
Europea a L’Avana in cui sono stati evidenziati
vari riconoscimenti a Cuba in campo scientifico,
nel campo dell’istruzione primaria e
universitaria, e nello specifico ha riconosciuto
la grande qualità organizzativa del presente
convegno, tale da essere preso ad esempio per un
eventuale suo svolgimento in Europa.
Tali
riconoscimenti accademici, scientifici,
culturali e organizzativi sono certo un grande
riconoscimento per un piccolo Paese come Cuba,
di undici milioni di persone, tormentato da
problemi quali il blocco e le varie ingerenze
nord-americane!
Cuba è una
realtà completamente differente dalla nostra, ma
siccome il nostro fronte di lotta e di vita è
qui, prendiamo esempio da questa piccola isola,
impariamo, e torniamo a “giocare la nostra
partita” in Europa consapevoli di quanto la
rivoluzione cubana sta dando da 55 anni a noi
tutti come punto di riferimento per portare
avanti il nostro sogno rivoluzionario socialista
e a tutta l’umanità come esempio di un mondo
diverso, possibile, di uomini uguali e liberi
che giorno per giorno, con la durezza e al tempo
la tenerezza del lavoro rivoluzionario dimostra
che si può fare…, che l’isola… c’è, che la
rivoluzione marcia…, sapendo che il cammino si
fa camminando !
Capitolo Italiano della Rete in Difesa
dell’Umanità
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